sabato 25 febbraio 2023

Il Vangelo di Domenica 26 Febbraio 2023

 

Della 1° Domenica di Quaresima.

Sant' Alessandro di Alessandria, Patriarca.

Prima Lettura

La creazione dei progenitori e il loro peccato.

Dal libro della Gènesi (2,7-9;3,1-7)

Il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere

del suolo e soffiò nelle sue narici un alito

di vita e l'uomo divenne un essere vivente.

Poi il Signore Dio piantò un giardino in

Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che

aveva plasmato.

Il Signore Dio fece germogliare dal suolo

ogni sorta di alberi graditi alla vista e

buoni da mangiare, e l'albero della vita

in mezzo al giardino e l'albero della

conoscenza del bene e del male.

Il serpente era il più astuto di tutti gli

animali selvatici che Dio aveva fatto

e disse alla donna: «È vero che Dio

ha detto: Non dovete mangiare di alcun

albero del giardino?».

Rispose la donna al serpente: «Dei frutti

degli alberi del giardino noi possiamo

mangiare, ma del frutto dell'albero che

sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non

dovete mangiarne e non lo dovete toccare,

altrimenti morirete».

Ma il serpente disse alla donna: «Non

morirete affatto!

Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne

mangiaste si aprirebbero i vostri occhi

e sareste come Dio, conoscendo il

bene e il male».

Allora la donna vide che l'albero era

buono da mangiare, gradevole agli

occhi e desiderabile per acquistare

saggezza; prese del suo frutto e ne

mangiò, poi ne diede anche al marito,

che era con lei, e anch'egli ne mangiò.

Allora si aprirono gli occhi di tutti e due

e conobbero di essere nudi; intrecciarono

foglie di fico e se ne fecero cinture.

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 50 (51)

Ripetiamo. Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.

 

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;

nella tua grande misericordia

cancella la mia iniquità.

Lavami tutto dalla mia colpa,

dal mio peccato rendimi puro. R.

 

Sì, le mie iniquità io le riconosco,

il mio peccato mi sta sempre dinanzi.

Contro di te, contro te solo ho peccato,

quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto. R.

 

Crea in me, o Dio, un cuore puro,

rinnova in me uno spirito saldo.

Non scacciarmi dalla tua presenza

e non privarmi del tuo santo spirito. R.

 

Rendimi la gioia della tua salvezza,

sostienimi con uno spirito generoso.

Signore, apri le mie labbra

e la mia bocca proclami la tua lode. R.

 

Seconda Lettura

Dove ha abbondato il peccato,

ha sovrabbondato la grazia.

Dalla lettera di san Paolo apostolo

ai Romani (5,12-19)

Fratelli, come a causa di un solo uomo

il peccato è entrato nel mondo e, con il

peccato, la morte, così in tutti gli uomini

si è propagata la morte, poiché tutti

hanno peccato.

Fino alla Legge infatti c'era il peccato

nel mondo e, anche se il peccato non

può essere imputato quando manca la

Legge, la morte regnò da Adamo fino

a Mosè anche su quelli che non avevano

peccato a somiglianza della trasgressione

di Adamo, il quale è figura di colui che

doveva venire.

Ma il dono di grazia non è come la

caduta: se infatti per la caduta di uno

solo tutti morirono, molto di più la

grazia di Dio, e il dono concesso in

grazia del solo uomo Gesù Cristo, si

sono riversati in abbondanza su tutti.

E nel caso del dono non è come nel

caso di quel solo che ha peccato: il

giudizio infatti viene da uno solo,

ed è per la condanna, il dono di grazia

invece da molte cadute, ed è per la

giustificazione. Infatti se per la caduta

di uno solo la morte ha regnato a causa

di quel solo uomo, molto di più quelli

che ricevono l'abbondanza della grazia

e del dono della giustizia regneranno

nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.

Come dunque per la caduta di uno solo

si è riversata su tutti gli uomini la

condanna, così anche per l'opera giusta

di uno solo si riversa su tutti gli uomini

la giustificazione, che dà vita.

