mercoledì 1 novembre 2023

Il Vangelo del Giovedì 2 Novembre 2023

 

Della 30° settimana del Tempo Ordinario.

Commemorazione di tutti i fedeli defunti.

Prima Lettura

Io lo so che il mio redentore è vivo.

Dal libro di Giobbe (19,1.23-27a)

Rispondendo Giobbe prese a dire: «Oh,

se le mie parole si scrivessero, se si

fissassero in un libro,

fossero impresse con stilo di ferro e con

piombo, per sempre s'incidessero sulla roccia!

Io so che il mio redentore è vivo e che,

ultimo, si ergerà sulla polvere!

Dopo che questa mia pelle sarà strappata

via, senza la mia carne, vedrò Dio.

Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo

contempleranno e non un altro».

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 26 (27)

Ripetiamo. Sono certo di contemplare la

bontà del Signore nella terra dei viventi.

 

Il Signore è mia luce e mia salvezza:

di chi avrò timore?

Il Signore è difesa della mia vita:

di chi avrò paura? R.

 

Una cosa ho chiesto al Signore,

questa sola io cerco:

abitare nella casa del Signore

tutti i giorni della mia vita, per

contemplare la bellezza del Signore

e ammirare il suo santuario. R.

 

Ascolta, Signore, la mia voce.

Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!

Il tuo volto, Signore, io cerco.

Non nascondermi il tuo volto. R.

 

Sono certo di contemplare la bontà

del Signore nella terra dei viventi.

Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi

il tuo cuore e spera nel Signore. R.

 

Seconda Lettura

Giustificati nel suo sangue, saremo

salvati dall'ira per mezzo di lui.

Dalla lettera di san Paolo apostolo

ai Romani (5,5-11)

Fratelli, la speranza non delude, perché

l'amore di Dio è stato riversato nei nostri

cuori per mezzo dello Spirito Santo che

ci è stato dato.

Infatti, quando eravamo ancora deboli,

nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi.

Ora, a stento qualcuno è disposto a morire

per un giusto; forse qualcuno oserebbe

morire per una persona buona.

Ma Dio dimostra il suo amore verso di

noi nel fatto che, mentre eravamo ancora

peccatori, Cristo è morto per noi.

A maggior ragione ora, giustificati nel suo

sangue, saremo salvati dall'ira per mezzo di lui.

Se infatti, quand'eravamo nemici, siamo

stati riconciliati con Dio per mezzo della

morte del Figlio suo, molto più, ora che

siamo riconciliati, saremo salvati mediante

la sua vita.

Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio,

per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo,

grazie al quale ora abbiamo ricevuto

la riconciliazione.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Questa è la volontà del Padre mio: che

chiunque vede il Figlio e crede in lui

abbia la vita eterna; e io lo risusciterò

nell’ultimo giorno, dice il Signore. (Gv 6,40)

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo

Chi crede nel Figlio ha la vita eterna;

e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.

Dal Vangelo secondo Giovanni (6,37-40) anno dispari.

In quel tempo, Gesù disse alla folla:

«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a

me: colui che viene a me, io non lo

caccerò fuori, perché sono disceso

dal cielo non per fare la mia volontà,

ma la volontà di colui che mi ha mandato.

E questa è la volontà di colui che mi ha

mandato: che io non perda nulla di quanto

egli mi ha dato, ma che lo risusciti

nell'ultimo giorno.

Questa infatti è la volontà del Padre mio:

che chiunque vede il Figlio e crede in lui

abbia la vita eterna; e io lo risusciterò

nell'ultimo giorno».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Due novembre, immagini antiche, ricordi

da ragazzo; i cimiteri pieni di gente, le

tombe ripulite, i fiori, la gente che si

incontra sui vialetti, il silenzio, il clima mesto.

Oggi ci poniamo con rispetto di fronte

al mistero della morte.

Mistero teorico e un pò fastidioso per

chi-giovane e pieno di forza-guarda

con sufficienza a questi riti che percepisce

distanti e logori, magari sovrapponendovi

una festa molto più intrigante e godereccia

in cui la morte viene derisa; gesti pieni

di un sordo dolore per chi ha perduto

qualcuno che ha amato, per chi si è

trovato solo dopo una vita fatta di

abitudini consolidate.

La morte è una teoria fino a quando non

perdiamo qualcuno che abbiamo conosciuto

e frequentato quotidianamente, con cui

abbiamo intessuto un pezzo di vita.

Un giorno che obbliga a riflettere ma che

sempre più si vede insidiato dalla strisciante

logica dell’oblio, del ‘meglio non pensarci’.

Si parla poco e male della morte, in

questo nostro misterioso e schizofrenico

tempo; da una parte ceniamo davanti

al televisore che ci porta in casa stragi

e fatti di cronaca, dall’altra importiamo

tradizioni come la festa di Halloween

che tenta di esorcizzare la morte

mettendola sul ridere.

