Della 6° settimana del Tempo Ordinario.
San Filippo Neri,
presbitero.
Prima Lettura
Paolo si stabilì in
casa loro e lavorava, e discuteva nella sinagoga.
Dagli Atti degli
Apostoli (18,1-8)
In quei giorni, Paolo
lasciò Atene e si recò a Corìnto.
Qui trovò un Giudeo di
nome Aquila, nativo del Ponto, arrivato poco prima
dall'Italia, con la
moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che
allontanava da Roma
tutti i Giudei.
Paolo si recò da loro
e, poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì
in casa loro e
lavorava.
Di mestiere, infatti,
erano fabbricanti di tende.
Ogni sabato poi
discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci.
Quando Sila e Timòteo
giunsero dalla Macedònia, Paolo cominciò a dedicarsi
tutto alla Parola,
testimoniando davanti ai Giudei che Gesù è il Cristo.
Ma, poiché essi si
opponevano e lanciavano ingiurie, egli, scuotendosi le vesti,
disse: «Il vostro
sangue ricada sul vostro capo: io sono innocente.
D'ora in poi me ne
andrò dai pagani».
Se ne andò di là ed
entrò nella casa di un tale, di nome Tizio Giusto, uno che
venerava Dio, la cui
abitazione era accanto alla sinagoga.
Crispo, capo della
sinagoga, credette nel Signore insieme a tutta la sua famiglia;
e molti dei Corìnzi,
ascoltando Paolo, credevano e si facevano battezzare.
Parola di Dio.
Vangelo
Voi sarete nella
tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.
Dal Vangelo secondo
Giovanni (16,16-20) anno pari.
In
quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più;
un
poco ancora e mi vedrete».
Allora
alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos'è questo che ci
dice: "Un poco e
non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete", e: "Io me
ne vado al
Padre"?».
Dicevano perciò: «Che
cos'è questo "un poco", di cui parla?
Non comprendiamo
quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano
interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché
ho detto: "Un
poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete"?
In verità, in verità
io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà.
Voi sarete nella
tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Le lacrime degli Apostoli saranno
davvero amare per due motivi; da un lato il
Maestro, da lì a poche ore, verrà
loro tolto in maniera brutale e violenta.
Ma dall’altro, essi piangeranno
perché in quel momento nessuno di loro gli starà
vicino; la sofferenza e la croce,
svelerà tutta la paura e la vigliaccheria che vive
nel loro cuore e nel nostro.
Ma Gesù non si sofferma su
questo; Egli dice loro semplicemente che quelle
lacrime si trasformeranno in
gioia.
Tale gioia sarà tale che nessuno
potrà sottrargliela; questa è la promessa del Salvatore.
Chi ci dice che le nostre
esperienze fallimentari siano da dimenticare?
Quante volte, invece, esse sono
state preludio di nuove situazioni positive
e di strade nuove da percorrere?
Il Maestro, vuole insegnarci che
a volte le lacrime, servono proprio per
purificare gli occhi e vedere
meglio dove andare.
Ma assieme alle lacrime, amici,
vi consiglio di metterci anche la preghiera.
Padre nostro che sei
nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo
regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo
così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai
nostri debitori, e non
abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen.
Ave, o Maria, piena di
grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel
principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli.
Amen.
Buona giornata, Fausto.