martedì 30 aprile 2019

Il Vangelo del Mercoledì 1 Maggio 2019


Della 2° settimana di Pasqua.
S. Giuseppe lavoratore.
1° Lettura dagli Atti degli Apostoli (5,17-26)
Dal Vangelo secondo Giovanni (3,16-21) anno dispari.
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da
dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto,
ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo,
ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato,
perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato
più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie.
Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue
opere non vengano riprovate.
Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le
sue opere sono state fatte in Dio».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
La novità del cristianesimo è tutta in questa frase che rivoluziona e
scombussola le (piccole) idee che ci facciamo di Dio.
Dio non è un preside severo, un vigile cattivo, un giudice irreprensibile
pronto a condannarci per le nostre malefatte.
Dio desidera fortemente la nostra salvezza, la desidera talmente da
essersi coinvolto in prima persona.
Dio vuole la nostra felicità, quando lo capiremo?
Ma la costatazione di Gesù è piena di amarezza; l’uomo rifiuta la luce
di Dio perché mette in evidenza la sua ombra.
L’uomo preferisce restare nell’ombra piuttosto che lasciar emergere la parte
più autentica di ciascuno di noi, ci fa nascere a vita nuova, ci cambia dal di dentro.
La conversione è qualcosa di straordinario, di luminoso, una vera e propria
rigenerazione e una rinascita.
Perciò, lasciamoci convertire, facendoci aiutare dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

lunedì 29 aprile 2019

Il Vangelo del Martedì 30 Aprile 2019


Della 2° settimana di Pasqua.
S. Pio 5° papa.
1° Lettura dagli Atti degli Apostoli (4,32-37)
Dal Vangelo secondo Giovanni (3,7-15) anno dispari.
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Non meravigliarti se ti ho detto:
dovete nascere dall'alto.
Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né
dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Gli replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?».
Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro di Israele e non conosci queste cose?
In verità, in verità io ti dico: noi parliamo di ciò che sappiamo e testimoniamo
ciò che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza.
Se vi ho parlato di cose della terra e non credete, come crederete se vi
parlerò di cose del cielo?
Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo,
il Figlio dell'uomo.
E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato
il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Povero Nicodèmo!
Le parole di Gesù devono averlo sconvolto e toccato, visto che egli
si trova completamente disorientato di fronte alla richiesta di Gesù
di dover rinascere dall’alto.
Ma cosa significa veramente?
Gesù vuole fargli capire che nonostante tutta la sapienza e la
preparazione che ha, per capire davvero i misteri di Dio e la sua
persona, è necessario lasciarsi investire di una conoscenza nuova,
che è dono di Dio e che nessun maestro al mondo può dare.
Siamo veramente troppo attaccati alle cose materiali,
e per questo perdiamo il senso della vera fede.
Perciò, se veramente amiamo il Signore, abbandoniamo un pò delle nostre
certezze e abbracciamo la Parola di Dio, aiutandoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

domenica 28 aprile 2019

Il Vangelo del Lunedì 29 Aprile 2019


Della 2° settimana di Pasqua.
Santa Caterina da Siena, vergine dottore della Chiesa,
patrona d’Italia e d’Europa.
1° Lettura dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1,5-2,2)
Dal Vangelo secondo Matteo (11,25-30) anno dispari.
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra,
perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.
Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre,
e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile
di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita.
Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Anche a poche ore dalla sua morte, Gesù manifesta con lucidità di conoscere
la situazione e, soprattutto, ciò che si muove nell’intimo di tutti coloro che
gli stanno accanto; essi non dovranno scandalizzarsi della sua sofferenza
e della sua morte; anzi, essa darà loro l’opportunità di comprendere la
rivelazione più alta riguardante il loro Maestro; il nome che Dio aveva rivelato
a Mosè sul Sinai, Io sono, Gesù lo attribuisce a se stesso.
Paradossalmente, essi lo capiranno proprio nel momento in cui il dolore
e la croce sembrano offuscare questa verità.
Questo ci fa comprendere come a volte il nostro approccio alla sofferenza
e al dolore sia sbagliato; a noi sembra che con la passione e la morte di Gesù
tutto sia finito, invece tutto è appena cominciato.
Apriamo la nostra mente e accogliamo il punto di vista di Dio che, anche
se spesso è diverso dal nostro, ma che è quello veritiero.
Capisco che non è facile, fortunatamente abbiamo la preghiera che ci può aiutare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

