giovedì 28 febbraio 2019

Il Vangelo del Venerdì 1 Marzo 2019


Della 7° settimana del Tempo Ordinario.
1° Lettura dal libro del Siracide (6,5-17)
Dal Vangelo secondo Marco (10,1-12) anno dispari.
In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea
e al di là del fiume Giordano.
La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come
era solito fare.
Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano
a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie.
Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?».
Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.
Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo
l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno
una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne.
Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento.
E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette
adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro,
commette adulterio».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Suscita scalpore la presa di posizione del Signore nei confronti del divorzio
accettato da tutti, donne comprese, e addirittura attribuito alla saggezza di Mosè.
Ma Dio non l’ha pensata così, Dio crede che un uomo e una donna possano
vivere insieme per tutta la vita.
Tutta la vita insieme, amici; non è l’opinione di cattolici fuori dal mondo
o di veteroromantici in via di estinzione; è il pensiero stesso di Dio.
Mi libera questa affermazione, quando incontro due persone che, con fatica,
decidono di sposarsi.
Mi incoraggia questo discorso, allora, quando invito due sposi a non mollare,
a non separarsi.
Amarsi e rispettarsi per tutta la vita non è l‘illusione di una generazione del
passato, ma una reale possibilità che realizza il sogno di Dio.
Questa è una buona notizia che possiamo dare in questo nostro mondo
affettivamente disorientato,
l’amore è per sempre, a patto che ci sia il rispetto reciproco, perciò,
aiutiamoci assieme con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

mercoledì 27 febbraio 2019

Il Vangelo del Giovedì 28 Febbraio 2019


Della 7° settimana del Tempo Ordinario.
1° Lettura dal libro del Siracide (5,1-10 NV [gr. 5,1-8])
Dal Vangelo secondo Marco (9,41-50) anno dispari.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiunque vi darà da bere un
bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico,
non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio
per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.
Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella
vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna,
nel fuoco inestinguibile.
E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella
vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna.
E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare
nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella
Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.
Ognuno infatti sarà salato con il fuoco.
Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore?
Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Gesù è esigente, quasi tagliente con i suoi discepoli.
Essere discepoli, diventare discepoli significa identificarsi col Maestro e il
Signore accetta questa identificazione.
Così, dare un bicchiere d’acqua a uno dei discepoli significa dissetare Gesù stesso.
Ma, proprio perché il discepolo rimanda a Gesù, guai se il discepolo sfigura
il volto di Cristo scandalizzando le persone semplici.
Meglio perdere una mano o un occhio piuttosto che scandalizzare uno dei piccoli.
Il modo per imitare il Signore è semplice, non perdere il sapore, perché il sale
insipido non serve a nulla.
Il nostro è un tempo impegnativo, non è vero che siamo pochi cristiani,
il problema è che siamo poco cristiani, poco credibili.
Assaporiamo la presenza del Signore, per dare sapore alla nostra vita e a quella
dei fratelli, e da buoni cristiani, aiutiamoci con la preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

martedì 26 febbraio 2019

Il Vangelo del Mercoledì 27 Febbraio 2019


Della 7° settimana del Tempo Ordinario.
1° Lettura dal libro del Siràcide (4,12-22 NV [gr. 4,11-19])
Dal Vangelo secondo Marco (9,38-40) anno dispari.
In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava
demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».
Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo
nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Gesù, raccomanda ai suoi apostoli molta elasticità mentale; lo Spirito soffia
dove vuole, il vento va e non possiamo fermarlo, siamo noi a dover orientare
le vele per raccogliere la sua spinta poderosa e prendere il largo.
Gli apostoli, preoccupati dopo aver visto qualcuno che guarisce i malati in
nome di Dio senza avere la patente di guaritore, sono invitati dal Signore a
lodare Dio per la generosità con cui Egli concede a chi vuole di manifestare
la sua tenerezza e la sua grazia.
Anche noi, oggi, riconosciamo l’opera che Egli compie attraverso persone
all’apparenza lontane dalla vita cristiana.
Non siamo noi a dare il patentino di buoni cristiani, lasciamo che Dio susciti
discepoli anche dalle pietre, e ringraziamo continuamente il Padre per
tanta lungimiranza.
Dai frutti si riconosce la bontà di un albero, non scordiamolo mai.
Anche a me hanno detto che non sono cristiano e che non dovrei mettere
questi commenti, cosa volete, le persone sono così, preghiamo per loro.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

