sabato 2 luglio 2022

Il Vangelo di Domenica 3 Luglio 2022

 

Della 14° Domenica del Tempo Ordinario.

San Tommaso Apostolo, Apostolo.

Prima lettura.

Io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la pace.

Dal libro del profeta Isaia (66,10-14c)

Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa tutti voi che l'amate.

Sfavillate con essa di gioia tutti voi che per essa eravate in lutto.

Così sarete allattati e vi sazierete al seno delle sue consolazioni; succhierete

e vi delizierete al petto della sua gloria.

Perché così dice il Signore: "Ecco, io farò scorrere verso di essa, come

un fiume, la pace; come un torrente in piena, la gloria delle genti.

Voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati.

Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme

sarete consolati.

Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saranno rigogliose come l'erba.

La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi".

Parola di Dio.

Seconda lettura.

Porto le stigmate di Gesù sul mio corpo.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati (6,14-18)

Fratelli, quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro

Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come

io per il mondo.

Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l'essere

nuova creatura.

E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto

l'Israele di Dio.

D'ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul

mio corpo.

La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.

Parola di Dio.

Vangelo.

La vostra pace scenderà su di lui.

Dal Vangelo secondo Luca (10,1-12.17-20) anno C.

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due

davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.

Diceva loro: "La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai!

Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!

Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa,

né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.

In qualunque casa entriate, prima dite: "Pace a questa casa!".

Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti

ritornerà su di voi.

Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché

chi lavora ha diritto alla sua ricompensa.

Non passate da una casa all'altra.

Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà

offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: "È vicino a voi il regno di Dio".

Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze

e dite: "Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi,

noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino".

Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città".

I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: "Signore, anche i demòni si

sottomettono a noi nel tuo nome".

Egli disse loro: "Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore.

Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra

tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi.

Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi

piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli".

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Pochi lavorano, anche nella sanità.

Dalla paura del Covid alla paura del vaccino, alla paura della guerra, alla paura

della crisi economica, (basta fare il pieno o comprare la frutta per accorgersene).

Da anni, ormai, ci nutriamo di paure.

La crisi economica, culturale e di civiltà che stiamo vivendo mettono a fuoco

alcune cose che forse non erano ancora così chiare.

Israele credeva che il mondo fosse composto da settantadue nazioni; ogni anno

al tempio di Gerusalemme si immolavano settanta buoi per la conversione

delle nazioni pagane.

E di settantadue discepoli parla il Vangelo di oggi; Luca sta dicendo alle

proprie comunità di origine pagana che anche a loro, e non solo agli apostoli,

è affidato l’annuncio del Regno.

A due a due sono inviati i discepoli; l’annuncio non è manifestazione delle

capacità del guru di turno ma profezia di possibile comunione.

E devono preparare la venuta del Maestro, non sostituirsi ad esso, non fagocitare

la presenza di Dio ma diventare trasparenze.

Non siamo i proprietari del Vangelo ma i servitori dell’annuncio.

Non ci sono i professionisti dell’annuncio (missionari, preti, suore) ma ogni

discepolo è chiamato a dire Cristo all’uomo che incontra, ( come cerco di fare

anch’io ogni giorno da questa pagina).

Da tempo, ormai, i nostri paesi di tradizione cristiana rischiano di sedersi sugli

allori, di confondere la cultura cristiana con l’appartenenza a Cristo.

È bello che il nostro paese senta ancora una forte vicinanza ai valori cristiani

(almeno a certi valori), ma questo non significa incontrare Dio.

Quant’è difficile annunciare Cristo ai cristiani!

Sanno già tutto!

Chi annuncia la speranza del Vangelo all’ottanta per cento dei battezzati che

non celebra la presenza del Risorto ogni settimana?

Chi consola, scuote, incoraggia, ascolta i tantissimi che credono di credere?

Chi porta a maturazione una fede spesso solo abbozzata e legata all’emozione,

che rasenta la superstizione?

Tutti noi amici.

Questa è la sfida; far uscire Dio dalle chiese, riportarlo là dove aveva deciso

di vivere, tra la gente.

Strapparlo dagli angusti abiti del sacro in cui l’abbiamo relegato per farlo

infine tornare in quella umanità che aveva deciso di assumere.

Gesù ci indica con precisione lo stile e la modalità di questo annuncio, lo stile

da assumere.

I discepoli sono mandati a due a due, precedendo il Signore.

Non dobbiamo convertire nessuno, ci mancherebbe; è Dio che converte,

è Lui che abita i cuori.

A noi, solo, il compito di preparargli la strada.

In coppia veniamo mandati; l’annuncio non è atteggiamento carismatico di qualche

guru, ma dimensione di comunità che si costruisce, fatica nello stare insieme.

E ci chiede di pregare; non per convincere Dio a mandare operai (è esattamente ciò che

Egli vuole!) ma per convincere noi discepoli a diventare finalmente evangelizzatori!

L’annuncio è fecondato dalla preghiera; perché non diventare silenziosi terroristi

di bene, seminando benedizioni e preghiere segrete là dove lavoriamo?

Affidando al Signore, invece di giudicare?

Il Signore ci chiede di andare senza troppi mezzi, usando gli strumenti sempre

e solo come strumenti, andando all’essenziale.

Lo so, amiche catechiste; il corso di nuoto o la settimana bianca sono mille

volte più attraenti della vostra stentata ora di catechismo.

Ma voi avete una cosa che a nessun allenatore è chiesta; l’amore verso i vostri ragazzi.

Il Signore ci chiede di portare la pace, di essere persone tolleranti, pacificate.

Nessuno può portare Dio e imporlo con la forza, perché l’arroganza dell’annuncio

ci allontana da Dio in maniera definitiva.

Infine il Signore ci chiede di restare, di dimorare, di condividere con autenticità.

Noi non siamo diversi, non siamo a parte; la fatica, l’ansia, i dubbi, le gioie e le

speranze dei nostri fratelli e sorelle sono proprio le nostre, esattamente le nostre.

È faticoso e crocifiggente, lo so.

Lo sa anche Paolo che, pur convertendo il bacino del Mediterraneo, sente

tutto il limite del suo carattere.

Ma, come Isaia, siamo chiamati a incoraggiare gli esiliati di ritorno da Babilonia,

a volare alto, a sognare in grande, a costruire il sogno di Dio che è la Chiesa.

E pazienza per i risultati che mancano; è un’epoca di profezia, la nostra.

Allora potremo davvero sperimentare la gioia dell’annuncio, la gioia di vedere

che Dio, sul serio!, passa attraverso le nostre piccole e balbettanti parole, vedere

che la Parola si veste delle nostre piccole riflessioni.

Quale gioia proviamo nel vedere altri condividere la nostra stessa fede!

Smettiamola di restare impantanati nella routine, superiamo le paure del mondo,

non valutiamo i risultati come un’azienda del sacro; gioiamo amici, i nostri nomi

sono scritti nei cieli, Dio già colma i nostri cuori e ci affida il Regno.

Parliamo del Dio di Gesù, amici, sempre, in qualunque momento e in qualsiasi

posto ci troviamo senza paura, Santa Domenica dell’annuncio, Fausto.

 

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