Ascensione del Signore Gesù.
Santi Cristoforo
Magallanes e 24
compagni Martiri
messicani.
Prima Lettura
Fu elevato in alto
sotto i loro occhi.
Dagli Atti degli
Apostoli (1,1-11)
Nel primo racconto, o
Teòfilo, ho trattato
di tutto quello che
Gesù fece e insegnò
dagli inizi fino al
giorno in cui fu
assunto in cielo, dopo
aver dato
disposizioni agli
apostoli che si era
scelti per mezzo dello
Spirito Santo.
Egli si mostrò a essi
vivo, dopo la sua
passione, con molte
prove, durante
quaranta giorni,
apparendo loro e
parlando delle cose
riguardanti il
regno di Dio.
Mentre si trovava a
tavola con essi,
ordinò loro di non
allontanarsi da
Gerusalemme, ma di
attendere
l'adempimento della
promessa del
Padre,
«quella-disse-che voi avete udito
da me: Giovanni
battezzò con acqua,
voi invece, tra non
molti giorni, sarete
battezzati in Spirito
Santo».
Quelli dunque che
erano con lui gli
domandavano: «Signore,
è questo il
tempo nel quale
ricostituirai il regno
per Israele?».
Ma egli rispose: «Non
spetta a voi
conoscere tempi o
momenti che il
Padre ha riservato al
suo potere, ma
riceverete la forza
dallo Spirito Santo
che scenderà su di
voi, e di me sarete
testimoni a Gerusalemme, in tutta la
Giudea e la Samarìa e
fino ai confini
della terra».
Detto questo, mentre
lo guardavano,
fu elevato in alto e
una nube lo
sottrasse ai loro
occhi.
Essi stavano fissando
il cielo mentre
egli se ne andava,
quand'ecco due
uomini in bianche
vesti si presentarono
a loro e dissero:
«Uomini di Galilea,
perché state a
guardare il cielo?
Questo Gesù, che di
mezzo a voi è stato
assunto in cielo,
verrà allo stesso modo
in cui l'avete visto
andare in cielo».
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale dal
Sal 46 (47)
Ripetiamo. Ascende
il Signore tra canti di gioia.
Popoli tutti, battete
le mani!
Acclamate Dio con
grida di gioia,
perché terribile è il
Signore, l'Altissimo,
grande re su tutta la
terra. R.
Ascende Dio tra le
acclamazioni,
il Signore al suono di
tromba.
Cantate inni a Dio,
cantate inni,
cantate inni al nostro
re, cantate inni. R.
Perché Dio è re di
tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo
trono santo. R.
Seconda Lettura
Lo fece sedere alla
sua destra nei cieli.
Dalla lettera di san
Paolo apostolo
agli Efesìni (1,17-23)
Fratelli, il Dio del
Signore nostro
Gesù Cristo, il Padre
della gloria,
vi dia uno spirito di
sapienza e di
rivelazione per una
profonda
conoscenza di lui;
illumini gli occhi
del vostro cuore per
farvi comprendere
a quale speranza vi ha
chiamati, quale
tesoro di gloria
racchiude la sua eredità
fra i santi e qual è
la straordinaria
grandezza della sua
potenza verso di noi,
che crediamo, secondo
l'efficacia della
sua forza e del suo
vigore.
Egli la manifestò in
Cristo, quando lo
risuscitò dai morti e
lo fece sedere alla
sua destra nei cieli, al
di sopra di ogni
Principato e Potenza, al
di sopra di
ogni Forza e
Dominazione e di ogni
nome che viene
nominato non solo nel
tempo presente ma
anche in quello futuro.
Tutto infatti egli ha
messo sotto i suoi piedi
e lo ha dato alla
Chiesa come capo su tutte
le cose: essa è il
corpo di lui, la pienezza
di colui che è il
perfetto compimento
di tutte le cose.
Parola di Dio.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Andate e fate
discepoli tutti i popoli, dice
il Signore.
Ecco, io sono con voi
tutti i giorni, fino
alla fine del mondo.
(Mt 28,19a.20b)
Alleluia, alleluia.
Vangelo
A me è stato dato
ogni potere
in cielo e sulla
terra.
Dal Vangelo secondo
Matteo (28,16-20) anno A.
In quel tempo, gli
undici discepoli
andarono in Galilea,
sul monte che
Gesù aveva loro
indicato.
Quando lo videro, si
prostrarono.
Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e
disse loro: «A me è
stato dato ogni potere
in cielo e sulla terra.
Andate dunque e fate
discepoli tutti i
popoli, battezzandoli
nel nome del
Padre e del Figlio e
dello Spirito Santo,
insegnando loro a
osservare tutto ciò
che vi ho comandato.
Ed ecco, io sono con
voi tutti i giorni,
fino alla fine del
mondo».
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Uomini di Galilea, perché
continuate
a guardare il cielo?
Sono stupiti e amareggiati, i
discepoli.
Il Maestro se ne va proprio ora
che, infine,
avevano capito il grande disegno
di Dio
su Gesù, proprio ora che,
finalmente,
avevano superato il dolore e si
erano
convertiti alla gioia!