Ma chi ha conosciuto la morte, chi ha

avuto una persona amata che se ne è

andata, prende molto sul serio la morte,

anzi, la risposta al dilemma della morte

in realtà dona senso alla nostra vita.

L’atteggiamento verso la propria morte,

atteggiamento adulto, non depresso né

scaramantico, è all’origine di una ricerca

più approfondita del mistero della vita

di ciascuno.

Dobbiamo morire, certo.

Anzi, a pensarci bene è l’unica certezza.

Che senso ha la vita se, alla fine della fiera,

siamo solo un vuoto a rendere?

Questo contraddice l’esistenza di Dio?

Davanti alla morte sentiamo forte la

ribellione e la rabbia, non è mai il

momento di morire, dovessimo scegliere

noi chi e quando far morire sarebbe una

vera catastrofe.

Dio tace, sulla morte e l’uomo è l’unico

essere vivente che percepisce la morte

come un’ingiustizia.

Ma rispetto a cosa?

Paradossalmente questa rabbia rivela la

nostra identità profonda, il mistero che

ciascuno di noi è.

L’umano è l’unico vivente che ha

coscienza della propria morte e

vi si ribella.

Dobbiamo piegare la testa e rassegnarci?

Vivere da sconsiderati tanto non sappiamo

quanti giorni avremo?

Far finta di niente, non pensarci e

indurire il volto?

Non scherziamo.

Gesù ha una buona notizia sulla morte,

su questo misterioso incontro con Dio.

La morte, sorella morte, è una porta

attraverso cui raggiungiamo la dimensione

profonda da cui proveniamo, quell’aspetto

invisibile in cui crediamo, le cose che

restano perché, l’essenziale è invisibile

agli occhi.

Siamo immortali e tutta la nostra vita

consiste nello scoprire le regole del

gioco, il tesoro nascosto nel campo,

come un feto che cresce per essere poi

partoriti nella dimensione della pienezza.

Siamo immensamente di più di ciò che

appariamo, più di ciò che pensiamo

di essere.

Siamo di più; la nostra vita, per quanto

realizzata, per quanto soddisfacente non

potrà mai riempire il bisogno assoluto di

pienezza che portiamo nel nostro intimo.

E Gesù ce lo conferma; sì, è proprio così,

la tua vita continua, sboccia, fiorisce, cresce.

Per una pienezza di ricerca e di totalità

se hai scoperto le regole del gioco, per una

vita di dubbio e di inquietudine, se hai

rifiutato con ostinazione di essere raggiunto.

Fa strano dirlo, lo so, ma l’inferno-che

è l’assenza di Dio-esiste ed è l’opportunità

che tutti abbiamo di respingere per sempre

l’amore di Dio, è un segno di rispetto.

Certo tutti ci auguriamo che sia vuoto e

Dio si svela come un cocciuto che vuole

a tutti i costi la salvezza dei suoi figli.

L’eternità è già iniziata, giochiamocela

bene, non aspettiamo la morte, non

evitiamola, ma pensiamoci con serenità

per rivedere la nostra vita, per andare

all’essenziale, per dare il vero e il

meglio di noi stessi.

Il giorno della nostra morte la nostra anima,

la parte immortale che siamo, raggiunge

Dio per esser accolta o per rifiutarlo.

Alla fine del tempo, nella pienezza, la

nostra anima tornerà ad unirsi ai nostri

corpi risorti che ora conserviamo in

luoghi che riempiamo di vita, oggi, con

fiori e luci, i cimiteri, che in greco

significa dormitori.

E sarà la pienezza, là dove Dio sarà tutto in tutti.

I nostri amici defunti, che affidiamo alla

tenerezza di Dio, ci precedono

nell’avventura di Dio.

Dio vuole la salvezza di ognuno, come

abbiamo letto nella riflessione di Giovanni,

con ostinazione, ma ci lascia liberi,

poiché amati, di rispondere a questo

amore o di rifiutarlo.

Preghiamo, oggi, perché davvero il

Maestro ci doni fedeltà al suo

progetto di amore.

La nostra preghiera ci mette in comunione

con i nostri defunti, fanno sentire loro il

nostro affetto, nell’attesa dei cieli nuovi

e della terra nuova che ci aspettano.

Il dolore per chi ha perso qualcuno,

quest’anno, si stempera nella speranza,

ci invita a guardare oltre, altrove, nella

dimensione autentica della vita.

Così, allora, questo diventa un inatteso

e intenso giorno di speranza.

Una preghiera, amici, per i nostri cari defunti.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato

il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta

la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

rimetti a noi i nostri debiti come anche

noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia,

il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e

benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per

noi peccatori, adesso e nell'ora della

nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e

allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e

sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

Nessun commento:

Posta un commento