sabato 17 febbraio 2024

Il Vangelo di Domenica 18 Febbraio 2024

 

Della 1° Domenica di Quaresima.

Santa Geltrude Comensoli, fondatrice.

Prima lettura.

L'alleanza fra Dio e Noè liberato dalle

acque del diluvio.

Dal libro della Gènesi (9,8-15)

Dio disse a Noè e ai suoi figli con lui:

«Quanto a me, ecco io stabilisco la mia

alleanza con voi e con i vostri discendenti

dopo di voi, con ogni essere vivente che

è con voi, uccelli, bestiame e animali

selvatici, con tutti gli animali che sono

usciti dall'arca, con tutti gli animali della terra.

Io stabilisco la mia alleanza con voi: non

sarà più distrutta alcuna carne dalle acque

del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra».

Dio disse: «Questo è il segno dell'alleanza,

che io pongo tra me e voi e ogni essere

vivente che è con voi, per tutte le

generazioni future.

Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia

il segno dell'alleanza tra me e la terra.

Quando ammasserò le nubi sulla terra e

apparirà l'arco sulle nubi, ricorderò la

mia alleanza

che è tra me e voi e ogni essere che vive

in ogni carne, e non ci saranno più le acque

per il diluvio, per distruggere ogni carne».

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 24 (25)

Ripetiamo. Tutti i sentieri del Signore

sono amore e fedeltà.

 

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,

insegnami i tuoi sentieri.

Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,

perché sei tu il Dio della mia salvezza. R.

 

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia

e del tuo amore, che è da sempre.

Ricòrdati di me nella tua misericordia,

per la tua bontà, Signore. R.

 

Buono e retto è il Signore,

indica ai peccatori la via giusta;

guida i poveri secondo giustizia,

insegna ai poveri la sua via. R.

 

Seconda Lettura

Quest'acqua, come immagine del

battesimo, ora salva anche voi.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo (3,18-22)

Carissimi, Cristo è morto una volta per

sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti,

per ricondurvi a Dio; messo a morte nel

corpo, ma reso vivo nello spirito.

E nello spirito andò a portare l'annuncio

anche alle anime prigioniere, che un

tempo avevano rifiutato di credere,

quando Dio, nella sua magnanimità,

pazientava nei giorni di Noè, mentre

si fabbricava l'arca, nella quale poche

persone, otto in tutto, furono salvate

per mezzo dell'acqua.

Quest'acqua, come immagine del

battesimo, ora salva anche voi; non

porta via la sporcizia del corpo, ma è

invocazione di salvezza rivolta a Dio

da parte di una buona coscienza, in virtù

della risurrezione di Gesù Cristo.

Egli è alla destra di Dio, dopo essere

salito al cielo e aver ottenuto la sovranità

sugli angeli, i Principati e le Potenze.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

 

Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni

parola che esce dalla bocca di Dio. (Mt 4,4b)

 

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

 

Vangelo

Gesù, tentato da satana, è servito dagli angeli.

Dal Vangelo secondo Marco (1,12-15) anno B.

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù

nel deserto e nel deserto rimase quaranta

giorni, tentato da Satana.

Stava con le bestie selvatiche e gli

angeli lo servivano.

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù

andò nella Galilea, proclamando il

vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo

è compiuto e il regno di Dio è vicino;

convertitevi e credete nel Vangelo».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Deserto, finalmente!

Con questa Domenica inizia ufficialmente

l’olimpiade dello Spirito, per prepararci

alla Pasqua; quaranta giorni per seguire

il Maestro nel deserto (lo amiamo,

lo seguiamo quotidianamente, ovunque

egli ci porterà), per imparare ad essere

discepoli, per tornare ad essere uomini.

Deserto, finalmente, scusa annuale per

ritagliarci qualche minuto di preghiera,

per trovare uno spazio di silenzio nel

caos del cuore e dello spirito, per

permettere alla nostra anima di

raggiungere il nostro corpo, sempre

di fretta, sempre avanti (avanti, ma

verso dove?).

Deposte le maschere (quelle di carnevale

sono simpatiche e bricconesche, quelle

che indossiamo nella vita lugubri e false),

ritroviamo il nostro vero ‘io’, per

incontrare il vero Dio.

Almeno una volta durante l’anno

possiamo farlo, no?

L’aveva detto papa Benedetto (con

linguaggio teologico più appropriato

del mio); basta con l’idea della

Quaresima come di un tempo

penitenziale doloroso ma inevitabile,

come il tempo in cui imporci delle

rinunce (non sempre utili), come il

tempo in cui metterci in volto la

maschera del penitente.

La Quaresima è, al contrario, il tempo

della verità, della verifica della propria

vita, della preparazione al grande evento.

Un tempo di ascesi, appunto, parola che, in

greco, significa semplicemente ‘allenamento’.

