Della 33° Domenica del Tempo Ordinario.
San Lorenzo
O'Toole, Arcivescovo di Dublino.
Prima Lettura
In quel tempo sarà
salvato il tuo popolo.
Dal libro del profeta
Daniele (12,1-3)
In quel tempo, sorgerà
Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo.
Sarà un tempo di
angoscia, come non c'era stata mai dal sorgere delle nazioni
fino a quel tempo; in
quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà
scritto nel libro.
Molti di quelli che
dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni
alla vita eterna e gli
altri alla vergogna e per l'infamia eterna.
I saggi risplenderanno
come lo splendore del firmamento; coloro che avranno
indotto molti alla
giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.
Parola di Dio.
Seconda Lettura
Cristo con un'unica
offerta ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.
Dalla lettera agli
Ebrei (10,11-14.18)
Ogni sacerdote si
presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte
volte gli stessi
sacrifici, che non possono mai eliminare i peccati.
Cristo, invece, avendo
offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre
alla destra di Dio,
aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei
suoi piedi.
Infatti, con un'unica
offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati.
Ora, dove c'è il
perdono di queste cose, non c'è più offerta per il peccato.
Parola di Dio.
Vangelo
Il Figlio dell'uomo
radunerà i suoi eletti dai quattro venti.
Dal Vangelo secondo
Marco (13,24-32) anno B
In quel tempo, Gesù
disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella
tribolazione, il sole
si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle
cadranno dal cielo e
le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il
Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria.
Egli manderà gli
angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità
della terra fino
all'estremità del cielo.
Dalla pianta di fico
imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa
tenero e spuntano le
foglie, sapete che l'estate è vicina.
Così anche voi: quando
vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino,
è alle porte.
In verità io vi dico:
non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga.
Il cielo e la terra
passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel
giorno o a quell'ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né
il Figlio, eccetto il
Padre».
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Stiamo per concludere l’anno
liturgico, fra poco saluteremo Marco e il suo
Vangelo per iniziare, insieme a
Luca, un nuovo percorso in preparazione al Natale.
Prima, però, Marco vuole ancora
invitarci ad una riflessione scomoda e impegnativa.
In questi tempi in cui siamo
tutti impegnati a sopravvivere, la Chiesa osa chiederci di
andare oltre, di non fermarci ad
una visione piccina e autoreferenziale della nostra vita.
Oggi la Parola ci orienta in una
direzione ostica e impegnativa, ci invita a guardare
avanti, altrove e con un altro
sguardo.
La comunità di Marco è in
difficoltà; l’Impero romano attraversa una crisi
profonda, sembra essere in
dissoluzione.
La situazione è molto simile a
quella che stiamo vivendo, tutti contro tutti,
del tipo di fine impero, di
passaggio.
Alcuni esegeti sostengono
addirittura che Marco abbia riaperto la sua opera
conclusa per inserirvi un
capitolo nuovo, il tredicesimo, nato proprio per
rassicurare i discepoli.
Il linguaggio è quello in uso
all’epoca di Gesù, fatto di immagini enigmatiche
ed esagerate, non da prendere
alla lettera ma da interpretare correttamente.
Ed è un messaggio di speranza che
non spaventa ma rassicura; cadono le stelle,
cioè gli astri venerati dalle
religioni pagane.
La piccola fede cristiana è
protetta dal suo Signore, non ha nulla da temere.
Cosa succederà domani?
Come andrà a finire la Storia?
Che ne sarà di noi?
Predicazioni medioevali e film di
serie “B” ci rappresentano la fine del mondo
come un delirio di fiamme e di
distruzione, come il sommo giudizio finale
fatto di caligine e di paura.
Non è così; noi crediamo che
Cristo, risorto e asceso al Padre, tornerà nella
pienezza dei tempi, tornerà per
completare il suo Regno, le anime dei nostri
defunti riprenderanno i propri
corpi trasfigurati e risorti e sarà la pienezza.
