sabato 20 aprile 2024

Il Vangelo di Domenica 21 Aprile 2024

 

Della 4° Domenica di Pasqua.

Sant'Anselmo, vescovo e dottore della Chiesa.

Prima lettura.

In nessun altro c'è salvezza.

Dagli Atti degli Apostoli (4,1-12)

In quei giorni, Pietro e Giovanni stavano

parlando al popolo, [dopo la guarigione

dello storpio,] quando sopraggiunsero i

sacerdoti, il comandante delle guardie del

tempio e i sadducèi, irritati per il fatto che

essi insegnavano al popolo e annunciavano

in Gesù la risurrezione dai morti.

Li arrestarono e li misero in prigione fino

al giorno dopo, dato che ormai era sera.

Molti però di quelli che avevano ascoltato

la Parola credettero e il numero degli

uomini raggiunse circa i cinquemila.

Il giorno dopo si riunirono in Gerusalemme

i loro capi, gli anziani e gli scribi, il

sommo sacerdote Anna, Càifa, Giovanni,

Alessandro e quanti appartenevano a

famiglie di sommi sacerdoti.

Li fecero comparire davanti a loro e si

misero a interrogarli: «Con quale potere

o in quale nome voi avete fatto questo?».

Allora Pietro, colmato di Spirito Santo,

disse loro: «Capi del popolo e anziani,

visto che oggi veniamo interrogati sul

beneficio recato a un uomo infermo,

e cioè per mezzo di chi egli sia stato

salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il

popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo

il Nazareno, che voi avete crocifisso e che

Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta

innanzi risanato.

Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata

da voi, costruttori, e che è diventata la

pietra d'angolo.

In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti,

sotto il cielo, altro nome dato agli uomini,

nel quale è stabilito che noi siamo salvati».

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 117 (118)

 

Ripetiamo. La pietra scartata dai

costruttori è divenuta la pietra d’angolo.

 

Rendete grazie al Signore perché è buono,

perché il suo amore è per sempre.

Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».

Dicano quelli che temono il Signore:

«Il suo amore è per sempre». R.

 

La pietra scartata dai costruttori

è divenuta la pietra d'angolo.

Questo è stato fatto dal Signore:

una meraviglia ai nostri occhi.

Questo è il giorno che ha fatto il Signore:

rallegriamoci in esso ed esultiamo! R.

 

Ti preghiamo, Signore: Dona la salvezza!

Ti preghiamo, Signore: Dona la vittoria!

Benedetto colui che viene nel nome

del Signore.

Vi benediciamo dalla casa del Signore.

Il Signore è Dio, egli ci illumina. R.

 

Seconda Lettura

Vedremo Dio così come egli è.

Dalla prima lettera di san

Giovanni apostolo 1Gv 3,1-3

Carissimi, vedete quale grande amore

ci ha dato il Padre per essere chiamati

figli di Dio, e lo siamo realmente!

Per questo il mondo non ci conosce:

perché non ha conosciuto lui.

Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio,

ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato.

Sappiamo però che quando egli si sarà

manifestato, noi saremo simili a lui,

perché lo vedremo così come egli è.

Chiunque ha questa speranza in lui,

purifica se stesso, come egli è puro.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Io sono il buon pastore, dice il Signore,

conosco le mie pecore e le mie pecore

conoscono me. (Gv 10,24)

 

Alleluia, alleluia .

 

Vangelo

Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

Dal Vangelo secondo Giovanni (10,11-18) anno B.

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore.

Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

Il mercenario-che non è pastore e al

quale le pecore non appartengono-vede

venire il lupo, abbandona le pecore e

fugge, e il lupo le rapisce e le disperde;

perché è un mercenario e non gli importa

delle pecore.

Io sono il buon pastore, conosco le mie

pecore e le mie pecore conoscono me, così

come il Padre conosce me e io conosco

il Padre, e do la mia vita per le pecore.

E ho altre pecore che non provengono

da questo recinto: anche quelle io

devo guidare.

Ascolteranno la mia voce e diventeranno

un solo gregge, un solo pastore.

Per questo il Padre mi ama: perché io do

la mia vita, per poi riprenderla di nuovo.

Nessuno me la toglie: io la do da me stesso.

Ho il potere di darla e il potere di

riprenderla di nuovo.

Questo è il comando che ho ricevuto

dal Padre mio».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

A chi sto a cuore? Chi mi sta a cuore?

Per chi sono prezioso, importante, essenziale?

Nel percorso della vita questa domanda,

presto o tardi, diventa l’unica domanda essenziale.

Quando sperimentiamo la fragilità

dell’essere e i nostri limiti, quando

vediamo che i successi tanto agognati

non colmano il nostro cuore ma lo

spalancano a desideri nuovi e insaziabili,

quando la vita si scontra contro un muro,

ci poniamo questa domanda semplice

e terribile; a chi sto a cuore?

Leggendo vecchi commenti, sono stato

incuriosito da un episodio di cronaca

di molti anni fa, finito sui quotidiani

nazionali; una giovane coppia tedesca

ha abbandonato in pizzeria tre bambini,

figli della donna, e sono fuggiti.

Li hanno cercati a lungo, temendo che

si fossero uccisi poi, a metà settimana

li hanno trovati che vagavano nei dintorni

della città dove si erano fermati.

I figli sono stati rimpatriati, alla madre

è stata tolta la patria potestà, al compagno

si sono aperte le porte del carcere, per non

essere rientrato da una licenza premio

in Germania.

I commenti, nei bar, tra vicini, abbondano;

genitori snaturati, pazzi, drogati.

Raccapriccio e condanna, all’inizio, poi,

sentendo la storia della madre, storia di

miseria, il suo pianto ingenuo e disperato

dopo avere appreso la notizia del

provvedimento, i sentimenti nei loro

confronti sono mutati.

