sabato 4 gennaio 2025

Il Vangelo di Domenica 5 Gennaio 2025

 

Della seconda Domenica dopo Natale.

Sant'Amelia, vergine e martire.

Prima Lettura.

La sapienza di Dio è venuta ad

abitare nel popolo eletto.

Dal libro del Siràcide (24,1-4.12-16.)

La sapienza fa il proprio elogio, in Dio

trova il proprio vanto, in mezzo al suo

popolo proclama la sua gloria.

Nell'assemblea dell'Altissimo apre la

bocca, dinanzi alle sue schiere proclama

la sua gloria, in mezzo al suo popolo

viene esaltata, nella santa assemblea

viene ammirata, nella moltitudine degli

eletti trova la sua lode e tra i benedetti

è benedetta, mentre dice: «Allora il

creatore dell'universo mi diede un ordine,

colui che mi ha creato mi fece piantare

la tenda e mi disse: "Fissa la tenda in

Giacobbe e prendi eredità in Israele,

affonda le tue radici tra i miei eletti".

Prima dei secoli, fin dal principio, egli

mi ha creata, per tutta l'eternità non

verrò meno.

Nella tenda santa davanti a lui ho

officiato e così mi sono stabilita in Sion.

Nella città che egli ama mi ha fatto

abitare e in Gerusalemme è il mio potere.

Ho posto le radici in mezzo a un popolo

glorioso, nella porzione del Signore

è la mia eredità,

nell'assemblea dei santi ho preso dimora».

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 147

Ripetiamo. Celebre il Signore,

Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion.

 

Celebra il Signore, Gerusalemme,

loda il tuo Dio, Sion, perché ha

rinforzato le sbarre delle tue porte, in

mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. R.

 

Egli mette pace nei tuoi confini

e ti sazia con fiore di frumento.

Manda sulla terra il suo messaggio:

la sua parola corre veloce. R.

 

Annuncia a Giacobbe la sua parola,

i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.

Così non ha fatto con nessun'altra nazione,

non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. R.

 

Seconda Lettura

Mediante Gesù, Dio ci ha

predestinati a essere suoi figli adottivi.

Dalla lettera di san Paolo

apostolo agli Efesini (1,3-6.15-18)

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro

Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni

benedizione spirituale nei cieli in Cristo.

In lui ci ha scelti prima della creazione

del mondo per essere santi e immacolati

di fronte a lui nella carità, predestinandoci

a essere per lui figli adottivi mediante

Gesù Cristo, secondo il disegno d'amore

della sua volontà, a lode dello splendore

della sua grazia, di cui ci ha gratificati

nel Figlio amato.

Perciò anch'io [Paolo], avendo avuto

notizia della vostra fede nel Signore Gesù

e dell'amore che avete verso tutti i santi,

continuamente rendo grazie per voi

ricordandovi nelle mie preghiere,

affinché il Dio del Signore nostro

Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia

uno spirito di sapienza e di rivelazione

per una profonda conoscenza di lui;

illumini gli occhi del vostro cuore per

farvi comprendere a quale speranza vi

ha chiamati, quale tesoro di gloria

racchiude la sua eredità fra i santi.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Gloria a te, o Cristo, annunziato

a tutte le genti; gloria a te, o Cristo,

creduto nel mondo. (Cf. 1Tm 3,16)

 

Alleluia.

 

Vangelo.

Il Verbo si fece carne e venne

ad abitare in mezzo a noi.

 Dal Vangelo secondo

Giovanni (1,1-5.9-14) anno C.

In principio era il Verbo, e il Verbo era

presso Dio e il Verbo era Dio.

Egli era, in principio, presso Dio: tutto è

stato fatto per mezzo di lui e senza di lui

nulla è stato fatto di ciò che esiste.

In lui era la vita e la vita era la luce degli

uomini; la luce splende nelle tenebre e le

tenebre non l'hanno vinta.

Veniva nel mondo la luce vera, quella

che illumina ogni uomo.

Era nel mondo e il mondo è stato fatto

per mezzo di lui; eppure il mondo non

lo ha riconosciuto.

Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto ha dato

potere di diventare figli di Dio: a quelli

che credono nel suo nome, i quali, non da

sangue né da volere di carne né da volere

di uomo, ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare

in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato

la sua gloria, gloria come del Figlio

unigenito che viene dal Padre, pieno

di grazia e di verità.

Parola del Signore.

Riflessione personale sul Vangelo di oggi.

Vorrei far fare un pò di purgatorio

ai liturgisti, sinceramente.

Nel periodo di Natale, tre settimane

scarse, ci troviamo due volte a settimana

per celebrare una festa.

