Della 5° settimana di Pasqua.
San Luigi Maria
Grignion de Montfort, sacerdote.
Prima lettura.
Bàrnaba raccontò
agli apostoli come durante
il viaggio Paolo
aveva visto il Signore.
Dagli Atti degli
Apostoli (9,26-31)
In quei giorni, Saulo,
venuto a Gerusalemme,
cercava di unirsi ai
discepoli, ma tutti
avevano paura di lui,
non credendo che
fosse un discepolo.
Allora Bàrnaba lo
prese con sé, lo condusse
dagli apostoli e
raccontò loro come, durante
il viaggio, aveva
visto il Signore che gli
aveva parlato e come
in Damasco aveva
predicato con coraggio
nel nome di Gesù.
Così egli poté stare
con loro e andava e
veniva in Gerusalemme,
predicando
apertamente nel nome
del Signore.
Parlava e discuteva
con quelli di lingua
greca; ma questi
tentavano di ucciderlo.
Quando vennero a
saperlo, i fratelli lo
condussero a Cesarèa e
lo fecero partire
per Tarso.
La Chiesa era dunque
in pace per tutta
la Giudea, la Galilea
e la Samarìa: si
consolidava e
camminava nel timore
del Signore e, con il
conforto dello
Spirito Santo,
cresceva di numero.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale dal
Sal 21 (22)
Ripetiamo. A
te la mia lode,
Signore, nella
grande assemblea.
Scioglierò i miei voti
davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e
saranno saziati,
loderanno il Signore
quanti lo cercano;
il vostro cuore viva
per sempre! R.
Ricorderanno e
torneranno al Signore
tutti i confini della
terra;
davanti a te si
prostreranno
tutte le famiglie dei
popoli. R.
A lui solo si
prostreranno
quanti dormono sotto
terra,
davanti a lui si
curveranno
quanti discendono
nella polvere. R.
Ma io vivrò per lui,
lo servirà la
mia discendenza.
Si parlerà del Signore
alla generazione
che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà
diranno:
«Ecco l'opera del
Signore!». R.
Seconda Lettura
Questo è il suo
comandamento:
che crediamo e
amiamo.
Dalla prima lettera di
san Giovanni
apostolo (3,18-24)
Figlioli, non amiamo a
parole né con la
lingua, ma con i fatti
e nella verità.
In questo conosceremo
che siamo dalla
verità e davanti a lui
rassicureremo il
nostro cuore,
qualunque cosa esso
ci rimproveri.
Dio è più grande del
nostro cuore
e conosce ogni cosa.
Carissimi, se il
nostro cuore non ci
rimprovera nulla,
abbiamo fiducia in
Dio, e qualunque cosa
chiediamo, la
riceviamo da lui,
perché osserviamo
i suoi comandamenti e
facciamo
quello che gli è
gradito.
Questo è il suo
comandamento: che
crediamo nel nome del
Figlio suo
Gesù Cristo e ci
amiamo gli uni gli
altri, secondo il precetto
che ci ha dato.
Chi osserva i suoi
comandamenti rimane
in Dio e Dio in lui.
In questo conosciamo
che egli rimane in
noi: dallo Spirito
che ci ha dato.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Rimanete in me e io in
voi, dice il
Signore; chi rimane in
me porta
molto frutto. (GV
15,4a.5b)
Alleluia, alleluia.
Vangelo
Chi rimane in me e
io in lui porta molto frutto.
Dal Vangelo secondo
Giovanni (15,1-8) anno B.
In quel tempo, Gesù
disse ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera
e il Padre mio
è l’agricoltore.
Ogni tralcio che in me
non porta frutto,
lo taglia, e ogni
tralcio che porta frutto,
lo pota perché porti
più frutto.
Voi siete già puri, a
causa della parola
che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in
voi.
Come il tralcio non
può portare frutto
da se stesso se non
rimane nella vite,
così neanche voi se
non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i
tralci. Chi rimane
in me, e io in lui,
porta molto frutto,
perché senza di me non
potete far nulla.
Chi non rimane in me
viene gettato via
come il tralcio e
secca; poi lo raccolgono,
lo gettano nel fuoco e
lo bruciano.
Se rimanete in me e le
mie parole
rimangono in voi,
chiedete quello che
volete e vi sarà
fatto.
In questo è
glorificato il Padre mio:
che portiate molto
frutto e diventiate
miei discepoli».
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Gesù vuole fortemente svelare il
vero volto
del Padre, non fonda una
religione fatta di
misteri, non fa delle cose di Dio
un
privilegio per pochi istruiti;
parla di
pesce ai pescatori, di pecore ai
pastori,
di vite ai vignaioli.
Parole semplici, chiare,
illuminanti,
esempi presi dalle vicende
quotidiane
per spiegare l’assoluto di Dio.
I poveri capiscono, gli umili,
gli illetterati.
Coloro che hanno il cuore
trasparente
(o trafitto), un cuore che sente
il bisogno
di essere riempito, amato,
consolato.
Anche nel suo modo di parlare,
Gesù
appare come un appassionato,
rispettoso
dei nostri limiti, attento alla
nostra sensibilità.
Così accade ancora oggi, amici;
Dio ci
parla attraverso le cose
quotidiane.
