sabato 6 aprile 2019

Il Vangelo di Domenica 7 Aprile 2019


Della 5° Domenica di Quaresima.
1° Lettura dal libro del profeta Isaìa (43,16-21)
2° Lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippèsi (3,8-14)
Dal Vangelo secondo Giovanni (8,1-11) anno C.
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi.
Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui.
Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio,
la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa
in flagrante adulterio.
Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa.
Tu che ne dici?».
Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra.
Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di
voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei».
E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra.
Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo.
Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono?
Nessuno ti ha condannata?».
Ed ella rispose: «Nessuno, Signore».
E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; và e d’ora in poi non peccare più».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Dio non ci punisce, non abbiamo fatto nulla di male perché il Signore ci
mandi un lutto o una malattia.
Spesso l’origine del dolore siamo noi, la nostra fragilità, le nostre scelte sbagliate.
Dio non è un concorrente alla nostra felicità, non ce l’ha con noi, non dobbiamo
allontanarci da Lui per realizzarci.
Dio non è un padre/padrone da tenere buono con mille devozioni e mille preghiere.
Dio è un padre che ci aspetta, che ci rispetta, che ci lascia fare i percorsi e le
esperienze della vita sperando di non perderci.
Dio è un padre buono che dà del pane al figlio che gliene chiede, che fa
piovere sui giusti e sui malvagi.
Ci basta per convertirci? Non ancora?
Ascoltiamo la storia dell’adultera, allora.
A Gesù viene intessuta una trappola straordinaria, ammettiamolo.
Una donna (non ha nome, gli accusatori non la conoscono, è solo una) viene
colta in flagrante adulterio (e il fedifrago che era con lei? Non c’è, ovvio.
maschilismo assoluto venduto per giustizia) ed è portata davanti al falegname
divenuto Rabbì.
Mosè ha prescritto che donne come “quella” vanno lapidate, (forse Mosè non
aveva nessuna colpa, ancora oggi nei paesi islamici lo fanno, e loro non hanno
conosciuto Mosè; ma anche al giorno d’oggi, qui tra noi cristiani queste cose
succedono, nulla da stupirsi!), le donne vengono uccise in modo che sia chiaro
a tutti (alle donne soprattutto) che è meglio restare fedeli e sottomesse.
Gesù, spiegaci Tu; cosa dobbiamo fare?
Trappola splendida, davvero.
È il Sinedrio che l’ha condannata a morte, quando la pena di morte è
riservata ai romani.
Gesù si schiererà con l’oppressore?
O riconoscerà il giudizio illegittimo del Sinedrio?
È Mosè che ha prescritto la condanna a morte; oserà contraddire una
legge divina l’anarchico falegname?
La condannerà, come dice Mosè, e il padre misericordioso si ritirerà in
buon ordine per lasciar spazio al Dio giudice?
Una trappola splendida, non c’è che dire.
A quel punto, Gesù si china e riflette.
Fa ciò che loro non vogliono fare, compie ciò che ogni legge, ogni giudizio
(anche religioso) deve fare; chinarsi, cioè piegarsi nell’umiltà e riflettere.
Scrive, ora, il Nazareno.
Scrive sul selciato del Tempio, sulla pietra.
La legge scritta nella pietra con le parole stesse di Dio, incise a fuoco e
consegnata a Mosè è stata tradita, svilita, asservita a costumi e tradizioni
solo umane, piccole e meschine.
Sì, questa donna ha tradito il marito.
Ma il popolo di Israele ha tradito lo spirito autentico della Legge.
Richiama all’essenziale, il figlio di Dio, riscrive sulla pietra la legge che
gli uomini hanno adattato e stravolto.
Tutti tacciono, ora.
Gesù, la Parola, parla.
Avete ragione; ha sbagliato.
Fate bene ad ucciderla, occorre essere inflessibili per salvare la Legge.
Però prima chiedo; nessuno di voi sbaglia, tutti siete migliori, a nessuno di
voi capiterà di fare lo stesso sbaglio?
Bravi. Ed allora: “Il primo che non ha sbagliato lanci per primo la pietra”.
Tutti tacciono, Gesù riprende a scrivere la Legge.
E ora la legge si incide nei cuori.
Già, ha ragione il Rabbì.
Se ragioniamo sempre col codice in mano chi si salva?
Se ci accusiamo gli uni gli altri chi sopravvive?
Tutti se ne vanno, ad uno ad uno.
Le pietre restano in terra.
Gesù, ora, è fintamente stupito.
Dove sono tutti?
Lui, l’unico senza peccato, l’unico che potrebbe a ragione scagliare la
pietra, non lo fa.
Chiede solo alla donna di guardarsi dentro, di recuperare dignità,
di volersi più bene.
Gesù non giustifica, né condanna, invita ad alzare lo sguardo, ad andare
oltre, a guardare col cuore la fragilità dell’altro e scoprirvi–riflessa–la propria.
No, Dio non giudica.
Ci giudicano la vita, la società, il datore di lavoro, noi stessi.
Tutti ci giudicano, Dio no. Dio ama, e basta.
E questa donna viene liberata.
Salvata dalla lapidazione, è ora salvata dalla sua fragilità.
Una sola cosa raccomanda alla donna e a noi: “Non peccare più” l’unica
cosa che ci raccomanda Gesù.
Siamo un popolo di perdonati
Chiesa, amata Chiesa, fatta di perdonati, non di giusti.
Chiesa abitata da gente che sa perdonare perché perdonata, che giudica con
amore, senza ferire, guardando avanti, che indica una strada, non un tribunale.
Quando vivremo del perdono che ci riempie il cuore diverremo trasparenza di
Dio per l’uomo contemporaneo che cerca, nel suo profondo, amore e luce in
una società che ama solo i bravi e i giusti e dimentica la verità della nostra fragilità.
È un fiume in piena l’incontro con Dio, che fa guardare avanti, come
profetizza il profeta Isaia.
Senza guardare indietro, i deportati di Babilonia sono invitati a guardare avanti.
Profezia per la Chiesa ripiegata su se stessa, intenta a difendere privilegi e
posizioni, sempre impegnata a proteggersi dal mondo esterno invece che a
lasciarsi scuotere dallo Spirito.
Profezia per l’uomo che cerca e che è ferito dalla vita, invito a guardare avanti,
a credere in una vita diversa, come fa la povera donna adultera che incontra
l’infinito sguardo di Dio.
Tutto il resto, ci provoca Paolo, è spazzatura, perdita, di fronte alla
conoscenza di Cristo.
Ci basta? Speriamo di sì, amici!
Santa Domenica del perdono, Fausto.