giovedì 30 giugno 2022

Il Vangelo del Venerdì 1 Luglio 2022

 

Della 13° settimana del Tempo Ordinario.

Preziosissimo Sangue di Gesù.

Sant' Aronne, fratello di Mosè.

Prima lettura.

Manderò la fame nel paese; non fame di pane ma di ascoltare le parole del Signore.

Dal libro del profeta Amos (8,4-6.9-12)

«Ascoltate questo, voi che calpestate il povero e sterminate gli umili del paese,

voi che dite: "Quando sarà passato il novilunio e si potrà vendere il grano?

E il sabato, perché si possa smerciare il frumento, diminuendo l'efa e

aumentando il siclo e usando bilance false, per comprare con denaro

gli indigenti e il povero per un paio di sandali?

Venderemo anche lo scarto del grano"».

«In quel giorno -oracolo del Signore Dio-farò tramontare il sole a

mezzogiorno e oscurerò la terra in pieno giorno!

Cambierò le vostre feste in lutto e tutti i vostri canti in lamento: farò vestire

ad ogni fianco il sacco, farò radere tutte le teste: ne farò come un lutto per

un figlio unico e la sua fine sarà come un giorno d'amarezza.

Ecco, verranno giorni -oracolo del Signore Dio-in cui manderò la fame nel paese;

non fame di pane né sete di acqua, ma di ascoltare le parole del Signore».

Allora andranno errando da un mare all'altro e vagheranno da settentrione

a oriente, per cercare la parola del Signore, ma non la troveranno.

Parola di Dio.

Vangelo.

Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.

Misericordia io voglio e non sacrifici.

Dal Vangelo secondo Matteo (9,9-13) anno pari.

In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle

imposte, e gli disse: «Seguimi».

Ed egli si alzò e lo seguì.

Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e

peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli.

Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro

maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».

Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati.

Andate a imparare che cosa vuol dire: "Misericordia io voglio e non sacrifici".

Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Matteo è l’immagine più eloquente di coloro che hanno tutto dalla vita,

eppure sono soli.

Malvisto dai romani e da coloro che professano la sua stessa religione,

egli vive rubando sulle tasse e arricchendosi alle spalle degli altri.

Ma cosa c’è veramente nel cuore di chi vive in questo modo?

Solitamente soltanto solitudine e isolamento.

Quindi, quando quest’uomo sente la parola perentoria di Gesù che lo invita

a seguirlo, comprende che in quella chiamata c’è la possibilità di un riscatto

e di una vita diversa.

È proprio il Signore che spiega il perché di questa scelta da parte di Dio;

i giudei, i bravi, i perfetti e coloro che si ritengono tali, non sentono il

bisogno di essere perdonati e accolti nuovamente nell’amicizia di Dio.

Per essi, la grazia del Padre è inutile e la Parola di Gesù è superflua.

Ma per quelli come Matteo, che cercano la vita eterna, la Parola di Cristo

è luce che irrompe nelle tenebre e che trasforma l’esistenza.

Perciò, come ha fatto Matteo, facciamoci inondare di luce dalla Parola

del Signore, facendoci aiutare dalla preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

mercoledì 29 giugno 2022

Il Vangelo del Giovedì 30 Giugno 2022

 

Della 13° settimana del Tempo Ordinario.

SS. primi martiri della Chiesa di Roma.

Prima lettura.

Va', profetizza al mio popolo.

Dal libro del profeta Amos (7,10-17)

In quei giorni, Amasìa, sacerdote di Betel, mandò a dire a Geroboàmo re

d'Israele: «Amos congiura contro di te, in mezzo alla casa d'Israele; il paese

non può sopportare le sue parole, poiché così dice Amos: "Di spada morirà

Geroboàmo e Israele sarà condotto in esilio lontano dalla sua terra"».

Amasìa disse ad Amos: «Vattene, veggente, ritìrati nella terra di Giuda;

là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare

più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno».

Amos rispose ad Amasìa e disse: «Non ero profeta né figlio di profeta;

ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro.

Il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge.

Il Signore mi disse: Va', profetizza al mio popolo Israele.

