domenica 30 giugno 2024

Il Vangelo del Lunedì 1 Luglio 2024

 

Della 13° settimana del Tempo Ordinario.

Sant'Aronne.

Prima Lettura

Calpestano come la polvere della

terra la testa dei poveri.

Dal libro del profeta Amos (2,6-10.13-16)

Così dice il Signore: «Per tre misfatti

d’Israele e per quattro non revocherò il

mio decreto di condanna, perché hanno

venduto il giusto per denaro e il povero

per un paio di sandali, essi che calpestano

come la polvere della terra la testa dei

poveri e fanno deviare il cammino dei miseri,

e padre e figlio vanno dalla stessa ragazza,

profanando così il mio santo nome.

Su vesti prese come pegno si stendono

presso ogni altare e bevono il vino

confiscato come ammenda nella casa

del loro Dio.

Eppure io ho sterminato davanti a loro

l’Amorrèo, la cui statura era come quella

dei cedri

e la forza come quella della quercia; ho

strappato i suoi frutti in alto e le sue

radici di sotto.

Io vi ho fatto salire dalla terra d’Egitto e

vi ho condotto per quarant’anni nel deserto,

per darvi in possesso la terra dell’Amorrèo.

Ecco, vi farò affondare nella terra, come

affonda un carro quando è tutto carico

di covoni.

Allora nemmeno l’uomo agile potrà più

fuggire né l’uomo forte usare la sua forza,

il prode non salverà la sua vita né l’arciere

resisterà, non si salverà il corridore né il

cavaliere salverà la sua vita.

Il più coraggioso fra i prodi fuggirà nudo

in quel giorno!».

Oracolo del Signore.

Parola di Dio.

Vangelo

Seguimi.

Dal Vangelo secondo Matteo (8,18-22) anno pari.

In quel tempo, vedendo la folla attorno

a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva.

Allora uno scriba si avvicinò e gli disse:

«Maestro, ti seguirò dovunque tu vada».

Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro

tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il

Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».

E un altro dei suoi discepoli gli disse:

«Signore, permettimi di andare prima

a seppellire mio padre».

Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia

che i morti seppelliscano i loro morti».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Perché siamo discepoli?

In cosa siamo discepoli?

Chi vive in opposizione alla fede o alla

Chiesa pensa che i cristiani fuggano la

realtà per costruirsi un piccolo e rassicurante

mondo fatto di pensieri belli e santi.

E che la fede sia una specie di gigantesca

anestesia dalla realtà, l’oppio dei popoli,

come diceva bene qualcuno.

Il Vangelo, invece, è molto esigente;

chiede al discepolo di fuggire i luoghi

comuni, chiede consapevolezza di sé.

La fede non è un comodo rifugio, non

è un ‘nido’, non è un castello che ci

protegge dal mondo malvagio; il figlio

dell’uomo non ha dove posare il capo,

osa camminare sulle strade del mondo

senza protezioni.

Così devono essere i suoi discepoli.

La fede non difende la tradizione a tutti

i costi, non propone un modello sociale

basato sulla gerarchia, una sorta di

confucianesimo occidentale; Gesù osa

chiedere al discepolo di non partecipare

al funerale del padre, non in segno di

spregio o per mancanza di rispetto, ma

per indicare l’urgenza di una nuova

missione e l’esistenza di nuovi e più

saldi rapporti di parentela.

Non è proprio come lo dipingono gli

stereotipi il cristianesimo, ma persone

innamorate del Signore e della preghiera!

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato

il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta

la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

rimetti a noi i nostri debiti come anche

noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia,

il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e

benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per

noi peccatori, adesso e nell'ora della

nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e

allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e

sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

sabato 29 giugno 2024

Il Vangelo di Domennica 30 Giugno 2024

 

Della 13° Domenica del Tempo Ordinario.

Santi Primi Martiri della Santa Chiesa di Roma.

Prima Lettura

Per l'invidia del diavolo la morte

è entrata nel mondo.

Dal libro della Sapienza (1,13-15;2,23-24)

Dio non ha creato la morte e non

gode per la rovina dei viventi.

