Della 3° Domenica di Avvento.
Beata Maria Vergine
di Guadalupe, apparizione.
Prima Lettura
Il Signore esulterà
per te con grida di gioia.
Dal libro del profeta
Sofonia (3,14-17)
Rallègrati, figlia di
Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con
tutto il cuore, figlia
di Gerusalemme!
Il Signore ha revocato
la tua condanna, ha disperso il tuo nemico.
Re d'Israele è il
Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura.
In quel giorno si dirà
a Gerusalemme: «Non temere, Sion, non lasciarti
cadere le braccia!
Il Signore, tuo Dio,
in mezzo a te è un salvatore potente.
Gioirà per te, ti
rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia».
Parola di Dio.
Seconda Lettura
Il Signore è
vicino!
Dalla lettera di san
Paolo apostolo ai Filippesi (4,4-7)
Fratelli, siate sempre
lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti.
La vostra amabilità
sia nota a tutti. Il Signore è vicino!
Non angustiatevi per
nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le
vostre richieste con
preghiere, suppliche e ringraziamenti.
E la pace di Dio, che
supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le
vostre menti in Cristo
Gesù.
Parola di Dio.
Vangelo
E noi che cosa
dobbiamo fare?
Dal Vangelo secondo
Luca (3,10-18) anno C.
In quel tempo, le
folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa
dobbiamo fare?».
Rispondeva loro: «Chi
ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da
mangiare, faccia
altrettanto».
Vennero anche dei
pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro,
che cosa dobbiamo
fare?».
Ed egli disse loro:
«Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche
alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?».
Rispose loro: «Non
maltrattate e non estorcete niente a nessuno;
accontentatevi delle
vostre paghe».
Poiché il popolo era
in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in
cuor loro se non fosse
lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi
battezzo con acqua; ma
viene colui che è più forte di me, a cui non sono
degno di slegare i
lacci dei sandali.
Egli vi battezzerà in
Spirito Santo e fuoco.
Tiene in mano la pala
per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel
suo granaio; ma
brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre
esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Siamo tutti cercatori di
felicità.
La nostra vita si consuma dietro
l’affannosa ricerca della gioia e possiamo leggere
le nostre vite proprio dal
desiderio che portiamo in noi stessi di dimorare nella gioia.
Tutti, bene o male, cerchiamo la
felicità ma non sappiamo bene a chi dare retta.
Anche la Bibbia ha qualcosa da
dirci; nella Scrittura si usano più di venticinque
termini per descrivere la
felicità!
E questo per smentire chi pensa
che la religione sia un’esperienza mesta e dolorante;
(e per invitare i cattolici che
vivono la fede come crocifissione a convertirsi!).
E in questa terza Domenica di Avvento,
in attesa del Signore, è proprio la gioia
ad essere la protagonista della
liturgia.
Sofonia esulta perché davanti
alla disastrosa indifferenza di Israele il Signore,
invece di scatenare la sua
legittima ira, promette una nuova alleanza.
Paolo invita i Filippesi a gioire
per la presenza del Signore che continuamente
viene a visitarci là dove siamo.
Ma è il Battista, protagonista
del tempo di Avvento, a osare di più.
Cosa dobbiamo fare?
La gente che da Gerusalemme è scesa
nei pressi di Gerico per vedere Giovanni
il Battezzatore, profeta ardente
di passione, resta turbata, scossa.
E se avesse ragione lui?
Se, sul serio, la vita non fosse
quel caos inestricabile che ci dona più fatica che gioia?
È esigente Giovanni, duro come
solo i profeti sanno essere.
Qualcuno, timidamente si avvicina
al profeta e chiede; Che cosa dobbiamo fare?
Che cosa dobbiamo fare?, è anche
la domanda che sorge nel nostro cuore quando
ci guardiamo dentro, quando
lasciamo che il silenzio evidenzi e smascheri la nostra
sete di felicità e di bene,
quando una tragedia ci ridesta alla durezza e alla verità
della vita, quando vogliamo
prepararci ad un Natale che non resti solleticamento
emotivo ma diventi conversione, luce
e pace.
Giovanni risponde con consigli
spiccioli, all’apparenza banali, ben diversi dai
proclami che ci aspetteremmo,
dalle scelte radicali che dovrebbe proferire;
condividete, non rubate, non
siate violenti. Tutto qui?
