lunedì 29 febbraio 2016

Il Vangelo del Martedì 1 Marzo 2016

1° Lettura dal libro del profeta Daniele (3,25.34-43)
Dal Vangelo secondo Matteo (18,21-35) anno C.
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore,
se il mio fratello commette colpe contro di me, quante
volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma
fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle
regolare i conti con i suoi servi.
Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato
un tale che gli doveva diecimila talenti.
Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone
ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto
possedeva, e così saldasse il debito.
Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo:
“Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”.
Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò
andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni,
che gli doveva cento denari.
Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci
quello che devi!”.
Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo:
“Abbi pazienza con me e ti restituirò”.
Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a
che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto
dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto.
Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse:
“Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito
perché tu mi hai pregato.
Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così
come io ho avuto pietà di te?”.
Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché
non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non
perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Pietro credeva di aver fatto bella figura con Gesù,
esprimendo un numero che secondo lui era abbastanza
alto per concedere il perdono.
Ma Gesù, come al solito, lo spiazza; con un gioco di parole,
il Maestro gli fa comprendere la necessità di perdonare
praticamente sempre, senza limitazione.
Non è forse un pò eccessivo?
Non è che Gesù non si renda conto, nella concretezza
della vita, delle situazioni contingenti che ci sono e che
spesso rendono impossibile il vero perdono?
In realtà, Cristo Signore sa benissimo quello che ci chiede.
Egli vuole farci capire una grande realtà; non c’è cosa così
grande da non poter perdonare, visto che Dio ha perdonato
a noi per primi delle colpe davvero grandi?
E noi siamo indecisi se perdonare qualcuno che ci ha fatto
del male e ci chiede perdono?
Spero proprio di si; non è facile, ci riusciamo se ci
aiutiamo con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei
secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata Fausto.


domenica 28 febbraio 2016

Il Vangelo del Lunedì 29 Febbraio 2016

1° Lettura dal secondo libro dei Re (5,1-15)
Dal Vangelo secondo Luca (4,24-30) anno C.
In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a
Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene
accetto nella sua patria.
Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele
al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e
sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a
nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova
a Sarèpta di Sidóne.
C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo;
ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono
di sdegno.
Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero
fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città,
per gettarlo giù.
Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
È difficile pensare ad un insulto più pesante di quello
che Gesù aveva detto ai suoi concittadini.
Essi, così orgogliosi della loro appartenenza al popolo
eletto, scelto da Dio tra tutti i popoli della terra, si sentono
dire che il Signore ha fatto miracoli per i pagani proprio
perché essi si sono aperti alla fede nel Dio vero.
Paradossalmente il Signore ha trovato in loro quella fede
che Egli si aspettava di trovare nel popolo di Israele, ma invano.
La reazione è violentissima; essi tentano di eliminare Gesù,
ma Egli compie un gesto drammatico che viene sottolineato
dall’evangelista Luca in tutta la sua gravità.
Egli se ne andò; c’è qualcosa di definitivo e di inappellabile
in questo gesto di Gesù, che ci dice come, di fronte al rifiuto,
Egli se ne va e non torna più; i nàzareni hanno perso
l’occasione della loro vita!
E noi, la nostra occasione siamo riusciti a coglierla,
dimostrando al Signore che la nostra fede è autentica?
Speriamo di si, comunque, non tralasciamo mai la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei
secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata Fausto.

