Sta per arrivare il
Natale e come ogni bambino, anch’io voglio
scrivere la mia
letterina a Gesù Bambino, ma cosa chiedergli?
Ho tante cose che mi
girano nella testa, tante domande o
richieste da fare a
Gesù, ma la mia paura è che leggendole,
Lui mi blocchi come fa
facebook, perché, perché sono molto
cattive, ma purtroppo
come faccio di solito, devo dire solo la
verità e, quella, a
certe persone fa molto male, ma pazienza
se prenderò anche per
Natale dei rimproveri.
Caro Gesù Bambino, non
ci portare l’amore.
E nemmeno la misericordia perché
ne abbiamo a vagoni, tonda e paffuta,
dolciastra e appiccicosa, ci
sprofondiamo dentro fino al ginocchio.
Caro Gesù Bambino, non
disturbarti, non abbiamo bisogno di nulla.
Non abbiamo bisogno di onestà.
Giudici divorzisti e avvocati
divorzisti si guadagnano i loro soldi con
onestà, impiegando tutta la buona
volontà possibile perché diventi fango
ogni molecola di quello che,
almeno per un attimo, era stato un amore.
Espertissimi e onestissimi
sessuologi insegnano che la sessualità è un bel
giocattolo, uno strofinio da cui
si ricavano sensazioni, da vivere senza nessun
senso di colpa, per carità, che
se per caso qualcosa scappa, non sia mai, se per
caso un bimbetto comincia a
formarsi, un comodo aborto a spese della comunità
rimetterà le cose a posto,
spostando il piccolino nel bidone dell’aspiratore o nel
cesto delle garze sporche.
Medici abortisti guadagnano
onestamente il loro stipendio, su cui pagano le
tasse fino all’ultimo centesimo
ed è questo che conta.
Non abbiamo bisogno di amore.
Per carità, amore basta, ci
stiamo sprofondando dentro, una robaccia dolciastra
e molle con fiocchetti e
cuoricini.
In nome dell’amore bimbi vengono
fabbricati, ovuli vengono ceduti, anzi
venduti, con una temibile e a
volte mortale sindrome da iperstimolazione
ovarica, ma che importa?
La gravidanza la porta una donna
povera, spesso indiana o indonesiana,
ma anche ucraina, un bimbo
ordinato e pagato viene tolto alla donna che lo
ha portato in grembo, di cui ha
imparato a riconoscere la voce mesi prima
di nascere, perché abbia gli
ormoni da stress alti per tutta la vita, ma pare
che chi gli ha fatto questo
simpatico scherzo lo ami.
Figuriamoci se lo odiavano.
Altri bambini nascono senza padre,
come se il padre e la necessità di averlo
fossero due stantii e insulsi
luoghi comuni.
Anche questi li amano; perciò,
niente amore grazie, ci stiamo annegando.
Gesù Bambino, non ci portare la
misericordia.
Ne abbiamo a vagoni, tonda e
paffuta, dolciastra e appiccicosa,
ci sprofondiamo dentro fino al
ginocchio.
A me pareva dovessimo essere il
sale della terra, non lo zucchero filato.
La nostra vomitevole
misericordia.
Siamo misericordiosi con i
pretini tanto carini che ci presentano i loro
fidanzatini ancora più carini di
loro, siamo misericordiosi con gli spacciatori
nigeriani e senegalesi, badando
che possano fare indisturbati il loro lavoro.
La nostra misericordia avvolge
sempre Caino, infischiandocene di Abele,
ed è per non offendere, per non essere
scortesi che ci siamo tappati le
orecchie e non sentiamo le voci
dei cristiani perseguitati e assassinati nelle
terre dell’islam e in quelle del
comunismo reale.
Gesù Bambino non ci portare
niente.
Ti chiedo solo di tornare.
Ormai siamo arrivati a un punto
di follia, di negazione della realtà, nessuno
insegna più che gli uomini sono
nati per amare le donne, che le donne sono
nate per amare gli uomini e
entrambi per amare i bambini che metteranno
al mondo con il loro amore e, che
proteggeranno stando insieme per tutta la
vita sostenendosi e amandosi di
un amore vero, non confezionato all’occorrenza.