lunedì 25 febbraio 2019

Il Vangelo del Martedì 26 Febbraio 2019


Della 7° settimana del Tempo Ordinario.
1° Lettura dal libro del Siracide (2,1-13 NV [gr.2,1-11])
Dal Vangelo secondo Marco (9,30-37) anno dispari.
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non
voleva che alcuno lo sapesse.
Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene
consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso,
dopo tre giorni risorgerà».
Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao.
Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?».
Ed essi tacevano.
Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande.
Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia
l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro:
«Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi
accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Ne parlano tutti i sinottici, quindi non solo è accaduto, ma è stato un
momento importante per il percorso dei discepoli.
Ne parlano senza vergogna, senza badare alla figuraccia che hanno fatto.
Non hanno paura di ammettere, candidamente, di non avere capito nulla
del discorso che ha fatto loro Gesù.
I suoi discepoli, gli amici fidati, quelli che ha scelto con cura, sono su
un altro pianeta.
Discutono di gloria, di posti di comando e di potere.
Non sanno davvero di cosa Gesù vuole fare.
E il Maestro, ancora una volta, si mette da parte, non guarda al suo dolore,
non elemosina consolazione, ma insegna, cerca di far capire.
Anche a noi, a volte, succede di avere bisogno di consolazione e di dover
consolare, mettendo fra parentesi il dolore che ci divora il cuore.
Non siamo soli in questo, anche Gesù ha sperimentato questa fatica e l’ha
trasfigurata per noi, facendosi aiutare dalla preghiera. 
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

domenica 24 febbraio 2019

Il Vangelo del Lunedì 25 Febbraio 2019


Della 7° settimana del Tempo Ordinario.
1° Lettura dal libro del Siracide (1,1-10 NV [gr. 1,1-10ab])
Dal Vangelo secondo Marco (9,14-29) anno dispari.
In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte]
e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni
scribi che discutevano con loro.
E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo.
Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?».
E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha
uno spirito muto.
Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce.
Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti».
Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi?
Fino a quando dovrò sopportarvi?
Portatelo da me». E glielo portarono.
Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli,
caduto a terra, si rotolava schiumando.
Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?».
Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco
e nell’acqua per ucciderlo.
Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci».
Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede».
Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo aiuta la mia incredulità!».
Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli:
«Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più».
Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì.
E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto».
Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi.
Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non
siamo riusciti a scacciarlo?».
Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun
modo, se non con la preghiera».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Intenerisce questo padre che chiede a Gesù un miracolo per il figlio ma che,
prima, deve passare attraverso la goffa prova di miracolo degli apostoli.
Intenerisce e stupisce, perché in lui prevale l’amore di un padre, non la fede.
Non disdegna la fede dei semplici, il Signore, non ha la puzza sotto il naso.
È urtato, invece, dalla stupidità dei suoi che pensano ormai di essere diventati
capaci di miracoli, come se fosse una tecnica, come se ci fosse un trucco.
Davanti alla forza di Gesù il padre abbassa lo sguardo.
Fede? La sua è piccola e fragile, se è la fede l’unico modo per salvare il suo
ragazzo, non guarirà.
Preghiera immensa, invocazione che piega la volontà di Dio!
Gesù è ammirato per tanta sincerità; sì, la fede di quel padre provato è
sufficiente, perché autentica, perché sincera.
E la nostra fede, com’è?
Preghiamo, perché sia autentica come quella di quel padre.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