Egli infatti ha creato tutte le cose perché

esistano; le creature del mondo sono

portatrici di salvezza,

in esse non c'è veleno di morte, né il

regno dei morti è sulla terra.

La giustizia infatti è immortale.

Sì, Dio ha creato l'uomo per l'incorruttibilità,

lo ha fatto immagine della propria natura.

Ma per l'invidia del diavolo la morte è

entrata nel mondo e ne fanno esperienza

coloro che le appartengono.

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 29 (30)

 

Ripetiamo. Ti esalterò, Signore,

perché mi hai risollevato.

 

Ti esalterò, Signore, perché mi hai

risollevato, non hai permesso ai miei

nemici di gioire su di me.

Signore, hai fatto risalire la mia vita

dagli inferi, mi hai fatto rivivere

perché non scendessi nella fossa. R.

 

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,

della sua santità celebrate il ricordo,

perché la sua collera dura un istante,

la sua bontà per tutta la vita.

Alla sera è ospite il pianto

e al mattino la gioia. R.

 

Ascolta, Signore, abbi pietà di me,

Signore, vieni in mio aiuto!

Hai mutato il mio lamento in

danza, Signore, mio Dio,

ti renderò grazie per sempre. R.

 

Seconda Lettura

La vostra abbondanza supplisca

all'indigenza dei fratelli poveri.

Dalla seconda lettera di san Paolo

apostolo ai Corìnzi (8,7.9.13-15)

Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa,

nella fede, nella parola, nella conoscenza,

in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo

insegnato, così siate larghi anche in

quest'opera generosa.

Conoscete infatti la grazia del Signore

nostro Gesù Cristo: da ricco che era,

si è fatto povero per voi, perché voi

diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.

Non si tratta di mettere in difficoltà voi per

sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza.

Per il momento la vostra abbondanza

supplisca alla loro indigenza, perché

anche la loro abbondanza supplisca alla

vostra indigenza, e vi sia uguaglianza,

come sta scritto: «Colui che raccolse

molto non abbondò e colui che raccolse

poco non ebbe di meno».

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto

la morte e ha fatto risplendere la vita

per mezzo del Vangelo. (Cf. 2Tm 1,10)

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo

Fanciulla, io ti dico: Àlzati!

Dal Vangelo secondo Marco (5,21-43) anno B.

In quel tempo, essendo Gesù passato di

nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò

attorno molta folla ed egli stava lungo il mare.

E venne uno dei capi della sinagoga, di

nome Giàiro, il quale, come lo vide,

gli si gettò ai piedi e lo supplicò con

insistenza: «La mia figlioletta sta

morendo: vieni a imporle le mani,

perché sia salvata e viva».

Andò con lui.

Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.

Ora una donna, che aveva perdite di

sangue da dodici anni e aveva molto

sofferto per opera di molti medici,

spendendo tutti i suoi averi senza alcun

vantaggio, anzi piuttosto peggiorando,

udito parlare di Gesù, venne tra la folla

e da dietro toccò il suo mantello.

Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo

a toccare le sue vesti, sarò salvata».

E subito le si fermò il flusso di sangue

e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.

E subito Gesù, essendosi reso conto della

forza che era uscita da lui, si voltò alla

folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?».

I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la

folla che si stringe intorno a te e

dici: “Chi mi ha toccato?”».

Egli guardava attorno, per vedere colei

che aveva fatto questo.

E la donna, impaurita e tremante, sapendo

ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò

davanti e gli disse tutta la verità.

Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti

ha salvata.

Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».

Stava ancora parlando, quando dalla casa

del capo della sinagoga vennero a dire:

«Tua figlia è morta.

Perché disturbi ancora il Maestro?».

Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse

al capo della sinagoga: «Non temere,

soltanto abbi fede!».

E non permise a nessuno di seguirlo,

fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni,

fratello di Giacomo.

Giunsero alla casa del capo della sinagoga

ed egli vide trambusto e gente che piangeva

e urlava forte.

Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete?

La bambina non è morta, ma dorme».

E lo deridevano.

Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé

il padre e la madre della bambina e quelli

che erano con lui ed entrò dove era la bambina.

