domenica 31 marzo 2019

Il Vangelo del Lunedì 1 Aprile 2019


Della 4° settimana di Quaresima.
1° Lettura dal libro del profeta Isaìa (65,17-21)
Dal Vangelo secondo Giovanni (4,43-54) anno dispari.
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea.
Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore
nella propria patria.
Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano
visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch'essi
infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino.
Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao.
Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli
chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete».
Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia».
Gesù gli rispose: «Va', tuo figlio vive».
Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!».
Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio.
Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato».
Il padre riconobbe che proprio a quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive»,
e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
L’atto di fede del funzionario del re è grande.
Sicuramente la fama di taumaturgo di Gesù era giunta anche a lui; egli aveva
saputo che il Signore guariva semplicemente toccando gli ammalati o con
una parola potente pronunciata con autorità dinanzi a loro.
Ma qui, il Signore gli dice semplicemente di andare a vedere suo figlio,
che è guarito.
Non un segno, non una conferma immediata; soltanto la fiducia cieca nella
parola di Gesù.
L’uomo comprende a quale sfida lo chiamo il Maestro, e accetta.
Egli si pone sulla strada del ritorno a casa, e, soltanto dopo qualche ora ha la
conferma che la Parola di Gesù, ancora una volta, ha fatto il suo effetto.
Se solo avessimo più fede nelle parole di Cristo anche noi vedremmo miracoli
ben più grandi; la fede in Gesù e nella sua potenza ottiene tutto, a patto che
sappiamo credere senza porre alcuna condizione a Dio e al suo operato,
ma semplicemente, pregare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

