Della 1° Domenica di Avvento.
San Francesco
Saverio, sacerdote.
Prima lettura
Se tu squarciassi i
cieli e scendessi!
Dal libro del profeta
Isaìa (63,16b-17.19b; 64,2-7)
Tu, Signore, sei
nostro padre, da sempre
ti chiami nostro
redentore.
Perché, Signore, ci
lasci vagare lontano
dalle tue vie e lasci
indurire il nostro
cuore, cosi che non ti
tema?
Ritorna per amore dei
tuoi servi, per
amore delle tribù, tua
eredità.
Se tu squarciassi i
cieli e scendessi!
Davanti a te
sussulterebbero i monti.
Quando tu compivi cose
terribili che non
attendevamo, tu
scendesti e davanti a te
sussultarono i monti.
Mai si udì parlare da
tempi lontani,
orecchio non ha
sentito, occhio non ha
visto che un Dio,
fuori di te, abbia fatto
tanto per chi confida
in lui.
Tu vai incontro a
quelli che praticano
con gioia la giustizia
e si ricordano
delle tue vie.
Ecco, tu sei adirato
perché abbiamo
peccato contro di te
da lungo tempo
e siamo stati ribelli.
Siamo divenuti tutti
come una cosa
impura, e come panno
immondo sono
tutti i nostri atti di
giustizia; tutti siamo
avvizziti come foglie,
le nostre iniquità
ci hanno portato via
come il vento.
Nessuno invocava il
tuo nome, nessuno
si risvegliava per stringersi
a te; perché
tu avevi nascosto da
noi il tuo volto, ci
avevi messo in balìa
della nostra iniquità.
Ma, Signore, tu sei
nostro padre; noi siamo
argilla e tu colui che
ci plasma, tutti noi
siamo opera delle tue
mani.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale dal
Sal 79 (80)
Ripetiamo. Signore,
fa' splendere il tuo
volto e noi saremo
salvi.
Tu, pastore d'Israele,
ascolta,
seduto sui cherubini,
risplendi.
Risveglia la tua
potenza
e vieni a salvarci. R.
Dio degli eserciti,
ritorna!
Guarda dal cielo e
vedi e visita questa
vigna, proteggi quello
che la tua destra
ha piantato, il figlio
dell'uomo che
per te hai reso forte.
R.
Sia la tua mano
sull'uomo della tua
destra, sul figlio
dell'uomo che per te
hai reso forte.
Da te mai più ci
allontaneremo, facci
rivivere e noi
invocheremo il tuo nome. R.
Seconda Lettura
Aspettiamo la
manifestazione del
Signore nostro Gesù
Cristo.
Dalla prima lettera di
san Paolo
apostolo ai Corìnzi
(1,3-9)
Fratelli, grazia a voi
e pace da Dio Padre
nostro e dal Signore Gesù
Cristo!
Rendo grazie
continuamente al mio Dio
per voi, a motivo
della grazia di Dio che
vi è stata data in
Cristo Gesù, perché in
lui siete stati
arricchiti di tutti i doni,
quelli della parola e
quelli della conoscenza.
La testimonianza di
Cristo si è stabilita
tra voi così
saldamente che non manca
più alcun carisma a
voi, che aspettate la
manifestazione del
Signore
nostro Gesù Cristo.
Egli vi renderà saldi
sino alla fine,
irreprensibili nel
giorno del Signore
nostro Gesù Cristo.
Degno di fede è Dio,
dal quale siete stati
chiamati alla
comunione con il
Figlio suo Gesù Cristo,
Signore nostro!
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Mostraci, Signore, la
tua misericordia
e donaci la tua
salvezza. (Sal 84,8)
Alleluia, alleluia.
Vangelo
Vegliate: non
sapete quando il padrone
di casa ritornerà.
Dal Vangelo secondo
Marco (13,33-37) anno B
In quel tempo, Gesù
disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione,
vegliate, perché non
sapete quando è il
momento.
È come un uomo, che è
partito dopo aver
lasciato la propria
casa e dato il potere ai
suoi servi, a ciascuno
il suo compito,
e ha ordinato al
portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi
non sapete quando
il padrone di casa
ritornerà, se alla sera
o a mezzanotte o al
canto del gallo o al
mattino; fate in modo
che, giungendo
all'improvviso, non vi
trovi addormentati.
Quello che dico a voi,
lo dico a tutti: vegliate!».
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Missione impossibile,
sopravvivere al Natale.
Ogni anno diventa più difficile
questa
lotta contro il natale tarocco,
l’altronatale,
quello, insomma, che stiamo per
vivere.