Per i preti, poveracci, calcolando la

vigilia, quattro volte a settimana.

C’è da perdersi, complice le doverose e

legittime vacanze che chi può sta facendo.

Un pò di dieta servirebbe anche alla liturgia!

La seconda Domenica di Natale è tra le

più fiacche dell’anno.

Ci si arriva con le pile scariche e il

colesterolo alto.

Bene il Natale, discreta la Domenica

della Santa famiglia, e vada per

capodanno con Maria.

Ma tornare a Messa per la quarta volta

in dodici giorni mette a dura prova la fede!

E la liturgia denuncia questa stanchezza.

Cosa c’è ancora da dire?

Allora puntiamo in alto, voliamo ad alta

quota, senza farci venire il mal di testa.

E vai col prologo di Giovanni, e la

meditazione della Sapienza e l’inno

agli efesini di Paolo.

Insomma; teologia allo stato puro,

emozioni forti, se solo sapessimo

ancora averne, leggendo la Parola.

Leggo, poco convinto, e mi fermo subito.

Merito delle letture che stiamo

leggendo dall’Avvento.

Giovanni scrive il suo prologo alla fine

del suo Vangelo, come se fosse un

riassunto di tutta la sua predicazione.

E ho sempre usato, negli anni scorsi, una

frase di fortissimo impatto che ho mandato

a memoria e che, dal mio parziale e

discutibile punto di vista, dice bene

cos’è il mistero del Natale (non la farsa

del Natale che ne abbiamo fatto).

Giovanni dice così; la Luce splende

nelle tenebre, ma le tenebre non

l’hanno accolta.

Chiaro, forte, immediato, devastante.

Non c’è molto da celebrare a Natale,

ma da convertirsi e pentirsi.

L’umanità non ha rivolto una grande

accoglienza alla prima venuta di Dio.

C’è poco da festeggiare, insomma, quasi

come se si imbastisse una festa in ritardo.

Natale è dramma; Dio viene e l’uomo,

purtroppo non c’è.

Pochi si accorgono, ancora meno lo

accolgono; Maria e il suo amatissimo

sposo, i pastori, i magi, Simeone

e Anna la profetessa.

Fine dell’elenco.

Ecco perché i fratelli orientali osano dire

ciò che noi, pudicamente, omettiamo;

nelle icone della natività il bambino

è adagiato in una tomba.

È già il mistero di contraddizione, è già

il crocefisso (non per niente i magi

portano la mirra per imbalsamare i

cadaveri) a questo bambino.

Poche dolcezze e smancerie, pochi

sussulti davanti a questo infante ma

scelta, schieramento, riflessione.

Bello.

Ma, c’è una sfumatura.

La Luce splende nelle tenebre e le

tenebre non l’hanno vinta.

Bella storia.

In questa traduzione si sottolinea non

il rifiuto delle tenebre, ma l’ostinazione

e la forza della Luce.

Dio insiste, Dio non si dà per vinto,

Dio esagera, alza il tiro, offre una

soluzione, si dona ancora e sempre.

Bello, bellissimo.

Se fossi Dio mi sarei già stufato da

un pezzo dell’umanità, credetemi.

E invece no, Dio insiste,

Dio non cede, Dio vince.

Amica che sei nelle tenebre della

depressione; le tenebre non vincono.

Amico prete travolto dalla fatica

dell’apostolato e dalla solitudine;

le tenebre non vincono.

Amici che cercate di portare un minimo

di logica evangelica nella vostra azienda

passando per fessi; le tenebre non vincono.

Discepoli che portate la logica della

pace e della dignità umana nelle discariche

del mondo dimenticate da tutti; le

tenebre non vincono.

A chi accoglie la Luce Dio dona il potere

di diventare figlio di Dio, scrive

Giovanni il mistico.

Io sono figlio di Dio.

Non m’importa essere altro.

Né premio Nobel, né grande star.

Sono già tutto ciò che potrei desiderare.

Solo che corro dietro a mille sogni e a

mille chimere pur di ricevere

compiacimenti e approvazione.

Ma sono già figlio.

Solo che non lo so. O non lo vivo.

Natale è la presa di coscienza della mia

figliolanza, della mia dignità, del fatto

che Dio si racconti e che sia splendido.

Ecco, fine, chiudiamo il cerchio.

All’inizio dell’Avvento dicevo; non

siamo qui a far finta che poi Gesù nasce.

Gesù è già nato, ha svelato il volto di

Dio, è morto e risorto, ha salvato il

mondo, ogni uomo.

È che il mondo non lo sa.

Gesù è nato, a noi-ora-di nascere

alla fede, infine.

Teologia pura.

Che mi converte la vita.

Santa Domenica, amici, Fausto.