sabato 30 gennaio 2021

Il Vangelo di Domenica 31 Gennaio 2021

 

Della 4° Domenica del Tempo Ordinario.

San Giovanni Bosco, Sacerdote.

Prima lettura dal libro del Deuteronòmio (18,15-20)

Mosè parlò al popolo dicendo: «Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo

a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me.

A lui darete ascolto.

Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull'Oreb, il giorno dell'assemblea,

dicendo: "Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo

grande fuoco, perché non muoia".

Il Signore mi rispose: "Quello che hanno detto, va bene.

Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie

parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò.

Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto.

Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho

comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire"».

Parola di Dio.

Seconda lettura dalla prima lettera di san Paolo ai Corìnzi (7,32-35)

Fratelli, io vorrei che foste senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa

delle cose del Signore, come possa piacere al Signore; chi è sposato invece si

preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso!

Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa delle cose del Signore,

per essere santa nel corpo e nello spirito; la donna sposata invece si preoccupa

delle cose del mondo, come possa piacere al marito.

Questo lo dico per il vostro bene: non per gettarvi un laccio, ma perché vi

comportiate degnamente e restiate fedeli al Signore, senza deviazioni.

Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo Marco (1,21-28) anno B.

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava.

Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno

che ha autorità, e non come gli scribi.

Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro

e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno?

Sei venuto a rovinarci?

Io so chi tu sei: il santo di Dio!».

E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!».

E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.

Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo?

Un insegnamento nuovo, dato con autorità.

Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».

La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Lasciamo le reti, diventiamo pescatori di umanità, allora.

Facciamolo non nel chiuso delle sacrestie ma presso i confini, sulle spiagge che

separano la terra certa dal mare tempestoso perché il nostro è il Dio dei confini

che inizia la sua predicazione quando tutti dicono di smettere.

Facciamolo sul serio, seguendo il Cristo.

Impariamo a diventare discepoli abbandonando le lentezze, rinnovando le

abitudini, risvegliando l’entusiasmo.

Facciamolo in compagnia del Pietro che lo Spirito, ora, ci ha messo accanto.

Un Pietro che, nonostante i mille giudizi mondani, positivi e negativi, nonostante

le dietrologie, raduna con la sua testimonianza sette milioni di persone, il più

grande assembramento nella storia dell’umanità.

E, oggi, il primo Pietro, attraverso la penna del suo discepolo Marco evangelista,

inizia il racconto della predicazione di Gesù con la più provocante delle provocazioni.

Il primo miracolo dello sconosciuto rabbì avviene a Cafarnao.

Guarisce un indemoniato.

Dentro la sinagoga.

Oggi si parla male e a sproposito del demonio, anche in casa cattolica.

È diventato una specie di eroe romantico, esaltato da alcuni, temuto da altri.

Una figura tragica che suscita curiosità e interesse, innalzato a struggente modello

negativo da una forte corrente di pensiero che fa presa soprattutto sugli adolescenti.

Spaventa, attira e inquieta.

E tranquillizza le coscienze.

Sì, avete capito bene; l’eccessiva attenzione al demonio paradossalmente lo

favorisce e, quel che è peggio, stravolge la visione biblica sulla tentazione.

Caricando di eccessiva importanza il male a scapito del bene, rischiamo di

deresponsabilizzare la coscienza e la scelta personale.

L’opera del Maligno (che esiste ed è meno goffo e caricaturale di come ce lo

immaginiamo) consiste esattamente nell’intorbidire le acque, nel girare la frittata,

nell’ingigantire il particolare a scapito della visione d’insieme, nello sminuire

o offuscare le conseguenze catastrofiche delle nostre scelte.

Il demonio ci fa credere di essere peggiori di come possiamo essere veramente.

E che tutto ciò sia inevitabile.

Che c’entri con noi?

Uno dei presenti, che fino ad allora non ha dato alcun segno di stranezza,

dà in escandescenze e inizia ad urlare.

E ciò che dice è la sintesi di come non deve diventare la fede.

Che c’è fra noi e te, Gesù Nazareno?

Cosa c’entra Gesù con l’economia? La politica? Il lavoro? Gli affetti?

Quante persone sento ragionare in questo modo! “Dio c’è ma non mi riguarda,

non mi interessa.

Se proprio devo, indosso i panni del credente in occasione delle feste grandi,

ma lì finisce.”

E questo ragionamento, purtroppo, lo sento in bocca non agli atei convinti, ma

ai credenti deboli.

A quelli che vogliono sentirsi “a posto” perché non si sa mai.

L’indemoniato frequenta la sinagoga, partecipa alla messa domenicale,

col vestito buono, in fondo alla Chiesa.

È presente a tutti funerali del paese, fa parte di una antica confraternita e porta

la statua del santo a spalle il giorno del santo patrono, destina l’ 8x1000 dei

propri redditi alla Chiesa.

Ma non vuole avere nulla a che fare con Gesù.

Sei venuto a rovinarci?

Ecco la ragione di tanta lontananza; molti sono convinti che Dio sia un

concorrente dell’uomo, un avversario pronto a rovinarci la festa, uno a cui dover

rendere conto, mannaggia.

La vita è bella soprattutto se è trasgressiva, godereccia, esagerata, eccessiva e folle.

E Dio, invece, chiede ordine, serietà, senso della misura.

Credere è giusto e doveroso, certo.

Ma mortalmente noioso.

No; il Dio di Gesù non viene a rovinarci, ma a redimerci.

La redenzione, certo, passa attraverso la conversione e la capacità di cogliere

cosa ci costruisce e cosa ci distrugge.

Ma questo è un passo successivo.

La prima verità che dobbiamo urlare dai tetti delle nostra case è che Dio è un

alleato dell’uomo, non un concorrente.

Io so chi tu sei; il Santo di Dio!

L’indemoniato “sa”, conosce.

L’arroganza e la supponenza ci tengono lontani dalla verità perché pensiamo

di averne a sufficienza in tasca, senza avere bisogno di nessuno.

Oggi circolano molte informazioni, ma pochissime idee.

Molti pensano di conoscere la fede dopo ben tre lunghi anni di catechismo

con la suora dell’oratorio!

Cosa c’è altro da sapere?

E di poter esprimere giudizi dopo aver letto l’ultimo saggio scandalistico

sul Vaticano (oggi vende molto sparlare di chiunque).

Non c’è bisogno di sapere altro, non c’è bisogno di informarsi, e ci mancherebbe.

E, così facendo, chiudono gli occhi e si turano gli orecchi.

E se, invece, ci fosse altro, molto altro da sapere?

Perché non tentare?

Argutamente sant’Agostino commenta questa pagina; non vantarti della

fede, non ti distingui ancora dai demoni.

È demoniaca una fede che tiene il Signore lontano dalla quotidianità, che lo relega nel

sacro, che sorride benevola alle pie esortazioni, senza calarle nella dura quotidianità.

È demoniaca una fede che vede in Dio un concorrente e che contrappone la piena riuscita

della vita e la fede; se Dio esiste io sono castrato, non posso realizzare i miei desideri.

È demoniaca una fede che resta alle parole; il demone riconosce in Gesù il santo

di Dio ma non aderisce al suo Vangelo.

Liberiamoci da una fede così piccina.

Diamo retta all’unico che ha autorevolezza perché parla di cose che conosce.

Ma che mi fa conoscere la verità; Gesù detto il Cristo, che mi ha fatto conoscere

veramente chi è Dio.

Santa Domenica, amici, nella conoscenza del Signore, Fausto.