Dio decide di diventare
uomo, sia.
Difficile da credere, ma ci sta.
D’altronde, a essere onesti con
noi stessi, siamo una bella
sintesi di contraddizione, noi
uomini; da una parte
sperimentiamo continuamente i
nostri limiti (fisici,
di conoscenza, di uso malsano
della nostra liberà);
dall’altra, nel profondo, emerge
in noi, continuamente,
un desiderio di infinito
insopprimibile.
Solo che fatichiamo proprio a
capire come far venire fuori
tutta la luce che sentiamo
spingere nel cuore.
Anzi; di questi tempi molti
lucrano su questa confusione.
E vendono soluzioni.
Forse Dio si è impietosito della
nostra confusione.
Forse si è reso conto di avere
esagerato nel darci tutta
questa libertà.
Forse anche Lui è rimasto spiazzato
dalla seduzione che
in noi esercita la tenebra e che,
continuamente, rischia
di spegnere la fiammella che ci
abita.
Forse si è rammaricato nel vedere
quante maschere gli uomini,
lungo i secoli, gli hanno messo
sul volto, distorcendolo.
Allora ha deciso di intervenire,
di farsi incontrare,
di chiarirsi e di spiegarsi.
Per amore, solo per amore.
Come un padre che lascia libero
il figlio di imparare
a camminare ma che interviene
solo se lo vede cadere.
Come una madre che gioisce nel
vedere il proprio figlio
diventare adulto, ma che è sempre
pronta a dare una mano,
un consiglio, un pò di ascolto.
Così Dio ha deciso di rivelarsi,
di venire.
Mettiamoci nei panni di Dio (lo
facciamo così spesso!);
avete a disposizione l’Universo e
la Storia per rivelarvi
definitivamente all’umanità.
E scegliete un paese occupato e
marginale, la Palestina, in
un tempo in cui non esistevano i
satelliti per comunicare.
E di questo paese non sceglie la
capitale Gerusalemme,
scossa da un fremito di orgoglio
per il rifacimento del
Tempio, ma un paese talmente
piccolo e insignificante
da non essere mai citato nella
Bibbia: Nazareth.
E, in questo paese, non scegliete
di rivelarvi a un uomo
autorevole e stimato, ma a una
donna.
Là dove le donne non hanno
nemmeno diritto di parlare
in pubblico, né di esprimere
opinioni, stiamo vedendo
cosa sta succedendo in Irak.
E non scegliete una donna matura,
ma una ragazza di
tredici anni, Maria.
Nazareth rivela la logica di Dio;
così distante dalla
nostra logica.
E ci racconta la leggerezza di
Dio.
Noi passiamo tutta la vita a
cercare di andarcene da Nazareth.
Vorremmo uscire dall’anonimato (giustamente),
vorremmo fuggire i luoghi dimenticati,
finalmente
apparire, essere riconosciuti.
Se dovessimo scegliere un luogo
in cui abitare, certamente
non sceglieremmo Nazareth di
Gesù.
Dio, invece, punta proprio lì.
E lì vivrà per trent’anni,
piallando assi e assemblando mobili.
Nazareth smentisce l’idolatria
moderna del successo a ogni
prezzo, della visibilità, costi
quel che costi.
Privilegio riservato a pochissimi,
sempre meno, che nascono
nel posto giusto, al momento
giusto, nella famiglia giusta.
Che entrano nei giri che contano,
che possono manifestare le
proprie indubbie capacità; salvo
poi scottarsi le mani e non solo.
San Luca non ci dice se Maria
avesse delle particolari qualità.
Dal dialogo con l’angelo (andate
a rileggerlo), si deduce che
avesse un bel piglio, una sana
concretezza, capace di ragionare
alla pari con il principe degli
arcangeli.
Ma non era una donna in carriera.
Né aveva studiato.
Né aveva aspettative mirabolanti.
La sua era una vita piccola,
insignificante, agli occhi del mondo.
Una vita onesta, un buon marito,
il tenero Giuseppe,
e qualche figlio, se Dio lo
avesse voluto.
E un desiderio infinito di amore.
Desiderio che ha sedotto Dio, ma
che ha complicato la
vita a Giuseppe.
Anche la più semplice delle
storie, la più insignificante
delle vite, la più marginale
delle prospettive, possono
realizzare il disegno di Dio che
non ha bisogno di persone
straordinarie, ma di persone che
sappiano cogliere
e accogliere lo straordinario che
le raggiunge.
È Dio che viene.
Senza merito, senza esami da
superare, senza graduatorie,
senza condizioni.
E sceglie il più piccolo e
insignificante fra i paesi.
E la più piccola e umile fra le
donne.
Perché nessuno, mai, da allora in
avanti, si sentisse fallito,
si scoprisse perduto, si
immaginasse inutile.
No, nessuna vita è perduta, mai,
davanti allo sguardo di Dio.
Questo dice il Natale.
Se tutto è iniziato da Nazareth, amici,
è perché ciascuno,
nonostante i suoi fallimenti e le
sue tristezze, potesse
sentirsi a proprio agio.
Dal fondo è iniziata la
salvezza.
Da Nazareth in su.
Ecco, amici, la nostra
storia, semplice e lineare, di sane
aspettative come quella
di incontrare il Bambino Gesù.
Domani è la terza
Domenica di Avvento, mancano 15 giorni
al Natale, prepariamoci
in questo giorni ad incontrarlo
ripercorrendo la sua e
la nostra storia.
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