sabato 11 marzo 2023

Il Vangelo di Domenica 12 Marzo 2023

 

Della 3° Domenica di Quaresima.

San Luigi Orione, sacerdote e fondatore.

Prima Lettura

Dacci acqua da bere.

Dal libro dell'Èsodo (17,3-7)

In quei giorni, il popolo soffriva la sete per

mancanza di acqua; il popolo mormorò

contro Mosè e disse: «Perché ci hai fatto

salire dall'Egitto per far morire di sete noi,

i nostri figli e il nostro bestiame?».

Allora Mosè gridò al Signore, dicendo:

«Che cosa farò io per questo popolo?

Ancora un poco e mi lapideranno!».

Il Signore disse a Mosè: «Passa davanti al

popolo e prendi con te alcuni anziani d'Israele.

Prendi in mano il bastone con cui hai

percosso il Nilo, e va'!

Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia,

sull'Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà

acqua e il popolo berrà».

Mosè fece così, sotto gli occhi degli

anziani d'Israele.

E chiamò quel luogo Massa e Merìba,

a causa della protesta degli Israeliti e

perché misero alla prova il Signore,

dicendo: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?».

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 94 (95)

Ripetismo. Ascoltate oggi la voce del Signore:

non indurite il vostro cuore.

 

Venite, cantiamo al Signore,

acclamiamo la roccia della nostra salvezza.

Accostiamoci a lui per rendergli grazie,

a lui acclamiamo con canti di gioia. R.

 

Entrate: prostràti, adoriamo, in ginocchio

davanti al Signore che ci ha fatti.

È lui il nostro Dio e noi il popolo del suo

pascolo, il gregge che egli conduce. R.

 

Se ascoltaste oggi la sua voce!

«Non indurite il cuore come a Merìba,

come nel giorno di Massa nel deserto,

dove mi tentarono i vostri padri:

mi misero alla prova pur avendo

visto le mie opere». R.

 

Seconda Lettura

L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori

per mezzo dello Spirito che ci è stato dato.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (5,1-2.5-8)

Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in

pace con Dio per mezzo del Signore nostro

Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche,

mediante la fede, l'accesso a questa grazia

nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi

nella speranza della gloria di Dio.

La speranza poi non delude, perché l'amore

di Dio è stato riversato nei nostri cuori per

mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.

Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel

tempo stabilito Cristo morì per gli empi.

Ora, a stento qualcuno è disposto a morire

per un giusto; forse qualcuno oserebbe

morire per una persona buona.

Ma Dio dimostra il suo amore verso di

noi nel fatto che, mentre eravamo ancora

peccatori, Cristo è morto per noi.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

 

Signore, tu sei veramente il salvatore del

mondo; dammi dell’acqua viva, perché

io non abbia più sete. (Cf. Gv 4,42,15)

 

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

 

Vangelo

Sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna.

Dal Vangelo secondo Giovanni (4,5-42) anno A

In quel tempo, Gesù giunse a una città della

Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno

che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo

figlio: qui c'era un pozzo di Giacobbe.

Gesù dunque, affaticato per il viaggio,

sedeva presso il pozzo.

Era circa mezzogiorno.

Giunge una donna samaritana ad

attingere acqua.

Le dice Gesù: «Dammi da bere».

I suoi discepoli erano andati in città a fare

provvista di cibi.

Allora la donna samaritana gli dice: «Come

mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me,

che sono una donna samaritana?».

I Giudei infatti non hanno rapporti con

i Samaritani.

Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il

dono di Dio e chi è colui che ti dice:

Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui

ed egli ti avrebbe dato acqua viva».

Gli dice la donna: «Signore, non hai un

secchio e il pozzo è profondo; da dove

prendi dunque quest'acqua viva?

Sei tu forse più grande del nostro padre

Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve

lui con i suoi figli e il suo bestiame?».

Gesù le risponde: «Chiunque beve di

quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi

berrà dell'acqua che io gli darò, non

avrà più sete in eterno.

Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in

lui una sorgente d'acqua che zampilla per

la vita eterna». «Signore-gli dice la donna-,

dammi quest'acqua, perché io non abbia

più sete e non continui a venire qui ad

attingere acqua».