sabato 27 febbraio 2016

Il Vangelo di Domenica 28 Febbraio 2016

Il Vangelo della 3° Domenica di Quaresima 
1° Lettura dal libro dell’Èsodo (3,1-8a.13-15)
2° Lettura dalla prima lettera di san Paolo apostolo
ai Corìnzi (10,1-6.10-12)
Dal Vangelo secondo Luca (13,1-9) anno C.
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il
fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere
insieme a quello dei loro sacrifici.
Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che
quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei,
per aver subito tale sorte?
No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti
allo stesso modo.
O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di
Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di
tutti gli abitanti di Gerusalemme?
No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti
allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato
un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi
frutti, ma non ne trovò.
Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo
a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo.
Tàglialo dunque!
Perché deve sfruttare il terreno?”.
Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno,
finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime.
Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
I nostri tempi non sono poi così differenti da quelli in
cui è vissuto Gesù; nemmeno la lettura che noi diamo
della storia è molto diversa da quella che davano i
contemporanei del Signore.
Proprio per questo il Maestro, di fronte allo sconcerto
di coloro che restavano stupefatti di fronte alla morte
di alcuni uomini che veniva considerata come una
punizione, ricorda semplicemente una grande verità;
piuttosto che guardare ai peccati degli altri-veri o presunti
che siano-è meglio ricordare che anche noi non siamo
né tanto migliori e nemmeno tanto peggiori degli altri.
Per questo, il tempo che abbiamo a disposizione va
usato molto bene; esso è tempo di conversione e di
cambiamento interiore.
Approfittiamone; non sappiamo quante Quaresime
ancora il Signore ci donerà per cambiare il nostro cuore.
Ecco perché dobbiamo sempre pregare, per aiutarci a capire.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei
secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata Fausto.

venerdì 26 febbraio 2016

Il Vangelo del Sabato 27 Febbraio 2016

1° Lettura dal libro del profeta Michèa (7,14-15.18-20)
Dal Vangelo secondo Luca (15,1-3.11-32) anno C.
In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e
i peccatori per ascoltarlo.
I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie
i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli.
Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la
parte di patrimonio che mi spetta”.
Ed egli divise tra loro le sue sostanze.
Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le
sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo
patrimonio vivendo in modo dissoluto.
Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una
grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.
Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di
quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci.
Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano
i porci; ma nessuno gli dava nulla.
Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre
hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!
Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato
verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere
chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”.
Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe
compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti
a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”.
Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito
più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito
e i sandali ai piedi.
Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e
facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è
tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.
E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi.
Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le
danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa
fosse tutto questo.
Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto
ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”.
Egli si indignò, e non voleva entrare.
Suo padre allora uscì a supplicarlo.
Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni
e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi
hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici.
Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato
le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato
il vitello grasso”.
Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto
ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi,
perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita,
era perduto ed è stato ritrovato”».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
L’uomo è sempre uguale a se stesso, nonostante i tempi
cambino e le civiltà si alternino.
L’egoismo ed il tornaconto personale sono sempre al
primo posto nella testa e nel cuore degli uomini, che per
questo motivo sono in grado di calpestare quanto di più
sacro hanno nella loro vita.
Proprio questo è il motivo per cui la parabola del padre
misericordioso continua a stupirci ed a farci versare
lacrime di commozione; nonostante l’uomo non sia
cambiato affatto e sia sempre egoista e duro di cuore.
Dio continua ad aspettarci sulla soglia della sua casa,
pronto ad accoglierci ed a ridarci una nuova dignità.
Dunque, Egli non si spaventa affatto della spregevolezza
e della tenebra in cui siamo finiti; aspetta da noi
semplicemente un cenno, una parola, o anche
semplicemente la nostra disponibilità, e Lui farà il resto!
Ed allora, dobbiamo solo pregare per aiutarci
a renderci disponibili.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei
secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata Fausto.

giovedì 25 febbraio 2016

Il Vangelo del Venerdì 26 Febbraio 2016

1° Lettura dal libro della Gènesi (37,3-4.12-13.17-28)
Dal Vangelo secondo Matteo (21,33-43.45) anno C.
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli
anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era
un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna.
La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio
e costruì una torre.
La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò
i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto.
Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono,
un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono.
Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi,
ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno
rispetto per mio figlio!”.
Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede.
Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”.
Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa
farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente
e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli
consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata
la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà
dato a un popolo che ne produca i frutti».
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei
capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma
ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
I farisei non sono sprovveduti, e comprendono che,
dietro la parabola di Gesù, c’è una precisa lettura della
loro storia di infedeltà a Dio, attraverso la persecuzione
attuata nei confronti dei profeti, ed adesso nel rifiuto
del Figlio di Dio, Gesù Cristo.
Essi, con il loro comportamento ostentato e falso possono
ingannare gli altri, ma non Dio, e non sono altro che falsi
ed uccisori di profeti, ottusamente chiusi nell’osservanza di
una legge che ormai è ridotta a regole vuote e senza alcun senso.
Eppure, nemmeno di fronte alla verità che Gesù dice loro
in forma di parabola, essi sono disposti a fare riparazione
del danno arrecato alla verità e comprendere di essere fuori
strada, ma si danno da fare solo per eliminare il Cristo.
Anche se Gesù scopre le nostre incoerenze, non chiudiamoci
alla sua grazia; perché moriremmo miseramente lontani
dalla sua misericordia.
Perciò, è il momento di pregare e di aprirci alla grazia del Signore.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei
secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata Fausto.