sabato 27 aprile 2019

Il Vangelo di Domenica 28 Aprile 2019


Della 2° Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia.
1° Lettura dagli Atti degli Apostoli (5,12-16)
2° Lettura dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (1,9-11a.12-13.17-19
Dal Vangelo secondo Giovanni (20,19-31) anno C.
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte
del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù,
stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».
Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco.
E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me,
anche io mando voi».
Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo.
A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non
perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.
Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!».
Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto
il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco,
io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso.
Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!».
Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua
mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!».
Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».
Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non
hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono
stati scritti in questo libro.
Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio,
e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Maestro, poco fa volevano lapidarti e tu ora decidi di scendere a Gerusalemme
per Lazzaro?».
Andrea e Filippo sono esterrefatti.
Gesù tace, lo sguardo posato in terra, pensieroso.
Rabbì-interviene Pietro-hanno ragione, il clima è troppo teso per scendere in Giudea.
Non è proprio opportuno! Gesù sospira.
Occorre andare, sussurra il Nazareno.
Attimo di pesante silenzio, sguardi allibiti.
Poi è Tommaso a sciogliere la tensione: «Dai, andiamo a morire con Lui!».
E tutti scoppiano a ridere.
È la prima volta, nel vangelo di Giovanni, in cui Tommaso parla.
La notte precedente Tommaso l’ha passata nascondendosi sotto un vecchio
ulivo nella valle del Cedron.
Non sente i morsi della fame e neppure il freddo.
Negli occhi ha solo l’immagine di Gesù, il suo Gesù, straziato e sanguinante
pendere nudo dal patibolo mentre la folla lo insulta.
Per qualche istante Tommaso era rimasto impietrito, nascosto tra la folla dei curiosi.
Poi, se n’era andato per paura di essere riconosciuto.
Ora, sotto l’ulivo, tutto gli torna alla mente.
Sente paura e rabbia, una rabbia terribile, soffoca un urlo che gli spacca la testa.
Andiamo a morire con lui!
Idiota, pavido, vigliacco, mezzo uomo, infame, meschino, mille volte maledetto,
dannato, traditore.
L’alba lo raggiunge assopito e ancora intontito.
È l’umidità dell’aurora e il freddo del deserto a svegliarlo.
Che fare? Pensa agli altri; a Pietro, a Giovanni, a Giuda. Dove saranno?
D’improvviso gli torna alla mente la stanza al piano alto in cui avevano celebrato
la Pasqua, solo due giorni prima.
Un’eternità, ora. Forse gli altri sono là.
Il sabato è concluso, la gente riprende il lavoro.
Forse è meglio aspettare il calare della sera.
Vaga tutto il giorno tra Betania e il deserto di Giuda, svuotato, esausto, consumato.
Verso sera, prudentemente, rasentando i muri, sale a Sion per vedere se gli altri
si sono radunati.
Arriva alla porta e bussa con circospezione. Nulla. Silenzio.
Poi una voce «Chi è?»
Sono io, Natanaele, apri.
La porta si apre, per chiudersi subito dopo.
Tommaso, abbiamo visto il Signore! È vivo!
Tommaso guarda i volti euforici dei suoi compagni.
È sbalordito e incredulo.
È così, Tommaso!
È anche apparso a Cleopa e Zaccaria, nei pressi di Emmaus!
Tommaso indietreggia, non si lascia abbracciare dagli altri.
Tu, Andrea, tu, Simone, tu, Giovanni?
Voi mi venite a dire questo? Dove eravate?
Dovevamo morire con Lui! Siamo tutti fuggiti!
No, se non lo vedo, se non vedo le sue ferite io non crederò!
Il sorriso si spegne sul volto degli altri.
Ha ragione, Tommaso.
Ma non se va Tommaso.
Non si sente offeso se il messaggio della resurrezione è affidato alle nostre
fragilissime mani.
Non capisce ma resta, senza fondare una chiesa alternativa, senza sentirsi
migliore, senza andarsene.
E fa bene a restare.
Otto giorni dopo il Maestro torna, apposta per lui.
Eccolo, il Risorto.
Leggero, splendido, sereno.
Sorride, emana una forza travolgente.
Gli altri lo riconoscono e vibrano.
Tommaso, ancora ferito, lo guarda senza capirci nulla.
Viene verso di lui ora, il Signore, gli mostra le palme delle mani, trafitte.
Tommaso, so che hai molto sofferto.
Anch’io ho molto sofferto; guarda qui.
E Tommaso cede.
La rabbia, il dolore, la paura, lo smarrimento si sciolgono come neve al sole.
Si butta in ginocchio ora e bacia quelle ferite e piange e ride.
Mio Signore! Mio Dio!
San Tommaso, patrono di tutti gli entusiasti che buttano il cuore oltre l’ostacolo,
che ci credono a questo Cristo, aiuta quelli che hanno sperimentato sulla propria
pelle il fallimento della propria vita.
Dona loro di non lasciarsi travolgere dalla rabbia e dal dolore, ma di sapere che
il Maestro ama la loro generosità, come ha amato la tua.
San Tommaso, patrono di tutti gli scandalizzati dall’incoerenza della Chiesa,
aiuta chi è stato ferito dalla spada del giudizio clericale a non fermarsi alla
fragilità dei credenti, ma di fissare lo sguardo sullo splendore del risorto che
essi indegnamente professano.
San Tommaso, patrono dei crocefissi senza chiodi, che hai visto nel segno delle
palme del Signore, riflesso, lo squarcio che la sua morte aveva provocato nel tuo
cuore, aiuta a vedere che il dolore, ogni dolore, il nostro dolore è conosciuto da Dio.
San Tommaso, patrono dei discepoli, primo, tra i Dodici, ad avere professato la
divinità di Cristo, aiutaci a professare con franchezza la nostra fede nel volto
di Dio che è Gesù.
Santa Domenica della Misericordia a tutti voi amici, aiutati da S. Tommaso,
nostro gemello nella fede, Fausto.