sabato 30 marzo 2019

Il Vangelo di Domenica 31 Marzo 2019


Della 4° Domenica di Quaresima.
1° Lettura dal libro di Giosuè (5,9a.10-12)
2° Lettura dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (5,17-21)
Dal Vangelo secondo Luca (15,1-3.11-32) anno C.
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i
peccatori per ascoltarlo.
I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie
i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli.
Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte
di patrimonio che mi spetta”.
Ed egli divise tra loro le sue sostanze.
Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un
paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto.
Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia
ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.
Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione,
che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci.
Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma
nessuno gli dava nulla.
Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in
abbondanza e io qui muoio di fame!
Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo
e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio.
Trattami come uno dei tuoi salariati”.
Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione,
gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò.
Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti
a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”.
Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo
indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi.
Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché
questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.
E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi.
Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei
servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo.
Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il
vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”.
Egli si indignò, e non voleva entrare.
Suo padre allora uscì a supplicarlo.
Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai
disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far
festa con i miei amici.
Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze
con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”.
Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo;
ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed
è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Nel deserto della Quaresima diventiamo capaci di accogliere la novità assoluta
del vangelo, del volto di Dio che emerge dalla rivelazione di Gesù.
Un Dio bellissimo ci attende sul Tabor, quando riusciamo a lasciare la
pianura della quotidianità e della mediocrità.
Un Dio che non manda le disgrazie e che non teniamo buono sennò chissà
che disgrazia ci colpisce.
Un Dio che è un padre affettuoso che ci ama e ci rispetta.
Luca costruisce il suo vangelo intorno a tre parabole.
Concentra in questi tre capolavori la sintesi del suo annuncio, la logica
stringente della sua vita.
Una di queste parabole, forse la più conosciuta del vangelo, è quella
erroneamente chiamata del “figliol prodigo”.
I due figli protagonisti della parabola hanno una pessima idea di Dio.
Entrambi.
Il primo figlio, scapestrato, pensa che Dio sia un concorrente, un avversario;
se c’è io non posso realizzarmi, pensa lui.
Dio è un censore, un preside severo, uno che non mi aiuta.
Gli chiedo il mio, quello che mi deve (e da quando un padre “deve” l’eredità?),
quello che mi spetta.
Chiedere l’eredità significa augurare la morte.
E il figlio va e conosce la vita.
Ha molti amici, sperpera tutto il patrimonio.
Quando finiscono i soldi gli amici se ne vanno, ovvio.
È tutta qui la vita?
In pochi mesi ha già conosciuto tutto, bruciato tutto?
Si ritrova a pascolare i porci.
I porci; l’animale impuro per eccellenza. E patisce la fame.
Rientra in sé stesso e ragiona: “Sono un idiota. Certamente! Perché?
In casa di mio padre anche il più umile dei servi ha pane in abbondanza!
Ora torno e mi trovo una scusa”.
Sì, avete letto bene; contesto radicalmente l’interpretazione buonista del brano.
Il figlio non è affatto pentito; è affamato e ancora pensa che il padre sia un
tontolone da manipolare.
L’altro figlio invece, torna dal lavoro stanco e si offende della festa che il
padre ha fatto in onore del figlio minore.
Come dargli torto?
Il suo cuore è piccolo ma la sua giustizia grande; sì, è vero, il Padre si
comporta ingiustamente nei suoi confronti.
Giusto; lui lavora da anni e non ha mai osato chiedere nulla.
Il figlio maggiore pensa che Dio sia uno da tenere buono, che ora fatichiamo
ed obbediamo ma che, alla fine, avremo il premio, ci verrà riconosciuta la
fatica che abbiamo vissuto e tutte le messe che ci siamo sciroppate.
Lui è uno mortificato, senza grilli per la testa, lui è il bravo figlio che tutti
Vorrebbero; perché il padre si comporta in quel modo?
Bene, fermatevi qui, ora.
Niente bei finali, Luca si stoppa.
Non dice se il primo figlio apprezzò il gesto del Padre e, finalmente, cambiò idea.
Né dice se il fratello, inteneritosi, entrò a far festa.
No, la parabola finisce aperta, senza scontate soluzioni, senza facili
moralismi e finali da Principe Azzurro.
Possiamo stare col Padre senza vederlo, possiamo lavorare con lui senza
gioirne, possiamo lasciare che la nostra fede diventi ossequio rispettoso
senza che ci faccia esplodere il cuore di gioia.
Il Vangelo ci dice ancora una volta che Dio ci considera adulti, che affida alle
nostre mani le decisioni, che non si sostituisce alle nostre scelte.
E ora, per favore, smettiamola di guardare questi due idioti, così simili a noi.
Piccoli e meschini, come noi.
E guardiamo al Padre, per favore.
Io vedo un Padre che lascia andare il figlio anche se sa che si farà del male
(l’avremmo lasciato andare?).
Vedo un Padre che scruta l’orizzonte ogni giorno.
Vedo un Padre che non rinfaccia né chiede ragione dei soldi spesi (“te l’avevo
detto io!”), che non accusa, che abbraccia, che smorza le scuse (e non le vuole),
che restituisce dignità e che fa festa.
Vedo un Padre ingiusto, esagerato, che ama un figlio che gli augurava la
morte (“dammi l’eredità!”) che vaneggiava nel delirio (“mi spetta!”), un Padre
che sa che questo figlio ancora non è guarito dentro ma pazienta e fa già festa.
Vedo un Padre che esce a pregare lo stizzito fratello maggiore, che tenta di
giustificarsi, di spiegare le sue buone ragioni.
Ecco, vedo questo Padre che accetta la libertà dei figli, che pazienta,
che indica, che stimola.
Lo vedo e impallidisco.
Dunque; Dio è così? Fino a qui? Così tanto?
Sì, amici. Dio è questo e non altro.
Dio è così e non diversamente.
E il Dio in cui credo è finalmente questo?
Gesù sta per morire per affermare questa verità, è disposto a farsi
scannare pur di non rinnegare questa inattesa rivelazione.
Dio è prodigo, scialacquone, sciupone, non il figlio.
Perché di esagerato, di eccessivo, in questa storia, c’è solo l’amore di Dio.
Santa Domenica amici, ricordiamoci che abbiamo un Dio che ci ama, perché
una storia così io l’ho vissuta, ed ora posso parlarne serenamente, Fausto.

