venerdì 13 marzo 2020

Il Vangelo del Sabato 14 Marzo 2020


Della 2° settimana di Quaresima.
Prima lettura dal libro del profeta Michèa (7,14-15.18-20)
Pasci il tuo popolo con la tua verga, il gregge della tua eredità, che sta solitario nella
foresta tra fertili campagne; pascolino in Basan e in Gàlaad come nei tempi antichi.
Come quando sei uscito dalla terra d'Egitto, mostraci cose prodigiose.
Quale dio è come te, che toglie l'iniquità e perdona il peccato al resto della sua eredità?
Egli non serba per sempre la sua ira, ma si compiace di manifestare il suo amore.
Egli tornerà ad avere pietà di noi, calpesterà le nostre colpe.
Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati.
Conserverai a Giacobbe la tua fedeltà, ad Abramo il tuo amore, come hai giurato
ai nostri padri fin dai tempi antichi.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (15,1-3.11-32) anno pari.
In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo.
I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli.
Il più giovane dei due disse al padre: Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta.
Ed egli divise tra loro le sue sostanze.
Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un
paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto.
Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli
cominciò a trovarsi nel bisogno.
Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo
mandò nei suoi campi a pascolare i porci.
Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno
gli dava nulla.
Allora ritornò in sé e disse: Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza
e io qui muoio di fame!
Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti
a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio.
Trattami come uno dei tuoi salariati.
Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro,
gli si gettò al collo e lo baciò.
Il figlio gli disse: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più
degno di essere chiamato tuo figlio.
Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo
indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi.
Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché
questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.
E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi.
Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei
servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo.
Quello gli rispose: Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello
grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo.
Egli si indignò, e non voleva entrare.
Suo padre allora uscì a supplicarlo.
Ma egli rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai
disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far
festa con i miei amici.
Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze
con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso.
Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo;
ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed
è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».
Parola del Signore.
Meditazione personale sul Vangelo di oggi.
È un padre prodigo, il Dio di Gesù, che accetta di essere messo in discussione
dai due figli irrequieti che di lui hanno una pessima idea.
Dal fratello minore che pensa di essere soffocato nella casa paterna, di non avere
libertà, icona dei tanti che pensano che Dio sia un ostacolo alla loro felicità.
Padre messo in discussione dal fratello maggiore che pensa di essere a servizio
di un padrone avaro e che non capisce la sua logica, icona dei tanti che credono
per dovere, che di Dio hanno un’idea piccina come sono loro.
Il padre, invece, è così diverso.
Lascia partire il figlio senza fargli violenza, senza ricattarlo, sperando che
stando lontano, forse cambierà idea.
Osserva da lontano l’orizzonte sperando di rivederlo, gli corre incontro
(cosa sconveniente), non gli chiede ragione delle sue scelte.
Esce per rendere ragione al fratello maggiore sperando di convincerlo.
Che Dio un Dio così, amici, ho avuto anch’io un’esperienza del genere e, so cosa
vuol dire aspettare una chiamata, giorno e notte, ti sembra che la testa possa
scoppiare, ma fortunatamente la preghiera mi ha aiutato.
Di questa parabola ho una meditazione, che ho fatto quando mi ero trovato in
questa esperienza tremenda, ma purtroppo, è troppo lunga e forse vi annoierebbe,
perciò, accontentatevi di questa.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.