Ecco i curiosi Magi.
Ne abbiamo fatto delle
macchiette, siamo onesti.
I magi che giungono cavalcando i
cammelli riempiono
di stupore anche il bambino più
smaliziato.
E quei doni così strani, l’oro,
l’incenso e la mirra, che
mai nessuno sa bene che cosa sia.
Tutti dettagli che convincono noi
adulti svezzati a pane
e scienza (o, almeno, così
crediamo) a leggere con un
sorriso di compatimento la pia
favoletta dei magi venuti
dall’Oriente per venerare il re
dei Giudei, assurdo!
Invece dobbiamo ricrederci.
Certo, Matteo forza un pò la
mano, lega insieme storia
e interpretazione, lascia
intravedere dietro i fatti la sua
visione della realtà e di Dio,
una teologia degli eventi.
Dietro i magi sono rappresentati
i popoli pagani che,
per primi, si accorgono della nascita
del Messia.
Non per nulla quel giorno, e
ancora oggi, è celebrato
come Epifania, cioè
manifestazione al mondo del
vero volto di Dio.
Ma non solo.
I magi, termine con cui abbiamo
tradotto il greco
magòi, in realtà erano dei maghi.
Non come quelli che vediamo nei
programmi televisivi
odierni mentre leggono
improbabili oroscopi.
I maghi, in passato, erano dei
sapienti, dei dotti,
degli astronomi, degli astrologi.
Pensavano che ci fossero dei
profondi legami fra
gli astri e gli eventi sulla
terra; a eventi astrali
corrispondevano eventi quà sulla
terra, come la
nascita di un condottiero o la
morte di un re.
Hanno scrutato le stelle, hanno
individuato un
fenomeno celeste. Quale?
Non possiamo saperlo, non la
cometa di Halley,
ci dicono gli studiosi.
Forse una Nova o una congiunzione
particolare.
Più probabilmente, secondo gli
studiosi della Bibbia,
indicherebbe il ruolo di Israele,
stella per l’umanità.
Sono dei curiosi, i magi.
Hanno fatto una scommessa; alcuni
di loro pensano
alla nascita di un re a
Gerusalemme.
Si mettono per strada per andare
a verificare.
Possono permetterselo,
probabilmente sono
dei benestanti.
Ma, quando arrivano in Israele,
lo scenario
cambia radicalmente.
Il re Erode cade dalle nuvole,
tutta la città è turbata,
i sacerdoti del tempio sono
scossi.
Si parla non di un re, ma di un
inviato celeste.
Che succede?
La stella li guida.
Il loro cammino riprende e
trovano un bambino
e sua madre.
E lì offrono dei doni.
Questi sì, decisamente simbolici.
Oro per venerare il Re.
Incenso per venerare la Divinità.
Mirra per riconoscere il
Crocifisso.
La mirra, unguento ottenuto da un
arbusto, era
usato come profumo e antisettico.
Ma anche per imbalsamare i
cadaveri.
Non proprio un regalo da fare a
un neonato!
Lo vedono, lo riconoscono.
L’umanità che cerca, l’umanità in
strada riconosce
il Dio che diventa uomo.
Tornano a casa per un’altra
strada, non daranno
nessuna informazione a Erode,
l’infanticida.
Ora la loro prospettiva è
cambiata.
Solo chi è curioso incontra Dio,
solo chi si
mette per strada, solo chi ha il
coraggio della
ricerca, solo chi ama la verità,
solo chi scruta
i misteri della vita con
rispetto, solo chi si
lascia guidare.
I magi sono la rappresentazione
di tutti quegli
uomini e quelle donne che, nei
secoli, hanno
cercato la verità e la bellezza
nelle cose create,
nell’arte, nella poesia, nella
letteratura.
I tanti curiosi che si lasciano
stupire dalla vita
e che, da questo stupore, cercano
risposte.
Non stanno cercando Dio, i magi,
ma una
risposta alle loro teorie
scientifiche.
E, invece, scoprono un Dio
diventato bambino.
Mi stupisce questo Dio che si fa
cercare e
trovare da chi non crede.
Da chi non ha interesse per la
fede o la religione.
Da chi si fa guidare da una
stella.
Ed allora, chiediamoci chi è la
nostra stella, amici!
Invece chi dovrebbe accogliere il
Messia non
si muove dal tempio, non ha
tempo.
È tutto preso dalle sue
convinzioni religiose,
strana la storia dei pseudo
credenti.
Invece chi non si è
nemmeno posto il problema di
Dio, viene condotto
dalla sua curiosità e dalla sua
intelligenza, a fare
esperienza di Dio.
Perciò, se vogliamo
incontrare Dio, dobbiamo
essere curiosi, ma con
garbo.
Buona vigilia
dell’Epifania, amici, Fausto.
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