Ora ascolta la parola del Signore: Tu dici: "Non profetizzare contro Israele,

non parlare contro la casa d'Isacco".

Ebbene, dice il Signore: "Tua moglie diventerà una prostituta nella città,

i tuoi figli e le tue figlie cadranno di spada, la tua terra sarà divisa con la

corda in più proprietà; tu morirai in terra impura e Israele sarà deportato

in esilio lontano dalla sua terra"».

Parola di Dio.

Vangelo.

Resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

Dal Vangelo secondo Matteo (9,1-8) anno pari.

In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città.

Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto.

Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono

perdonati i peccati».

Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia».

Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie

nel vostro cuore?

Che cosa infatti è più facile: dire "Ti sono perdonati i peccati",

oppure dire "Àlzati e cammina"?

Ma, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di perdonare

i peccati: Àlzati- disse allora al paralitico-, prendi il tuo letto e va' a casa tua».

Ed egli si alzò e andò a casa sua.

Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che

aveva dato un tale potere agli uomini.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Non c’è disgrazia peggiore del peccato.

Persino le guerre, che giustamente ai nostri occhi sembrano così terribili,

non sono altro che una tragica manifestazione esterna della devastazione

compiuta dal peccato, nel cuore e nella vita delle persone.

È questo il motivo per cui Gesù guarisce anzitutto l’anima del paralitico,

da una piaga che solo Lui può rimarginare.

Ma c’è dell’altro; guarendo anche il corpo dell’uomo, Gesù ci fa comprendere

che Dio ama tutto delle creature; non solo l’anima, ma anche il corpo, che è

espressione della nostra somiglianza con Lui.

Per questo, la nostra carne non è luogo del peccato nè è una prigione per

l’anima; essa è il luogo dove si manifestano la misericordia e la grazia di Dio.

Non c’è nulla di noi che Dio non ami, o che trascuri perché meno importante;

ai suoi occhi tutto di noi gli interessa e gli sta a cuore, anche la nostra preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

martedì 28 giugno 2022

Il Vangelo del Mercoledì 29 Giugno 2022

 

Della 13° settimana del Tempo Ordinario.

Santi Pietro e Paolo, apostoli.

Prima lettura.

Ora so veramente che il Signore mi ha strappato dalla mano di Erode.

Dagli Atti degli apostoli (12,1-11)

In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa.

Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni.

Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, fece arrestare anche Pietro.

Erano quelli i giorni degli Àzzimi.

Lo fece catturare e lo gettò in carcere, consegnandolo in custodia a quattro

picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti

al popolo dopo la Pasqua.

Mentre Pietro dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente

a Dio una preghiera per lui. In quella notte, quando Erode stava per farlo

comparire davanti al popolo, Pietro, piantonato da due soldati e legato con due

catene, stava dormendo, mentre davanti alle porte le sentinelle custodivano il carcere.

Ed ecco, gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella.

Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: «Àlzati, in fretta!».

E le catene gli caddero dalle mani.

L'angelo gli disse: «Mettiti la cintura e légati i sandali».

E così fece.

L'angelo disse: «Metti il mantello e seguimi!».

Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si rendeva conto che era realtà ciò che

stava succedendo per opera dell'angelo: credeva invece di avere una visione.

Essi oltrepassarono il primo posto di guardia e il secondo e arrivarono alla

porta di ferro che conduce in città; la porta si aprì da sé davanti a loro.

Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l'angelo si allontanò da lui.

Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora so veramente che il Signore ha

mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto

ciò che il popolo dei Giudei si attendeva».

Parola di Dio.

Seconda lettura.

Ora mi resta soltanto la corona di giustizia.

Dalla seconda lettera di san Paolo a Timoteo (4,6-8.17-18)

Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che

io lasci questa vita.

Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.

Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto,

mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che

hanno atteso con amore la sua manifestazione.

Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare

a compimento l'annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così

fui liberato dalla bocca del leone.

Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo

regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Parola di Dio.

Vangelo.

Tu sei Pietro, a te darò le chiavi del regno dei cieli.

Dal Vangelo secondo Matteo (16,13-19) anno pari.

