giovedì 5 gennaio 2023

Il Vangelo del Venerdì 6 Gennaio 2023

 

Epifania del Signore.

Prima Lettura

La gloria del Signore brilla sopra di te.

Dal libro del profeta Isaìa (60,1-6)

Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,

la gloria del Signore brilla sopra di te.

Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra, nebbia fitta

avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore,

la sua gloria appare su di te.

Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo

splendore del tuo sorgere.

Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro

si sono radunati, vengono a te.

I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie

sono portate in braccio.

Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà

e si dilaterà il tuo cuore, perché l'abbondanza

del mare si riverserà su di te, verrà a te la

ricchezza delle genti.

Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari

di Màdian e di Efa, tutti verranno da Saba,

portando oro e incenso e proclamando

le glorie del Signore.

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 71 (72)

Ripetiamo. Ti adoreranno, Signore,

tutti i popoli della terra.

O Dio, affida al re il tuo diritto,

al figlio di re la tua giustizia;

egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia

e i tuoi poveri secondo il diritto. R.

 

Nei suoi giorni fiorisca il giusto

e abbondi la pace,

finché non si spenga la luna.

E dòmini da mare a mare,

dal fiume sino ai confini della terra. R.

 

I re di Tarsis e delle isole portino tributi,

i re di Saba e di Seba offrano doni.

Tutti i re si prostrino a lui,

lo servano tutte le genti. R.

 

Perché egli libererà il misero che invoca

e il povero che non trova aiuto.

Abbia pietà del debole e del misero

e salvi la vita dei miseri. R.

 

Seconda Lettura

Ora è stato rivelato che tutte le genti sono

chiamate, in Cristo Gesù, a condividere

la stessa eredità.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni (3,2-3a.5-6)

Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del

ministero della grazia di Dio, a me affidato a

vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto

conoscere il mistero.

Esso non è stato manifestato agli uomini delle

precedenti generazioni come ora è stato rivelato

ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello

Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo

Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare

lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa

promessa per mezzo del Vangelo.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Abbiamo visto la sua stella in oriente

e siamo venuti per adorare il Signore. (Cf. Mt 2,2)

 

Alleluia.

Vangelo

Siamo venuti dall'oriente per adorare il re.

Dal Vangelo secondo Matteo (2,1-12) anno A.

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del

re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente

a Gerusalemme e dicevano: «Dov'è colui che

è nato, il re dei Giudei?

Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo

venuti ad adorarlo».

All'udire questo, il re Erode restò turbato e con

lui tutta Gerusalemme.

Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del

popolo, si informava da loro sul luogo in cui

doveva nascere il Cristo.

Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché

così è scritto per mezzo del profeta: "E tu,

Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero

l'ultima delle città principali di Giuda: da te

infatti uscirà un capo che sarà il pastore del

mio popolo, Israele"».

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi,

si fece dire da loro con esattezza il tempo in

cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme

dicendo: «Andate e informatevi accuratamente

sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo

sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».

Udito il re, essi partirono.

Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare,

li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il

luogo dove si trovava il bambino.

Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima.

Entrati nella casa, videro il bambino con Maria

sua madre, si prostrarono e lo adorarono.

Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono

oro, incenso e mirra.

Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per

un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

La benedizione che Dio ci rivolge, il sorriso di Dio

che siamo chiamati a sperimentare, a vedere nelle

nostre fragili vite, li possiamo cogliere solo quando

abbiamo il coraggio di fare come Maria, di

ritagliarci uno spazio di silenzio e di interiorità

nelle nostre vite.

Allora tutto diventa possibile.

Il Dio diventato uomo, il Dio fatto sguardo e sorriso,

il Dio accessibile e presente, si lascia incontrare,

si lascia stringere fra le braccia.

Tutto, allora, cambia.

Possiamo anche tornare a fare il nostro schifoso

lavoro di pastore, disprezzato da tutti, perché il

nostro sguardo è cambiato.

E vediamo angeli che salgono e scendono

sulle nostre vite.

E gloria augurata agli uomini che orientano la

loro volontà alla pace.

Gloria luminosa che illumina la notte.

E che diventa stella nel cielo.

Stella che orienta, stella che guida, stella che conduce.

Ma solo per chi sa alzare lo sguardo.

Come hanno fatto quegli strani personaggi, i magoi.

