martedì 25 luglio 2023

Il Vangelo del Mercoledì 26 Luglio 2023

 

Della 16° settimana del Tempo Ordinario.

Santi Gioacchino e Anna, genitori

della Beata Vergine Maria.

Prima Lettura

Io sto per far piovere pane dal cielo per voi.

Dal libro dell'Esodo (16,1-5.9-15)

Gli Israeliti levarono le tende da Elìm

e tutta la comunità degli Israeliti arrivò

al deserto di Sin, che si trova tra Elìm

e il Sinai, il quindici del secondo mese

dopo la loro uscita dalla terra d'Egitto.

Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti

mormorò contro Mosè e contro Aronne.

Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti

per mano del Signore nella terra d'Egitto,

quando eravamo seduti presso la pentola

della carne, mangiando pane a sazietà!

Invece ci avete fatto uscire in questo

deserto per far morire di fame tutta

questa moltitudine».

Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco,

io sto per far piovere pane dal cielo per

voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni

giorno la razione di un giorno, perché io

lo metta alla prova, per vedere se

cammina o no secondo la mia legge.

Ma il sesto giorno, quando prepareranno

quello che dovranno portare a casa, sarà

il doppio di ciò che avranno raccolto

ogni altro giorno».

Mosè disse ad Aronne: «Da' questo

comando a tutta la comunità degli

Israeliti: "Avvicinatevi alla presenza

del Signore, perché egli ha inteso le

vostre mormorazioni!"».

Ora, mentre Aronne parlava a tutta la

comunità degli Israeliti, essi si voltarono

verso il deserto: ed ecco, la gloria del

Signore si manifestò attraverso la nube.

Il Signore disse a Mosè: «Ho inteso la

mormorazione degli Israeliti.

Parla loro così: "Al tramonto mangerete

carne e alla mattina vi sazierete di pane;

saprete che io sono il Signore, vostro Dio"».

La sera le quaglie salirono e coprirono

l'accampamento; al mattino c'era uno

strato di rugiada intorno all'accampamento.

Quando lo strato di rugiada svanì, ecco,

sulla superficie del deserto c'era una cosa

fine e granulosa, minuta come è la

brina sulla terra.

Gli Israeliti la videro e si dissero l'un

l'altro: «Che cos'è?», perché non

sapevano che cosa fosse.

Mosè disse loro: «È il pane che il

Signore vi ha dato in cibo».

Parola di Dio.

Vangelo

Una parte del seme cadde sul

terreno buono e diede frutto.

Dal Vangelo secondo Matteo (13,1-9) anno dispari.

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette

in riva al mare.

Si radunò attorno a lui tanta folla che egli

salì su una barca e si mise a sedere, mentre

tutta la folla stava sulla spiaggia.

Egli parlò loro di molte cose con parabole.

E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare.

Mentre seminava, una parte cadde lungo la

strada; vennero gli uccelli e la mangiarono.

Un'altra parte cadde sul terreno sassoso,

dove non c'era molta terra; germogliò subito,

perché il terreno non era profondo, ma

quando spuntò il sole, fu bruciata e, non

avendo radici, seccò.

Un'altra parte cadde sui rovi, e i rovi

crebbero e la soffocarono.

Un'altra parte cadde sul terreno buono

e diede frutto: il cento, il sessanta,

il trenta per uno.

Chi ha orecchi, ascolti».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

“Ecco, il seminatore uscì a seminare”.

Una frase che introduce una delle

parabole più citate del Vangelo.

Bellissima questa parabola e, non si può

commentare con quattro parole soltanto.

Il Signore vuole riflettere insieme ai suoi

numerosi ascoltatori sul modo, sullo stile

di accogliere la Parola.

Quante volte, in questa mia pagina, vi

parlo della Parola, di questa spada che

ci perfora dentro, che ci schiude nuovi

orizzonti perché Parola diversa, ispirata,

ricolma di Dio.

Eppure è un grande mistero della nostra

povertà; Dio ci parla e l’uomo stenta ad

ascoltare. Un esempio?

Che Parola abbiamo udito Domenica scorsa?

Difficile da ricordare, vero?