Poi ho saputo che il compagno è andato in

rianimazione per essersi impiccato in cella.

Erano partiti per andare al mare, poi

hanno finito i soldi e non sapevano

come fare per rientrare, come due

adolescenti immaturi, hanno pensato

che qualcuno si sarebbe occupato dei

bimbi e che si sarebbero riuniti in Germania.

Ho pianto, quando ho riletto la notizia,

ho solo immaginato quanto abisso di

solitudine possa portare un venticinquenne

a uccidersi.

A Chi sto a cuore?

Sto a cuore a chi mi ha voluto, a chi mi

ha generato, certo.

Ma, molto spesso, sappiamo che la vita ci

fa scontrare con i limiti dei nostri genitori.

Diventare adulti e diventare a nostra volta

genitori, significa, anche, fare i conti con

la fragilità e l’egoismo che alberga

all’interno di ogni cuore, di ogni famiglia.

Per molti, per la maggioranza, mi auguro,

sto a cuore e mi sta a cuore la persona con

cui ho costruito una vita di coppia e una

famiglia, anche se il passare degli anni e

l’intiepidirsi dei sentimenti suscitano qualche

amarezza di troppo e qualche delusione.

Per tutti, sto a cuore al mio datore di lavoro,

ai miei vicini, ai miei colleghi, perché ne

hanno un interesse, un tornaconto, un ritorno.

E anche noi, se siamo onesti con noi stessi,

sappiamo che, quasi sempre, amiamo chi

ci ama o coloro da cui speriamo avere

un tornaconto.

È naturale che sia così, è istintivo, ovvio.

Amiamo chi ci ama, siamo amati da chi

ha un interesse nei miei confronti.

Tutti, eccetto il Dio di Gesù.

Gesù, oggi, dice di essere l’unico pastore

che mi ama, che mi conosce e mi valorizza,

senza pensare di averne un vantaggio.

Gli altri padroni sono mercenari, mi

amano per avere un tornaconto.

È vero; al mio datore di lavoro sto

simpatico se produco, a volte anche

i miei amici e i miei parenti mi amano

a patto di comportarmi secondo ciò che

essi si aspettano.

Invece Dio ci ama gratis, quando lo capiremo?

Non ci ama perché siamo buoni ma,

amandoci, ci rende buoni.

Non ci ama neppure per essere adorato,

è libero Dio, anche dal protagonismo divino.

Dio non può che amare, scrivevano i Padri

della Chiesa, perché è amore puro, donato

senza condizioni, gratuitamente,

graziosamente, si diceva una volta.

Il suo amore senza condizioni è vero e serio;

Gesù sceglie di donare la sua vita, non vi è

costretto, lo desidera e lo fa, perché

davvero ci ama.

Anche noi, a sua immagine, siamo chiamati

ad amare, a dire ai fratelli che non credono

quale è il vero volto di Dio, ad allontanare

i mercenari che ci considerano validi solo

se produciamo o consumiamo.

Anche noi possiamo convertire il nostro

cuore e imparare ad amare gratuitamente.

È un lavoro di purificazione lento e

doloroso, ma possibile.

Vivere da pecore (non da pecoroni!)

significa prendere sul serio le parole di

Gesù, riferirsi a Lui nelle scelte quotidiane,

amare e amarci come Lui ci ha chiesto,

vivere da risorti, da salvati.

Non si tratta di salvare il mondo, il mondo

è già salvo, si tratta di creare delle zone

franche, degli spazi di verità nelle nostre

città isteriche in cui ognuno sia sé e

faccia essere.

Nel realizzare questo grande sogno,

aspettando che il Regno contagi ogni

uomo e lo renda felice, aspettando il

ritorno glorioso del Maestro, ognuno

scopre di essere amato e di avere un

progetto (grande) da realizzare.

Che sia un premio Nobel o una colf poco

importa, ognuno ha un destino da realizzare,

una vocazione da vivere.

Imparare ad amare gratuitamente perché

siamo amati gratuitamente e siamo amati bene.

Gesù il pastore ‘bello’ come scrive Giovanni,

ci affascina per la sua libertà interiore e la sua

capacità di amare in maniera adulta e libera.

In questo progetto alcuni fratelli sono chiamati

da Dio e dalla comunità a rendere presente il

Cristo nel ministero della Parola (spiegare

le Scritture) e nella celebrazione

dell'Eucarestia e del Perdono.

Imitando il Buon Pastore, con tutti i loro

difetti e i loro limiti, diventano i pionieri

di questo cammino verso il Regno.

Vogliate bene ai vostri preti!

Belli o brutti, simpatici o scontrosi,

giovani o attempati!

Chiedetegli ciò che di più prezioso hanno; Cristo.

Per il resto, aiutateli a camminare nella

serenità del Vangelo e, soprattutto, non

giudicateli male perché il mistero di una

chiamata al sacerdozio è quanto di più

coinvolgente e totalizzante accada in una

persona e non può mai essere banalizzato

dalla nostra superficialità.

Perché ogni prete, anche il più incoerente,

almeno una volta ha detto di sì totalmente

e passionalmente al Progetto di Dio su di

lui e per questo è degno di grande rispetto.

La nostra Chiesa ha bisogno di pastori

coraggiosi, non paurosi, non arroccati

nelle sacrestie, non arrabbiati col mondo,

non presuntuosi e distaccati, ma fratelli

col cuore attraversato dalle storie delle

persone che incontrano di cui si fanno

carico per portarli a Cristo.

Che il Signore, amici, non faccia mai

mancare pastori secondo il suo cuore,

per questo dobbiamo pregare,

buona Domenica, Fausto!