Della 14° Domenica del Tempo Ordinario.
San Tommaso
Apostolo, Apostolo.
Prima lettura.
Io farò scorrere
verso di essa, come un fiume, la pace.
Dal libro del profeta
Isaia (66,10-14c)
Rallegratevi con
Gerusalemme, esultate per essa tutti voi che l'amate.
Sfavillate con essa di
gioia tutti voi che per essa eravate in lutto.
Così sarete allattati
e vi sazierete al seno delle sue consolazioni; succhierete
e vi delizierete al
petto della sua gloria.
Perché così dice il
Signore: "Ecco, io farò scorrere verso di essa, come
un fiume, la pace; come
un torrente in piena, la gloria delle genti.
Voi sarete allattati e
portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati.
Come una madre consola
un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme
sarete consolati.
Voi lo vedrete e
gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saranno rigogliose come l'erba.
La mano del Signore si
farà conoscere ai suoi servi".
Parola di Dio.
Seconda lettura.
Porto le stigmate
di Gesù sul mio corpo.
Dalla lettera di san
Paolo apostolo ai Galati (6,14-18)
Fratelli, quanto a me
non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro
Gesù Cristo, per mezzo
della quale il mondo per me è stato crocifisso, come
io per il mondo.
Non è infatti la circoncisione
che conta, né la non circoncisione, ma l'essere
nuova creatura.
E su quanti seguiranno
questa norma sia pace e misericordia, come su tutto
l'Israele di Dio.
D'ora innanzi nessuno
mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul
mio corpo.
La grazia del Signore
nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.
Parola di Dio.
Vangelo.
La vostra pace
scenderà su di lui.
Dal Vangelo secondo
Luca (10,1-12.17-20) anno C.
In quel tempo, il
Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due
davanti a sé in ogni
città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: "La
messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!
Pregate dunque il
signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!
Andate: ecco, vi mando
come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa,
né sacca, né sandali e
non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa
entriate, prima dite: "Pace a questa casa!".
Se vi sarà un figlio
della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti
ritornerà su di voi.
Restate in quella
casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché
chi lavora ha diritto
alla sua ricompensa.
Non passate da una
casa all'altra.
Quando entrerete in
una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà
offerto, guarite i
malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il regno di
Dio".
Ma quando entrerete in
una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze
e dite: "Anche la
polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi,
noi la scuotiamo
contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino".
Io vi dico che, in
quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città".
I settantadue
tornarono pieni di gioia, dicendo: "Signore, anche i demòni si
sottomettono a noi nel
tuo nome".
Egli disse loro:
"Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore.
Ecco, io vi ho dato il
potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra
tutta la potenza del
nemico: nulla potrà danneggiarvi.
Non rallegratevi però
perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi
piuttosto perché i
vostri nomi sono scritti nei cieli".
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Pochi lavorano, anche nella
sanità.
Dalla paura del Covid alla paura
del vaccino, alla paura della guerra, alla paura
della crisi economica, (basta
fare il pieno o comprare la frutta per accorgersene).
Da anni, ormai, ci nutriamo di
paure.
La crisi economica, culturale e
di civiltà che stiamo vivendo mettono a fuoco
alcune cose che forse non erano
ancora così chiare.
Israele credeva che il mondo
fosse composto da settantadue nazioni; ogni anno
al tempio di Gerusalemme si
immolavano settanta buoi per la conversione
delle nazioni pagane.
E di settantadue discepoli parla
il Vangelo di oggi; Luca sta dicendo alle
proprie comunità di origine
pagana che anche a loro, e non solo agli apostoli,
è affidato l’annuncio del Regno.
A due a due sono inviati i
discepoli; l’annuncio non è manifestazione delle
capacità del guru di turno ma
profezia di possibile comunione.
E devono preparare la venuta del
Maestro, non sostituirsi ad esso, non fagocitare
la presenza di Dio ma diventare
trasparenze.
Non siamo i proprietari del
Vangelo ma i servitori dell’annuncio.
Non ci sono i professionisti
dell’annuncio (missionari, preti, suore) ma ogni
discepolo è chiamato a dire
Cristo all’uomo che incontra, ( come cerco di fare
anch’io ogni giorno da questa
pagina).
