Fra poche ore ci troveremo nel cuore
della
notte che il Padre ha illuminato
con
lo splendore di Cristo,
vera
luce del mondo.
Ci
troveremo, amici, per celebrare la
nascita
di Gesù, Salvatore e Messia.
(Io
purtroppo, solo virtualmente a causa
delle
condizioni di salute di mia moglie,
che
non posso lasciarla da sola neanche
un
minuto, ma sarò in Chiesa con il cuore).
È
il Figlio di Dio, è lo stesso Dio.
Il
nostro Dio ha voluto assumere la nostra
condizione
umana, ha voluto condividere
con
noi la nostra storia.
Il
mistero del Natale, della salvezza che
giunge
come dono ad ogni uomo, ci
aiutino
a risvegliarci e a comprendere
che
tutto parte dal nostro cuore, da
dentro
di noi.
Ma,
se accoglieremo quel Bambino,
saremo
capaci di donare a chi ci circonda
ciò
che in questa notte ci viene donato;
la
luce e la pace.
Nella
notte, o Dio, tu ci chiami a vegliare
per
ripercorrere il cammino del tuo
instancabile
amore, per vivere di nuovo
il
succedersi di tante notti che hanno
segnato
la meravigliosa avventura tra te
e
l’uomo, la tua appassionata ricerca,
la
tua presenza che salva e consola.
In
questa notte sarai per noi Parola di
pace
che incoraggia, forza per riprendere
a
vegliare e ad attendete insieme a tutto
il
popolo la gloriosa venuta di colui
che
tu hai mandato.
Allontana,
o Dio, ogni tenebra dal cuore
dei
tuoi servi e dona alle nostre menti
la
tua Luce.
Spesso
però, accogliamo il Natale in
maniera
acritica, banale, come se fosse
lì
da sempre, come se fosse una pia
favoletta
edificante che solletica i cuori,
una
buona occasione per addobbare casa
e
farsi dei regali (e magari per sentirsi
più
buoni, perché a Natale ‘si può dare
di
più’, perché a ‘Natale puoi’).
Vi
siete mai chiesti cos’è il Natale?
Perché
il Natale?
Cosa
festeggiamo durante il Natale?
“A
Natale nasce Gesù, nostro Salvatore”.
Ma
che significa?
Gesù
non nasce a Natale, è già nato
duemila
e rotti anni fa.
Dio
è venuto; ha chiesto accoglienza
a
una ragazzina tredicenne e al suo amato
futuro
sposo, ed è nato, è diventato
uomo,
uno di noi.
Dio
è diventato uomo, ha imparato
qualcosa
che non sapeva; la finitezza.
Il
problema è che l’accoglienza non è
stata
granché, sinceramente.
Israele
aspettava il Messia, e con forza,
ma
quando il Messia è venuto non è
stato
riconosciuto.
Insomma;
l’umanità non ci ha fatto una
gran
bella figura!
S.
Giovanni evangelista ha colto al volo
l’essenza
del Natale, la sostanza: “La luce
è
venuta nel mondo, ma le tenebre non
l’hanno
accolta”.
Dio
è venuto, ma l’uomo non c’era.
Dio
viene, ma molti non se ne
accorgono,
altri rifiutano la sua
venuta,
pochi lo accolgono.
Oggi
con voi amici, cerco a modo mio
di
riflette su alcuni personaggi e passi
del
Vangelo che ci presentano chi ha
rifiutato
e chi ha accolto Gesù.
Dio
viene, ma molti non se ne accorgono,
altri
rifiutano la sua venuta,
pochi
lo accolgono.
Tra
quanti lo rifiutano Luca pone il
grande
Cesare Augusto, che deve
contare
i suoi sudditi per ragioni fiscali.
Cesare
assomiglia ai tanti imperatori che
ancora
vivono in mezzo a noi, alle
multinazionali,
ai grandi responsabili
delle
istituzioni, a chi esercita un potere
e
si prende per Dio.
La
brava gente di Betlemme non se la
sente
di accogliere una donna partoriente;
la
città brulica di persone scese per il
censimento,
l’affitto delle camere rende
bene,
meglio evitare scocciature.
Mi
hanno sempre fatto riflettere gli
abitanti
di Betlemme.
Brava
gente, bravissima, ma che non
riesce
a riconoscere nel volto del viandante
e
dello straniero il volto di Dio.
“Erode
fu preso da spavento e con
lui
tutta Gerusalemme”.
Una
novità inattesa, invece di suscitare
curiosità,
di stimolare ricerca e conversione,
inquieta
e turba, viene a smuovere equilibri
consolidati,
diventa un inconveniente da
rimuovere
al più presto.
l’angelo
ha parlato a Maria,
Maria
ha detto sì.
I
Vangeli non ci dicono altro.
Non
ci parlano del dialogo tra Maria
e
Giuseppe, non ci dicono quello che
Maria
ha provato dopo quell’annunciò,
né
ci riferiscono, se non in parte, del
tormento
di Giuseppe.
La
fantasia di uno scritto ci viene incontro,
e
ci aiuta a capire ciò che può essere
successo;
la fede di Maria, che le ha
permesso
di accogliere quella gravidanza
inaspettata,
è stata la forza che l’ha portata
ad
affrontare Giuseppe, e che forse ha
aiutato
anche lui nel suo percorso di
accoglienza
del progetto di Dio.
Testimonianza di Maria.
Maria: “Glielo dissi il giorno stesso.
Non potevo stare una notte con il segreto.
Eravamo fidanzati.
