sabato 13 maggio 2023

Il Vangelo di Domenica 14 Maggio 2023

 

Della 6° Domenica di Pasqua.

San Mattia, Apostolo.

Prima Lettura

Imponevano loro le mani e quelli

ricevevano lo Spirito Santo.

Dagli Atti degli Apostoli (8,5-8.14-17)

In quei giorni, Filippo, sceso in una città

della Samarìa, predicava loro il Cristo.

E le folle, unanimi, prestavano attenzione

alle parole di Filippo, sentendolo parlare

e vedendo i segni che egli compiva.

Infatti da molti indemoniati uscivano

spiriti impuri, emettendo alte grida,

e molti paralitici e storpi furono guariti.

E vi fu grande gioia in quella città.

Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme,

seppero che la Samarìa aveva accolto

la parola di Dio e inviarono a loro

Pietro e Giovanni.

Essi scesero e pregarono per loro perché

ricevessero lo Spirito Santo; non era

infatti ancora disceso sopra nessuno

di loro, ma erano stati soltanto battezzati

nel nome del Signore Gesù.

Allora imponevano loro le mani e quelli

ricevevano lo Spirito Santo.

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 65 (66)

 

Ripetiamo. Acclamate Dio, voi tutti della terra.

 

Acclamate Dio, voi tutti della terra,

cantate la gloria del suo nome,

dategli gloria con la lode. R.

 

Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!

A te si prostri tutta la terra,

a te canti inni, canti al tuo nome». R.

 

Venite e vedete le opere di Dio,

terribile nel suo agire sugli uomini.

Egli cambiò il mare in terraferma;

passarono a piedi il fiume:

per questo in lui esultiamo di gioia.

Con la sua forza domina in eterno. R.

 

Venite, ascoltate, voi tutti che temete

Dio, e narrerò quanto per me ha fatto.

Sia benedetto Dio,

che non ha respinto la mia preghiera,

non mi ha negato la sua misericordia. R.

 

Seconda Lettura

Messo a morte nella carne, ma reso

vivo nello spirito.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo (3,15-18)

Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei

vostri cuori, pronti sempre a rispondere

a chiunque vi domandi ragione della

speranza che è in voi.

Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e

rispetto, con una retta coscienza, perché,

nel momento stesso in cui si parla male

di voi, rimangano svergognati quelli che

malignano sulla vostra buona condotta

in Cristo.

Se questa infatti è la volontà di Dio, è

meglio soffrire operando il bene che

facendo il male, perché anche Cristo è

morto una volta per sempre per i peccati,

giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a

Dio; messo a morte nel corpo, ma reso

vivo nello spirito.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Se uno mi ama, osserverà la mia parola,

dice il Signore, e il Padre mio lo amerà

e noi verremo a lui. (Gv 14,23)

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo

Pregherò il Padre e vi darà un altro Paràclito.

Dal Vangelo secondo Giovanni (14,15-21) anno A.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Se mi amate, osserverete i miei

comandamenti; e io pregherò il Padre

ed egli vi darà un altro Paràclito perché

rimanga con voi per sempre, lo Spirito

della verità, che il mondo non può

ricevere perché non lo vede e non

lo conosce.

Voi lo conoscete perché egli rimane

presso di voi e sarà in voi.

Non vi lascerò orfani: verrò da voi.

Ancora un poco e il mondo non mi

vedrà più; voi invece mi vedrete,

perché io vivo e voi vivrete.

In quel giorno voi saprete che io sono

nel Padre mio e voi in me e io in voi.

Chi accoglie i miei comandamenti e

li osserva, questi è colui che mi ama.

Chi ama me sarà amato dal Padre mio

e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Cristo Risorto è il pastore bello che veglia

sul nostro cuore; come una porta, sta

attento che nessun ladro e menzognero

entri nella nostra vita interiore.

È la via che ci conduce al Padre, la verità

che ci rende liberi, la vita che ci riempie

di gioia.

E, in questo percorso di scoperta della

profonda identità di Cristo, oggi la liturgia

ci propone un bellissimo brano del ungo

discorso che Gesù, secondo l’evangelista

Giovanni, ha tenuto dopo l’ultima cena.

Gesù è preoccupato per i suoi discepoli,

li vuole salvare dal mondo, cioè dalla

logica mondana che rischia di contagiare

il nostro modo di vedere le cose e di pensare.

Viviamo in questo mondo, ne siamo

influenzati ma non gli apparteniamo.

Ma, lo sappiamo bene, da soli fatichiamo, e tanto.

Come distinguere cosa proviene da Dio

e cosa dalla nostra ombra interiore?

Come trovare la forza per affrontare le

inevitabili difficoltà che, come tutti,

dobbiamo affrontare?

