Della 31° settimana del Tempo Ordinario.
Santa Silvia, Madre
di S. Gregorio Magno.
Prima lettura dalla lettera
di san Paolo apostolo ai Filippési (2,5-11)
Fratelli, abbiate in
voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo
nella condizione di
Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò
se stesso assumendo
una condizione di servo, diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto
riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente
fino alla morte e a
una morte di croce.
Per questo Dio lo
esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di
Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto
terra, e ogni lingua
proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca
(14,15-24) anno pari.
In quel tempo, uno dei
commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato
chi prenderà cibo nel
regno di Dio!».
Gli rispose: «Un uomo
diede una grande cena e fece molti inviti.
All’ora della cena,
mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”.
Ma tutti, uno dopo
l’altro, cominciarono a scusarsi.
Il primo gli disse:
“Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”.
Un altro disse: “Ho
comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”.
Un altro disse: “Mi
sono appena sposato e perciò non posso venire”.
Al suo ritorno il
servo riferì tutto questo al suo padrone.
Allora il padrone di
casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le
vie della città e
conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.
Il servo disse:
“Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”.
Il padrone allora
disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili
ad entrare, perché la
mia casa si riempia.
Perché io vi dico:
nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Il Maestro usa un’immagine molto
efficace per descrivere il Regno; tutti sono
invitati a parteciparvi, tutti
sono chiamati a farne parte, ad esserci.
Discorso piuttosto difficile da
digerire in una casa di farisei dove la distinzione
fra puro e impuro aveva finito
col creare una netta distinzione sociale fra quanti
praticavano i precetti della
Torah e coloro che non lo facevano!
La salvezza non è meritata, non è
automatica, non è scontata.
Il rischio, anzi, è che proprio
coloro che sono invitati per primi accampino
mille scuse per non partecipare.
In quel momento, allora, il
padrone invita al pranzo gli ultimi, i mendicanti,
spingendoli ad entrare.
Siamo noi quei mendicanti che si
sono trovati seduti al tavolo del padrone.
Siamo noi coloro che non hanno accampato
scuse e si sono lasciati dolcemente
spingere ad entrare dai servi, che
sono i discepoli del Signore.
Non commettiamo l’errore, ora, di
sentirci salvi, di crederci realizzati, di abusare
di questa straordinaria
opportunità, ma invece ringraziamo il Signore attraverso
la nostra preghiera.
Padre nostro che sei
nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo
regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo
così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci
indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen.
Ave, o Maria, piena di
grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel
principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli.
Amen.
Buona giornata, Fausto.