E come ho fatto la settimana scorsa con Giuda, anche oggi ho voluto scrivere una lettera al mio amico Tommaso.


Lettera al mio amico Tommaso, l’incredulo.
Per ricordare l’amico Tommaso, il re dei credenti.
Caro Tommaso, fa strano scriverti una lettera, ma ho deciso, dopo tanti anni,
di schierarmi formalmente e solennemente dalla tua parte.
Mi spiego meglio; ogni anno, dopo l'ebbrezza della festa di Pasqua, puntualmente
ti ritroviamo col Vangelo che ti riguarda; il motivo è semplice, san Giovanni ci
dice che il fatto, o meglio, il fattaccio, è accaduto otto giorni dopo l'apparizione
di Gesù a porte chiuse nel Cenacolo alla sera di Pasqua.
Ora; sono stufo di vederti descritto come un incredulo, su di te abbiamo addirittura 
composto un proverbio "Tommaso che non ci crede se non ci mette il naso" e zac,
sei arrivato fino a noi con la falsa nomea di incredulo.
Ed in questo, ti assomiglio parecchio.
E' il nostro consueto modo di leggere il Vangelo, col cervello in stand-by,
ascoltando come se fosse una pia ed edificante favoletta, senza la voglia di 
approfondire ciò che dovrebbe nutrire la nostra vita e la nostra fede.
Eppure, Tommaso, leggendo bene il racconto di Giovanni, si capisce subito
che tu al Rabbì ci avevi creduto, fin troppo.
Dalle tue parole durissime, ferite, si intuisce dell'amarezza che ti aveva sconvolto
il cuore all'indomani della croce!
Incredulo? Andiamo!
Piuttosto credulone, con l'entusiasmo che ti contraddistingueva tra i dodici.
Sai, Tommaso, mi sono riconosciuto molte volte in te, ti ho visto nel volto di molti 
fratelli scoraggiati e delusi dopo aver dato l'anima ad un sogno, ad un progetto.
Più voli in alto e più-cadendo-ti fai del male.
La croce, per te inattesa, aveva inchiodato il tuo Maestro e la tua vita, messo
fine al tuo sogno realizzato.
E ti vedo-sbalordito e attonito-che ascolti i tuoi compagni.
Le tue ferite sanguinano copiosamente e questi-gioiosi-ti raccontano di averlo
visto vivo, risorto.
Giovanni, che c'era, ha scritto solo la prima parte di ciò che hai detto; la frase
durissima del "non crederò" e-per pudore, Giovanni è cortese e delicato-non ha 
riportato le tue altre frasi, dette con la voce rotta dalla rabbia e dalla voglia
di piangere.
Io però me le sono immaginate: "Tu Pietro? e tu Andrea? e tu Giacomo?
Voi mi dite che Lui è vivo?
Siamo scappati tutti, come conigli; come faccio a credervi?".
Tommaso; hai ragione.
Incontro spesse volte cristiani come te, feriti dalla pessima testimonianza di
noi discepoli, scandalizzati dal baratro che mettiamo tra la nostra fede e la
nostra vita, increduli al Vangelo a causa della nostra piccolezza.
Ma-e questo è stupefacente-Giovanni ci dice che otto giorni dopo tu eri ancora con loro.
Cavolo, Tommi, quanto ti vuole bene il Signore!
Non li hai mollati come alle volte vedo fare, non ti sei sentito superiore,
migliore o a parte.
Hai voluto condividere la tua amarezza con loro.
E finalmente è accaduto, apposta per te è venuto il Maestro; vedi come ti ama?
Le sue piaghe, il suo costato ostesi, aperti, mostrati, e quella frase bellissima
(non un rimprovero ma un gesto d'amore): "Tommaso so che hai sofferto tanto.
Guarda; anch'io ho sofferto tanto", ti hanno fatto arrendere, hai lasciato la diga
del pianto rompere gli argini, ti sei lasciato travolgere dall'amore e dalla fede,
ti sei buttato in ginocchio e tu, per primo, hai osato dire ciò che nessuno prima
aveva osato neppure pensare; Gesù è Dio.
Senti, Tommaso, io ti voglio un sacco di bene e ringrazio te e il nostro comune
Signore per come ti ha trattato.
Non credo sia un caso il fatto che il tuo amico Giovanni ti abbia soprannominato 
"didimo", cioè gemello; davvero mi assomigli.
Voglio affidarti, caro mio gemello, tutti quelli che-come te-non si sono ancora
arresi al Signore; io per primo, ma anche tutti quelli, insomma, bastonati
come te e come me.
E anche gli scandalizzati da noi cristiani; che guardino al Cristo piuttosto che
ai suoi fragili discepoli.
Ciao amico e fratello; uomo dalla grande fede cristallina!
Santa Domenica della Misericordia a tutti voi amici, che come me, magari
assomigliate al nostro fratello Tommaso, Fausto.