Con pudicizia abbiamo tradotto questo termine,

nelle nostre bibbie, con magi.

Ma sarebbe più corretto tradurre con maghi.

Non quelli che ti predicono il futuro e che fanno

gli oroscopi, per carità.

Ma quelli orientati ad una comprensione maggiore,

quelli che non si fermano all’apparenza, senza

per questo diventare dei creduloni che corrono

dietro agli esoterismi da quattro soldi.

Hanno alzato lo sguardo, hanno osato andare oltre.

Hanno acceso il desiderio.

Desiderio, un termine che ha a che fare, di nuovo,

con le stelle, con il cielo.

Hanno seguito la loro intuizione, hanno fatto

una scommessa.

Sono ricchi, possono permettersi di affrontare un

lungo viaggio per verificare una loro teoria.

Sono costanti, perché la verità la si trova solo dopo

un lungo cammino fatto di deserti e di steppe.

E sono arrivati.

Non c’è più una stella ad attenderli.

Ma una corte, un re sanguinario, dei preti arroganti

e presuntuosi, la gente di Gerusalemme incuriosita

dal corteo di cammelli e cavalli.

Dalle stelle agli uomini.

Questi, piccini, goffi, contradittori e che, pure,

sanno dare indicazioni.

La reazione scomposta e intimorita di Erode, che

di eredi al trono ne ha fatti uccidere tre, tutti suoi

figli, dice che ci hanno visto giusto.

L’indicazione degli scribi e dei sacerdoti, immobili

custodi della Parola che tengono nei cassetti, ha

svelato loro il luogo dove è nato il re Messia.

Lo stupore della folla dice una cosa quanto mai

vera; non hanno bisogno di un Messia.

Anzi, in questo momento è un immenso intralcio;

c’è il tempio, perché mai dovrebbe venire un Messia?

Segni claudicanti, come lo siamo noi, come lo sono

i cristiani, come lo è la Chiesa.

E che pure indicano.

Ripartono, smarriti e fiduciosi.

Nella città di Davide. Betlemme.

Nessun re li attende. Solo una coppia.

Una giovane popolana stringe fra le braccia un neonato.

Simile a tutti i neonati.

Eppure è quello il mistero.

Quella la rivelazione.

Dio è nascosto fra le piccole cose, fra gli sguardi

di chi abbiamo accanto.

Il cielo è mischiato con la terra, con la nostra

terra, questa contraddittoria e piena di sassi.

Allora cedono, i magi. E capiscono.

Offrono all’infante dei regali improbabili (ci sarà

dietro la forzatura teologica di Matteo?), pieni di

verità e di stupore; l’oro per chi riconosce nel

bambino il re; l’incenso per chi riconosce nel

bambino la presenza di Dio; la mirra, unguento

usato per pulire i cadaveri, che chi già vede in

questo bambino il crocefisso, il segno di

contraddizione che ci costringe a scegliere.

Mai come in questi tempi siamo chiamati a

metterci in strada, a seguire il desiderio di

pienezza che ci abita, l’arsura di felicità

che ci tormenta.

Il desiderio muove il cuore degli uomini.

Oggi è la festa del desiderio che non si arrende,

la festa che vede protagonisti alcuni cercatori che

passano il proprio tempo a scoprire nuove

teorie e a verificarle.

Oggi è la festa dell’essenza dell’essere umano

che, in fondo, spogliato di ogni condizionamento,

si riscopre, semplicemente, un cercatore.

Questo siamo, questo sono. Cercatori.

Si conclude questo tempo di Natale.

Con l’invito a lasciare le nostre presunte certezze,

anche nella fede, per osare, per seguire le tante

stelle che Dio mette sul nostro cammino.

Stelle che a volte scompaiono, sostituite dalle

indicazioni di uomini claudicanti, peccatori, vili,

violenti ma che, senza nemmeno saperlo,

realizzano il loro compito di essere dei segnali.

Siamo ciò che desideriamo.

Siamo se abbiamo il coraggio, ogni anno, ogni

istante, di essere dei viandanti.

Non dei vagabondi che vivono alla giornata

(e possiamo esserlo anche se abitiamo comodi

appartamenti riscaldati) ma viandanti che cercano,

che anelano, che scommettono.

Buon cammino amici.

Buona vita cercatori e buona Festa dell’Epifania, Fausto.

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