Infatti, come per la disobbedienza di un

solo uomo tutti sono stati costituiti

peccatori, così anche per l'obbedienza di

uno solo tutti saranno costituiti giusti.

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

 

Non di solo pane vivrà l’uomo,

ma di ogni parola che esce

dalla bocca di Dio. (Mt 4,4b)

 

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

 

Vangelo

Gesù digiuna per quaranta giorni

nel deserto ed è tentato.

Dal Vangelo secondo Matteo (4,1-11) anno A.

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito

nel deserto, per essere tentato dal diavolo.

Dopo aver digiunato quaranta giorni e

quaranta notti, alla fine ebbe fame.

Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se

tu sei Figlio di Dio, di' che queste pietre

diventino pane».

Ma egli rispose: «Sta scritto: "Non di solo

pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che

esce dalla bocca di Dio"».

Allora il diavolo lo portò nella città santa,

lo pose sul punto più alto del tempio e gli

disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù;

sta scritto infatti: "Ai suoi angeli darà

ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno

sulle loro mani perché il tuo piede non

inciampi in una pietra"».

Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: "Non

metterai alla prova il Signore Dio tuo"».

Di nuovo il diavolo lo portò sopra un

monte altissimo e gli mostrò tutti i regni

del mondo e la loro gloria e gli disse:

«Tutte queste cose io ti darò se,

gettandoti ai miei piedi, mi adorerai».

Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana!

Sta scritto infatti: "Il Signore, Dio tuo,

adorerai: a lui solo renderai culto"».

Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli

angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Inizia, finalmente.

Non se ne poteva più, sinceramente.

Anche il Carnevale, ancora sottotono in

questi terribili anni di crisi, aveva assunto

i contorni scipiti della fine di un Impero

dove si ride per non piangere.

Deposte le maschere, proviamo a seguire

il Nazareno nel suo tempo di deserto per

capire come muoverci, per provare a

leggere la storia (piccina e travagliata)

che stiamo vivendo.

Gesù solidale con gli uomini, ha voluto

mettersi in fila con i penitenti per farsi

battezzare, primo evidente segno di una

totale condivisione con noi.

E nel deserto che può essere momento di

grazia, dove ha ricevuto il battesimo,

o momento di morte, dove affronta la

tentazione, Gesù sperimenta la fatica

di scegliere.

Il più grande dei nostri limiti.

Oggi si parla male e a sproposito del

demonio, anche in casa cattolica.

È diventato una specie di eroe romantico,

esaltato da alcuni, temuto da altri.

Una figura tragica che suscita curiosità e

interesse, innalzato a struggente modello

negativo da una forte corrente di pensiero

che fa presa soprattutto sugli adolescenti.

Basta guardarsi intorno; musica di genere

che veicola espliciti messaggi violenti,

film che propongono demoni e indemoniati

a più non posso e, ultimamente, best-seller

che coinvolgono esorcisti di fama;

il diavolo affascina. E fa vendere.

Spaventa, attira, inquieta.

E tranquillizza le coscienze.

Sì, avete capito bene; l’eccessiva attenzione

al demonio paradossalmente lo favorisce

e, quel che è peggio, stravolge la visione

biblica sulla tentazione.

Caricando di eccessiva importanza il

male a scapito del bene, rischiamo

di deresponsabilizzare la coscienza

e la scelta personale.

E questo succede anche in casa cattolica

e con le migliori intenzioni!

Non siamo marionette; siamo uomini

dotati di intelligenza e volontà.

L’opera del Maligno (che esiste ed è

meno goffo e caricaturale di come ce lo

immaginiamo) consiste esattamente

nell’intorbidire le acque, nel girare la

frittata, nell’ingigantire il particolare

a scapito della visione d’insieme, nello

sminuire o offuscare le conseguenze

catastrofiche delle nostre scelte.

Non dobbiamo scomodare il demonio per

le nostre tentazioni, siamo capaci di

metterci nei guai da soli!