Le dice: «Va' a chiamare tuo marito e

ritorna qui».

Gli risponde la donna: «Io non ho marito».

Le dice Gesù: «Hai detto bene: Io non ho

marito. Infatti hai avuto cinque mariti e

quello che hai ora non è tuo marito; in

questo hai detto il vero».

Gli replica la donna: «Signore, vedo che

tu sei un profeta!

I nostri padri hanno adorato su questo monte;

voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo

in cui bisogna adorare».

Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l'ora

in cui né su questo monte né a Gerusalemme

adorerete il Padre.

Voi adorate ciò che non conoscete, noi

adoriamo ciò che conosciamo, perché la

salvezza viene dai Giudei.

Ma viene l'ora - ed è questa-in cui i veri

adoratori adoreranno il Padre in spirito

e verità: così infatti il Padre vuole che

siano quelli che lo adorano.

Dio è spirito, e quelli che lo adorano

devono adorare in spirito e verità».

Gli rispose la donna: «So che deve venire

il Messia, chiamato Cristo: quando egli

verrà, ci annuncerà ogni cosa».

Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

In quel momento giunsero i suoi discepoli e

si meravigliavano che parlasse con una donna.

Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?»,

o: «Di che cosa parli con lei?».

La donna intanto lasciò la sua anfora,

andò in città e disse alla gente: «Venite

a vedere un uomo che mi ha detto tutto

quello che ho fatto.

Che sia lui il Cristo?».

Uscirono dalla città e andavano da lui.

Intanto i discepoli lo pregavano:

«Rabbì, mangia».

Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare

un cibo che voi non conoscete».

E i discepoli si domandavano l'un l'altro:

«Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?».

Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la

volontà di colui che mi ha mandato

e compiere la sua opera.

Voi non dite forse: ancora quattro mesi

e poi viene la mietitura?

Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e

guardate i campi che già biondeggiano

per la mietitura.

Chi miete riceve il salario e raccoglie

frutto per la vita eterna, perché chi

semina gioisca insieme a chi miete.

In questo infatti si dimostra vero il

proverbio: uno semina e l'altro miete.

Io vi ho mandati a mietere ciò per cui

non avete faticato; altri hanno faticato

e voi siete subentrati nella loro fatica».

Molti Samaritani di quella città credettero

in lui per la parola della donna, che

testimoniava: «Mi ha detto tutto quello

che ho fatto».

E quando i Samaritani giunsero da lui,

lo pregavano di rimanere da loro ed egli

rimase là due giorni.

Molti di più credettero per la sua parola

e alla donna dicevano: «Non è più per i

tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché

noi stessi abbiamo udito e sappiamo che

questi è veramente il salvatore del mondo».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

L’immagine è zero, la sete è tutto.

Ascolta la tua sete.

Così recitava un’efficace slogan

pubblicitario di una nota bevanda

gassata, qualche anno fa.

Copiando il Vangelo, ovvio.

E senza diritti d’autore.

La sete è tutto.

Lo sa bene chi ha acqua una volta a

settimana, nelle proprie case, o chi

affronta cinque piani di scale per portare

in casa qualche litro d’acqua in bottiglia.

La sete è tutto; lo sa bene chi abita nei

paesi caldi o, come chi sale in montagna

e ha bisogno di molti liquidi per reidratarsi.

La sete è tutto, quella materiale, fatta

d’acqua, l’oro del futuro che sarà l’origine

dei nuovi conflitti fra i popoli, certo, ma

anche la sete del cuore, quella che ti

inaridisce la vita, se non incontriamo

nulla che possa dissetare il bisogno di

felicità che portiamo nel cuore.

Non ditelo alla Samaritana.

Non ditelo a Dio.

Ha sete, Dio.

Stanco, siede al pozzo di Giacobbe,

a Sicar, nell’ora più calda della giornata,

nella brulla Samaria.

Ha sete d’acqua, ma, molto di più, ha sete

della fede della donna che viene a prendere

acqua in quell’ora improbabile, per non

essere vista dai suoi concittadini.

Dio è stanco.

Stanco di cercare un uomo che lo fugge.