Nella nostra legge è come essere sposati,
anche se non ancora nella stessa casa.
Ed ecco che ero incinta.
La voce del messaggero era arrivata
insieme a un colpo d’aria.
Mi ero alzata per chiudere le imposte e
appena in piedi sono stata coperta da un
vento, da una polvere celeste, da
chiudere gli occhi.
Ero in piedi e l’ho visto contro luce
davanti alla finestra.
Le sue prime parole sul mio spavento
sono state: “Shalòm Miriàm”.
Prima che potessi gridare, chiamare aiuto
contro lo sconosciuto, penetrato nella
stanza, quelle parole mi hanno tenuto
ferma: “Shalòm Miriàm”, quelle con cui
Iosef si era rivolto a me nel giorno
del fidanzamento.
Allora avevo risposto allora.
Ma oggi no, oggi non ho potuto staccare
una sillaba dal labbro.
Sono rimasta muta.
Era tutta l’accoglienza che gli serviva,
mi ha annunciato il figlio.
Destinato a grandi cose, a salvezze, ma
ho badato poco alle promesse.
In corpo, nel mio grembo si era fatto spazio.
Il mio Iosef si stringeva le braccia contro
il corpo, cercava di tenersi fermo,
ripiegato come col mal di pancia.
La notizia per lui era una tromba d’aria
che scoperchiava il tetto.
“Cos’altro ha detto, cos’altro”, chiedeva
Iosef affannato con la testa tra le mani,
gli occhi a terra.
“Sforzati di ricordare, Miriàm, è
importante, cos’altro voleva far sapere?”.
Iosef immaginò subito le conseguenze legali.
L’annuncio aveva rotto la nostra promessa.
Ero incinta di un angelo in avvento, prima
del matrimonio.
Perciò chiedeva altre parole da riportare
all’assemblea, in cerca di una difesa di
fronte al villaggio.
Mi sforzavo di ricordare qualcosa
per consolarlo.
Mi stava a cuore il suo sgomento,
m’importava di lui mortificato dalla
rottura del nostro patto di unione.
Non m’importava delle conseguenze.
Sotto la sua preghiera ricordai qualcosa:
“Benedetta tu più di tutte le donne”.
Sulle mani annerite dai calli cadevano
lacrime bianche: “Non basta, Miriàm,
non basta a spiegare, aiutami, ricorda,
ricorda ancora”.
“Basta, Iosef, basta, questo è quello che
è successo oggi a mezzogiorno.
Sono venuta a dirtelo.
Fai di me quello che vuoi”.
Giuseppe,
con la sua sposa Maria, si
dirigono
verso Betlemme, per il censimento.
Nel
freddo della notte, trovano riparo
presso
un anziano che offre loro di
ripararsi
al caldo del suo fuoco.
Giuseppe
pensa: “Ho sposato una ragazza,
Miriam,
incinta di un annuncio, non di me.
È
un caso mai sentito in Israele; una
vergine
incinta.
Le
altre volte che un angelo aveva
annunciato
una gravidanza, si trattava
di
mogli sterili, e i figli concepiti dopo
la
venuta del messaggero erano carne
dei
legittimi sposi.
A
me è successo di sposare una
vergine
incinta.
Il
caso irregolare mi ha messo contro
tutta
la comunità.
Volevano
che io la ripudiassi.
Doveva
essere lapidata come adultera.
Ma
io l’amo e le credo, perciò l’ho
difesa
con tutto me stesso, con tutto
il
mio cuore.
E
ora il mio compito in terra è di servire
e
di onorare la mia famiglia, provvedere
alla
sposa e al figlio che porta in grembo.
Non
so chi sia, so solo che non è mio,
non
viene dal mio seme.
Però
lo iscriverò a mio nome e sarà nel
registro
della mia famiglia, che discende
dritta
da re Davide”.
“Mastro
Iosef, voi dite di non credere
che
il nostro Dio si occupa di noi.
Ma
io voglio dimostrarvi il contrario,
non
con un ragionamento, ma con le
vostre
stesse parole.
Vostra
moglie è incinta di una creatura e
mi
avete detto che ora dovete provvedere
a
lei e al figlio ch’è in grembo.
Come
sapete che si tratta di un
figlio
maschio?”.
“Erano
le parole dell’annuncio”.
“Che
voi non avete sentito, ma al quale
avete
creduto attraverso le parole di
vostra
moglie; questo dimostra che voi,
mastro
Iosef, siete il più credente degli
uomini
in terra.
Voi
credete con la sovrabbondanza
dell’amore,
non con la carestia
della
sapienza.
Voi
per amore credete a vostra moglie,
all’annuncio,
alla notizia che sarà maschio.
Voi
siete un giusto in Israele.
Guardate
questa notte; accanto a questo
fuoco
che non avete accesso, avete
chiesto
ospitalità ed eccovi accolto”.
“Voi
chi siete?”.
“Io
sono il vostro sogno di stanotte,
mastro
Iosef.
Domattina
non lo ricorderete.
Domani
arriverete alla vostra destinazione,
a
BetLèhem e tutto andrà come deve.
Avrete
il figlio maschio!”.
Oggi è il giorno della nascita di nostro
Signore Gesù Cristo secondo la
natura umana.
Celebriamo dunque il Natale del Signore,
esordio della nostra redenzione.
Rallegriamoci tutti e, uniti ai cori celesti
cantiamo l’inno degli Angeli.
Buona Vigilia della Nascita del
Bambino Gesù, amici, Fausto.
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