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò

ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell'uomo?».

Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa

o qualcuno dei profeti».

Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?».

Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».

E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne

né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli.

E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le

potenze degli inferi non prevarranno su di essa.

A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà

legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Accogliere la rivelazione del Padre non è questione di santità o di intelligenza,

ma di disponibilità.

Pietro, rispetto agli altri, si apre alla conoscenza di una verità di cui soltanto

successivamente comprenderà la portata.

Intanto, Gesù riconosce nelle sue parole, l’ispirazione dello Spirito, per cui,

gli profetizza il suo destino; quello di essere la pietra stabile su cui la sua

Chiesa, si fonderà nei secoli.

Questa pietra stabile, non vacillerà perché è fondata sull’amore eterno del Figlio.

Dunque, oggi il nostro pensiero e la nostra preghiera, va a colui che, in questo

momento, detiene il posto di Pietro, a capo della Chiesa universale.

Preghiamo per il Papa e sosteniamolo con il nostro affetto filiale e con la

nostra preghiera; è questo il modo migliore per attualizzare, nel mondo di

oggi in balia del male; la promessa di Cristo.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

lunedì 27 giugno 2022

Il Vangelo del Martedì 28 Giugno 2022

 

Della 13° settimana del Tempo Ordinario.

San Ireneo, vescovo e martire.

Prima lettura.

Il Signore Dio ha parlato: chi non profeterà?

Dal libro del profeta Amos (3,1-8;4,11-12)

Ascoltate questa parola, che il Signore ha detto riguardo a voi, figli d’Israele,

e riguardo a tutta la stirpe che ho fatto salire dall’Egitto: «Soltanto voi ho

conosciuto tra tutte le stirpi della terra; perciò io vi farò scontare tutte le vostre colpe.

Camminano forse due uomini insieme, senza essersi messi d’accordo?

Ruggisce forse il leone nella foresta, se non ha qualche preda?

Il leoncello manda un grido dalla sua tana, se non ha preso nulla?

Si precipita forse un uccello a terra in una trappola, senza che vi sia un’esca?

Scatta forse la trappola dal suolo, se non ha preso qualche cosa?

Risuona forse il corno nella città, senza che il popolo si metta in allarme?

Avviene forse nella città una sventura, che non sia causata dal Signore?

In verità, il Signore non fa cosa alcuna senza aver rivelato il suo piano ai

suoi servitori, i profeti.

Ruggisce il leone: chi non tremerà?

Il Signore Dio ha parlato: chi non profeterà?

Vi ho travolti come Dio aveva travolto Sòdoma e Gomorra, eravate come un

tizzone strappato da un incendio; ma non siete ritornati a me».

Oracolo del Signore.

Perciò ti tratterò così, Israele!

Poiché questo devo fare di te: prepàrati all’incontro con il tuo Dio, o Israele!

Parola di Dio.

Vangelo.

Si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.

Dal Vangelo secondo Matteo (8,23-27) anno pari.

In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono.

Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era

coperta dalle onde; ma egli dormiva.

Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore,

siamo perduti!».

Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?».

Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.

Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il

mare gli obbediscono?».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

La presenza di Gesù ha un effetto dirompente anche sulla natura, tanto che Egli

può comandare agli elementi, così come comanda ai demòni di tacere e andare via.

Eppure, i suoi discepoli, hanno bisogno di crescere nella fede; non hanno ancora

capito che è la presenza di Gesù a dare un significato diverso a ciò che accade

nelle loro vite, come anche nelle nostre.

Nella nostra esistenza, ci sono tanti eventi e molti sono equiparabili a delle tempeste.

Il Signore non ha promesso una vita senza problemi; ma si è impegnato a restare

con noi fino alla fine dei tempi.

Ciò significa che dobbiamo crescere nella fede; Egli non ci lascerà in balìa dei

flutti che entrano nelle barche delle nostre vite e, sembrano avere il sopravvento

su di noi.

Ma bisogna credere, senza vacillare, se abbiamo paura, facciamoci aiutare

dalla preghiera. 

