Della Domenica delle Palme.
San Francesco da
Paola, eremita.
Prima
Lettura
Non
ho sottratto la faccia agli insulti e agli
sputi,
sapendo di non restare confuso.
(Terzo
canto del Servo del Signore)
Dal
libro del profeta Isaìa (50,4-7)
Il
Signore Dio mi ha dato una lingua da
discepolo,
perché io sappia indirizzare
una
parola allo sfiduciato.
Ogni
mattina fa attento il mio orecchio
perché
io ascolti come i discepoli.
Il
Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e
io non
ho opposto resistenza, non mi
sono
tirato indietro.
Ho
presentato il mio dorso ai flagellatori,
le
mie guance a coloro che mi strappavano
la
barba; non ho sottratto la faccia agli
insulti
e agli sputi.
Il
Signore Dio mi assiste, per questo non
resto
svergognato, per questo rendo la mia
faccia
dura come pietra, sapendo di non
restare
confuso.
Parola
di Dio.
Salmo
Responsoriale dal Sal 21 (22)
Ripetiamo.
Dio mio, Dio mio,
perché
mi hai abbandonato?
Si
fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono
le labbra, scuotono il capo:
«Si
rivolga al Signore; lui lo liberi,
lo
porti in salvo, se davvero lo ama!». R.
Un
branco di cani mi circonda,
mi
accerchia una banda di malfattori;
hanno
scavato le mie mani e i miei piedi.
Posso
contare tutte le mie ossa. R.
Si
dividono le mie vesti,
sulla
mia tunica gettano la sorte.
Ma
tu, Signore, non stare lontano,
mia
forza, vieni presto in mio aiuto. R.
Annuncerò
il tuo nome ai miei fratelli,
ti
loderò in mezzo all'assemblea.
Lodate
il Signore, voi suoi fedeli, gli
dia
gloria tutta la discendenza di Giacobbe,
lo
tema tutta la discendenza d'Israele. R.
Seconda
Lettura
Cristo
umiliò se stesso, per questo Dio lo esaltò.
Dalla
lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (2,6-11)
Cristo
Gesù, pur essendo nella condizione
di
Dio, non ritenne un privilegio l’essere
come
Dio, ma svuotò se stesso assumendo
una
condizione di servo, diventando
simile
agli uomini.
Dall’aspetto
riconosciuto come uomo,
umiliò
se stesso facendosi obbediente
fino
alla morte e a una morte di croce.
Per
questo Dio lo esaltò e gli donò il
nome che
è al di sopra di ogni nome,
perché
nel nome di Gesù ogni ginocchio
si
pieghi nei cieli, sulla terra e sotto
terra,
e ogni lingua proclami: «Gesù
Cristo
è Signore!», a gloria di Dio Padre.
Parola
di Dio.
Acclamazione
al Vangelo
Lode
e onore a te, Signore Gesù!
Per
noi Cristo si è fatto obbediente
fino
alla morte e a una morte di croce.
Per
questo Dio lo esaltò e gli donò il nome
che è
al di sopra di ogni nome. (Fil 2,8-9)
Lode
e onore a te, Signore Gesù!
Vangelo
La
passione del Signore.
Passione
di nostro Signore Gesù Cristo
secondo
Matteo (26,14-27,66) anno A.
Quanto
volete darmi perché io ve lo consegni?
In
quel tempo, uno dei Dodici, chiamato
Giuda
Iscariota, andò dai capi dei sacerdoti
e
disse: «Quanto volete darmi perché io
ve lo
consegni?».
E
quelli gli fissarono trenta monete d'argento.
Da
quel momento cercava l'occasione
propizia
per consegnare Gesù.
Dove
vuoi che prepariamo per te, perché
tu
possa mangiare la Pasqua?
Il
primo giorno degli Ázzimi, i discepoli
si
avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove
vuoi
che prepariamo per te, perché tu possa
mangiare
la Pasqua?».
Ed
egli rispose: «Andate in città da un tale
e
ditegli: Il Maestro dice: Il mio tempo è
vicino;
farò la Pasqua da te con i
miei
discepoli».
I
discepoli fecero come aveva loro
ordinato
Gesù, e prepararono la Pasqua.
Uno
di voi mi tradirà.
Venuta
la sera, si mise a tavola con i Dodici.
Mentre
mangiavano, disse: «In verità
io vi
dico: uno di voi mi tradirà».
Ed
essi, profondamente rattristati,
cominciarono
ciascuno a domandargli:
«Sono
forse io, Signore?».