Stanco di cercare un uomo che si disseta

ad acqua salata, che crede di sapere, che

vaga cercando risposte.

Che muore di sete a pochi metri dalla

sorgente chiara e limpida.

È stanco, Dio.

Ma non importa; aspetta la donna, simbolo

della Samaria, terra di mezzo, residuo

della gloria del Regno del Nord di Israele,

raso al suolo dagli Assiri nel 722 e, da

allora, diventato terra meticcia, dalle

molte fedi.

Il Dio dei confini si spinge nella difficile

terra dei samaritani, rischiando la vita, pur

di riconquistare la sposa. Riottosa.

Da quando in qua un maschio ebreo rivolge

la parola ad una donna samaritana?

La durezza e la diffidenza della samaritana

si spiegano per due ragioni storiche ed una

personale; c’è odio fra ebrei e samaritani,

una lunga storia fatta di dispetti e di diffidenza;

una donna, poi, non è autorizzata a parlare in

pubblico e, infine, lei non ha voglia di ricevere

ulteriori attenzioni da un maschio.

Pensa, la donna, che quest’uomo la stia abbordando.

Ha perfettamente ragione; lo Sposo vuole

riconquistare la sposa ferita.

Lo sa, Gesù, e insiste, con delicatezza,

proponendo un dialogo che è un

capolavoro di pedagogia.

Lui non è solo un maschio ebreo, dice,

è uno che la può dissetare nel profondo.

La donna, diffidente, chiede lumi, e li riceve.

Sì, questo straniero si propone come

qualcuno che nasconde un segreto.

L’ambiguità fra l’acqua di fonte e l’acqua

interiore permane; Gesù giunge a dire che

invece dell’acqua stagnante può donare

acqua di sorgente, anzi, che la donna può

diventare essa stessa una sorgente.

Folle. O vero.

Bene, è fatta, la donna chiede l’acqua

che disseta.

E Gesù, bruscamente, cambia discorso;

torna con tuo marito.

Non ha marito, la donna, vive una vita

affettiva frammentata; ha avuto cinque mariti.

In Israele solo l’uomo può divorziare;

questa donna è stata abbandonata quattro volte.

Non è un moralista, il Signore; vuole portare

questa donna a capire che ha cercato di

dissetarsi all’acqua salata di un’affettività

possessiva ed illusoria, di rapporti

inautentici e frettolosi.

Come facciamo anche noi e questo

mondo idiota che pensa che l’amore

sia una merce di scambio, una panacea

alle solitudini, una scorciatoia.

Se l’amore non proviene e porta a Dio,

spesso diventa un idolo che lo sostituisce.

È scossa, la donna; lo Sposo le chiede

ragione del suo tradimento. E fugge.

La butta sul religioso!

Quante volte mi è successo!

Davanti alla fede, preferiamo discutere

di religione.

E Gesù ci sta, la asseconda.

No, non è Garizim il luogo dove adorare Dio.

E forse nemmeno Gerusalemme.

Dio va adorato nello spirito e in verità.

Domanda ingenua, quella della Samaritana;

il tempio dei samaritani era stato raso al

suolo dagli ebrei un secolo prima.

E, comunque, lei, pubblica peccatrice,

non avrebbe potuto mettervi piede.

E Gesù la rassicura; Dio la sta cercando

ovunque, anche se non può fare la comunione.

Vacilla, la donna.

Chi è questo maschio ebreo che le promette

il dono della felicità, che le offre rispetto,

che esige autenticità assoluta?

La risposta gliela dà Gesù stesso;

Io sono. Jahwé.

La brocca resta a terra, vuota.

Il cuore, invece, è pieno.

La pubblica peccatrice, la ragazza

fragile, la donna facile, ora corre dalle

persone che fuggiva e il suo limite

diventa occasione di annuncio; c’è uno

che mi ha letto la vita, che sia lui il Messia?

I samaritani sono straniti; che dice questa

poco di buono?

Vanno, e vedono. E credono.

Anche i nostri limiti diventano occasione

di annuncio, amici, l’importante

è credere veramente nel Dio di Gesù,

quello vero, quello che ti fa innamorare,

santa Domenica, Fausto!

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