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

domenica 26 giugno 2022

Il Vangelo del Lunedì 27 Giugno 2022

 


Della 13° settimana del Tempo Ordinario.

San Cirillo d'Alessandria, vescovo e dottore della Chiesa.

Prima lettura.

Calpestano come la polvere della terra la testa dei poveri.

Dal libro del profeta Amos (2,6-10.13-16).

Così dice il Signore: «Per tre misfatti d'Israele e per quattro non revocherò

il mio decreto di condanna, perché hanno venduto il giusto per denaro e il

povero per un paio di sandali, essi che calpestano come la polvere della terra

la testa dei poveri e fanno deviare il cammino dei miseri, e padre e figlio

vanno dalla stessa ragazza, profanando così il mio santo nome.

Su vesti prese come pegno si stendono presso ogni altare e bevono il vino

confiscato come ammenda nella casa del loro Dio.

Eppure io ho sterminato davanti a loro l'Amorreo, la cui statura era come

quella dei cedri e la forza come quella della quercia; ho strappato i suoi

frutti in alto e le sue radici di sotto.

Io vi ho fatto salire dalla terra d'Egitto e vi ho condotto per quarant'anni

nel deserto, per darvi in possesso la terra dell'Amorreo.

Ecco, vi farò affondare nella terra, come affonda un carro quando è

tutto carico di covoni.

Allora nemmeno l'uomo agile potrà più fuggire né l'uomo forte usare la sua

forza, il prode non salverà la sua vita né l'arciere resisterà, non si salverà il

corridore né il cavaliere salverà la sua vita.

Il più coraggioso fra i prodi fuggirà nudo in quel giorno!».

Oracolo del Signore.

Parola di Dio.

Vangelo.

Seguimi.

Dal Vangelo secondo Matteo (8,18-22) anno pari.

In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all'altra riva.

Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada».

Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi,

ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo».

E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima

a seppellire mio padre».

Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Seguire Gesù non è un fatto scontato, legato all’entusiasmo o al desiderio

di un momento.

Esige una volontà chiara e una comprensione profonda di cosa

quest’esperienza significhi davvero.

Le persone che si propongono come discepole del Signore, in questo brano,

sembrano non aver capito un particolare fondamentale.

È anzitutto Lui che chiama, quando vuole e chi vuole.

Inoltre, tale chiamata implica delle condizioni che, a prima vista, possono

sembrare scomode o poco in linea con il messaggio d’amore del Signore;

come si fa a lasciare parenti, case e persino la propria vita?

Questo ci fa capire che quando si decide di accogliere le proposte di Dio,

queste ci chiamano a metterci in gioco nelle situazioni concrete.

Se essere amici di Dio non dovesse costarci, quell’amicizia non varrebbe niente.

Certo amici, essere amici del Signore vuol dire anche soffrire, però abbiamo

la preghiera che ci aiuta ad essere coerenti con la nostra promessa.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri

debitori, e non ci indurre in tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

sabato 25 giugno 2022

Il Vangelo di Domenica 26 Giugno 2022

 

Della 13° Domenica del Tempo Ordinario.

San Vigilio, vescovo e martire.

Prima lettura.

Eliseo si alzò e seguì Elìa.

Dal primo libro dei Re (19,16b.19-21).

In quei giorni, il Signore disse a Elìa: "Ungerai Eliseo, figlio di Safat, di

Abel-Mecolà, come profeta al tuo posto".

Partito di lì, Elìa trovò Eliseo, figlio di Safat.

Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava

il dodicesimo.

Elìa, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello.

Quello lasciò i buoi e corse dietro a Elìa, dicendogli: "Andrò a baciare mio

padre e mia madre, poi ti seguirò".

Elìa disse: "Va' e torna, perché sai che cosa ho fatto per te".

Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con la legna del

giogo dei buoi fece cuocere la carne e la diede al popolo, perché la mangiasse.

Quindi si alzò e seguì Elìa, entrando al suo servizio.

Parola di Dio.

Seconda lettura.

Siete stati chiamati alla libertà.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati (5,1.13-18).

Fratelli, Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi

imporre di nuovo il giogo della schiavitù.