mercoledì 24 febbraio 2016

Il Vangelo del Giovedì 25 Febbraio 2016

1° Lettura dal libro del profeta Geremìa (17,5-10)
Dal Vangelo secondo Luca (16,19-31) anno C.
In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco,
che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni
giorno si dava a lauti banchetti.
Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto
di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva
dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano
a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli
accanto ad Abramo.
Morì anche il ricco e fu sepolto.
Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide
di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui.
Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me
e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito
e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente
in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita,
tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora
in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo
ai tormenti.
Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso:
coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono,
né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare
Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli.
Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi
in questo luogo di tormento”.
Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”.
E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti
qualcuno andrà da loro, si convertiranno”.
Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non
saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
La durezza di cuore di questo ricco è davvero senza limiti;
pur autocondannandosi ad una perenne solitudine che lo
imprigiona, egli continua tutta la vita ad incentrare la sua
felicità sull’egoismo e sul soddisfacimento delle sue voglie.
Per questo, egli non capisce che anche i suoi fratelli, che
vivono nella sua stessa situazione, sono del tutto incapaci
di comprendere la Parola che potrebbe salvarli aprendo
loro gli occhi.
Essi, in fondo, non vogliono ascoltare la Parola ammonitrice
di Dio, e per questo anche se essi vedessero i morti camminare
per proclamare loro la verità, non crederebbero.
L’ostinazione nel peccato ci rende assolutamente incapaci
di cogliere i segni che Dio semina nella nostra vita.
Per cui, persino i miracoli più grandi servono solo ad
aumentare la nostra responsabilità davanti a Gesù.
Aiutiamoci attraverso la preghiera, perché il Signore ci
aiuti a credere in Lui senza bisogno di vedere grossi miracoli.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei
secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata Fausto.


martedì 23 febbraio 2016

Il Vangelo del Mercoledì 24 Febbraio 2016

1° Lettura dal libro del profeta Geremìa (18,18-20)
Dal Vangelo secondo Matteo (20,17-28) anno C.
In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese
in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse
loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo
sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo
condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani
perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo
giorno risorgerà».
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i
suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa.
Egli le disse: «Che cosa vuoi?».
Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla
tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno».
Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete.
Potete bere il calice che io sto per bere?».
Gli dicono: «Lo possiamo».
Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere
alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo:
è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli.
Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti
delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono.
Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra
voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi,
sarà vostro schiavo.
Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire,
ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Questo brano evangelico ha in sé qualcosa di davvero
triste e deludente; il Maestro ha appena parlato del destino
che lo attende andando a Gerusalemme, ed ecco che due
degli apostoli a Lui più vicini, Giacomo e Giovanni, gli
chiedono fama ed onore.
Che sofferenza devono aver causato queste parole nel
cuore di Cristo!
Egli cerca persone che siano disposte a dividere con Lui
l’amaro calice della passione, e non chi cerca fama ed onori.
Eppure, questo brano è istruttivo; sebbene Gesù abbia
tanti discepoli ed apostoli, le motivazioni che li spingono
a seguirlo possono essere davvero diverse, e non tutte
così nobili quanto sembrino.
Si può stare con il Maestro non per servirlo, ma per
servirsi di Lui in modo da approfittare per il proprio
tornaconto personale.
E noi, a quale categoria apparteniamo?
Spero in quella che sta vicino al Maestro solo per servirlo,
senza tornaconto personale, ma solo per amore verso
di Lui, aiutandoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era in principio ora e sempre nei
secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata Fausto.