Da tempo, ormai, i nostri paesi
di tradizione cristiana rischiano di sedersi sugli
allori, di confondere la cultura
cristiana con l’appartenenza a Cristo.
È bello che il nostro paese senta
ancora una forte vicinanza ai valori cristiani
(almeno a certi valori), ma
questo non significa incontrare Dio.
Quant’è difficile annunciare
Cristo ai cristiani!
Sanno già tutto!
Chi annuncia la speranza del
Vangelo all’ottanta per cento dei battezzati che
non celebra la presenza del
Risorto ogni settimana?
Chi consola, scuote, incoraggia,
ascolta i tantissimi che credono di credere?
Chi porta a maturazione una fede
spesso solo abbozzata e legata all’emozione,
che rasenta la superstizione?
Tutti noi amici.
Questa è la sfida; far uscire Dio
dalle chiese, riportarlo là dove aveva deciso
di vivere, tra la gente.
Strapparlo dagli angusti abiti
del sacro in cui l’abbiamo relegato per farlo
infine tornare in quella umanità
che aveva deciso di assumere.
Gesù ci indica con precisione lo
stile e la modalità di questo annuncio, lo stile
da assumere.
I discepoli sono mandati a due a
due, precedendo il Signore.
Non dobbiamo convertire nessuno,
ci mancherebbe; è Dio che converte,
è Lui che abita i cuori.
A noi, solo, il compito di
preparargli la strada.
In coppia veniamo mandati;
l’annuncio non è atteggiamento carismatico di qualche
guru, ma dimensione di comunità
che si costruisce, fatica nello stare insieme.
E ci chiede di pregare; non per
convincere Dio a mandare operai (è esattamente ciò che
Egli vuole!) ma per convincere
noi discepoli a diventare finalmente evangelizzatori!
L’annuncio è fecondato dalla
preghiera; perché non diventare silenziosi terroristi
di bene, seminando benedizioni e
preghiere segrete là dove lavoriamo?
Affidando al Signore, invece di
giudicare?
Il Signore ci chiede di andare
senza troppi mezzi, usando gli strumenti sempre
e solo come strumenti, andando
all’essenziale.
Lo so, amiche catechiste; il
corso di nuoto o la settimana bianca sono mille
volte più attraenti della vostra
stentata ora di catechismo.
Ma voi avete una cosa che a
nessun allenatore è chiesta; l’amore verso i vostri ragazzi.
Il Signore ci chiede di portare
la pace, di essere persone tolleranti, pacificate.
Nessuno può portare Dio e imporlo
con la forza, perché l’arroganza dell’annuncio
ci allontana da Dio in maniera
definitiva.
Infine il Signore ci chiede di
restare, di dimorare, di condividere con autenticità.
Noi non siamo diversi, non siamo
a parte; la fatica, l’ansia, i dubbi, le gioie e le
speranze dei nostri fratelli e
sorelle sono proprio le nostre, esattamente le nostre.
È faticoso e crocifiggente, lo
so.
Lo sa anche Paolo che, pur
convertendo il bacino del Mediterraneo, sente
tutto il limite del suo
carattere.
Ma, come Isaia, siamo chiamati a
incoraggiare gli esiliati di ritorno da Babilonia,
a volare alto, a sognare in
grande, a costruire il sogno di Dio che è la Chiesa.
E pazienza per i risultati che
mancano; è un’epoca di profezia, la nostra.
Allora potremo davvero
sperimentare la gioia dell’annuncio, la gioia di vedere
che Dio, sul serio!, passa
attraverso le nostre piccole e balbettanti parole, vedere
che la Parola si veste delle
nostre piccole riflessioni.
Quale gioia proviamo nel vedere
altri condividere la nostra stessa fede!
Smettiamola di restare
impantanati nella routine, superiamo le paure del mondo,
non valutiamo i
risultati come un’azienda del sacro; gioiamo amici, i nostri nomi
sono scritti nei cieli,
Dio già colma i nostri cuori e ci affida il Regno.
Parliamo del Dio di
Gesù, amici, sempre, in qualunque momento e in qualsiasi
posto ci troviamo senza
paura, Santa Domenica dell’annuncio, Fausto.
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