Ed
egli rispose: «Colui che ha messo con
me la
mano nel piatto, è quello che mi tradirà.
Il
Figlio dell'uomo se ne va, come sta scritto
di
lui; ma guai a quell'uomo dal quale il
Figlio
dell'uomo viene tradito!
Meglio
per quell'uomo se non fosse mai nato!».
Giuda,
il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?».
Gli
rispose: «Tu l'hai detto».
Questo
è il mio corpo; questo è il mio sangue.
Ora,
mentre mangiavano, Gesù prese il pane,
recitò
la benedizione, lo spezzò e, mentre lo
dava
ai discepoli, disse: «Prendete, mangiate:
questo
è il mio corpo».
Poi
prese il calice, rese grazie e lo diede
loro,
dicendo: «Bevetene tutti, perché
questo
è il mio sangue dell'alleanza, che è
versato
per molti per il perdono dei peccati.
Io vi
dico che d'ora in poi non berrò di
questo
frutto della vite fino al giorno in
cui
lo berrò nuovo con voi, nel regno
del
Padre mio».
Dopo
aver cantato l'inno, uscirono verso
il
monte degli Ulivi.
Percuoterò
il pastore e saranno disperse
le
pecore del gregge
Allora
Gesù disse loro: «Questa notte per
tutti
voi sarò motivo di scandalo.
Sta
scritto infatti: Percuoterò il pastore
e
saranno disperse le pecore del gregge.
Ma,
dopo che sarò risorto, vi precederò
in
Galilea».
Pietro
gli disse: «Se tutti si scandalizzeranno
di
te, io non mi scandalizzerò mai».
Gli
disse Gesù: «In verità io ti dico: questa
notte,
prima che il gallo canti, tu mi
rinnegherai
tre volte».
Pietro
gli rispose: «Anche se dovessi morire
con
te, io non ti rinnegherò».
Lo
stesso dissero tutti i discepoli.
Cominciò
a provare tristezza e angoscia
Allora
Gesù andò con loro in un podere,
chiamato
Getsèmani, e disse ai discepoli:
«Sedetevi
qui, mentre io vado là a pregare».
E,
presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo,
cominciò
a provare tristezza e angoscia.
E
disse loro: «La mia anima è triste fino
alla
morte; restate qui e vegliate con me».
Andò
un poco più avanti, cadde faccia
a
terra e pregava, dicendo: «Padre mio,
se è
possibile, passi via da me questo calice!
Però
non come voglio io, ma come vuoi tu!».
Poi
venne dai discepoli e li trovò addormentati.
E
disse a Pietro: «Così, non siete stati
capaci
di vegliare con me una sola ora?
Vegliate
e pregate, per non entrare in tentazione.
Lo
spirito è pronto, ma la carne è debole».
Si
allontanò una seconda volta e pregò
dicendo:
«Padre mio, se questo calice
non
può passare via senza che io lo beva,
si
compia la tua volontà».
Poi
venne e li trovò di nuovo addormentati,
perché
i loro occhi si erano fatti pesanti.
Li
lasciò, si allontanò di nuovo e pregò
per
la terza volta, ripetendo le stesse parole.
Poi
si avvicinò ai discepoli e disse loro:
«Dormite
pure e riposatevi!
Ecco,
l'ora è vicina e il Figlio dell'uomo
viene
consegnato in mano ai peccatori.
Alzatevi,
andiamo!
Ecco,
colui che mi tradisce è vicino».
Misero
le mani addosso a Gesù e lo arrestarono
Mentre
ancora egli parlava, ecco arrivare
Giuda,
uno dei Dodici, e con lui una grande
folla
con spade e bastoni, mandata dai capi
dei
sacerdoti e dagli anziani del popolo.
Il
traditore aveva dato loro un segno, dicendo:
«Quello
che bacerò, è lui; arrestatelo!».
Subito
si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!».
E lo
baciò.
E
Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!».
Allora
si fecero avanti, misero le mani addosso
a
Gesù e lo arrestarono.
Ed
ecco, uno di quelli che erano con Gesù
impugnò
la spada, la estrasse e colpì il servo
del
sommo sacerdote, staccandogli un orecchio.
Allora
Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada
al
suo posto, perché tutti quelli che prendono
la
spada, di spada moriranno.
O
credi che io non possa pregare il Padre mio,
che
metterebbe subito a mia disposizione più
di
dodici legioni di angeli?
Ma
allora come si compirebbero le Scritture,
secondo
le quali così deve avvenire?».