Solo Tu, tornando, mettendo di
nuovo i tuoi passi uno dopo l’altro sulla terra
della Galilea, o dell’Afghanistan,
o di Mosul, o della Nigeria puoi salvarci.
O se proprio non puoi tornare,
dacci le uniche cose di cui abbiamo bisogno,
la giustizia e il coraggio, il
coraggio per affermare la giustizia.
Per favore, non
festeggiate il Natale.
Voi che siete a favore “dell’amore
è amore”, poi chi se ne frega delle
conseguenze, non sono affari
miei, l’importante è divertirsi.
delle “nozze” gay, dello
sterminio di decine di milioni di figli nel
grembo della propria madre, non festeggiate il Natale.
Voi che siete obiettori di
coscienza al buon senso e non volete che un
bambino cresca con un padre e una
madre, non festeggiate il Natale.
Voi che plaudite all’industria
dell’uomo in provetta e alle incubatrici
di carne, non festeggiate il Natale.
Voi che vi battete per divorzi
sempre più brevi e di vite sempre più
brevi con l’eutanasia, non festeggiate il Natale.
Voi sposi che amoreggiate con la
contraccezione e voi uomini che
amoreggiate con l’amante, a volte
resa presentabile in società come
nuova moglie, non festeggiate il Natale.
Voi che non mettete mai piede in
una Chiesa e che irridete i sacramenti
perché riti magici, non festeggiate il Natale.
Voi che dite di credere a modo
vostro e non al modo di Dio e che pensate
che quello che dice la Chiesa
siano tutte fesserie, non festeggiate il Natale.
Siate coerenti almeno una volta
all’anno.
Non potete, ahivoi, festeggiarlo
perché non siete cristiani.
Perché il credente è colui che
crede in ciò che Dio ha comandato di
credere e tenta con tutto se
stesso di metterlo in pratica.
Ma prima di agire bene occorre
pensare bene.
Dirsi cristiano ed essere a
favore di divorzio e omosessualità, è come
dirsi ambientalista ed essere a
favore del riscaldamento globale
e della desertificazione.
Il Natale non è vostro,
ma dei cristiani.
Si fa festa a Natale per un unico
motivo; nasce Colui che ci dà una
chance di non finire all’Inferno.
Ora alzi la mano chi crede nell’Inferno.
Solo quelli possono
festeggiare il Natale.
Gli altri non ne hanno motivo.
Senza un motivo per essere felici
è da stupidi essere felici.
Quindi per favore, niente abeti,
niente presepi, niente luminarie,
niente regali, niente auguri,
niente di niente.
Il 25 Dicembre, come ogni altro
giorno incolonnatevi sulla statale in auto
o pressatevi negli scompartimenti
di un treno per andare a lavorare.
Lasciate che l’intima gioia del
Natale sia un delirio di pochi.
Ci avete emarginato in tutto,
nella politica, nei media, nell’istruzione e nell’arte.
I credenti sono gli intoccabili
esclusi dalla vita pubblica.
E dunque anche in questo caso
siate coerenti; emarginateci e lasciateci
in pace, lasciate
il Natale a noi, che ci crediamo veramente.
Voi continuate nel vostro sabbath
secolare, gaudenti e nevrotici come sempre.
Non vi disturberemo.
Tenetevi pure l’inclusività, la
responsabilità e solidarietà e lasciate a noi
la redenzione, il merito e la
carità.
Giù le mani dal Natale che è
stato acquistato a caro prezzo da Cristo e
non comprato a buon mercato su
Amazon nel Black Friday.
E non veniteci a dire che il
Natale ormai è la festa dei buoni sentimenti
ricchi di glucosio.
Lo sanno tutti che, grattando,
dietro i buoni sentimenti si nasconde il business.
Il Natale è solo l’occasione più
propizia durante l’anno per dar la stura al
nostro desiderio di possedere.
Il Natale è stato da tempo
sequestrato dall’anonima atea, è stato espropriato
dalle mani dei credenti per
utilità commerciale pubblica.
Ci hanno rubato il
Natale e manco ce ne siamo accorti.
Ma a voi in fondo non importa.
Importa stare a casa con ferie
retribuite.
E a questo proposito, dove sono
ora i sindacati, le Bonino e le Boldrini
a rivendicare la laicità dello
Stato, a berciare che non si può festeggiare
pubblicamente per una solennità
che è invece squisitamente ed
esclusivamente cristiana?