Prese la mano della bambina e le disse:

«Talità kum», che significa: «Fanciulla,

io ti dico: àlzati!».

E subito la fanciulla si alzò e camminava;

aveva infatti dodici anni.

Essi furono presi da grande stupore.

E raccomandò loro con insistenza che

nessuno venisse a saperlo e disse di

darle da mangiare.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

La figlia di Giàiro ha dodici anni.

Da dodici anni l’emorroissa soffre di

perdite di sangue.

Dodici è il numero della totalità in Israele,

Marco oggi ci parla di due situazioni in

cui descrive il massimo del dolore, la

totalità della disperazione, l’apoteosi

della tragedia, quando la barca viene

travolta dalla tempesta.

La donna emorroissa non solo è ammalata

e ha girato senza risultato da tutti i più

famosi medici del paese senza risultato.

La sua condizione la rende impura, non può

toccare nessuno senza renderlo impuro.

Non ha vita affettiva, né rapporti sessuali,

forse non ha famiglia né amicizie; la sua

condizione la rende sola.

Giàiro è disperato; esiste un dolore più

devastante della morte di un figlio?

La donna si avvicina timidamente, non

vuol farsi notare.

Non osa chiedere nulla al Maestro,

come potrebbe?

Decide di osare, di trasgredire la legge;

lo tocca.

Poco, lo sfiora appena, il mantello,

certamente non se ne accorgerà.

 “Chi mi ha toccato?”

La donna sbianca, gli apostoli si fermano

nel tentativo di tenere a distanza la folla.

“Non vedi Rabbì? Tutti ti toccano!”.

No, ha ragione Gesù; in mille gli si sono

fatti vicini, ma una sola lo ha toccato.

Ha toccato il cuore di questo Cristo di Dio,

gli ha rubato la forza ed è guarita.

La malattia non è forse lo squilibrio della

nostra armonia interiore?

Il Signore si lascia derubare, la sua forza

dona guarigione e salvezza a questa donna

che si ritiene inadatta, incapace, condannata.

Gesù ci guarisce nel profondo, ci salva

da ogni disarmonia.

Continua il suo cammino Gesù, gli

apostoli lo guardano straniti.

Gesù guarda la donna con un lungo sguardo,

come lo sguardo di Gesù che sceglie i discepoli.

Gli altri, la folla, gli apostoli stessi non sanno.

Lui, il Rabbì, e la donna sì, sanno bene

cosa è successo.

La gente esce fuori dalla casa di Giàiro

urlando; la ragazza è morta.

Gesù insiste, entra, dice che dorme.

E viene deriso. Come?

Viene deriso?

Che gente è che prima urla e un secondo

dopo deride?

Che dolore finto è il loro se si prendono la

briga di denigrare l’affermazione del Nazareno?

Che cattivo gusto hanno queste persone

che passano dalla disperazione alla burla?

Ipocriti, finti, fasulli.

Dolore di facciata, malvagità a malapena

repressa, bieca esteriorità.

Gesù invece sa.

Lui che piangerà davanti all’amico Lazzaro

conosce, partecipa, si lascia coinvolgere.

Darà la vita per Lazzaro, per noi, per me.

Il nostro Dio non è indifferente, non finge

di soffrire.

Domenica scorsa Gesù diceva agli apostoli

impauriti: “Non avete ancora fede?” e,

oggi, all’emoroissa Gesù dice: “Va, la tua

fede ti ha salvato” e a Giàiro: “Non avere

paura, solo continua ad avere fede”.

Questa è la differenza sostanziale tra gli

apostoli che pure toccano Gesù senza

risultati e la donna ammalata, questo il

solco che si crea tra Giàiro e i suoi parenti

che addirittura deridono il buonumore a

parer loro farneticante di Gesù; la fede.

La fede placa le tempeste interiori, la fede

ci guarisce dalle ferite interiori, la fede

ci risuscita.

Questa è la riflessione di Marco.

E la nostra, spero.

L’atteggiamento del cristiano di fronte

alla morte è la fede.

La morte è e resta il più inquietane

interrogativo del destino dell’uomo e,

anche sulla possibilità della reale

bontà di Dio.

Se Dio è buono, perché la morte?