In
quello stesso momento Gesù disse alla
folla:
«Come se fossi un ladro siete venuti
a
prendermi con spade e bastoni.
Ogni
giorno sedevo nel tempio a insegnare,
e non
mi avete arrestato.
Ma
tutto questo è avvenuto perché si
compissero
le Scritture dei profeti».
Allora
tutti i discepoli lo abbandonarono
e
fuggirono.
Vedrete
il Figlio dell'uomo seduto alla
destra
della Potenza
Quelli
che avevano arrestato Gesù lo
condussero
dal sommo sacerdote Caifa,
presso
il quale si erano riuniti gli scribi
e gli
anziani.
Pietro
intanto lo aveva seguito, da lontano,
fino
al palazzo del sommo sacerdote; entrò
e
stava seduto fra i servi, per vedere come
sarebbe
andata a finire.
I
capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio
cercavano
una falsa testimonianza contro
Gesù,
per metterlo a morte; ma non la
trovarono,
sebbene si fossero presentati
molti
falsi testimoni.
Finalmente
se ne presentarono due, che
affermarono:
«Costui ha dichiarato: Posso
distruggere
il tempio di Dio e ricostruirlo
in
tre giorni».
Il
sommo sacerdote si alzò e gli disse:
«Non
rispondi nulla?
Che
cosa testimoniano costoro contro di te?».
Ma
Gesù taceva.
Allora
il sommo sacerdote gli disse: «Ti
scongiuro,
per il Dio vivente, di dirci se
sei
tu il Cristo, il Figlio di Dio». «Tu l'hai
detto-gli
rispose Gesù-; anzi io vi dico:
d'ora
innanzi vedrete il Figlio dell'uomo
seduto
alla destra della Potenza e venire
sulle
nubi del cielo».
Allora
il sommo sacerdote si stracciò le
vesti
dicendo: «Ha bestemmiato!
Che
bisogno abbiamo ancora di testimoni?
Ecco,
ora avete udito la bestemmia;
che
ve ne pare?».
E
quelli risposero: «È reo di morte!».
Allora
gli sputarono in faccia e lo
percossero;
altri lo schiaffeggiarono,
dicendo:
«Fa' il profeta per noi, Cristo!
Chi è
che ti ha colpito?».
Prima
che il gallo canti, tu mi rinnegherai
tre
volte Pietro intanto se ne stava seduto
fuori,
nel cortile.
Una
giovane serva gli si avvicinò e disse:
«Anche
tu eri con Gesù, il Galileo!».
Ma
egli negò davanti a tutti dicendo:
«Non
capisco che cosa dici».
Mentre
usciva verso l'atrio, lo vide un'altra
serva
e disse ai presenti: «Costui era con
Gesù,
il Nazareno».
Ma
egli negò di nuovo, giurando: «Non
conosco
quell'uomo!».
Dopo
un poco, i presenti si avvicinarono
e
dissero a Pietro: «È vero, anche tu sei
uno
di loro: infatti il tuo accento ti tradisce!».
Allora
egli cominciò a imprecare e a
giurare:
«Non conosco quell'uomo!».
E
subito un gallo cantò.
E
Pietro si ricordò della parola di Gesù,
che
aveva detto: «Prima che il gallo canti,
tu mi
rinnegherai tre volte».
E,
uscito fuori, pianse amaramente.
Consegnarono
Gesù al governatore Pilato
Venuto
il mattino, tutti i capi dei sacerdoti
e gli
anziani del popolo tennero consiglio
contro
Gesù per farlo morire.
Poi
lo misero in catene, lo condussero via
e lo
consegnarono al governatore Pilato.
Allora
Giuda-colui che lo tradì-, vedendo
che
Gesù era stato condannato, preso dal
rimorso,
riportò le trenta monete d'argento
ai
capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo:
«Ho
peccato, perché ho tradito sangue
innocente».
Ma
quelli dissero: «A noi che importa?
Pensaci
tu!».
Egli
allora, gettate le monete d'argento nel
tempio,
si allontanò e andò a impiccarsi.
I
capi dei sacerdoti, raccolte le monete,
dissero:
«Non è lecito metterle nel tesoro,
perché
sono prezzo di sangue».
Tenuto
consiglio, comprarono con esse
il
Campo del vasaio per la sepoltura
degli
stranieri.
Perciò
quel campo fu chiamato Campo
di
sangue fino al giorno d'oggi.