Perché ora non valgono quei
principi laicissimi per i quali dovremmo
spogliare ogni edificio pubblico,
comprese le tombe dei nostri cari dei
crocefissi, come ha paventato
l’onorevole Moretti?
Perché la croce no e la
mangiatoia sì?
Perché il Natale dovrebbe
manifestare valori condivisi anche dai non
credenti e non il crocefisso?
Siate coerenti; chi non è
cristiano vada a lavorare il 25 Dicembre,
a Pasqua e nelle altre feste
cattoliche, domenica compresa.
Noi volentieri salteremo a piè
pari la festa del 1° maggio.
E poi, a ben vedere, il Natale è
una ricorrenza drammatica, altro che
magia natalizia.
Si festeggia la volontà di Gesù
di sottomettersi alle frustate, agli insulti,
agli sputi, alle botte e al
supplizio della croce per noi.
Ricordiamoci che, sotto il tetto
della capanna sono tre gli animali;
il bue, l'asinello e l’Agnello
sacrificale.
Fanno fatica a festeggiare:
-chi tradisce il coniuge, ma
sente un macigno sul cuore;
-chi ruba non facendo il proprio
lavoro, ma si vede come un infame;
-chi lotta, piange e si dispera
perché non si sente uomo o donna sino in fondo;
-chi ha ucciso il proprio figlio
prima di vederlo in volto perché le tenebre
fitte in cui era avvolto il suo
cuore non le ha permesso di prendere in mano
la lanterna della verità ed ora
si sente il ventre vuoto e il cuore gonfio
di disperazione;
-chi prova una fitta nell’anima
nell’ascoltare il proprio figlio dire “mamma
e papà non stanno più insieme
perché non si vogliono più bene”;
-chi ha steso matasse di filo
spinato tra sé e il figlio, la madre, la suocera,
lo zio, ma poi è rimasto
impigliato lui stesso tra le spine e si è ferito;
-chi ha giocato la propria vita
sulla roulette russa e ha capito che, ad ogni
gettone ingoiato da quelle
macchinette, veniva ingoiata anche una quota
della sua umanità;
-chi non riesce proprio a dirsi
credente perché c’è il male nel mondo, perché
i fedeli si comportano da
infedeli, perché il suo dolore gli pare un disabile
gravissimo tanto è cieco e sordo,
ma non smette di credere che una risposta
ci deve essere e forse la
risposta giusta è proprio nel suo dolore;
-chi non ammazza, né ruba ma
annega nella mediocrità del quotidiano;
eppure in lui palpita ancora un
vago desiderio di infinito;
-chi vive per sé perché vuole
essere indipendente e libero, ma si è accorto
che la solitudine è un vestito
troppo stretto per muoversi liberamente;
-chi pensa che ha fallito, che ha
mancato il bersaglio una volta per sempre
con l’ultima freccia che aveva
nella faretra, ma a guardar il presepe si accorge
di tornare bambino, un bambino
capace ancora di sognare;
-chi insomma compie il male, ma
sente la nostalgia del tepore del bene.
Festeggino tutti costoro, perché
tutta questa zavorra è già il preludio di un futuro
riscatto, a patto che costoro
abbiano l’umiltà e la speranza di mettersi in fila
insieme ai Re Magi e porgerla
come dono al Bambino Gesù.
Lì c’è la risposta a tanta
inquietudine, a tanto non senso, a tanta noia, a tanta
sofferenza, a tanta disperazione.
Festeggiamo tutti noi, ammassati
come pecore sotto il tetto di quella capanna
in cui il Dio Bambino ci ha
promesso che un giorno Lui asciugherà ogni
lacrima da tutti i nostri volti.
Mi dispiace amici, come
letterina concordo con voi che è un pò cattivella,
ma l’ho scritta con le
lacrime agli occhi, pensando a tutte le confidenze che
ho avuto dalle tante
persone che sono venuto in contatto in questo 2019.
Ma vi chiedo un favore:
Si, festeggiamo il Natale noi credenti, perché in
quella grotta c’è il
vero amore e, io voglio copiarlo per trasmetterlo alla
mia famiglia, corriamo
allora amici, entriamo tutti assieme in
quella grotta
a festeggiare il vero
Natale dell’amore, Fausto.
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