Nel frattempo-e questa è una nota
dolente-quel buontempone di Dio ha affidato
a noi, fragile Chiesa, il compito
di far crescere il Regno.
San Paolo si chiedeva; perché
Cristo tardasse tanto, avendo le comunità una
fortissima tensione per il
ritorno del Signore.
La sua risposta è struggente; se
Cristo è il capo, la testa, e noi siamo membra di
un corpo, Egli tornerà solo
quando tutto il corpo sarà sviluppato e pronto.
Questo è il tempo della Chiesa.
Non il tempo di restare seduti ed
aspettare (come sta succedendo), ma di
annunciare il Vangelo, finché il
Signore torni.
Una corrente del pensiero ebraico
contemporaneo invita tutti, anche i non ebrei,
a comportarsi secondo
rettitudine, per accelerare la venuta del Messia,
per noi il ritorno.
Non è una ragione sufficiente per
cambiare il mondo a partire da noi stessi?
Gesù ci ammonisce; la costruzione
del Regno non è necessariamente semplice,
non è un passaggio di gloria in
gloria, essere travolti dal Vangelo ed iniziare il
cammino di discepolato significa
porsi in un atteggiamento di cambiamento
perpetuo, di fatica
nell’affrontare le contraddizioni del sé e del mondo.
Il Regno subisce violenza, non si
manifesta con adunate oceaniche e opere mirabolanti.
Nel segno della contraddizione,
della fatica si esplica il Regno, fra il già e il non
ancora, allontanandoci dalla
logica manageriale del successo misurabile che-ahimè-a
volte si insinua anche nella
logica ecclesiale.
Gli angeli radunano i discepoli
dai quattro angoli della terra, coloro che
affrontano con serenità la
costruzione del Regno vengono radunati e sostenuti.
Solo la Parola e la certezza di
avere sperimentato Dio o di averne intuita la presenza
ci fanno andare avanti tra le
persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio.
È per me segno di immensa
consolazione, nel mio pellegrinaggio virtuale di
speranza, accorgermi di quanto
bene il Signore stia facendo nel mio cuore,
amici, che tutti i giorni venite
a leggere il Vangelo sul mio profilo, e di come
la Parola sia ormai la luce per
molte coppie, per molti cercatori di Dio e
consolazione per gli sconfitti.
È un modo altro di essere Chiesa,
dispersi nelle nostre città, spesso senza
scogli cui aggrapparci.
La Parola del Signore che non
passa, ci dice che il Signore è alla porta
e chiede di entrare.
L’uomo sembra concentrato a
distruggere il proprio futuro, ignorando i richiami
della natura, facendo prevalere
la logica del profitto ad ogni costo, accentuando
le distinzioni, facendole
diventare divisioni e odio razziale o religioso.
La fine del mondo la costruiamo
giorno per giorno e, spesso, la viviamo come
evento ineluttabile, e con un
fatalismo crescente non facciamo altro che rifugiarci
in un privato miope e dal respiro
corto.
Siamo chiamati, invece, a
rimboccarci le maniche, a rendere presente questo Regno
che è già e non ancora, diventare
profeti di conversione, non profeti di sventura.
Il mondo non precipita nel nulla,
ma nelle braccia di Dio, e la Parola, che dimora,
che resta, è l’appiglio che la
Chiesa ha per leggere la storia e per vedere il Regno
che avanza.
Non è facile vederlo, ovvio.
Ma vedo l’opera straordinaria che
il Signore compie in voi, in me, in noi.
Arresi alla Parola, malgrado la
fatica, il dolore, la logica del mondo che ancora
alberga nei nostri cuori nei
nostri giudizi, vedo lo Spirito che avanza e dice alla
sua sposa, la Chiesa; vieni.
Lo vedete anche voi?
Spero di sì, amici,
Santa Domenica Fausto.
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