Voi infatti, fratelli, siete stati chiamati a libertà.

Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante

l'amore siate invece a servizio gli uni degli altri.

Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto: "Amerai il tuo

prossimo come te stesso".

Ma se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi

del tutto gli uni gli altri!

Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a

soddisfare il desiderio della carne.

La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri

contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non

fate quello che vorreste.

Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge.

Parola di Dio.

Vangelo.

Prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme.

Ti seguirò ovunque tu vada.

Dal Vangelo secondo Luca (9,51-62) anno C.

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto,

Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme

e mandò messaggeri davanti a sé.

Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per

preparargli l'ingresso.

Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino

verso Gerusalemme.

Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: "Signore, vuoi

che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?".

Si voltò e li rimproverò.

E si misero in cammino verso un altro villaggio.

Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: "Ti seguirò dovunque tu vada".

E Gesù gli rispose: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro

nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo".

A un altro disse: "Seguimi".

E costui rispose: "Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre".

Gli replicò: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va'

e annuncia il regno di Dio".

Un altro disse: "Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi

da quelli di casa mia".

Ma Gesù gli rispose: "Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge

indietro, è adatto per il regno di Dio".

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

È l’opinione di moltissimi; Papa Francesco è entrato nel cuore di tanti, anche

di persone scettiche e lontane della Chiesa.

In realtà tutti quelli che vanno oltre l’apparenza sanno bene che Francesco dice

ciò che diceva Benedetto e Giovanni Paolo.

Il Vangelo è lo stesso. Ovvio.

Ma ciò che forse mancava era un discepolo che avesse il dono di tornare all’essenziale.

Di essere credibile. Di essere suo.

Di lasciare le cose seconde e terze al secondo e terzo posto.

Ci ha pensato lo Spirito.

Il Vangelo oggi parla del discepolato.

E, fidatevi, non è proprio un’allegra lettura estiva da spiaggia.

Diventare discepoli del Dio di Gesù è un impegno che dura tutta la vita, che

richiede molta energia e molta verità con noi stessi.

La posta in gioco è alta; il senso stesso della vita, scoprire la ragione del nostro

esistere e il disegno nascosto dietro gli eventi della Storia.

Gesù non è un rabbì bramoso di discepoli, né abbassa il tiro per raccogliere la

folla, né cede a compromessi per suscitare consensi; diversamente dai guru di

ieri e di oggi non desidera essere famoso, né di avere attorno a sé folle plaudenti.

Egli vuole solo annunciare il Regno, mostrare lo splendido e inatteso volto del Padre.

Anche quando questo costa fatica e sangue.

Contrariamente a quanto avveniva con i rabbini del suo tempo, Gesù non si fa

scegliere, ma sceglie i discepoli e pone loro condizioni tutt’altro che scontate!

Le condizioni per diventare discepoli di Gesù sono motivate dal livello della sfida;

Egli vuole discepoli disposti a mettersi in gioco totalmente, non soltanto nel

momento mistico della vita.

La pagina di oggi è introdotta dal fatto che Gesù risolutamente s’incammina verso

Gerusalemme, luogo dove l’annuncio del Vangelo verrà messo alla prova.

Gesù indurisce il volto, assume pienamente la sfida; si incammina senza indugio

verso la città che uccide i profeti, che massacra ogni opinione, che annienta

ogni novità creduta pericolosa.

Gesù è disposto a morire per raccontare il vero volto di Dio.

Dai suoi discepoli pretende la stessa convinzione.

Una convinzione che non può mai diventare violenza, anche solo verbale,

anche per una buona causa.

La sconfortante figuraccia di Giovanni il mistico ammonisce i fratelli che,

nel percorso di fede, hanno avuto la gioia di sperimentare la dolcezza della

preghiera e della meditazione, del silenzio e della contemplazione,

raggiungendo vette spirituali non abituali.

L’avere ricevuto enormi grazie non ci mette al riparo da clamorosi errori,

tanto peggiori quanto motivati da presunte rivelazioni interiori.

Il discepolo è un amante della pace, un pacifista pacificato, uno che sa che la

scelta del Vangelo è-appunto-una scelta, uno che sa valutare il fallimento del

proprio annuncio nella paziente logica del Vangelo.

