lunedì 2 novembre 2020

Il Vangelo del Martedì 3 Novembre 2020

 

Della 31° settimana del Tempo Ordinario.

Santa Silvia, Madre di S. Gregorio Magno.

Prima lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (2,5-11)

Fratelli, abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo

nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò

se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini.

Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente

fino alla morte e a una morte di croce.

Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome,

perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto

terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo Luca (14,15-24) anno pari.

In quel tempo, uno dei commensali, avendo udito questo, disse a Gesù: «Beato

chi prenderà cibo nel regno di Dio!».

Gli rispose: «Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti.

All’ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: “Venite, è pronto”.

Ma tutti, uno dopo l’altro, cominciarono a scusarsi.

Il primo gli disse: “Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi”.

Un altro disse: “Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi”.

Un altro disse: “Mi sono appena sposato e perciò non posso venire”.

Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone.

Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: “Esci subito per le piazze e per le

vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi”.

Il servo disse: “Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c’è ancora posto”.

Il padrone allora disse al servo: “Esci per le strade e lungo le siepi e costringili

ad entrare, perché la mia casa si riempia.

Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena”».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Il Maestro usa un’immagine molto efficace per descrivere il Regno; tutti sono

invitati a parteciparvi, tutti sono chiamati a farne parte, ad esserci.

Discorso piuttosto difficile da digerire in una casa di farisei dove la distinzione

fra puro e impuro aveva finito col creare una netta distinzione sociale fra quanti

praticavano i precetti della Torah e coloro che non lo facevano!

La salvezza non è meritata, non è automatica, non è scontata.

Il rischio, anzi, è che proprio coloro che sono invitati per primi accampino

mille scuse per non partecipare.

In quel momento, allora, il padrone invita al pranzo gli ultimi, i mendicanti,

spingendoli ad entrare.

Siamo noi quei mendicanti che si sono trovati seduti al tavolo del padrone.

Siamo noi coloro che non hanno accampato scuse e si sono lasciati dolcemente

spingere ad entrare dai servi, che sono i discepoli del Signore.

Non commettiamo l’errore, ora, di sentirci salvi, di crederci realizzati, di abusare

di questa straordinaria opportunità, ma invece ringraziamo il Signore attraverso

la nostra preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri

debitori, e non ci indurre in tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.