Battesimo del Signore.
San Bernardo da Corleone, Religioso.
Prima Lettura.
Si rivelerà la gloria del Signore
e tutti gli uomini la vedranno.
Dal libro del profeta Isaìa (40,1-5.9-11)
«Consolate, consolate il mio
popolo-dice il vostro Dio-.
Parlate al cuore di Gerusalemme e
gridatele che la sua tribolazione è
compiuta, la sua colpa è scontata,
perché ha ricevuto dalla mano del
Signore il doppio per tutti i suoi peccati».
Una voce grida: «Nel deserto preparate
la via al Signore, spianate nella steppa
la strada per il nostro Dio.
Ogni valle sia innalzata, ogni monte e
ogni colle siano abbassati; il terreno
accidentato si trasformi in piano e quello
scosceso in vallata.
Allora si rivelerà la gloria del Signore e
tutti gli uomini insieme la vedranno,
perché la bocca del Signore ha parlato».
Sali su un alto monte, tu che annunci
liete notizie a Sion!
Alza la tua voce con forza, tu che annunci
liete notizie a Gerusalemme.
Alza la voce, non temere; annuncia alle
città di Giuda: «Ecco il vostro Dio!
Ecco, il Signore Dio viene con potenza,
il suo braccio esercita il dominio.
Ecco, egli ha con sé il premio e la sua
ricompensa lo precede.
Come un pastore egli fa pascolare il
gregge e con il suo braccio lo raduna;
porta gli agnellini sul petto e conduce
dolcemente le pecore madri».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale dal Sal 103 (104)
Ripetiamo. Benedici il Signore, anima mia.
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Sei rivestito di maestà e di splendore,
avvolto di luce come di un manto,
tu che distendi i cieli come una tenda. R.
Costruisci sulle acque le tue alte
dimore, fai delle nubi il tuo carro,
cammini sulle ali del vento,
fai dei venti i tuoi messaggeri
e dei fulmini i tuoi ministri. R.
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.
Ecco il mare spazioso e vasto:
là rettili e pesci senza numero,
animali piccoli e grandi. R.
Tutti da te aspettano che tu dia loro
cibo a tempo opportuno.
Tu lo provvedi, essi lo raccolgono;
apri la tua mano, si saziano di beni. R.
Nascondi il tuo volto: li assale il
terrore; togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra. R.
Seconda Lettura
Il Signore ci ha salvato con un’acqua
che rigenera e rinnova nello Spirito Santo.
Dalla lettera di san Paolo
apostolo a Tito (2,1-14;3,4-7)
Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio,
che porta salvezza a tutti gli uomini e
ci insegna a rinnegare l’empietà e i
desideri mondani e a vivere in questo
mondo con sobrietà, con giustizia e
con pietà, nell’attesa della beata
speranza e della manifestazione della
gloria del nostro grande Dio e
salvatore Gesù Cristo.
Egli ha dato se stesso per noi, per
riscattarci da ogni iniquità e formare
per sé un popolo puro che gli appartenga,
pieno di zelo per le opere buone.
Ma quando apparvero la bontà di Dio,
salvatore nostro, e il suo amore per gli
uomini, egli ci ha salvati, non per opere
giuste da noi compiute, ma per la sua
misericordia, con un’acqua che rigenera
e rinnova nello Spirito Santo, che Dio
ha effuso su di noi in abbondanza per
mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro,
affinché, giustificati per la sua grazia,
diventassimo, nella speranza, eredi
della vita eterna.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Viene colui che è più forte di me,
disse Giovanni; egli vi battezzerà
in Spirito Santo e fuoco. (Cf. Lc 3,16)
Alleluia, alleluia.
Vangelo
Mentre Gesù, ricevuto il battesimo,
stava in preghiera, il cielo si aprì.
Dal Vangelo secondo
Luca (3,15-16.21-22) anno C.
In quel tempo, poiché il popolo era in
attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si
domandavano in cuor loro se non fosse
lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti
dicendo: «Io vi battezzo con acqua;
ma viene colui che è più forte di me,
a cui non sono degno di slegare i
lacci dei sandali.
Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva
battezzato e Gesù, ricevuto anche lui
il battesimo, stava in preghiera,
il cielo si aprì e discese sopra di lui lo
Spirito Santo in forma corporea, come
una colomba, e venne una voce dal
cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato:
in te ho posto il mio compiacimento».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Lasciati
alle spalle i giorni di Natale,
intensi
e caotici, brevi e stordenti,
passiamo
quasi improvvisamente al
Battesimo
di Gesù, iniziando il
tempo
ordinario.
Lo
so, lo so; non sono certo io che
cambierò
l’anno liturgico ma, come
già
espresso da altre parti, non mi
dispiacerebbe
aggiungere qualche festa
intermedia
dopo il breve tempo natalizio.
Inizierei,
dopo l’Epifania da riposizionare
di
Domenica (ma i santi vescovi hanno
idea
di quante Messe devono celebrare
i
pochi parroci, diciamo fra Natale e
il
Battesimo di Gesù?), con la Domenica
della
Festa della fuga in Egitto.
Così
facendo, magari, noi bravi cristiani
ci
ricorderemmo di quanto hanno penato
Maria
e Giuseppe in un paese straniero,
da
clandestin.