Eppure quella era la Parola che avrebbe

dovuto illuminare la nostra settimana!

Il seminatore, che è Gesù, esce a seminare.

Ci immaginiamo il gesto ampio e solenne

del seminatore, che non ha paura di gettare

il seme con abbondanza, fin sull’asfalto,

nella speranza che buchi la crosta dura

del nostro cuore.

Così è Dio; esagera.

Non gli importa la stretta logica del

guadagno, compie gesti insensati,

getta con generosità la Parola sperando

che buchi la dura crosta del nostro cuore.

Gesù analizza poi i risultati della semina.

Il primo risultato è disastroso; il Signore

semina sulla strada e il seme non riesce

neppure a sopravvivere, perché arrivano

gli uccelli e la mangiano.

Il Signore stesso ne dà l’interpretazione;

gli uccelli sono il maligno che non vuole

correre il rischio che la Parola buchi

l’asfalto della nostra indifferenza e della

nostra abitudine.

Il suo metodo?

Semplice; il pregiudizio (“Sono tutte cose

inventate dai preti”), l’arroganza (“Sono

bastante a me stesso”), l’indifferenza

(“Ho altro a cui pensare”), e così ci

perdiamo la vita vera.

La seconda categoria di persone raggiunte

dalla Parola sono gli entusiasti un pò incostanti.

Quanti ne ho incontrati!

Sono quelli che, raggiunti dalla Parola, ne

restano affascinati, soprattutto emotivamente.

Magari è un’esperienza forte che li ha

Avvicinati; un pellegrinaggio, un ritiro,

un gruppo, ma, appena fuori dal contesto,

cominciano piano piano a lasciarsi

riassorbire dalle preoccupazioni e,

inesorabilmente, cadono nella dimenticanza.

È vero che oggi vivere la fede in un

ambiente ostile è decisamente difficile,

come il seme che cade in mezzo alle

pietre, per questo è sempre più necessario

vivere la fede insieme, avere degli spazi,

dei momenti per ristorarsi, per

riappropriarsi della propria fede.

La terza categoria è quella che, pur

cresciuta, viene soffocata dalle spine.

Chi, dopo aver accolto la Parola, averla

maturata, averla accolta con gioia,

incontra difficoltà, sofferenze, aridità

e ne viene soffocato.

Difficoltà sia a livello umano; una

malattia, un lutto, che ci allontana

definitivamente da Dio.

O difficoltà di ordine spirituale;

un’aridità prolungata, una fatica interiore.

Infine il seme cade su terra buona e

produce frutto, in maniera diversa.

In maniera diversa, rispettando la

peculiarità di ciascuno, adattandosi

alla vita interiore di ogni uomo.

Ma, a questo punto, occorre chiedersi;

qual è il terreno buono?

Sono sempre rimasto un pò perplesso

nel rispondere a questa domanda.

Diamine; a me pare che se qualcuno

dicesse: “Sì, mi sento un terreno buono

che da frutto” sarebbe un pò troppo

presuntuoso!

Io credo che terreno buono sia chi si sia

riconosciuto almeno un pò nei

precedenti tre terreni.

Sia chi, con semplicità, abbia sentito

questa Parola e abbia sentito nel suo cuore

la durezza, l’incostanza, la preoccupazione.

E abbia paura di perdere la Parola.

Sì; solo un atteggiamento interiore di

verità è terreno fecondo per la Parola.

Bene amici; lasciamo allora che,

continuamente, la Parola che il

seminatore getta a piene mani

attecchisca nella nostra vita.

Ma, mi chiedo; il seminatore riesce

a buttare il suo seme?

Abbiamo sempre in casa un Vangelo o

una Bibbia, magari in edizione di lusso.

Che giacciono impolverati.

Facciamola vivere questa Parola!

Diamole respiro!

Lasciamo che, finalmente, il seminatore ci

raggiunga con l’aiuto della preghiera!

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato

il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta

la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

rimetti a noi i nostri debiti come anche

noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia,

il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e

benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per

noi peccatori, adesso e nell'ora della

nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e

allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e

sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

Nessun commento:

Posta un commento