mercoledì 13 settembre 2023

Il Vangelo del Giovedì 14 Settembre 2023

 

Della 23° settimana del Tempo Ordinario.

Esaltazione della Santa Croce,

trofeo della vittoria pasquale.

Prima Lettura

Chiunque sarà stato morso e guarderà

il serpente, resterà in vita.

Dal libro dei Numeri (21,4b-9)

In quei giorni, il popolo non sopportò il viaggio.

Il popolo disse contro Dio e contro Mosè:

«Perché ci avete fatto salire dall’Egitto

per farci morire in questo deserto?

Perché qui non c’è né pane né acqua e

siamo nauseati di questo cibo così leggero».

Allora il Signore mandò fra il popolo

serpenti brucianti i quali mordevano la

gente, e un gran numero d’Israeliti morì.

Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo

peccato, perché abbiamo parlato contro

il Signore e contro di te; supplica il Signore

che allontani da noi questi serpenti».

Mosè pregò per il popolo.

Il Signore disse a Mosè: «Fatti un serpente

e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà

stato morso e lo guarderà, resterà in vita».

Mosè allora fece un serpente di bronzo e

lo mise sopra l’asta; quando un serpente

aveva morso qualcuno, se questi guardava

il serpente di bronzo, restava in vita.

Parola di Dio.

Vangelo

Bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo.

Dal Vangelo secondo Giovanni (3,13-17) anno dispari.

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:

«Nessuno è mai salito al cielo, se non

colui che è disceso dal cielo, il

Figlio dell’uomo.

E come Mosè innalzò il serpente nel

deserto, così bisogna che sia innalzato

il Figlio dell’uomo, perché chiunque

crede in lui abbia la vita eterna.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da

dare il Figlio unigenito, perché chiunque

crede in lui non vada perduto, ma abbia

la vita eterna.

Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel

mondo per condannare il mondo, ma perché

il mondo sia salvato per mezzo di lui».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Forse sono un pò stanco, scusate, è che

questa festa non la capisco.

Molti mi hanno scritto scaricando su di

me, sofferenza e dolore.

Dio ci guarisce dentro, certo, ma perché

tanta (inutile) sofferenza?

Sembra aiutarci oggi la festa

dell’esaltazione della santa Croce

che sostituisce la Domenica.

Una festa nata da un fatto storico; il

ritrovamento della regina Elena, madre

dell’imperatore Costantino, primo

imperatore convertitosi alla fede, del

luogo della crocifissione a Gerusalemme,

luogo conservato con devozione dai

discepoli durante tre secoli e lì, dopo lo

scavo del sepolcro, il ritrovamento in una

cisterna della presunta croce di Gesù

con il titulum crucis.

Grandissimo scalpore suscitò questa

scoperta e le comunità cristiane si

ritrovarono in un ventennio dall’essere

perseguitate al vedere portata la croce

trionfalmente a Costantinopoli.

Ma per noi oggi, giunge l’occasione

di una seria riflessione sulla Croce.

La croce non è da esaltare, la sofferenza

non è mai gradita a Dio, toglietevela dalla

testa, subito, quella tragica inclinazione

all’autolesionismo che troppe volte

crogiuola il cristiano nel proprio dolore

pensando che questo lo avvicini a Dio.

Religione che rischia di fermarsi al

Venerdì santo la nostra sofferenza, perché

tutti abbiamo una sofferenza da condividere

e ci piace l’idea che anche Dio la

pensi come noi.

No, lo ripeto alla nausea; la felicità

cristiana è una tristezza superata, una

croce abbandonata perché ormai inutile

e questa croce vuota-oggi-viene esaltata.

La croce non è il segno della sofferenza

di Dio, ma del suo amore.

La croce è epifania della serietà del suo

bene per ciascuno di noi.

Fino a questo punto ha voluto amarci,

perché altro è usare dolci e consolanti

parole, altro inchiodarle da tre chiodi

sospese fra cielo e terra.

La croce è il paradosso finale di Dio, la

sua ammissione di sconfitta, la sua

ammissione di arrendevolezza; poiché

ci ama lo possiamo crocifiggere.

Esaltare la croce significa esaltare

l’amore, esaltare la croce significa

spalancare il cuore all’adorazione

allo stupore.

Davvero innalzato sulla croce (Giovanni

non usa mai la parola ‘crocifisso’ ma

‘osteso’ cioè mostrato) Gesù attira tutti a se.

Davanti a Dio nudo, sfigurato, così

irriconoscibile da necessitare di una

didascalia sopra la sua testa, possiamo

scegliere; cadere nella disposizione o

ai piedi della croce.

Dio-ormai-è appeso, abissalmente

lontano dalla caricatura che ne facciamo

Egli è li, donato per sempre.

E al discepolo è chiesto di portare la sua

croce, cioè non di sopportare le inevitabili

sofferenze che la vita ci dona e che

neppure al cristiano sono evitate, ma di

portare l’amore nella vita, fino ad

esserne crocifissi.

La croce non è sinonimo di dolore ma di

dono, dono adulto virile, non melenso

né affettato.

No; seriamente Dio ci ha presi sul serio,

rischiando di essere uno dei tanti

giustiziati della storia.

Questa festa, allora, è per noi l’occasione

di posare lo sguardo sulla misura

dell’amore di un Dio che muore per

amore, senza eccessi, senza compatimenti,

libero e nudo di donare, osteso, amici, osteso.

Questo-ora-è il volto di Dio.

Allora ti rispondo, amico che scrivi urlando

a Dio il tuo dolore; non troverai un muro

di gomma, né un volto indurito

ma-semplicemente-un Dio che muore con te.

E potrai scegliere di bestemmiarlo e

accusarlo ancora della nostra fatica

oppure-che Egli te lo conceda-restare

stupito come quell’altro crocifisso che

non sapeva capacitarsi di tanta follia.

Tutto qui, tutto qui, la croce è l’unità

di misura dell’amore di Dio.

Sì, amici, c’è di che celebrare,

c’è di che esaltare, c’è di che esultare,

c’è di che pregare.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato

il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta

la tua volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

rimetti a noi i nostri debiti come anche

noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia,

il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e

benedetto il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per

noi peccatori, adesso e nell'ora della

nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e

allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e

sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

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