Poi
aggiungerei la Domenica dello stupore
di
Nazareth, tema appena sfiorato dalla
straordinaria
festa della Santa Famiglia,
per
dedicare almeno qualche
micro-riflessione
all’assordante silenzio
di
Nazareth e a quei trent’anni di nulla
(il
90% della vita terrena del Maestro
e
Signore Gesù) che danno un sapore
nuovo
alla quotidianità.
In
attesa di tali enormi cambiamenti, (che
dubito
verranno, e che immancabilmente,
mi
prenderò qualche lavata di testa da
dei
bontemponi che sono in contrasto
con
me per quello che scrivo; pazienza),
mi
accontento di passare subito al tema
di
oggi, quello del Battesimo di Gesù.
Il
fatto che siamo tutti stati battezzati
da
neonati ha un valore enorme e da
valorizzare;
i nostri genitori (più o meno
coscientemente)
hanno voluto donarci
tutto
il loro cuore e la loro passione
per
Dio appena nati.
Ma,
ahimè, l’esperienza fisica sensibile
(non
quella teologica) è rimasta sepolta
nel
passato e, tutto sommato, il fatto di
essere
o meno battezzati non ci cambia
di
molto la vita.
Se
invece sapessimo cosa davvero è
accaduto
in quel giorno benedetto in
cui
un povero prete ha versato sul
nostro
capo l’acqua benedetta!
Siamo
diventati figli di Dio, concittadini
dei
santi, liberi di amare.
Figli
di Dio; forse possiamo aspirare
a
diventare delle grandi pop-star o dei
premi
Nobel, ma più che figli di Dio
non
potremo mai essere; e lo siamo già!
Concittadini
dei santi, appartenendo al
grande
sogno di Dio che è la Chiesa
fatta
di poveri peccatori (noi) ma anche
di
grandi testimoni.
Possiamo
vantarci e contare sull’aiuto
dei
grandi santi, chiedere la fede a Pietro
o
il buonumore a san Filippo o lo spirito
di
pace a frate Francesco.
Liberi
di amare; liberati dal laccio del
peccato,
delle tenebre, del grande
inganno
delle origini, salvati da Cristo
possiamo,
con l’aiuto del suo amore e
della
sua grazia, imparare ad amare
come
Egli ha fatto.
Sulle
sponde del Giordano Gesù si mette
in
coda per essere battezzato.
Lui,
senza peccato, desidera da subito
mettere
bene in chiaro il suo stile; Egli
è
venuto per solidarizzare con noi uomini,
senza
trucchi, senza privilegi.
Lui,
senza tenebra, ha accettato di
condividere
la nostra tenebra per
illuminarla
con la sua presenza.
Isaia,
nella prima lettura, deportato in
Babilonia
con molti ebrei dopo la disfatta
di
Gerusalemme, incoraggia un popolo
smarrito
e fragile parlando della
venuta
di Dio.
Anche
la gloria di Dio, come dice altrove
Geremia,
lascia il Tempio ormai distrutto
e
parte in catene per stare con il suo popolo.
Davvero
Gesù è il Dio-con-noi, senza
riserve,
senza parentesi.
Dopo
il Battesimo Gesù prega (!) e,
nella
preghiera fa esperienza di essere
abitato
dallo Spirito Santo e tutti sentono
la
voce del Padre: “Tu sei il mio figlio
bene-amato,
in te mi sono compiaciuto”.
Tutti
noi veniamo educati a meritarci di
essere
amati, a compiere delle cose che
ci
rendono meritevoli dell’affetto altrui;
sin
da piccoli siamo educati ad essere
buoni
alunni, buoni figli, buoni fidanzati,
buoni
sposi, buoni genitori, bravo parroco;
il
mondo premia le persone che riescono,
capaci
e-dentro di noi-s’insinua l’idea che
Dio
mi ama, certo, ma a certe condizioni.
Tutta
la nostra vita è l’elemosina di un
apprezzamento,
di un riconoscimento.
Anzi,
se una persona mi contraddice,
mi
accusa, reagisco ma in fondo penso
che
abbia ragione, dico: “devi arrenderti
all’evidenza,
tu non vali”.
La
reazione spontanea-lontani da Dio-è
allora
di difesa e aggressività o di
eccessiva
superficialità, mi omologo,
do
il massimo, passo la mia vita ad
inseguire
l’idea di me che gli altri
mi
restituiscono.
Dio,
invece, mi dice che io sono amato
bene,
dall’inizio, prima di agire; Dio
non
mi ama perché buono
ma-amandomi-mi
rende buono.
Dio
si compiace di me perché vede il
capolavoro
che sono, l’opera d’arte che
posso
diventare, la dignità di cui egli
mi
ha rivestito.
Allora,
ma solo allora, potrò guardare
al
percorso da fare per diventare opera
d’arte,
alle fatiche che mi frenano, alle
fragilità
che devo superare.
Il
cristianesimo è tutto qui, Dio mi ama
per
ciò che sono, Dio mi svela in
profondità
ciò che sono; bene-amato.
È
difficile amare ‘bene’, l’amore è
grandioso
e ambiguo, può costruire
e
distruggere, non si tratta di adorare
qualcuno,
ma di amarlo ‘bene’, renderlo
autonomo,
adulto, vero, consapevole.
Così Dio fa con me.
Recuperiamo, oggi, la consapevolezza
dell’immenso dono che abbiamo nel
cuore e che possiamo lasciar germogliare.
Ricordiamo il dono del nostro Battesimo,
amici, buona Domenica Fausto