venerdì 26 aprile 2019

Il Vangelo del Sabato 27 Aprile 2019


Sabato fra l’Ottava di Pasqua.
1° Lettura dagli Atti degli Apostoli (4,13-21)
Dal Vangelo secondo Marco (16,9-15) anno dispari.
Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima
a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni.
Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto.
Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.
Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in
cammino verso la campagna.
Anch'essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro.
Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò
per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a
quelli che lo avevano visto risorto.
E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Il Signore è Risorto.
Le donne cercano un crocefisso per imbalsamarlo, ma Lui è vivo e
presente in mezzo a noi.
Il Vangelo di Marco si chiude con le donne intimorite che non dicono
nulla, i versetti successivi sono un’aggiunta posteriore; qualcuno si è reso
conto che la chiusura del Vangelo era troppo brusca.
Eppure Marco aveva le su ragioni; non è evidente la resurrezione,
non è scontata la fede.
Ci vuole tutta la vita per prendere coscienza che Gesù è vivo.
Luca stesso, nel racconto di Emmaus, ci dice che il racconto delle donne era
parso agli apostoli come un vaneggiamento di donne emotivamente instabili.
Non basta che qualcuno ci annunci la resurrezione di Cristo per convertire
il nostro cuore!
La fede è e resta una proposta, una testimonianza.
Poi sta a noi fare il salto successivo.
Qualche discepolo della seconda generazione, allora, ha pensato bene di
aggiungere un finale che riassumesse le apparizioni del Risorto raccontate
dagli altri evangelisti, un riassunto da mandar a memoria.
Tutto questo per semplificare il nostro credere, ma ancora facciamo tanta fatica,
fortuna per noi che abbiamo la preghiera che ci può semplificare la vita. 
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

giovedì 25 aprile 2019

Il Vangelo del Venerdì 26 Aprile 2019


Venerdì fra l’Ottava di Pasqua.
1° Lettura dagli Atti degli Apostoli (4,1-12)
Dal Vangelo secondo Giovanni (21,1-14) anno dispari.
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade.
E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto
Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli.
Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare».
Gli dissero: «Veniamo anche noi con te».
Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano
accorti che era Gesù.
Gesù disse loro: «Figlioli, non avete a da mangiare?».
Gli risposero: «No».
Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete».
La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci.
Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!».
Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai
fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare.
Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di
pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane.
Disse loro Gesù: «Portate un po' del pesce che avete preso ora».
Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di
centocinquantatrè grossi pesci.
E benché fossero tanti, la rete non si spezzò.
Gesù disse loro: «Venite a mangiare».
E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano
bene che era il Signore.
Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce.
Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Pietro torna indietro, ricomincia da capo.
Quella pesca a Cafarnao è segno di un ritorno al passato, come se Gesù
fosse una parentesi ormai da chiudere.
Ma non resta solo, i suoi amici lo raggiungono, gli sono vicini.
La pesca è un disastro, non c’è mai limite al peggio.
Ma alla fine della notte più fallimentare, il Signore ci aspetta, con pazienza
e con affetto.
Un viandante attacca bottone e osa; “riprendete il largo”.
E i discepoli che si guardano in silenzio, a lungo.
Cosa ha detto?
Di prendere il largo?
Tre anni prima era accaduto una cosa simile, lo stesso lago, le stesse parole.
Lo fanno, senza fiatare, senza parlare, un tumulto nel petto.
E accade.
Pesci come se piovesse.
Un segno, il segno.
È di nuovo Lui, il Risorto, è venuto apposta per salvare Pietro dal suo dolore.
Mai capitata una cosa simile a voi?
A me si; la preghiera mi ha aiutato.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.