venerdì 29 marzo 2019

Il Vangelo del Sabato 30 Marzo 2019


Della 3° settimana di Quaresima.
1° Lettura dal libro del profeta Osèa (6,1-6)
Dal Vangelo secondo Luca (18,9-14) anno dispari.
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano
l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini
salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: "O Dio, ti ringrazio perché
non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come
questo pubblicano.
Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo".
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi
al cielo, ma si batteva il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore".
Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché
chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Per quante belle preghiere possiamo fare, esse non arrivano nemmeno a sfiorare
Dio, se non sono accompagnate da un atteggiamento necessario; l’umiltà.
È meglio essere infedeli e peccatori, ma umili e consapevoli del proprio peccato,
che essere perfetti davanti a Dio, ma superbi nel cuore e orgogliosi nella mente.
Infatti, ciò che c’impedisce di godere pienamente del perdono di Dio non è tanto
la sua lontananza, quanto il fatto che spesso, le nostre preghiere sono piene di
indubbia superbia.
Tale superbia si manifesta nella nostra convinzione di essere giusti e che, tutto
sommato, non siamo molto peggio di tanti altri.
È qui l’errore; Dio non fa paragoni tra i suoi figli, per cui non abbiamo bisogno
di confrontarci con nessuno per sentirci più o meno giusti.
Dio vede il cuore e sa se vogliamo pregare davvero o soltanto fare un elenco
delle nostre presunte virtù.
Lasciamo fare gli elenchi agli altri, noi preghiamo veramente con il cuore.   
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

giovedì 28 marzo 2019

Il Vangelo del Venerdì 29 Marzo 2019


Della 3° settimana di Quaresima.
1° Lettura dal libro del profeta Osèa (14,2-10)
Dal Vangelo secondo Marco (12,28b-34) anno dispari.
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual’è
il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele!
Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il
tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza".
Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso".
Non c'è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è
unico e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta
l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale
più di tutti gli olocàusti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano
dal regno di Dio».
E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
La Quaresima è il periodo in cui tornare all’essenzialità, anche nei confronti
della Parola di Dio.
Essa, infatti, è riassumibile nel comandamento dell’amore, verso Dio e verso
gli altri.
Gesù, di fronte alla risposta sincera dello scriba, gli dice una frase emblematica;
se avesse continuato nella sua ricerca sincera della verità, alla fine avrebbe
incontrato il Signore stesso, che gli avrebbe aperto le porte del regno dei cieli.
L’elemento discriminante, dunque, è proprio questo; capire che l’essenza di
tutta la nostra vita sta nell’amare Dio e gli altri.
Solo se facciamo in questo modo siamo certi di essere sulla strada giusta;
altrimenti, il rischio è quello dell’illusione.
Proprio come coloro i quali, al tempo di Gesù, credevano di salvarsi semplicemente
perché discutevano riguardo la Parola di Dio, senza metterla poi in pratica.
Ecco perciò, quello che dobbiamo fare, non discutiamo sulla Parola del Signore,
ascoltiamola, mettiamola in pratica attraverso l’amore e la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata con l’amore verso il Signore, Fausto.

