giovedì 5 gennaio 2023

Prepariamoci all'arrivo dei Magi, impariamo da loro ad essere curiosi, per incontrare il Bambino Gesù.

 

Ecco i curiosi Magi.

Ne abbiamo fatto delle macchiette, siamo onesti.

I magi che giungono cavalcando i cammelli riempiono

di stupore anche il bambino più smaliziato.

E quei doni così strani, l’oro, l’incenso e la mirra, che

mai nessuno sa bene che cosa sia.

Tutti dettagli che convincono noi adulti svezzati a pane

e scienza (o, almeno, così crediamo) a leggere con un

sorriso di compatimento la pia favoletta dei magi venuti

dall’Oriente per venerare il re dei Giudei, assurdo!

Invece dobbiamo ricrederci.

Certo, Matteo forza un pò la mano, lega insieme storia

e interpretazione, lascia intravedere dietro i fatti la sua

visione della realtà e di Dio, una teologia degli eventi.

Dietro i magi sono rappresentati i popoli pagani che,

per primi, si accorgono della nascita del Messia.

Non per nulla quel giorno, e ancora oggi, è celebrato

come Epifania, cioè manifestazione al mondo del

vero volto di Dio.

Ma non solo.

I magi, termine con cui abbiamo tradotto il greco

magòi, in realtà erano dei maghi.

Non come quelli che vediamo nei programmi televisivi

odierni mentre leggono improbabili oroscopi.

I maghi, in passato, erano dei sapienti, dei dotti,

degli astronomi, degli astrologi.

Pensavano che ci fossero dei profondi legami fra

gli astri e gli eventi sulla terra; a eventi astrali

corrispondevano eventi quà sulla terra, come la

nascita di un condottiero o la morte di un re.

Hanno scrutato le stelle, hanno individuato un

fenomeno celeste. Quale?

Non possiamo saperlo, non la cometa di Halley,

ci dicono gli studiosi.

Forse una Nova o una congiunzione particolare.

Più probabilmente, secondo gli studiosi della Bibbia,

indicherebbe il ruolo di Israele, stella per l’umanità.

Sono dei curiosi, i magi.

Hanno fatto una scommessa; alcuni di loro pensano

alla nascita di un re a Gerusalemme.

Si mettono per strada per andare a verificare.

Possono permetterselo, probabilmente sono

dei benestanti.

Ma, quando arrivano in Israele, lo scenario

cambia radicalmente.

Il re Erode cade dalle nuvole, tutta la città è turbata,

i sacerdoti del tempio sono scossi.

Si parla non di un re, ma di un inviato celeste.

Che succede?

La stella li guida.

Il loro cammino riprende e trovano un bambino

e sua madre.

E lì offrono dei doni.

Questi sì, decisamente simbolici.

Oro per venerare il Re.

Incenso per venerare la Divinità.

Mirra per riconoscere il Crocifisso.

La mirra, unguento ottenuto da un arbusto, era

usato come profumo e antisettico.

Ma anche per imbalsamare i cadaveri.

Non proprio un regalo da fare a un neonato!

Lo vedono, lo riconoscono.

L’umanità che cerca, l’umanità in strada riconosce

il Dio che diventa uomo.

Tornano a casa per un’altra strada, non daranno

nessuna informazione a Erode, l’infanticida.

Ora la loro prospettiva è cambiata.

Solo chi è curioso incontra Dio, solo chi si

mette per strada, solo chi ha il coraggio della

ricerca, solo chi ama la verità, solo chi scruta

i misteri della vita con rispetto, solo chi si

lascia guidare.

I magi sono la rappresentazione di tutti quegli

uomini e quelle donne che, nei secoli, hanno

cercato la verità e la bellezza nelle cose create,

nell’arte, nella poesia, nella letteratura.

I tanti curiosi che si lasciano stupire dalla vita

e che, da questo stupore, cercano risposte.

Non stanno cercando Dio, i magi, ma una

risposta alle loro teorie scientifiche.

E, invece, scoprono un Dio diventato bambino.

Mi stupisce questo Dio che si fa cercare e

trovare da chi non crede.

Da chi non ha interesse per la fede o la religione.

Da chi si fa guidare da una stella.

Ed allora, chiediamoci chi è la nostra stella, amici!

Invece chi dovrebbe accogliere il Messia non

si muove dal tempio, non ha tempo.

È tutto preso dalle sue convinzioni religiose,

strana la storia dei pseudo credenti.

Invece chi non si è nemmeno posto il problema di

Dio, viene condotto dalla sua curiosità e dalla sua

intelligenza, a fare esperienza di Dio.

Perciò, se vogliamo incontrare Dio, dobbiamo

essere curiosi, ma con garbo.

Buona vigilia dell’Epifania, amici, Fausto.

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