A morte la mortificazione, allora, viva

la vivificazione.

Non rendiamo più triste il nostro già triste

cristianesimo, rendiamolo più agile, più

vero, più temprato, più cattolico.

Questo, certo, vorrà dire abbandonare

l’uomo vecchio, ma per qualcosa di ben

più prezioso di una medaglia d’oro.

Nessun atleta fatica invano, la meta è

sempre lì, il podio, che significa

l’universale apprezzamento di una

disciplina, di un dono, di una fatica.

Gli atleti che hanno i contratti con gli

sponsor costretti a fare, ogni giorno,

per dieci mesi all’anno, escluse le gare,

tanto allenamento.

Tutti i santi giorni, pioggia o vento,

inizia l’allenamento e a sudare.

Vogliamo, per favore, fare un pò

di ‘ascesi’ anche noi?

Gesù inizia la sua vita pubblica nel deserto.

C’è molta Bibbia, dietro questa scelta;

i quarant’anni nel deserto di Israele,

il deserto luogo di incontro dei Profeti,

da Isaia a Osea, il Battista.

Ma c’è anche la voglia di capire cosa fare,

come ci raccontano Matteo e Luca,

insoddisfatti della eccessiva stringatezza

del giovane Marco.

Gesù, nel deserto, sceglie di pianificare la

sua predicazione, sceglie quale Messia essere.

Nel deserto capisce che vuole essere un

Messia diverso da quello che la gente

si aspettava.

Non griderà, né alzerà il tono, non farà

udire in piazza la sua voce.

Non cede alla tentazione dell’autorealizzazione

‘Pensa a te stesso’, né all’inciucio col

potere civile e religioso, né alla tentazione

del facile miracolo.

Gesù parlerà di Dio con il sorriso, convincerà

il cuore delle persone con la predicazione.

Questa è la sua scelta.

Scelta perdente, all’apparenza; fra quaranta

giorni, nell’orto degli ulivi, tornerà

l’avversario, per sottolineare la sua infinita

ingenuità e il suo clamoroso fallimento.

Anche noi seguiamo il Rabbì nel deserto,

per scegliere ancora che persone essere.

Non ‘cosa’ essere, ma ‘come’ esserlo.

Il cosa non dipende sempre da noi;

opportunità, carattere, salute, tutto ci

può facilitare o bloccare, tutto ci può

essere di supporto o di ostacolo.

Forse siamo soddisfatti della vita che

abbiamo, amici; del nostro lavoro, della

nostra vita affettiva, della nostra salute.

O forse no.

Non è importante cosa siamo diventati,

ma come vogliamo vivere.

Se anche fossi lo scopritore della cura

contro il cancro e fossi un’orribile e

arrogante persona, agli occhi di Dio,

sarei nulla.

Quaranta giorni nel deserto ci sono dati

per scegliere, malgrado tutto, se continuare

ad amare.

Tre i suggerimenti dal passato delle comunità.

Il primo è percepire la fame; fame di Parola,

di senso, di autenticità.

Un cuore sazio non si percepisce con

autenticità, ecco allora la proposta

del digiuno.

Digiuno simbolico, dalla TV, dalla fretta,

ma anche digiuno autentico dall’eccesso

di cibo che, ricordiamocelo, appesantisce

il nostro ciclo energetico.

Un digiuno per qualcosa, però.

Spegnere il televisore per giocare con mio

figlio, rinunciare al filetto per aiutare un

povero, digiunare dal pettegolezzo per

guardare agli altri con lo sguardo di Dio.

La seconda strada proposta è quella

della preghiera.

Una preghiera fatta soprattutto di ascolto,

più che di richiesta.

È questo il tempo di leggere la Parola,

tutti i giorni, dieci minuti, con calma.

Invocare lo Spirito prima, mettersi una

posizione che aiuti la concentrazione,

staccare il telefono e leggere la Parola,

magari quella della Domenica.

Leggerla con calma, assaporandola,

lasciandola scendere nel cuore,

senza fretta.

Riscoprire, magari, se la famiglia è

cristiana, la benedizione del cibo tutti

insieme, prima di mettersi a tavola.

Un gesto semplice che ci richiama alla

dimensione della gratuità e della bontà

di Dio e di ciò che riceviamo da lui.

Infine la terza dimensione, quella dell’elemosina.

Elemosina che non significa dare del

superfluo, ma spalancare il cuore ai

bisogni degli altri, una fede che

diventa concretezza.

Perché non dedicare un pò di tempo ad

andare a trovare la vecchia zia che

non vediamo mai?

Perché non rinunciare a qualcosa per

aiutare i nostri fratelli che (sul serio)

muoiono di fame?

Allargare il proprio cuore agli altri diventa

un gesto che dentro di noi produce un

cambiamento, diventando davvero

figli della pace.

Buona Quaresima a tutti voi, amici, Fausto.

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