Gesù ci incoraggia; ci dona lo Spirito Santo.

La forza del Padre, il dono del risorto ai credenti.

E, in questo caso, ne definisce due delle

Peculiarità; lo Spirito è il Consolatore/Paracleto

ed è colui che ci conduce alla pienezza

della verità (di nuovo!).

Il termine usato da Gesù in greco, la lingua

con cui sono scritti i Vangeli, è paracleto,

che abbiamo tradotto, non senza qualche

approssimazione, consolatore.

In realtà il paracleto, letteralmente colui

che è chiamato accanto è una figura

preziosa e concreta nel mondo antico

in cui non esistevano gli avvocati.

Una persona chiamata in giudizio doveva

difendersi da solo ma, in assenza di prove

sufficienti a comprovare la propria

innocenza, poteva sperare che fra il

pubblico vi fosse un paracleto, cioè un

cittadino di fama specchiata, rispettato

da tutti, che, convinto della sua innocenza,

poteva alzarsi dal pubblico e mettersi a

fianco dell’accusato, senza dire nulla.

Il suo intervento, spesso, finiva col

convincere i giudici dell’innocenza

dell’accusato o, perlomeno, del fatto

che in lui prevalevano le virtù.

Gesù ci invia un altro paracleto;

il primo è lui stesso.

Che ci difende non dalle accuse di Dio

(non diciamo scempiaggini!) ma dal

peccato e dall’ombra.

Spesso siamo noi stessi ad accusarci,

rodendoci di sensi colpa, oppure il

mondo aggressivo e rissoso.

A volte ci accusa il nostro passato

o i nostri errori.

Nulla ci separa da Dio perché abbiamo

il paracleto che ci dona una nuova possibilità.

Vi sembra poco?

Non solo; lo Spirito della verità, che il

mondo non vuole ricevere perché è

menzognero, ci conduce alla verità tutta

intera; su Dio, sul mondo, su noi stessi.

La verità, dicevamo, non è un insieme di

dottrine da imparare ma una persona,

il Cristo, che ci svela chi siamo e chi è Dio.

La verità ci rende liberi, la consapevolezza

di ciò che siamo, senza nascondere i nostri

limiti giustificando i nostri errori, senza

farcene travolgere e schiacciare,

ci porta alla libertà.

Liberi dal peccato, liberi dalle ombre,

liberi dai limiti per poter amare.

Verità e libertà sono compagne di viaggio.

Non la libertà che oggi ci viene proposta,

un’assurda anarchia egoistica e narcisista;

mi disinteresso di tutto mettendo il mio

piccolo ego al centro dell’Universo.

Mi credo libero ma divento schiavo dei

miei appetiti!

Invochiamo lo Spirito, sempre, che ci

permette di giungere alla pienezza della verità.

Se è davvero così, allora, la difficoltà

diventa straordinaria opportunità, occasione

di annuncio, ragione di conversione.

Ne sa qualcosa Filippo che, a causa della

persecuzione che si è scatenata contro la

primitiva comunità, è fuggito e si ritrova

in Samaria, la terra abbandonata, la terra

eretica, la sposa infedele che Gesù stesso

ha cercato di sedurre e di riconquistare.

La fuga diventa luogo per l’annuncio e

conversione di nuovi discepoli.

Se la Chiesa in occidente, nell’attuale

complessa situazione storica, la smettesse

di lamentarsi, e ricominciasse semplicemente

a fare la Chiesa, cioè ad annunciare nella

gioia Gesù Cristo, semplificando il proprio

linguaggio, limando le proprie incoerenze,

alleggerendo le proprie elefantiache

strutture, forse potrebbe fare la stessa

esperienza che ha fatto Filippo.

Dimorare nell’amore, non scoraggiarsi e

approfondire la fede, come suggerisce Pietro.

Il nostro cristianesimo occidentale oscilla

fra due eccessi ugualmente pericolosi;

il ritorno ad un clima di chiusura e di

contrapposizione col mondo innalzando

inutili barriere nei confronti degli altri

ed il rischio di cedere ad un cristianesimo

emotivo e populista, che segue le

apparizioni e dimentica il deposito della fede.

Davanti alla chiusura e al misticismo

semplificato e superstizioso la Chiesa

propone un’alleanza fra intelligenza

e fede, fra conoscenza e spiritualità.

Solo con la fatica dello studio, della

comprensione dei testi, della preghiera

feconda e motivata, della ricerca umile

della verità possiamo incrociare le attese

dell’uomo contemporaneo alla ricerca di senso.

Così, diverremo capaci di rendere ragione

della speranza che è in noi.

Santa festa della Speranza, Fausto.

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