Allora
si compì quanto era stato detto per
mezzo
del profeta Geremia: «E presero
trenta
monete d'argento, il prezzo di colui
che a
tal prezzo fu valutato dai figli d'Israele,
e le
diedero per il campo del vasaio, come
mi
aveva ordinato il Signore».
Sei
tu il re dei Giudei?
Gesù
intanto comparve davanti al governatore,
e il
governatore lo interrogò dicendo: «Sei
tu il
re dei Giudei?».
Gesù
rispose: «Tu lo dici».
E
mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani
lo
accusavano, non rispose nulla.
Allora
Pilato gli disse: «Non senti quante
testimonianze
portano contro di te?».
Ma
non gli rispose neanche una parola,
tanto
che il governatore rimase assai stupito.
A
ogni festa, il governatore era solito
rimettere
in libertà per la folla un carcerato,
a
loro scelta.
In
quel momento avevano un carcerato
famoso,
di nome Barabba.
Perciò,
alla gente che si era radunata,
Pilato
disse: «Chi volete che io rimetta
in
libertà per voi: Barabba o Gesù,
chiamato
Cristo?».
Sapeva
bene infatti che glielo avevano
consegnato
per invidia.
Mentre
egli sedeva in tribunale, sua
moglie
gli mandò a dire: «Non avere a
che
fare con quel giusto, perché oggi,
in
sogno, sono stata molto turbata
per
causa sua».
Ma i
capi dei sacerdoti e gli anziani
persuasero
la folla a chiedere Barabba
e a
far morire Gesù.
Allora
il governatore domandò loro:
«Di
questi due, chi volete che io rimetta
in
libertà per voi?».
Quelli
risposero: «Barabba!».
Chiese
loro Pilato: «Ma allora, che farò
di
Gesù, chiamato Cristo?».
Tutti
risposero: «Sia crocifisso!».
Ed
egli disse: «Ma che male ha fatto?».
Essi
allora gridavano più forte: «Sia crocifisso!».
Pilato,
visto che non otteneva nulla, anzi
che
il tumulto aumentava, prese dell'acqua
e si
lavò le mani davanti alla folla, dicendo:
«Non
sono responsabile di questo sangue.
Pensateci
voi!».
E
tutto il popolo rispose: «Il suo sangue
ricada
su di noi e sui nostri figli».
Allora
rimise in libertà per loro Barabba
e,
dopo aver fatto flagellare Gesù, lo
consegnò
perché fosse crocifisso.
Salve,
re dei Giudei!
Allora
i soldati del governatore condussero
Gesù
nel pretorio e gli radunarono attorno
tutta
la truppa.
Lo
spogliarono, gli fecero indossare un
mantello
scarlatto, intrecciarono una
corona
di spine, gliela posero sul capo
e gli
misero una canna nella mano destra.
Poi,
inginocchiandosi davanti a lui, lo
deridevano:
«Salve, re dei Giudei!».
Sputandogli
addosso, gli tolsero di mano
la
canna e lo percuotevano sul capo.
Dopo
averlo deriso, lo spogliarono del
mantello
e gli rimisero le sue vesti, poi
lo
condussero via per crocifiggerlo.
Insieme
a lui vennero crocifissi due ladroni
Mentre
uscivano, incontrarono un uomo
di
Cirene, chiamato Simone, e lo
costrinsero
a portare la sua croce.
Giunti
al luogo detto Gòlgota, che significa
«Luogo
del cranio», gli diedero da bere
vino
mescolato con fiele.
Egli
lo assaggiò, ma non ne volle bere.
Dopo
averlo crocifisso, si divisero le sue
vesti,
tirandole a sorte.
Poi,
seduti, gli facevano la guardia.
Al di
sopra del suo capo posero il motivo
scritto
della sua condanna: «Costui è Gesù,
il re
dei Giudei».
Insieme
a lui vennero crocifissi due ladroni,
uno a
destra e uno a sinistra.
Se tu
sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!
Quelli
che passavano di lì lo insultavano,
scuotendo
il capo e dicendo: «Tu, che
distruggi
il tempio e in tre giorni lo
ricostruisci,
salva te stesso, se tu sei
Figlio
di Dio, e scendi dalla croce!».
Così
anche i capi dei sacerdoti, con gli
scribi
e gli anziani, facendosi beffe di lui
dicevano:
«Ha salvato altri e non può
salvare
se stesso!
È il
re d'Israele; scenda ora dalla croce
e
crederemo in lui.
Ha
confidato in Dio; lo liberi lui, ora,
se
gli vuol bene.