sabato 23 febbraio 2019

Il Vangelo di Domenica 24 Febbraio 2019


Della 7° Domenica del Tempo Ordinario.
1° Lettura dal primo libro di Samuele (26,2.7-9.12-13.22-23)
2° Lettura dalla prima lettera di san paolo apostolo ai Corinzi (15,45-49)
Dal Vangelo secondo Luca (6,27-38) anno C.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “A voi che ascoltate, io dico:
amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro
che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male.
A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello,
non rifiutare neanche la tunica.
Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non richiederle indietro.
E come volete gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro.
Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta?
Anche i peccatori amano quelli che li amano.
E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine
vi è dovuta?
Anche i peccatori fanno lo stesso.
E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta?
Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
Amate invece i vostri nemici, fate del bene senza sperarne nulla, e la vostra
ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo
verso gl’ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati;
perdonate e sarete perdonati.
Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà
versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato
a voi in cambio”.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
È successo domenica scorsa, dopo la lettura delle beatitudini.
Ho incontrato in parrocchia un gruppo di coppie, con loro ci siamo confrontati
per tenere accesa la speranza (loro e mia).
Il tema l’avevano, appunto, scelto loro; è possibile essere cristiani da sposati?
In cosa si vede?
Come coltivare la propria interiorità con due figli e un mutuo da pagare?
Durante il confronto è stata Laura ad esprimere bene il disagio che ci aveva
colpito: «Cerchiamo di andare a Messa, alla sera preghiamo con la bambina,
siamo, insomma delle brave persone o ci sforziamo di esserlo.
Ma se uno è una brava persona, di carattere, di temperamento, di educazione,
cosa cambia da noi?
In cosa si vede che siamo cristiani?».
Laura non lo sa, ma è la stessa domanda che si è posto Gesù.
Si vede?
Si vede che viviamo le beatitudini?
Si vede che non ci siamo lasciati infinocchiare dalle mille profezie e dai mille
venditori di fumo che ci circondano e abbiamo davvero cercato il tesoro nel campo?
Animo, discepoli, voi che cercate la felicità tra le braccia di Dio, l’unico,
il solo che può colmare il nostro cuore!
Animo, carbonari della fede che tentate–nella follia delle nostre città–di
mantenere accesa la fiamma della speranza!
A noi che ascoltiamo, il Signore insiste, a noi che abbiamo la quotidiana
abitudine al confronto con la Parola, il Maestro osa, provoca e ci chiede
se si vede che viviamo le beatitudini.
E, se sì, da cosa si vede?
Vogliamo bene a chi ci ama? Bene!
Perdoniamo chi ci perdona? Magnifico!
Prestiamo a chi ci restituirà? Splendido!
Ma cosa c’è di straordinario in tutto questo? Lo fanno tutti!
Lo fa un buon musulmano e un buon ateo.
Il cristianesimo, insomma, è una buona educazione?
E Gesù è venuto per dirci di essere educati e buoni cittadini?
Il nostro cristianesimo, spesso, è un buon senso battezzato, un quieto vivere
verniciato di Vangelo.
Sì, Signore, spiace ammetterlo ma hai ragione; non si vede che siamo tuoi
discepoli, non nei nostri atteggiamenti, non nei desideri, non nell’amore,
non nella (dolorosa) profezia quotidiana.
Non si vede o si vede poco, impercettibilmente e viviamo contenti di quel
nulla che facciamo, sottolineando quei pallidi gesti che hanno un qualche
sentore evangelico.
Ci giustifichiamo, pure, non siamo migliori degli altri, ma almeno
nemmeno peggiori!
E così diventiamo mediocri anche nell’amore.
Gesù sogna, esige, perché Lui per primo vive ciò che dice.
Ci guarda e ci chiede il coraggio del paradosso, il brivido della santità,
il coraggio della logica evangelica, perdona i nemici, ama senza contraccambio,
sii trasparenza.
Alza il tiro, il Signore, chiede di essere discepoli, come Lui, fino in fondo.
Gesù per primo ha amato i nemici, Lui per primo non ha detto il male,
Lui per primo si è donato fino al brivido della morte.
Gesù chiede testimoni, non cristiani part-time.
Chiede incendiari d’amore, non adolescenti cresciuti che si specchiano
nei propri limiti.
Gesù vuole discepoli che diventino riflesso della vera condizione dell’uomo,
che in qualche modo illustrino con la loro vita che è possibile credere, che
è possibile amare.
Non perfetti, non coerenti ad ogni costo, non (insopportabili) primi della classe.
Cercatori di Dio autentici che non si lasciano travolgere dai loro limiti, che
non hanno paura di affidarsi, alla santità.
Bello ma impossibile, ovvio.
Se la smettessimo di pensare che la fede è uno sforzo e la santità è una conquista!
Possiamo diventare misericordiosi se ci lasciamo raggiungere dal Padre, se lo
lasciamo agire, se ne siamo riempiti.
Perciò il Vangelo inizia con un invito pressante: “A voi che ascoltate dico”.
Gesù sa bene che l’ascolto precede l’azione, che la morale è conseguenza della
fede, che la vita nuova in Cristo è possibile solo perché, appunto, c’è Cristo.
Animo, discepoli, poniamo qualche piccolo gesto profetico in questa settimana,
chiediamoci, davanti all’ennesimo gesto di perdono o di pazienza, cosa avrebbe
fatto al nostro posto il Nazareno.
Facciamo come Davide che, inseguito dal re Saul, pur potendolo uccidere e
chiudere la partita, lo rispetta e lo lascia vivo, affidando a Dio il giudizio.
Attenti al rischio fanatismo, però.
Gesù mette al di sopra della coerenza la misericordia, chiede autenticità, ma
non immola all’altare dell’integrità morale la pazienza e il perdono.
Siamo coerenti, quindi, siamo conseguenti nel nostro vivere, ma senza diventare
impercettibilmente giudici altezzosi dei fratelli.
Guardiamoci intorno, in questa settimana.
Vediamo il Vangelo di oggi mille volte vissuto, mille volte realizzato.
Vissuto da anonimi cristiani che sanno pazientare, amare, sperare, ragionare
secondo la logica del vangelo.
Penso a quella famiglia che ha aperto la propria casa a un bimbo che nessuno
voleva, per dargli un pò d’amore; penso a quei giovani scouts che dedicano
le loro vacanze al volontariato in Africa a far giocare i bambini; a quella
ragazzina che ha scelto di far nascere il bambino che aveva in grembo contro
il parere di tutti, penso a quel dirigente che contesta (a proprio rischio) una
linea di condotta troppo aggressiva e spavalda della propria azienda, penso
a quell’infermiera che ha scelto di stare tra i neonati in rianimazione, dove
nessuno ha il cuore per stare.
Sì amici, se lasciamo cadere dai nostri occhi e dalla nostra mente pregiudizi
e chiacchiere vedremo uomini e donne fragili compiere prodigi, vedremo spazi
di nuova umanità che cresce sul ceppo invecchiato della nostra fede abitudinaria.
Come Gesù, milioni di uomini e donne, ora, stanno vivendo il paradosso del Vangelo.
Perciò, amici, in questa settimana proviamo ad essere misericordiosi,
non sarà facile, ma almeno proviamoci.
Santa Domenica a tutti voi amici, Fausto