Non basta una bella esperienza di fede per avere un cuore convertito, né un’intensa

vita di preghiera per non cadere nel rischio del fanatismo e dell’intolleranza.

Quante volte misuriamo la nostra pastorale dai risultati, convinti-in teoria-che ciò

che a noi è chiesto è solo di seminare, depressi-in realtà-se non ne raccogliamo i frutti.

Animo, sacerdoti, se il vostro sforzo non è apprezzato e capito.

Coraggio, educatori e catechisti, se il vostro servizio umile e fedele non è valorizzato.

La logica del Regno ci fa credere che Dio solo suscita la fede.

Il discepolo dimora nella pace, perché sa che è il Maestro che annuncia

e conosce, e noi a corrergli dietro!

Il discepolo che segue colui che non ha dove posare il capo, non cerca Dio

per placare la propria insicurezza.

Tanti, troppi cristiani, hanno un rapporto con Dio intimista e rassicurante,

si rivolgono a Dio per avere certezze, fanno della propria fede una cuccia,

un nido, sono spaventati dal “mondo”, che vedono sempre come un luogo

pieno di pericoli, non escono dalla propria parrocchia, dal proprio movimento,

perché intimoriti da una logica anti-evangelica che non riescono ad accogliere

con serenità e criticità.

Il Maestro Gesù, invece, non ha dove posare il capo, non ha un comodo

nido in cui nascondere i propri discepoli.

Il discepolo che segue il Signore della vita, colui che è più di ogni affetto, più

di ogni relazione, più di ogni emozione, chiede di ridimensionare anche i

rapporti famigliari, di appartenenza al clan, nella logica del Vangelo, sapendo

che anche l’amore più assoluto, più intenso è sempre e solo penultimo rispetto

alla totalità assoluta di Dio.

Perciò il discepolo di Gesù abbandona i sentimenti mortiferi, le relazioni

all’apparenza splendide ma che, a volte, nascondono ambiguità e schiavitù.

Il discepolo vive l’amore, ogni amore, i rapporti, ogni rapporto, come un

riflesso adulto e maturo dell’amore che Dio riversa nel proprio cuore, sapendo

che anche i rapporti famigliari rischiano di diventare mortiferi, se cadono nella

trappola del ruolo senza nutrirsi dell’autenticità e del rispetto.

Non basta avere generato un bambino per essere padre, non basta allattare un

neonato per essere madre; (stiamo vedendo intorno a noi cosa sta succedendo

nelle famiglie, lo strazio e lo sfascio totale).

Gesù sa che i rapporti di discepolato, talora, sono più intensi e veri degli

stanchi rapporti famigliari.

E ci invita a lasciare i morti seppellire i morti e a giocare la nostra vita nella

totalità del dono di sé.

Il discepolo che segue Gesù, sempre proteso al futuro, non resta inchiodato

al proprio passato, non resta tassellato alle proprie abitudini, non si nasconde

dietro il “si è sempre fatto così”, guarda avanti, punta la fine del campo, è più

attento a tenere in profondità l’aratro che a verificare ciò che ha fatto,

voltandosi indietro.

Troppe volte le nostre comunità sono più preoccupate a conservare, che

a far vivere il Vangelo.

Troppe volte la logica di sottostare alle nostre scelte di Chiesa è quella della

tutela di un privilegio, del mantenimento disperato di uno status quo che,

però, ci allontana dal Maestro.

Inquietante, vero?

Gesù non ci dice queste cose per scoraggiarci, tutt’altro.

Vuole verità, autenticità, persone disposte a mettersi a nudo di fronte

all’assoluto di Dio.

È così esigente perché vuole uomini e donne autentici, non animali impauriti

da sacrestia o evangelizzatori fanatici.

Uomini e donne riempiti dalla gioia della ricerca, dal fascino del Rabbì,

che mettono le proprie energie a servizio del Regno.

Lo seguiremo?

Spero proprio di si, amici, io l’ho fatto e ne sono contento, Santa Domenica Fausto.