Ha
detto infatti: Sono Figlio di Dio!».
Anche
i ladroni crocifissi con lui lo
insultavano
allo stesso modo.
Elì,
Elì, lemà sabactàni?
A
mezzogiorno si fece buio su tutta la
terra,
fino alle tre del pomeriggio.
Verso
le tre, Gesù gridò a gran voce:
«Elì,
Elì, lemà sabactàni?», che significa:
«Dio
mio, Dio mio, perché mi
hai
abbandonato?».
Udendo
questo, alcuni dei presenti
dicevano:
«Costui chiama Elia».
E
subito uno di loro corse a prendere
una
spugna, la inzuppò di aceto, la fissò
su
una canna e gli dava da bere.
Gli
altri dicevano: «Lascia! Vediamo se
viene
Elia a salvarlo!».
Ma
Gesù di nuovo gridò a gran voce
ed
emise lo spirito.
(Qui
si genuflette e si fa una breve pausa)
Ed
ecco, il velo del tempio si squarciò in
due,
da cima a fondo, la terra tremò, le
rocce
si spezzarono, i sepolcri si aprirono
e
molti corpi di santi, che erano morti,
risuscitarono.
Uscendo
dai sepolcri, dopo la sua
risurrezione,
entrarono nella città
santa
e apparvero a molti.
Il
centurione, e quelli che con lui
facevano
la guardia a Gesù, alla vista
del
terremoto e di quello che succedeva,
furono
presi da grande timore e dicevano:
«Davvero
costui era Figlio di Dio!».
Vi
erano là anche molte donne, che
osservavano
da lontano; esse avevano
seguito
Gesù dalla Galilea per servirlo.
Tra
queste c'erano Maria di Màgdala,
Maria
madre di Giacomo e di Giuseppe,
e la
madre dei figli di Zebedèo.
Giuseppe
prese il corpo di Gesù e lo
depose
nel suo sepolcro nuovo
Venuta
la sera, giunse un uomo ricco,
di
Arimatèa, chiamato Giuseppe; anche
lui
era diventato discepolo di Gesù.
Questi
si presentò a Pilato e chiese il
corpo
di Gesù.
Pilato
allora ordinò che gli fosse consegnato.
Giuseppe
prese il corpo, lo avvolse in
un
lenzuolo pulito e lo depose nel suo
sepolcro
nuovo, che si era fatto scavare
nella
roccia; rotolata poi una grande
pietra
all'entrata del sepolcro, se ne andò.
Lì,
sedute di fronte alla tomba, c'erano
Maria
di Màgdala e l'altra Maria.
Avete
le guardie: andate e assicurate la
sorveglianza
come meglio credete.
Il
giorno seguente, quello dopo la
Parascève,
si riunirono presso Pilato
i
capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo:
«Signore,
ci siamo ricordati che
quell'impostore,
mentre era vivo,
disse:
Dopo tre giorni risorgerò.
Ordina
dunque che la tomba venga
vigilata
fino al terzo giorno, perché
non
arrivino i suoi discepoli, lo rubino e
poi
dicano al popolo: È risorto dai morti.
Così
quest'ultima impostura sarebbe
peggiore
della prima!».
Pilato
disse loro: «Avete le guardie:
andate
e assicurate la sorveglianza
come
meglio credete».
Essi
andarono e, per rendere sicura la
tomba,
sigillarono la pietra e vi
lasciarono
le guardie.
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Ci siamo. Inizia la grande Settimana.
Fine della Quaresima, fine dei
nostri sforzi,
fine dei bilanci, ora non importa
più nulla;
è come se ci si preparasse ad una
festa,
ad una prima teatrale; concitati
fino alla
fine, ci si scalda, si soffre,
oppure si resta
tiepidi spettatori.
Ma arriva un momento preciso, l’ora,
in cui inizia la rappresentazione;
quello
che è successo è successo, e ciò
che sta
per succedere che ormai importa.
È in questo grande dramma, in
questa storia
assolutamente vera e
sconvolgente, che si
gioca la nostra fede.
Ne siamo come immersi, spettatori
e
protagonisti, forse nascosti tra
la folla
al Gòlgota o inneggianti euforici
all’ingresso in città.
Ci siamo, comunque.
Questa settimana, così grande,
così
importante da essere chiamata “santa”,
è il gioiello dell’anno
liturgico, una perla
troppo spesso dimenticata da noi
cristiani, a
vantaggio di feste forse più
sentimentali ma
intrise di riletture
consumistiche (vedi il Natale).
