sabato 16 novembre 2024

Il Vangelo di Domenica 17 Novembre 2024

 

Della 33° Domenica del Tempo Ordinario.

Sant’Elisabetta d’Ungheria, religiosa.

Prima Lettura

In quel tempo sarà salvato il tuo popolo.

Dal libro del profeta Daniele (12,1-3)

In quel tempo, sorgerà Michele, il gran

principe, che vigila sui figli del tuo popolo.

Sarà un tempo di angoscia, come non

c'era stata mai dal sorgere delle nazioni

fino a quel tempo; in quel tempo sarà

salvato il tuo popolo, chiunque si troverà

scritto nel libro.

Molti di quelli che dormono nella regione

della polvere si risveglieranno: gli uni alla

vita eterna e gli altri alla vergogna e per

l'infamia eterna.

I saggi risplenderanno come lo splendore

del firmamento; coloro che avranno

indotto molti alla giustizia risplenderanno

come le stelle per sempre.

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 15 (16)

Ripetiamo. Proteggimi,

o Dio: in te mi rifugio.

 

Il Signore è mia parte di eredità e mio

calice: nelle tue mani è la mia vita.

Io pongo sempre davanti a me il Signore,

sta alla mia destra, non potrò vacillare. R.

 

Per questo gioisce il mio cuore

ed esulta la mia anima;

anche il mio corpo riposa al sicuro,

perché non abbandonerai la mia vita

negli inferi, né lascerai che il tuo

fedele veda la fossa. R.

 

Mi indicherai il sentiero della vita,

gioia piena alla tua presenza,

dolcezza senza fine alla tua destra. R.

 

Seconda Lettura

Cristo con un'unica offerta ha reso perfetti

per sempre quelli che vengono santificati.

Dalla lettera agli Ebrei (10,11-14.18)

Ogni sacerdote si presenta giorno per

giorno a celebrare il culto e a offrire

molte volte gli stessi sacrifici, che non

possono mai eliminare i peccati.

Cristo, invece, avendo offerto un solo

sacrificio per i peccati, si è assiso per

sempre alla destra di Dio, aspettando

ormai che i suoi nemici vengano posti

a sgabello dei suoi piedi. Infatti, con

un'unica offerta egli ha reso perfetti per

sempre quelli che vengono santificati.

Ora, dove c'è il perdono di queste cose,

non c'è più offerta per il peccato.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Vegliate in ogni momento pregando,

perché abbiate la forza di comparire

davanti al Figlio dell’uomo. (Lc 21,36)

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo

Il Figlio dell'uomo radunerà i suoi

eletti dai quattro venti.

Dal Vangelo secondo

Marco (13,24-32) anno B.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi

discepoli: «In quei giorni, dopo

quella tribolazione,

il sole si oscurerà, la luna non darà più

la sua luce, le stelle cadranno dal cielo

e le potenze che sono nei cieli

saranno sconvolte.

Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire

sulle nubi con grande potenza e gloria.

Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi

eletti dai quattro venti, dall'estremità della

terra fino all'estremità del cielo.

Dalla pianta di fico imparate la parabola:

quando ormai il suo ramo diventa tenero

e spuntano le foglie, sapete che

l'estate è vicina.

Così anche voi: quando vedrete accadere

queste cose, sappiate che egli è vicino,

è alle porte.

In verità io vi dico: non passerà questa

generazione prima che tutto questo avvenga.

Il cielo e la terra passeranno, ma le mie

parole non passeranno.

Quanto però a quel giorno o a quell'ora,

nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo

né il Figlio, eccetto il Padre».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Siamo alla fine dell’anno liturgico,

stiamo per salutare l’amico Marco

e Pietro, suo maestro.

Domenica prossima affronteremo la

sconcertante festa della regalità di Cristo,

poi l’Avvento a prepararci a sopravvivere

alla tragedia del Natale (non che sia una

tragedia, è che così l’abbiamo ridotto!).

Oggi la Parola ci orienta in una direzione

ostica e impegnativa, ci invita a guardare

avanti e altrove e con un altro sguardo.

È uno dei temi più trascurati della fede

cristiana, essendo la Chiesa tutta intenta,

in questi fragili tempi, ad andare

all’essenziale; è il tema del futuro,

della fine del mondo, in teologichese,

i novissimi.

Cosa succederà domani?

Come andrà a finire la Storia?

Che ne sarà di noi?

Predicazioni medioevali e film di

serie ‘B’ ci rappresentano la fine del

mondo come un delirio di fiamme e di

distruzione, come il sommo giudizio

finale fatto di caligine e di paura.

La ‘colpa’ di questa interpretazione

approssimativa è del linguaggio

apocalittico usato da alcuni libri della

Scrittura, come il brano di Daniele che

abbiamo letto oggi, fatto di forti

immagini da non prendere alla lettera.