venerdì 22 febbraio 2019

Il Vangelo del Sabato 23 Febbraio 2019


Della 6° settimana del Tempo Ordinario.
1° Lettura dalla lettera agli Ebrei (11,1-7)
Dal Vangelo secondo Marco (9,2-13) anno dispari.
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse
su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime:
nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.
E apparve loro Elìa con Mosè e conversavano con Gesù.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui;
facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa».
Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce:
«Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!».
E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non
Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò
che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti.
Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
E lo interrogavano: «Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?».
Egli rispose loro: «Sì, prima viene Elìa e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta
scritto del Figlio dell'uomo?
Che deve soffrire molto ed essere disprezzato.
Io però vi dico che Elìa è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto,
come sta scritto di lui».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
È disposto a parlare del vero volto di Dio rischiando la propria vita,
il Maestro Gesù, senza paura.
E chiede a noi suoi discepoli di fare altrettanto, di non cedere alla logica del
mondo, come fa Pietro, pensando di consigliare a Gesù come muoversi.
Ci spaventa, questa logica, tanto.
L’idea di donare la propria vita ci può anche solleticare, a patto di vederla
concludere eroicamente e di vederci intitolata almeno una piazza in ogni città!
Ma chi è disposto ad amare rischiando di morire? Di perdersi?
Di essere dimenticato come farà il Signore Gesù?
Spaventa, e tanto, questa logica folle.
Perciò il Signore porta i suoi amici sul Tabor, a vedere la bellezza di Dio.
Non possiamo affrontare il Golgota se non speriamo di vedere la bellezza
luminosa del Signore.
Non possiamo salire sul Golgota se prima non abbiamo visto, anche solo
fugacemente, anche solo per un istante, lo splendido e radioso volto di Dio.
Golgota e Tabor fanno parte dello stesso percorso, dello stesso progetto.
Guai ad una fede che si compiace della croce senza lasciare spazio
alla resurrezione!
Guai ad un cristianesimo fermo al venerdì santo che non osa salire sul monte
per vedere Gesù solo!
È vero amici, muoviamoci e saliamo sul monte dell’amore del Signore,
facendoci aiutare dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.