lunedì 31 ottobre 2022

Il Vangelo del Martedì 1 Novembre 2022

 

Della 31° settimana del Tempo Ordinario.

Tutti i Santi.

Prima Lettura

Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno

poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua.

Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (7,2-4.9-14)

Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente.

E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la

terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo

impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».

E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila

segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele.

Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva

contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua.

Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti

candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.

E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul

trono, e all’Agnello».

E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri

viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono

Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore,

potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».

Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di

bianco, chi sono e da dove vengono?».

Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai».

E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato

le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

Parola di Dio.

Seconda Lettura

Vedremo Dio così come egli è.

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (3,1-3)

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati

figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché

non ha conosciuto lui.

Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato

ancora rivelato.

Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui,

perché lo vedremo così come egli è.

Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

Parola di Dio.

Vangelo

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

Dal Vangelo secondo Matteo (5,1-12a) anno pari.

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si

avvicinarono a lui i suoi discepoli.

Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché

di essi è il regno dei cieli.

Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.

Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno

ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Triste paese, il nostro, in cui la memoria dolorosa dei defunti si sovrappone

e si sostituisce a una delle feste più gioiose dell’anno così che, paradossalmente,

il giorno dei Santi è diventato il giorno della visita ai cimiteri.

Pazienza, cerchiamo, almeno nella liturgia, di tenere ben distinti i due livelli;

abbiamo bisogno di meditare, e tanto, sulla gloria dei santi per affrontare il

ricordo dei nostri amati defunti.

Il nostro tempo è chiamato a compiere un’opera ciclopica; riappropriarsi

dei santi, tirandoli giù dalle nicchie e facendoli entrare nella nostra vita.

Rischiamo di vedere il santo come qualcuno di completamente estraneo alla

nostra vita; con il proposito corretto di esaltarne le qualità, si corre il rischio

di allontanare questi nostri fratelli dalla concretezza relegandoli nella sfera

del miracolistico e, perciò, dell’impossibile.

Cosa c’entrano i santi con me?

Con il mio lavoro, le mie preoccupazioni, i miei limiti?

È importante, credo, ridire che il santo è un cristiano riuscito bene, un cristiano che

ha lasciato germogliare il germe della fede, piantato nel suo cuore il giorno del

battesimo fino a farlo diventare l’albero frondoso alla cui ombra gli uomini riposano.

Ciascuno di noi è chiamato a diventare santo, cioè a realizzare in pieno il motivo

per cui esiste, a centrare il bersaglio, lasciandosi costruire da Dio.

Il santo, uomo completo, non è colui che fa delle cose straordinarie, ma che fa

le cose di tutti i giorni straordinariamente bene.

La Chiesa, madre dei santi, ci propone oggi come modelli santi più vicini alla

nostra sensibilità e che possono davvero essere presi ad esempio per la nostra

quotidianità; studenti come Piergiorgio Frassati o come il beato Carlo Acutis

ancora più vicino ai giorni nostri; madri di famiglia che accettano il sacrificio

nella quotidianità, come Gianna Beretta Molla; professionisti che vivono con

passione il proprio lavoro, come Giuseppe Moscati.

Se riusciamo a rimettere i santi accanto a noi, ci accorgeremo che la loro santità

non consiste nel fare cose fuori dal comune, o in atteggiamenti devozionistici

o pietistici, rassegnati o zuccherosi.

Conoscere i santi significa veramente percepire in essi una profonda umanità

innalzata dall’amore di Dio.

Uomini e donne di tutti i tempi che hanno cercato di lasciarsi fare dalla grazia

del Signore, senza intralciarlo, ma mettendo la propria sensibilità e intelligenza

a servizio del Vangelo.

Il più grosso miracolo che i santi compiono è quello di lasciare che Dio lavori

nella loro vita. E noi?

Se la santità è il modello della piena umanità, perché non porci questo obbiettivo?

Santo è chi lascia che il Signore riempia la sua vita fino a farla diventare

dono per gli altri.

Io credo che ci sia una sola tristezza nella vita, quella di non essere santi.

Festeggiare i santi significa celebrare una Storia alternativa.

La storia che studiamo sui testi scolatici, la storia che dolorosamente giunge

nelle nostre case e che ci propinano tutti i giorni i vari telegiornali, fatta di

violenza e prepotenza, non è la vera Storia.

Intessuta e mischiata alla storia dei potenti e degli approfittatori senza scrupoli;

esiste una Storia diversa che Dio ha inaugurato; il suo Regno.

Le beatitudini ci ricordano con forza qual è la logica di Dio.

Logica in cui si percepisce chiaramente la diversa mentalità tra Dio e gli

uomini; i beati, quelli che vivono fin d’ora la felicità, sono i miti, i pacifici,

i puri, quelli che vivono con intensità e dono la propria vita, come i santi.

Questo regno che il Signore ha inaugurato e che ci ha lasciato in eredità,

sta a noi, nella quotidianità, renderlo presente e operante nel nostro tempo

Perciò amici, non facciamo confusione, oggi è la festa dei santi, è la festa della

gioia, anche se nella nostra vita ci sono dei momenti critici, perciò facciamo

festa con il Signore e con tutti i Santi, buona Festa Fausto.