Della 9° settimana del Tempo Ordinario.
San Francesco
Caracciolo.
Prima lettura.
Aspettiamo nuovi
cieli e una terra nuova.
Dalla seconda lettera
di san Pietro
apostolo
(3,11b-15a.17-18)
Carissimi, quale deve
essere la vostra
vita nella santità
della condotta e nelle
preghiere, mentre
aspettate e affrettate
la venuta del giorno
di Dio, nel quale
i cieli in fiamme si
dissolveranno e gli
elementi incendiati
fonderanno!
Noi infatti, secondo
la sua promessa,
aspettiamo nuovi cieli
e una terra nuova,
nei quali abita la
giustizia.
Perciò, carissimi,
nell’attesa di questi
eventi, fate di tutto
perché Dio vi trovi
in pace, senza colpa e
senza macchia.
La magnanimità del
Signore nostro
consideratela come
salvezza.
Voi dunque, carissimi,
siete stati avvertiti:
state bene attenti a
non venir meno nella
vostra fermezza,
travolti anche voi
dall’errore dei
malvagi.
Crescete invece nella
grazia e nella
conoscenza del Signore
nostro e salvatore
Gesù Cristo.
A lui la gloria, ora e
nel giorno
dell’eternità. Amen.
Parola di Dio.
Vangelo.
Quello che è di
Cesare rendetelo a
Cesare, e quello
che è di Dio, a Dio.
Dal Vangelo secondo
Marco (12,13-17) anno pari.
In quel tempo,
mandarono da Gesù alcuni
farisei ed erodiani,
per coglierlo in fallo
nel discorso.
Vennero e gli dissero:
«Maestro, sappiamo
che sei veritiero e
non hai soggezione di
alcuno, perché non
guardi in faccia a
nessuno, ma insegni la
via di Dio
secondo verità.
È lecito o no pagare
il tributo a Cesare?
Lo dobbiamo dare, o
no?».
Ma egli, conoscendo la
loro ipocrisia,
disse loro: «Perché
volete mettermi
alla prova?
Portatemi un denaro:
voglio vederlo».
Ed essi glielo
portarono.
Allora disse loro:
«Questa immagine
e l’iscrizione, di chi
sono?».
Gli risposero: «Di
Cesare».
Gesù disse loro:
«Quello che è di Cesare
rendetelo a Cesare, e
quello che è
di Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di
lui.
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Ora si tratta di cogliere in
fallo Gesù.
Si è deciso di farlo fuori;
nessun dubbio,
nessun interrogativo, solo la
necessità
di trovare il modo di eliminare
questo
insopportabile scocciatore.
Giustificati dal bene del popolo
e dalla
investitura divina, gli uomini
religiosi
sanno bene qual’è il bene per
loro e per
chi hanno davanti; il Nazareno va
ucciso.
Per farlo, però, occorre prima
che Egli
perda la faccia davanti al
popolo, occorre
sminuirlo come ancora oggi si fa
con
un avversario politico.
Il nervo scoperto è la presenza
di Roma
e delle sue imposte; se Gesù
testimoniasse
di assecondare l’occupazione
romana
pagando le odiatissime tasse,
certamente
perderebbe la stima dei patrioti.
Ma se si rifiutasse di farlo si
metterebbe
nella schiera dei tanti che,
nella storia,
hanno brandito le armi del
populismo
e dello scontento.
Bella trappola, complimenti.
E Gesù lo sa e ne esce
splendidamente;
chiede ai puri una moneta.
Moneta che non dovrebbero avere
(ha
l’effige dell’imperatore) e che
invece hanno.
A parole sono coerenti, nei fatti
fanno
compromessi come tutti.
E Gesù aggiunge la frase
diventata
proverbiale; non mischiamo le
cose di
Dio con quelle di Cesare.
Certo, amici, non mischiamo le
cose
di Dio con le cose frivole, ma
riempiamole di preghiera.
Padre nostro che sei
nei cieli, sia santificato
il tuo nome, venga il
tuo regno, sia fatta
la tua volontà come in
cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
rimetti a noi i nostri
debiti come anche
noi li rimettiamo ai
nostri debitori,
e non abbandonarci
alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen.
Ave, o Maria, piena di
grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e
benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per
noi peccatori, adesso
e nell'ora della
nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e
allo Spirito Santo.
Come era nel
principio, ora, e
sempre, nei secoli dei
secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.
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