Gesù è venuto a darci una buona notizia

anche sulla morte.

Come ci svela la splendida pagina della

Sapienza, il nostro è un Dio amante della vita.

Noi crediamo di essere stati creati immortali,

e di essere nelle mani di Dio.

Questa vita che viviamo, la viviamo

proiettata nel futuro come una pienezza.

Il dolore del distacco, della morte, ci viene

presentato da San Paolo come le necessarie

doglie di un parto che danno alla luce una

nuova creatura.

Questo Dio tenerissimo che solleva la figlia

di Giàiro è colui che ha per noi un destino

di vita e di Risurrezione.

Basta? Non lo so, davvero.

Ai tanti Giàiro cui muore la figlia

non so se basta.

Elemosiniamo certezza e salvezza, la fede

è solo una flebile fiamma per attraversare

il mare in tempesta.

Mi fido, amici, mi fido con tutta la mia

disperazione, e agli amici che leggono

queste parole addito il Figlio di Dio che

ci solleva dalla tenebra.

Infine consideriamo le tante morti interiori

da cui dobbiamo risorgere; la fanciulla,

segno di autenticità, di purezza, spesso

giace immobile nella nostra vita; troppe

le delusioni, le stanchezze, per essere

ancora ottimisti.

Da quale morte interiore dobbiamo risorgere?

Solo, abbiamo fede, questo il Signore Gesù

ci chiede per una nuova vita in Lui.

Il Rabbì oggi ci dice: “Talità kum!”,

buona Domenica a tutti voi, Fausto.

venerdì 28 giugno 2024

Il Vangelo del Sabato 29 Giugno 2024

 

Della 12° settimana del Tempo Ordinario.

Santi Pietro e Paolo, Apostoli.

Prima Lettura

Ora so veramente che il Signore mi

ha strappato dalla mano di Erode.

Dagli Atti degli Apostoli (12,1-11)

In quel tempo il re Erode cominciò a

perseguitare alcuni membri della Chiesa.

Fece uccidere di spada Giacomo,

fratello di Giovanni.

Vedendo che ciò era gradito ai Giudei,

fece arrestare anche Pietro.

Erano quelli i giorni degli Àzzimi.

Lo fece catturare e lo gettò in carcere,

consegnandolo in custodia a quattro

picchetti di quattro soldati ciascuno,

col proposito di farlo comparire davanti

al popolo dopo la Pasqua.

Mentre Pietro dunque era tenuto in carcere,

dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio

una preghiera per lui.

In quella notte, quando Erode stava per

farlo comparire davanti al popolo, Pietro,

piantonato da due soldati e legato con due

catene, stava dormendo, mentre davanti

alle porte le sentinelle custodivano il carcere.

Ed ecco, gli si presentò un angelo del

Signore e una luce sfolgorò nella cella.

Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e

disse: «Àlzati, in fretta!».

E le catene gli caddero dalle mani.

L'angelo gli disse: «Mettiti la cintura

e légati i sandali».

E così fece.

L'angelo disse: «Metti il mantello e seguimi!».

Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si

rendeva conto che era realtà ciò che stava

succedendo per opera dell'angelo: credeva

invece di avere una visione.

Essi oltrepassarono il primo posto di

guardia e il secondo e arrivarono alla

porta di ferro che conduce in città; la

porta si aprì da sé davanti a loro.

Uscirono, percorsero una strada e a un

tratto l'angelo si allontanò da lui.

Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora

so veramente che il Signore ha mandato

il suo angelo e mi ha strappato dalla mano

di Erode e da tutto ciò che il popolo dei

Giudei si attendeva».

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 33 (34)

Ripetiamo. Il Signore mi ha

liberato da ogni paura.

 

Benedirò il Signore in ogni tempo,

sulla mia bocca sempre la sua lode.

Io mi glorio nel Signore:

i poveri ascoltino e si rallegrino. R.

 

Magnificate con me il Signore,

esaltiamo insieme il suo nome.

Ho cercato il Signore: mi ha risposto

e da ogni mia paura mi ha liberato. R.

 

Guardate a lui e sarete raggianti,

i vostri volti non dovranno arrossire.