mercoledì 27 marzo 2019

Il Vangelo del Giovedì 28 Marzo 2019


Della 3° settimana di Quaresima.
1° Lettura dal libro del profeta Geremìa (7,23-28)
Dal Vangelo secondo Luca (11,14-23) anno dispari.
In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto.
Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore.
Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli
scaccia i demòni».
Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso
va in rovina e una casa cade sull'altra.
Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno?
Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl.
Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo
di chi li scacciano?
Per questo saranno loro i vostri giudici.
Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che
possiede è al sicuro.
Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali
confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Gesù ci ricorda che siamo posti continuamente di fronte a una scelta da
rinnovare tutti i giorni.
O ci decidiamo per Cristo, oppure siamo contri di Lui.
Questo significa che non esiste una garanzia duratura sul fatto di essere
fedeli a Lui.
Nel nostro cuore può anche albergare il rifiuto o addirittura l’incredulità nei
suoi confronti.
Cosa significa, allora, decidersi per Lui ogni giorno?
Vuol dire non aver paura di accogliere la sua proposta d’amore, anche quando
non corrisponde ai nostri modi di vedere o di pensare.
I Giudei non presero sul serio la Parola del Signore, semplicemente perché la sua
predicazione e i suoi gesti non coincidevano con l’idea che avevano del Messia.
Il Signore è libero di manifestarsi come e quando vuole nella nostra vita; a noi
il compito di riconoscerlo e adorarlo, con l’aiuto della preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

martedì 26 marzo 2019

Il Vangelo del Mercoledì 27 Marzo 2019


Della 3° settimana di Quaresima.
1° Lettura dal libro del Deuteronòmio (4,1.5-9)
Dal Vangelo secondo Matteo (5,17-19) anno dispari.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto
ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare
pieno compimento.
In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un
solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli
altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli.
Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Il brano evangelico di oggi risponde a coloro che vedono in Gesù un fantomatico
propinatore di generiche libertà e un liberatore da schemi e convinzioni.
Il Signore, al contrario, ribadisce proprio che non è venuto ad abolire nulla di
quanto sia già stato scritto.
Egli è venuto, invece, a ricordarcene lo spirito più genuino, che è ancora più esigente.
Guai a noi se considerassimo Gesù e la sua opera semplicemente come quella di
un liberatore politico o di un semplice contestatore delle tradizioni degli antichi.
Non è nella contestazione che troviamo la strada della nostra santificazione,
bensì nell’osservanza amorosa della sua Parola.
Una Parola che va accolta, capita e vissuta con semplicità nella nostra esistenza.
A quel punto, ogni Parola di Dio, che leggiamo o ascoltiamo, diventa per noi luce
che illumina i nostri passi.
Se però, facciamo fatica, abbiamo la preghiera che ci può aiutare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

lunedì 25 marzo 2019

Il Vangelo del Martedì 26 Marzo 2019


Della 3° settimana di Quaresima.
1° Lettura dal libro del profeta Daniele (3,25.34-43)
Dal Vangelo secondo Matteo (18,21-35) anno dispari.
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio
fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli?
Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti
con i suoi servi.
Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale
che gli doveva diecimila talenti.
Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse
venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse
il debito.
Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza
con me e ti restituirò ogni cosa". 
Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli
condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva
cento denari.
Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: "Restituisci quel che devi!".
Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza
con me e ti restituirò".
Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non
avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti
e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto.
Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio,
io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato.
Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto
pietà di te?".
Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse
restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore,
ciascuno al proprio fratello».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Perché facciamo tanta fatica a perdonare gli altri, anche di cose di poco conto?
Il motivo sta nel fatto che ci sentiamo sempre creditori nei confronti degli altri.
Cioè, siamo sempre convinti che gli altri debbano accorgersi delle nostre
necessità, delle nostre ferite e delle nostre sofferenze.
Per questo motivo, se avviene qualcosa che non va secondo questo nostro modo
di pensare, ci offendiamo e non perdoniamo gli altri perché ci sentiamo migliori.
E se invece provassimo a considerarci come debitori nei confronti di Dio?
Il problema non è quello che abbiamo il diritto di ricevere dagli altri, ma il
dovere che abbiamo di dare a Dio quello che gli spetta.
Lui ci perdona sempre, quindi non possiamo prenderci il diritto di togliere
nel tempo questo perdono agli altri.
Quando perdoniamo, dimostriamo di avere capito questa legge fondamentale
della vita cristiana.
Sicuramente non è facile, ci possiamo però provare.
Facendoci aiutare dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.