martedì 19 novembre 2019

Il Vangelo del Mercoledì 20 Novembre 2019


Della 33° settimana del Tempo Ordinario.
1° Lettura dal secondo libro dei Maccabèi (7,1.20-31)
In quei giorni, ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono
costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite.
Soprattutto la madre era ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché, vedendo
morire sette figli in un solo giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze
poste nel Signore.
Esortava ciascuno di loro nella lingua dei padri, piena di nobili sentimenti e,
temprando la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro: «Non so
come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato il respiro e la vita, né io ho
dato forma alle membra di ciascuno di voi.
Senza dubbio il Creatore dell’universo, che ha plasmato all’origine l’uomo e ha
provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo
il respiro e la vita, poiché voi ora per le sue leggi non vi preoccupate di voi stessi».
Antioco, credendosi disprezzato e sospettando che quel linguaggio fosse di scherno,
esortava il più giovane che era ancora vivo; e non solo a parole, ma con giuramenti
prometteva che l’avrebbe fatto ricco e molto felice, se avesse abbandonato le
tradizioni dei padri, e che l’avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato alti incarichi.
Ma poiché il giovane non badava per nulla a queste parole, il re, chiamata la madre,
la esortava a farsi consigliera di salvezza per il ragazzo.
Esortata a lungo, ella accettò di persuadere il figlio; chinatasi su di lui, beffandosi
del crudele tiranno, disse nella lingua dei padri: «Figlio, abbi pietà di me, che ti ho
portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto
a questa età e ti ho dato il nutrimento.
Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi
che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l’origine del genere umano.
Non temere questo carnefice, ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte,
perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia».
Mentre lei ancora parlava, il giovane disse: «Che aspettate?
Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della legge che è stata
data ai nostri padri per mezzo di Mosè.
Tu però, che ti sei fatto autore di ogni male contro gli Ebrei, non sfuggirai
alle mani di Dio».
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (19,11-28) anno dispari.
In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi
pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.
Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere
il titolo di re e poi ritornare.
Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele
fruttare fino al mio ritorno”.
Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non
vogliamo che costui venga a regnare su di noi”.
Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva
consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.
Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”.
Gli disse: “Bene, servo buono!
Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.
Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”.
Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”.
Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto
nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello
che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”.
Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio!
Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito
e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio
denaro a una banca?
Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”.
Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”.
Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece
a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha.
E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli
qui e uccideteli davanti a me”».
Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Queste parole dure, specifica Luca, Gesù le dice mentre sale a Gerusalemme.
Mentre sta andando a morire col volto indurito, cioè determinato, deciso.
Gesù sta andando a morire e lo sa bene.
Allora capiamo la durezza delle sue parole; ai discepoli che hanno capito questo
percorso, a quanti, liberamente, hanno accettato di camminare insieme al Nazareno,
Gesù chiede di dare tanto, di dare di più, di osare, come Egli sta facendo.
Abbiamo ricevuto tanto, siamo chiamati a dare tanto.
È una parabola rivolta a chi crede, a chi ha capito, a chi si è convertito,
io per primo; il dono ricevuto è per essere messo a disposizione degli altri,
non per nasconderlo sotto terra.
Il mondo e la Chiesa, hanno urgente bisogno di testimoni credibili, di uomini
e donne che vivono in mezzo agli altri e che illuminano la propria e l’altrui
vita col dono della Parola.
Abbiamo ricevuto tanto, amici, doniamo altrettanto con l’aiuto della preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.