Questo povero grida e il Signore lo

ascolta, lo salva da tutte le sue angosce. R.

 

L'angelo del Signore si accampa

attorno a quelli che lo temono, e li libera.

Gustate e vedete com'è buono il Signore;

beato l'uomo che in lui si rifugia. R.

 

Seconda Lettura

Ora mi resta soltanto la corona di giustizia.

Dalla seconda lettera di san Paolo

apostolo a Timòteo (4,6-8.17-18)

Figlio mio, io sto già per essere versato

in offerta ed è giunto il momento che io

lasci questa vita.

Ho combattuto la buona battaglia, ho

terminato la corsa, ho conservato la fede.

Ora mi resta soltanto la corona di giustizia

che il Signore, il giudice giusto, mi

consegnerà in quel giorno; non solo a me,

ma anche a tutti coloro che hanno atteso

con amore la sua manifestazione.

Il Signore però mi è stato vicino e mi ha

dato forza, perché io potessi portare a

compimento l'annuncio del Vangelo e

tutte le genti lo ascoltassero: e così fui

liberato dalla bocca del leone.

Il Signore mi libererà da ogni male e mi

porterà in salvo nei cieli, nel suo regno;

a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò

la mia Chiesa e le potenze degli inferi

non prevarranno su di essa. (Mt 16,18)

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo

Tu sei Pietro, a te darò le chiavi

del regno dei cieli.

Dal Vangelo secondo Matteo (16,13-19) anno pari.

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione

di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi

discepoli: «La gente, chi dice che sia il

Figlio dell'uomo?».

Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il

Battista, altri Elìa, altri Geremìa o

qualcuno dei profeti».

Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?».

Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo,

il Figlio del Dio vivente».

E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone,

figlio di Giona, perché né carne né sangue

te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che

è nei cieli.

E io a te dico: tu sei Pietro e su questa

pietra edificherò la mia Chiesa e le

potenze degli inferi non prevarranno

su di essa.

A te darò le chiavi del regno dei cieli:

tutto ciò che legherai sulla terra sarà

legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai

sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Oggi vogliamo riscoprire la grandezza di

questo apostolo, Paolo, appunto, l’attualità

del suo annuncio, la forza della sua

predicazione, la necessità di avere ancora,

in mezzo a noi, apostoli della sua stoffa!

Oggi è la festa di Pietro e di Paolo, del

nostro passato, del dono della custodia

e dell’annuncio della fede.

Pietro e Paolo; così diversi, così

straordinariamente diversi!

Il pescatore di Cafarnao, uomo semplice

e rozzo, entusiasta e irruente, generoso

e fragile e l’intellettuale raffinato,

lo zelante persecutore, il convertito

divorato dalla passione.

Nulla avrebbe potuto mettere insieme

due persone diverse.

Nulla. Solo Cristo.

Pietro, anzitutto; Pietro il pescatore di

Cafarnao, uomo rude e semplice, di

grande passione e istinto, Pietro che

segue il Maestro con irruenza, poco

abituato alle sottili disquisizioni

teologiche, Pietro che ama profondamente

Gesù, che ne scruta i passi, Pietro il

generoso e che pure sa poco di

diplomazia e il più delle volte interviene

grossolanamente e a sproposito.

Pietro che viene scelto, proprio lui, non

Giovanni il mistico, per essere il capo del

gruppo, per garantire nella fede i fratelli.

E Paolo, così diverso da Pietro, Paolo lo

studioso, l’intellettuale, il polemico,

il credente intransigente e fanatico che

si trova per terra davanti alla luce del

Nazareno, ci ricorda l’ardore della fede,

l’ansia dell’annuncio, il dono del carisma,

il fuoco dello Spirito.

Senza di lui il cristianesimo sarebbe

rimasto chiuso nell’angusto spazio

dell’esperienza di Israele, grazie a Paolo

le mura sono state abbattute, grazie a lui e

alla sua forza il Vangelo ha travalicato la

storia, ringraziamoli, perciò, con la preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato

il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta

la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

rimetti a noi i nostri debiti come anche

noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia,

il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e

benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per

noi peccatori, adesso e nell'ora della

nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e

allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e

sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.