Lasciamo le tentazioni ai santi, amici.

A noi mediocri basta la quotidianità

per metterci in difficoltà!

La prima tentazione è quella del pane.

Bisogna pensare a sopravvivere,

anzitutto. Ovvio.

Il diavolo ha buon senso.

Nel leggere le tentazioni si resta stupiti

da due cose; cita la Scrittura a proposito

e dà buoni consigli.

E, a leggere bene i consigli del demonio, si

resta attoniti; dice cose piene di buon senso!

Gesù vuole fare il Messia? Ottimo!

Ma deve curarsi, stare attento alla propria

alimentazione, alla propria forma fisica.

Ha ragione, nessuno può affrontare una

sfida così impegnativa se non pensa un

pò a se stesso.

Ma, e qui sta l’inganno, per nutrirsi deve

trasformare le pietre in pane.

Ostentare un miracolo, prendere la scorciatoia.

L’essere Figlio, dal punto di vista del

demonio, è un bel privilegio, perché

non approfittarne?

Essere Figlio, nella logica di Gesù,

è imitare il Padre e mettersi a servizio.

Il pane, qui, diventa un idolo, un obiettivo

da raggiungere con ogni mezzo.

Certo, è bene tenersi in forma.

Ma prima pensiamo all’anima, poi al corpo.

Ed è importante pensare al proprio

benessere fisico.

Per mettersi a servizio degli altri, però,

non per diventare dei vanitosi narcisisti.

Non mette in discussione l’esistenza

di Dio, l’avversario.

E nemmeno la sua presenza.

O la sua bontà.

Propone solo a Gesù di chiedere un segno

della sua presenza.

Un piccolo segno, rispetto alla sua

debordante santità.

Che sarà mai?

E ancora cita la Scrittura, rassicura Gesù.

Se è Figlio, il Padre non rifiuterà.

Se ha scelto la strada dell’onestà,

dell’autenticità senza cavalcare il

potere, Dio approverà e manifesterà

certamente la sua benevolenza.

Con un bel miracolo.

Bello e utile per la sua neonata carriera

di profeta; quanto scalpore farà vederlo

galleggiare nell’aria!

Quanti si metteranno in ginocchio

davanti a tale visione?

Quanta autorevolezza susciterà quel

gesto di indiscutibile favore divino!

No, Dio non va manipolato, dice Gesù.

La terza tentazione che Gesù deve

affrontare durante la sua vita è la

manipolazione delle relazioni per

il proprio interesse.

Gesù vuole fare il Messia, d’accordo.

Ma come pensa di fare se non entra in

relazione con i potenti del tempo?

Se non media?

Se non cede a compromessi?

Come può fare senza un’organizzazione

efficiente, una struttura che lo aiuti nel

suo compito?

Ma ciò che nasconde questa tentazione

è, nuovamente, la logica della bramosia,

del tornaconto.

Il demonio insinua l’idea che il fine

giustifica i mezzi.

Se è possibile allearsi col potere per

diffondere il Regno, tanto meglio.

Se è possibile usare le relazioni, le

amicizie, le logiche dei favori ricevuti

e da restituire, perché farsele fuggire?

I regni di questo mondo cercano sempre

di meravigliare, di ammaliare, di convincere.

Ostentano potere, ricchezza, fama,

gloria, dominio.

Ma sono sempre e solo strumenti per la

libera e dignitosa convivenza sociale.

Farne un idolo è un errore folle e tragico

dalle conseguenze imprevedibili, eppure

già storicamente sperimentate.

Non è facile, lo so bene.

Soprattutto se ho scelto di dare una mano,

se sto in mezzo alle cose, se mi attivo per

cambiarle; nel quartiere, a scuola,

a catechismo di mio figlio.

Ma sempre col cuore libero, come ha

saputo fare Gesù.

Qui e più avanti, quando il potere, politico

e religioso, gli chiederà obbedienza.

Che rifiuterà.

Da uomo libero.

Buon deserto, amici, santa Domenica Fausto!