Restiamo stupiti, un pò delusi.
Al popolo (credente e devoto!)
Giovanni chiede di condividere, di non lasciare
che la fede resti solo preghiera
o vaga appartenenza, ma di farla vibrare nella vita
questa fede, di lasciare che
contagi le nostre vite e le nostre scelte concrete, per
non rendere schizofrenica la
nostra religiosità.
Ai pubblicani, appaltatori delle
tasse e ladri, chiede di essere onesti, di non
esigere troppo nascondendosi
dietro ad un dito.
Come quando, i vari
professionisti, esigono per la loro competenza troppo denaro
appellandosi alle tariffe e
scordando il difficile momento che le gente sta vivendo.
Alle forze dell’ordine, abituati
alla violenza, (come abbiamo visto fare in questi
periodi di crisi), Giovanni
chiede mitigazione e giustizia, di non spadroneggiare.
Giovanni ha ragione; dalle cose
piccole nasce l’accoglienza.
Perché forse anche a voi, come a
me, succede di immaginarmi capace di
improbabili eroismi; partirò in
Africa volontario-e intanto non vedo la mia
dirimpettaia anziana sola-andrò
una settimana in monastero nel silenzio-e intanto
non trovo neppure cinque minuti
di preghiera al giorno-dedicherò del tempo
alla riflessione-e non ho neppure
il coraggio di depennare qualche riunione
dall’agenda al collasso.
Giovanni ha ragione, fai bene ciò
che sei chiamato a fare, fallo con gioia, fallo
con semplicità e diventa
profezia, strada pronta per accogliere il Messia.
Era normale per i pubblicani
rubare, normale per i soldati essere prepotenti,
normale per la gente accumulare
quel poco che guadagnava.
Giovanni mostra una storia
“altra”: sii onesto, non essere prepotente, condividi.
Diventa eroico, anche oggi,
essere integerrimi nell’onestà sul lavoro, profetico
essere persone miti in un mondo
di squali, sconcertante porre gesti di gratuità.
Dio si fa piccolo.
Nei piccoli atteggiamenti ne
rintracciamo la scia luminosa.
Sarà lui?
La gente è turbata; Giovanni è un
uomo buono, mostra loro una strada semplice,
dà loro retta; che sia lui il
Messia?
Ed ecco la notizia; arriva uno
più forte che battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
Arriva il Cristo, è Lui la
risposta a cosa dovete fare, è Lui colui che brucia dentro,
che dà forza.
Giovanni ancora non lo conosce
eppure il suo cuore pulsa di gioia.
Gesù è fuoco, non pia devozione,
non bella abitudine, non saggezza da seguire.
Fuoco, fuoco, fuoco che brucia,
che inquieta, che scalda, che illumina,
che turba nel profondo, che
scardina, che riempie.
Giovanni già ne assapora la
presenza, già ne coglie la statura immensa,
inattesa e sconcertante.
Eppure lui, il più grande tra i
nati da donna, verrà ucciso per il ballo sensuale
di un’adolescente, ucciso da un
re fantoccio suddito dei propri desideri e del
giudizio della gente.
Ma è felice, comunque, sin d’ora.
Giovanni ha già il cuore colmo di
gioia anche se ancora aspetta, anche se
ancora non vede. Ma già gioisce.
L’annuncio che vi faccio, la
“buona Novella” in mezzo a tante orribili notizie
che ci raggiungono è proprio
questa; Dio ci ama e ce lo dimostra in Gesù Cristo.
Accogliere Gesù è avere il cuore
pieno di gioia.
La fede cristiana è anzitutto
gioia.
Non gioia semplice, sciocca,
ingenua.
Mediteremo a lungo, fra qualche
mese, di come la gioia cristiana sia una tristezza
superata, di come sia una gioia
conquistata a caro prezzo.
Ma, oggi, lasciamoci ancora
scuotere dalle parole di Paolo scritte in un momento
difficile del suo ministero;
rallegratevi nel Signore sempre!
Non è una splendida notizia?
Certo amici,
rallegriamoci sempre, qualsiasi cosa accada, il Dio di Gesù
è
sempre con noi, Santa Domenica di Avvento della gioia, Fausto.