Ciò che i cristiani hanno capito è

semplice; Cristo, risorto e asceso al Padre,

tornerà nella pienezza dei tempi, tornerà

per completare il suo Regno, le anime

dei nostri defunti riprenderanno i propri

corpi trasfigurati e risorti e sarà la pienezza.

Nel frattempo-e questa è una nota

dolente-quel buontempone di Dio ha

affidato ad una, fragile Chiesa, il compito

di far crescere il Regno.

San Paolo si chiedeva; perché Cristo

tardasse tanto, avendo le comunità una

fortissima tensione per il ritorno del Signore.

La sua risposta è struggente; se Cristo è

il capo, la testa, e noi siamo membra di

un corpo, egli tornerà solo quando tutto

il corpo sarà sviluppato e pronto.

Questo è il tempo della Chiesa.

Non il tempo di restare seduti ed aspettare

(come sta succedendo), ma di annunciare

il Vangelo, finché il Signore torni.

Una corrente del pensiero ebraico

contemporaneo invita tutti, anche i non

ebrei, a comportarsi secondo rettitudine,

per accelerare la venuta del Messia,

per noi il ritorno.

Non è una ragione sufficiente per

cambiare il mondo a partire da noi stessi?

Gesù ci ammonisce; la costruzione del

Regno non è necessariamente semplice,

non è un passaggio di gloria in gloria,

essere travolti dal Vangelo ed iniziare il

cammino di discepolato significa porsi

in un atteggiamento di cambiamento

perpetuo, di fatica nell’affrontare le

contraddizioni del sé e del mondo.

Il Regno subisce violenza, non si manifesta

con adunate oceaniche e opere mirabolanti.

Nel segno della contraddizione, della

fatica si esplica il Regno, fra il già e il

non ancora, allontanandoci dalla logica

manageriale del successo misurabile

che-ahimè-a volte si insinua anche nella

logica ecclesiale.

Gli angeli radunano i discepoli dai quattro

angoli della terra, coloro che affrontano

con serenità la costruzione del Regno

vengono radunati e sostenuti.

Solo la Parola e la certezza di avere

sperimentato Dio o di averne intuita la

presenza ci fanno andare avanti tra le

persecuzioni del mondo e le

consolazioni di Dio.

È per me segno di immensa consolazione,

nel mio pellegrinaggio terreno di speranza,

in punta di piedi, accorgermi di quanto

bene il Signore stia facendo nei nostri

cuori e di come la Parola sia ormai la

luce per molte coppie, per molti cercatori

di Dio e consolazione per gli sconfitti.

È un modo altro di essere Chiesa, dispersi

nelle nostre città, spesso senza scogli

cui aggrapparci.

La Parola del Signore che non passa, ci

dice che il Signore è alla porta e chiede

di entrare.

L’uomo sembra concentrato a distruggere

il proprio futuro, ignorando i richiami

della natura, (come purtroppo stiamo

vedendo sempre più spesso in questi

tempi, anche da parte di uomini di Chiesa),

facendo prevalere la logica del profitto

ad ogni costo, accentuando le distinzioni,

facendole diventare divisioni e odio

razziale o religioso.

La fine del mondo la costruiamo giorno

per giorno e, spesso, la viviamo come

evento ineluttabile, e con un fatalismo

crescente non facciamo altro che rifugiarci

in un privato miope e dal respiro corto.

Siamo chiamati, invece, a rimboccarci

le maniche, a rendere presente questo

Regno che è già e non ancora, diventare

profeti di conversione, non profeti

di sventura.

Il mondo non precipita nel nulla, ma

nelle braccia di Dio, e la Parola,

che dimora, che resta, è l’appiglio

che la Chiesa ha per leggere la storia

e per vedere il Regno che avanza.

Non è facile vederlo, ovvio.

Sento molte persone, anche molti preti,

molte realtà di Chiesa, che sembrano

addormentate nella tradizione, nella fatica

e nella lentezza e mi chiedo perchè.

Poi sento le parole del Papa di ritorno

dalla visita apostolica in medio oriente,

incensare il capitalismo cinese e dire che

tutte le religioni sono uguali e, mi cadono

le braccia, sinceramente nella nostra guida

apostolica, ultimamente abbiamo dei

problemi a partire dalla CEI, ma ora ci si

mette anche il Santo Padre, sinceramente

ho tante perplessità nel loro operato,

e sicuramente, dopo queste esternazioni,

qualche prete avrà delle obiezioni, pazienza.   

Ma vedo, fortunatamente, anche l’opera

straordinaria che il Signore compie

in voi, in me, e in tutti noi.

Arresi alla Parola, malgrado la fatica,

il dolore, la logica del mondo che ancora

alberga nei nostri cuori nei nostri giudizi,

vedo lo Spirito che avanza e dice alla

sua sposa, la Chiesa; (non agli uomini

di chiesa), alla Chiesa ed ai suoi

discepoli sani, vieni.

Lo vedete anche voi, amici?

Buona Domenica, Fausto.

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