Proprio ora che, come nel finale
in una
bella commedia americana, tutto
sembrava chiaro, lineare; il
Regno era
finalmente iniziato e Gesù
avrebbe regnato
con i suoi fedeli apostoli per
l’eternità.
E invece no.
Spiazzati, nuovamente.
Gesù torna al Padre, e affida
l’annuncio
del Regno ai discepoli.
Che storia.
Uomini di Galilea, perché
continuate
a guardare il cielo?
Quante domande la Parola rivolge
al
cercatore di Dio.
Perché piangi, anima mia, perché
su
di me gemi?
Perché cercate fra i morti uno che
è vivo?
Dio ci interroga, ci scuote, ci
invita ad
andare oltre, a crescere, a
credere.
Paradosso insostenibile del
cristianesimo!
Prima ci chiede di credere che il
Dio
invisibile si è fatto uomo.
Ora ci chiede di credere che il
Dio
accessibile si consegna nelle
fragili
mani di uomini peccatori e
incoerenti!
Scambio sfavorevole; invece di
incontrare
il volto radioso e sereno del
Maestro,
incontriamo il volto rugoso e
segnato
dei cristiani.
Il racconto di Luca prende
ampiamente spunto
dall’ascensione di Elia, una
pagina molto
conosciuta in Israele e punto di
riferimento
anche per i neo-convertiti.
Troviamo il racconto
dell’ascensione di
Elia nel secondo libro dei Re; il
grande
profeta viene rapito in cielo
sopra un
carro di fuoco, sparisce fra le
nubi e il
suo discepolo, Eliseo, ha la
certezza di
ricevere almeno una parte dello
spirito
profetico, avendolo visto
sparire.
Luca descrive l’evento
dell’ascensione
usando lo stesso paradigma; le
nubi,
simbolo dell’incontro con Dio (ricordate
il Sinai? O il Tabor?), i due
uomini che
richiamano i due angeli testimoni
della
resurrezione, il bianco delle
vesti, segno
del mondo divino.
Il cuore del racconto non è,
quindi, la
descrizione di un prodigio, ma la
descrizione di una consegna: come
Eliseo riceve lo spirito della
profezia
da parte di Elia, così gli
apostoli
ricevono il mandato dell’annuncio
da parte del Risorto.
L’ascensione segna l’inizio del
tempo
della Chiesa.
Sono gli angeli a dare la chiave
interpretativa dell’evento: non
guardate il cielo, guardate in
terra,
guardate la concretezza
dell’annuncio.
I discepoli del risorto sono
chiamati
ad annunciarlo, finché egli
venga,
a renderlo presente.
La Chiesa, allora, diventa il
luogo
dell’incontro privilegiato col
risorto,
e assolve il suo compito solo
quando
rende presente il vangelo.
Matteo ci dice come.
Diversamente da Luca, Matteo
situa
l’addio in Galilea, su di un
monte.
Monte che rappresenta il luogo
dell’esperienza divina; solo chi
l’ha
incontrato può raccontarlo con
credibilità.
E in Galilea; il luogo della
frontiera,
del meticciato, del confine.
La terra che per prima è caduta
sotto
l’invasore, gli assiri, allora, e
che è
sopravvissuta fra vicissitudini e
compromessi, ben lontani dal
rigore
richiesto dai puri di
Gerusalemme!
Ai tempi di Gesù dare del galileo
ad
una persona era un insulto!
La Galilea, però, è anche il
luogo dove
tutto è iniziato, il luogo
dell’incontro,
dell’innamoramento; solo
attingendo
alle esperienze che ci hanno
convertito
possiamo annunciare con verità il
Signore.
Ecco cosa significa non guardare
il cielo;
partire dalla povertà della mia
parrocchia,
dal senso di disagio che provo
nel vivere
in un paese rissoso e partigiano
(mi
racconta un’amica milanese di
essere
stata verbalmente aggredita da
una
gruppo di cristiani che fuori
dalla chiesa
sostenevano un candidato
sindaco!),
dall’impressione di vivere alla
fine di un
Impero che crolla pesantemente
sotto
un cumulo di verbosità.
Qui siamo chiamati a realizzare
il Regno,
a rendere presente la speranza.
Qui, in questa Chiesa fragile, in
un
mondo fragile.
Ma che Dio ama.
Allora non stupisce il dubbio dei
discepoli, che è il nostro.
Non è una Chiesa muscolosa quella
che
annuncia con verità, ma autentica
e
in conversione.
Il dubbio è un atteggiamento
fondamentale
per il credente, essenziale per
la crescita.
L’ateo è sommerso dai dubbi,
il credente li fugge.
All’ateo Gesù si propone come
verità.
Al credente come l’innovatore.
E ci rassicura; non siamo soli, Egli
è con noi.
È iniziato il tempo della Chiesa,
fatta di
uomini fragili che hanno fatto
esperienza
di Dio e lo raccontano nella
Galilea delle genti.
La smettiamo di
lamentarci e ci
rimbocchiamo le
maniche?
O deve ritornare ancora
Gesù, perché non
siamo riuscite a capire
il suo insegnamento!
Santa Domenica
dell’Ascensione
a tutti voi, amici,
Fausto.
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