Della 9° settimana del Tempo Ordinario.
San Alessandro,
vescovo di Fiesole.
Prima lettura.
Ma la parola di Dio
non è incatenata.
Se moriamo con lui,
con lui anche vivremo.
Dalla seconda lettera
di san Paolo
apostolo a Timòteo
(2,8-15)
Figlio mio, ricòrdati
di Gesù Cristo, risorto
dai morti, discendente
di Davide, come io
annuncio nel mio
Vangelo, per il quale soffro
fino a portare le
catene come un malfattore.
Ma la parola di Dio
non è incatenata!
Perciò io sopporto
ogni cosa per quelli
che Dio ha scelto,
perché anch’essi
raggiungano la
salvezza che è in
Cristo Gesù, insieme
alla gloria eterna.
Questa parola è degna
di fede: se moriamo
con lui, con lui anche
vivremo; se
perseveriamo, con lui
anche regneremo;
se lo rinneghiamo, lui
pure ci rinnegherà;
se siamo infedeli, lui
rimane fedele,
perché non può
rinnegare se stesso.
Richiama alla memoria
queste cose,
scongiurando davanti a
Dio che si evitino
le vane discussioni,
le quali non giovano
a nulla se non alla
rovina di chi le ascolta.
Sfòrzati di
presentarti a Dio come una
persona degna, un
lavoratore che non
deve vergognarsi e che
dispensa
rettamente la parola
della verità.
Parola di Dio.
Vangelo.
Non c’è altro
comandamento più grande di questi.
Dal Vangelo secondo
Marco (12,28b-34) anno pari.
In quel tempo, si
avvicinò a Gesù uno
degli scribi e gli
domandò: «Qual è il
primo di tutti i
comandamenti?».
Gesù rispose: «Il
primo è: “Ascolta, Israele!
Il Signore nostro Dio
è l’unico Signore;
amerai il re tuo Dio
con tutto il tuo cuore
e con tutta la tua
anima, con tutta la tua
mente e con tutta la
tua forza”.
Il secondo è questo:
“Amerai il tuo
prossimo come te
stesso”.
Non c’è altro
comandamento più grande
di questi».
Lo scriba gli disse:
«Hai detto bene,
Maestro, e secondo
verità, che Egli è
unico e non vi è altri
all’infuori di lui;
amarlo con tutto il
cuore, con tutta
l’intelligenza e con
tutta la forza e amare
il prossimo come se
stesso vale più di
tutti gli olocausti e
i sacrifici».
Vedendo che egli aveva
risposto saggiamente,
Gesù gli disse: «Non
sei lontano dal
regno di Dio».
E nessuno aveva più il
coraggio di interrogarlo.
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Erano seicentotredici i precetti da
osservare, come ricordarseli?
La domanda posta dallo scriba era una
di quelle che ponevano ai rabbini
durante
lo studio della Scrittura.
E Gesù interroga chi lo interroga, uno
scriba, quindi detentore della corretta
interpretazione della Legge.
E questi risponde così come andava di
moda in una delle due maggiori scuole
di pensiero di Gerusalemme, quella di
Rabbì Hillel; l’amore a Dio e l’amore
al prossimo.
Fiumi di parole commentavano questa
scelta, riflessioni, ragionamenti,
distinzioni, sfumature.
Come amare Dio, fino a che punto?
Come amare il prossimo?
Chi è il prossimo?
Gesù ascolta la dotta risposta dello
scriba
e conclude: non sei lontano dal Regno.
Il povero scriba è spiazzato.
Nessuna discussione teologica, nessun
duello in punta di fioretto, nessun
dibattito
citando maestri di dottrina.
Si era preparato bene, era pronto a fare
sfoggio della propria competenza,
della propria cultura.
E invece; Gesù non ci sta, non accetta
una discussione solo teorica.
La fede dello scriba è solo
intellettuale,
tutta chiusa nella sua testa, non
contagia
il suo cuore, non lo spinge a cambiare
le sue scelte.
Stiamo attenti a non fare come lui,
chiedendo aiuto alla preghiera.
Padre nostro che sei
nei cieli, sia santificato
il tuo nome, venga il
tuo regno, sia fatta
la tua volontà come in
cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
rimetti a noi i nostri
debiti come anche
noi li rimettiamo ai
nostri debitori,
e non abbandonarci
alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Amen.
Ave, o Maria, piena di
grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e
benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per
noi peccatori, adesso
e nell'ora della
nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e
allo Spirito Santo.
Come era nel
principio, ora, e
sempre, nei secoli dei
secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.
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