Gesù è il pastore bello che ci
conduce ai
pascoli erbosi, gli stiamo
davvero a
cuore, non come i pastori a
pagamento
che appena vedono il pericolo
scappano
a gambe levate.
E proprio perché ci ama, oggi,
nella
splendida parabola della vigna,
ci
suggerisce tre atteggiamenti.
Affinché la vite porti frutto
occorre
potarla; il tralcio, accorciato
nel punto
giusto, concentra tutte le sue
energie
nel futuro grappolo d’uva.
Ma il tralcio non capisce cosa
sta
succedendo, mentre la lama lo
taglia,
facendolo soffrire.
La vita ci pota in abbondanza;
delusioni,
fatiche, malattie, periodi ‘giù’;
è piuttosto
inevitabile e lo sappiamo anche
se ci
ribelliamo, ci intristiamo,
fuggiamo il
dolore e la correzione.
L’uomo non accetta la fatica e il
fallimento
inevitabili nel nostro essere
finiti, limitati,
segno questo della sua dignità,
della sua
natura immortale che lo spinge ad
andare oltre.
Come viviamo le potature della
vita?
Il Signore ci invita a viverle
nel positivo,
come occasione, come possibilità.
Certo, lo scrivo e ne sono
perplesso;
quanto amor proprio devo mettere
da
parte, quanta pazienza
esercitare, quanto
equilibrio mettere in atto per
non
scoraggiarmi e deprimermi, per
non
offendermi e prendermela con Dio!
Eppure, è un tragitto obbligato;
l’accettazione serena (mai
rassegnata!)
delle contraddizioni della vita
concentra
la linfa vitale della mia vita in
luoghi e
situazioni inattesi e con
risultati-credetemi-davvero
sorprendenti.
Animo, allora, le potature sono
necessarie,
così come la grande e dolorosa
potatura
degli apostoli, ribaltati come
guanti,
masticati dalla croce, li ha resi
davvero
apostoli maturi e riflessivi,
capaci di
annuncio e di martirio e non solo
entusiasti
e immaturi seguaci di una
folgorante
esperienza mistica.
La linfa che alimenta la nostra
vita è la
presenza del Maestro Gesù che
abbiamo
scelto come pastore.
Nient’altro ci può dare forza,
serenità,
luce, gioia e pace nel cuore.
Solo restando ancorati a Lui
possiamo
portare frutti, crescere,
fiorire.
Senza di Lui, niente.
Orientiamo con forza e gioia,
continuamente,
la nostra strada verso la
pienezza del Vangelo.
Gesù ci chiede di dimorate, di
rimanere, di stare.
Non come frequentatori casuali,
ma come
assidui frequentatori della sua
Parola.
Gesù ci chiede di dimorare in Lui.
Dimora, non andare ad abitare
altrove,
resta qui accanto al Maestro.
Dimora, nel più profondo del tuo
cuore
lascia che il silenzio ti faccia
raggiungere
dall’immensa tenerezza di Dio.
Senza di me non potete fare
nulla, dice Gesù.
Cerchi la gioia?
Cercala in Dio, vivila in Lui,
stagli unito,
incollato, come il tralcio alla
vite.
La linfa vitale proviene da Lui e
da Lui solo
e da questa unione scaturisce
l’amore.
I cercatori di Dio che si sono
fatti discepoli
del Nazareno non hanno il futuro
assicurato,
né la loro vita è esente da
fragilità e peccato,
né vengono risparmiati dalle
prove che la
vita (non Dio!) ci presenta.
I discepoli del Signore hanno
capito che
la vita è fatta per imparare ad
amare e
prendono Lui, il Nazareno, come
modello e fonte dell’amore.
E dimorano.
Dio è contento se portiamo
frutti, come
un papà orgoglioso per il proprio
bambino,
così Dio con me.
Gesù ribalta la nostra (brutta)
visione di
Dio; Dio non è un paranoico
invidioso
della nostra libertà, che vuole
onore e
rispetto, solitario e nevrotico
dittatore divino.
Dio vuole che cresciamo, che
fioriamo,
che portiamo frutti.
Frutti d’amore che maturiamo
diventando discepoli.
La linfa dell’amore sgorga
potente nel
cuore di Barnaba, il figlio della
consolazione.
Figura di spicco della primitiva
comunità,
manifesta l’amore andando a
soccorrere
il neoconvertito Saulo.
Tutti lo temono (la sofferenza è
dura.
Ma la sofferenza subita per causa
della
Chiesa!), non si fidano
dell’ex-persecutore
convertito.
Paolo è a metà del guado, ha
conosciuto
il Signore, ma la comunità dei
discepoli
(fragili, fragili, fragili,
quando lo
capiremo?) lo evita.
Barnaba lo prende sotto le sue
ali, sarà
lui a diventare il volto
dell’amore di
Dio, per Saulo.
Noi, discepoli del risorto,
potati dalla vita,
se dimoriamo nel Signore
porteremo, in
questa settimana, frutti di
consolazione e
di benedizione per i fratelli che
incontriamo.
Siamo noi il volto del Dio
compassionevole
per chi incontreremo.
Coraggio, amici, non
sarà semplice ma ce
la possiamo fare, buona
Domenica, Fausto.
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