Qui no.
Un morto in croce non si vende,
non
suscita sentimenti di bontà.
Anzi; se ne parla poco e male di
questo
Dio che sale su di una croce e
muore.
Rimane difficile da capire il
mistero di
una tomba vuota e del significato
profondo della parola “resurrezione”.
Tant’è; la Chiesa si ferma
stupita.
È curioso, normalmente l’anno
liturgico
sintetizza la Storia della
salvezza in poco
tempo, così in dodici mesi
ripercorriamo
la vita di Gesù.
Invece, durante la settimana
santa ci si
ferma, giorno per giorno, ora per
ora,
regoliamo i nostri orologi e il
nostro
tempo a quel momento cruciale per
la
storia dell’umanità.
Fermi, zitti, Dio si prepara a
morire,
Cristo celebra la sua presenza
nell’ultima
Pasqua, la nuova, viene
arrestato,
condannato, ucciso, sepolto, vive.
In questa preziosa settimana,
qualunque
cosa faremo, in ufficio, a
scuola, a casa,
potremo fermarci, socchiudere gli
occhi
e pensare a Cristo, ai suoi
sentimenti,
alla sua angoscia, alla sua
bruciante
passione, al suo desiderio.
Straordinario.
Prendetevi del tempo, giovedì
sera, venerdì
e sabato notte, celebreremo il
Triduo
Pasquale, partecipate, lasciatevi
trascinare da queste celebrazioni
dense di fede.
E questa settimana inizia oggi, Domenica
delle Palme, gravida di ricordi
da bambino,
di rami di ulivo addobbati con
caramelle
e mele (i più fortunati con le
uova di
cioccolato) da sventolare in alto
per
manifestare la gioia dell’incontro
con Dio.
Ironia dell’incoerenza umana, le
stesse
voci, le stesse braccia, non più
con le
palme aperte verso il cielo, ma a
pugni
serrati, trasformeranno la loro
gioia per il
Messia, figlio di David, in un’invocazione
terrificante: “Crocifiggilo!”.
Uomo sciocco, come sciocchi e
tardi nel
credere siamo noi, ancora
inconsapevoli
del tesoro che abbiamo nelle
mani, così
disposti anche noi a trasformare
la nostra
preghiera di benedizione in
invocazione
di morte!
Eppure da quella croce pende il
destino
dell’uomo, con quel sangue è
firmato il
patto dell’Amicizia eterna di
Dio, in quel
Pane è conservato il Cuore di
Colui che
desidera ardentemente di mangiare
la
Pasqua con noi.
Vi ritrovate in questo racconto?
Ci siamo? Dove?
Forse negli apostoli paurosi e
sconcertati,
o nel cinico potere di Pilato, o
nella trama
intrigante contro il fratello, o
nella
sofferenza cruenta del Cireneo
che porta
la Croce, o forse nel peccato
desideroso
di salvezza del ladro o, Dio non
voglia,
nell’indifferenza di quei pii
ebrei che,
entrando in città, affrettando il
passo per
l’imminente temporale, gettarono
uno
sguardo di disprezzo verso gli
ennesimi
condannati a morte, feccia della
società,
che venivano esemplarmente
puniti.
Lì, Dio moriva.
Su quella Croce si consuma la
follia di
un uomo che inchioda Dio perché
in Lui
vede un concorrente, non un
compagno.
Ma l’augurio, caloroso, che mi
faccio
e che vi faccio, è di
ritrovarci-un poco
almeno-in quel Centurione
straordinario,
di cui la storia ha taciuto il
nome, che
davanti al modo di morire di
quell’uomo,
al dono di sé fino alla fine,
rimane stupito,
turbato, scosso fino nell’intimo
e riconosce
in lui il Figlio di Dio.
Ecco la fede, la grande fede, che
può sgorgare
nel cuore di ciascuno di noi,
davanti
all’uomo crocifisso, davanti alla
sconfitta
più assurda, davanti alla
delusione di un
sogno massacrato, riconoscere la
potenza
del Dio immortale.
Allora potremo cantare,
con la liturgia del
Venerdì santo: “Dio
santo, Dio forte,
Dio immortale, abbi
pietà di noi!”.
Santa Domenica delle
Palme, amici, Fausto.
Padre nostro che sei
nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo
regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo
così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai
nostri debitori, e non
abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen.
Ave, o Maria, piena di
grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel
principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli.
Amen.
Buona giornata, Fausto.
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