Forse perché ci siamo tutti
seduti
(o addormentati direbbe Gesù),
forse
perché i tempi sono cambiati,
forse
perché altri interessi
(economici) hanno
prevalso; sta di fatto che il
Natale che
oggi iniziamo a preparare è una
fotocopia
sbiadita di un capolavoro ad olio,
ne
abbiamo perso i colori, la profondità,
la lucentezza.
Ho un’altra teoria per capire
questo
tracollo di teologia, questa
emorragia
di spiritualità, più birichina;
forse
abbiamo creato il natale tarocco
perché
quello vero ci metteva troppo in
crisi,
ci obbligava a convertirci.
E allora giù zucchero e melassa,
buoni
sentimenti e tradizioni
familiari, regali
e cene da ingrasso.
Tutto per non vedere.
Per non vedere che il Natale vero
non ha
nulla a che fare con i buoni
sentimenti,
che l’aspetto tragico dell’evento
narrato
con forza nei Vangeli è ignorato
dalla
retorica populista del
nataleconituoi
eccetera; per non vedere questo
Dio che,
stanco di non essere capito,
sceglie di
diventare uomo per venirsi a
raccontare;
per non vedere che, per finire,
Dio
non viene accolto.
Cosa c’è da festeggiare, scusate?
La luce viene ma le tenebre non
l’hanno accolta.
Natale è dramma, il dramma di un
Dio presente.
E di un uomo assente.
Natale vero ribalta i ruoli,
distribuisce
le responsabilità.
All’uomo arrogante, eterno
adolescente
che si lamenta dell’assenza di
Dio, Dio risponde
venendo, e lamentando l’assenza
dell’uomo.
Quel bambino nella culla non solo
fa
tenerezza come tutti i neonati;
ci scuote,
ci provoca, ci inquieta.
Se egli davvero è l’Altissimo, se
egli-sul
serio-è l’Infinito, la nostra
idea di Dio
tracolla e ci tocca cambiare
vita.
Meglio far finta di niente,
allora, tirare
fuori la tradizione, i presepi
viventi, i canti
natalizi, la neve, i regali
piuttosto che
accettare la nuda verità di un
Dio che
viene sulla terra e non è
accolto.
Sono tutte cose belle e
sacrosante quelle
nate per festeggiare la notizia
di questo
Dio che viene per i poveri, nate
per dare
importanza alla follia di un Dio
che
prende il posto dei perdenti.
Solo che, oggi, la festa è
esplosa, uscita
dai margini, enorme, e ci si
dimenticata
di invitare il festeggiato.
Dio è il grande assente del
natale tarocco.
In questi ultimi anni ho
scoperto, costernato,
che Natale è il peggior giorno
dell’anno
per molta gente.
Sono gli sconfitti della storia,
di solito,
a patire così tanto il Natale,
per quell’aura
di famiglia, di felicità, di
nostalgia che
cola dagli schermi televisivi.
Chi non ha famiglia, o ne ha una
terribile,
chi è perdente, chi è solo, vive
il Natale
con un unico desiderio; che
finisca il
prima possibile.
Ne soffro anch’io, terribilmente.
Se Dio è venuto proprio per gli
ultimi e
abbiamo ridotto il Natale al
punto che
proprio loro lo vivono con
tristezza, come
minimo, amici, abbiamo un
problema
di comunicazione.
A noi, ora.
Avete voglia di prepararvi al
Natale?
Volete, sul serio, svegliarvi da
quest’immenso sonno della
coscienza
che tutti ci intorpidisce?
Non siamo qui a far finta che poi
Gesù bambino nasce.
Dio è già nato, nella storia e
tornerà nella
gloria, nel cuore della notte,
come uno
strampalato sposo ritardatario.
In mezzo ci siamo noi, ci sono
io,
ci siete voi, amici.
Siamo qui per darci un mese di
sveglia
interiore, per far nascere
(ancora e ancora)
Dio in noi.
È già nato, ovvio, altrimenti non
stareste
leggendo queste parole in
libertà.
È già nato, ovvio, se avete
deciso di
ribellarvi ad una fede esteriore
e tiepida.
È già nato, ovvio, se avete
deciso di
mettervi a cercare Dio.
Quello che possiamo fare è stare
svegli,
non lasciarci travolgere dalla
follia
quotidiana della vita, ribellarci
al pensiero
dominante (anche quello
pseudo-cattolico)
per vivere la nostra interiorità
come dei
cercatori di Dio.
Dai, facciamolo bene
questa volta,
seguiamo sul serio la
provocazione
della Parola, e aspettiamo
Dio.
Buon Avvento e buona
Domenica, Fausto
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