lunedì 31 maggio 2021

Il Vangelo del Martedì 1 Giugno 2021

 

Della 9° settimana del Tempo Ordinario.

San Giustino, martire.

Prima Lettura

Rimasi cieco.

Dal libro di Tobìa (2,9-14)

Io Tobi, in quella notte di Pentecoste, dopo aver seppellito il morto, mi lavai,

entrai nel mio cortile e mi addormentai sotto il muro del cortile.

Per il caldo che c’era tenevo la faccia scoperta, ignorando che sopra di me,

nel muro, stavano dei passeri.

Caddero sui miei occhi i loro escrementi ancora caldi, che mi produssero

macchie bianche, e dovetti andare dai medici per la cura.

Più essi però mi applicavano farmaci, più mi si oscuravano gli occhi, a causa

delle macchie bianche, finché divenni cieco del tutto.

Per quattro anni rimasi cieco e ne soffrirono tutti i miei fratelli.

Achikàr, nei due anni che precedettero la sua partenza per l’Elimàide, provvide

al mio sostentamento.

In quel tempo mia moglie Anna lavorava a domicilio, tessendo la lana che

rimandava poi ai padroni, ricevendone la paga.

Ora nel settimo giorno del mese di Distro, quando tagliò il pezzo che aveva

tessuto e lo mandò ai padroni, essi, oltre la mercede completa, le fecero dono

di un capretto da mangiare.

Quando il capretto entrò in casa mia, si mise a belare.

Chiamai allora mia moglie e le dissi: «Da dove viene questo capretto?

Non sarà stato rubato?

Restituiscilo ai padroni, poiché non abbiamo nessun diritto di mangiare una cosa rubata».

Ella mi disse: «Mi è stato dato in più del salario».

Ma io non le credevo e le ripetevo di restituirlo ai padroni e per questo mi vergognavo di lei.

Allora per tutta risposta mi disse: «Dove sono le tue elemosine?

Dove sono le tue buone opere?

Ecco, lo si vede bene da come sei ridotto!».

Parola di Dio.

Vangelo.

Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio.

Dal Vangelo secondo Marco (12,13-17) anno dispari.

In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in

fallo nel discorso.

Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di

alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità.

È lecito o no pagare il tributo a Cesare?

Lo dobbiamo dare, o no?».

Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova?

Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.

Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?».

Gli risposero: «Di Cesare».

Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».

E rimasero ammirati di lui.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Ora si tratta di cogliere in fallo Gesù.

Si è deciso di farlo fuori; nessun dubbio, nessun interrogativo, solo la necessità di

trovare il modo di eliminare questo insopportabile scocciatore.

Giustificati dal bene del popolo e dalla investitura divina, gli uomini religiosi sanno

bene qual’è il bene per loro e per chi hanno davanti; il Nazareno va ucciso.

Per farlo, però, occorre prima che egli perda la faccia davanti al popolo, occorre

sminuirlo come ancora oggi si fa con un avversario politico.

Il nervo scoperto è la presenza di Roma e delle sue imposte; se Gesù testimoniasse

di assecondare l’occupazione romana pagando le odiatissime tasse, certamente

perderebbe la stima dei patrioti.

Ma se si rifiutasse di farlo si metterebbe nella schiera dei tanti che, nella storia,

hanno brandito le armi del populismo e dello scontento.

Bella trappola, complimenti.

E Gesù lo sa e ne esce splendidamente; chiede ai puri una moneta.

Moneta che non dovrebbero avere (ha l’effige dell’imperatore) e che invece hanno.

A parole sono coerenti, nei fatti fanno compromessi come tutti.

E Gesù aggiunge la frase diventata proverbiale; non mischiamo le cose di Dio

con quelle di Cesare come facciamo spesso anche noi.

Perciò, seguiamo l’insegnamento di Gesù, facendoci aiutare dalla preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

domenica 30 maggio 2021

Il Vangelo del Lunedì 31 Maggio 2021

 

Della 9° settimana del Tempo Ordinario.

Visitazione della Beata Vergine Maria.

Prima Lettura.

Re d'Israele è il Signore in mezzo a te.

Dal libro del profeta Sofonìa (3,14-18)

Rallégrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto

il cuore, figlia di Gerusalemme!

Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico.

Re d'Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura.

In quel giorno si dirà a Gerusalemme: «Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!

Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente.

Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia».

Parola di Dio.

Vangelo

Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente: ha innalzato gli umili.

Dal Vangelo secondo Luca (1,39-56) anno dispari.

In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa,

in una città di Giuda.

Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta.

Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.

Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le

donne e benedetto il frutto del tuo grembo!

A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?

Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di

gioia nel mio grembo.

E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta

in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva.

D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione

in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del

loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato

di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva

detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Il Verbo cresce dentro la piccola Maria e con la Parola fatta carne crescono

anche i tentennamenti.

Maria sale da Elisabetta; forse lei saprà darle una risposta definitiva, forse lei

saprà dirle che sì, è tutto vero.

E accade.

Elisabetta si asciuga le mani nel grembiule e riconosce la piccola Maria (che,

ormai si è fatta donna) e capisce.

La pagina di Luca è un capolavoro; l’incontro fra le due donne nel Vangelo

è tutto un sussulto, un complimento, Giovanni Battista che riconosce il Messia

dal grembo e scalcia; Elisabetta, anziana donna che vede imprevedibilmente

realizzato il suo agognato sogno di maternità fa i complimenti alla piccola Maria.

Maria, ancora scossa da quanto le è successo, comincia a ballare e a fare

i complimenti a Dio che salva lei e noi.

Nelle loro parole avvertiamo la tensione, lo stupore, l’inaudito che si realizza.

È vero, allora; Dio ha scelto di venire, Dio si rende presente, Dio-il Dio d’Israele,

il Dio di Gesù-è qui.

Se ci crediamo davvero anche noi, amici, allora ringraziamo Maria con la nostra preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri

debitori, e non ci indurre in tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

sabato 29 maggio 2021

Il Vangelo di Domenica 30 Maggio 2021


Domenica della Santissima Trinità.

Prima Lettura.

Il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra; e non ve n'è altro.

Dal libro del Deuteronòmio (4,32-34.39-40)

Mosè parlò al popolo dicendo: «Interroga pure i tempi antichi, che furono prima

di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra e da un'estremità all'altra dei cieli,

vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa?

Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l'hai udita

tu, e che rimanesse vivo?

O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con

prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori,

come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi?

Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli

e quaggiù sulla terra: non ve n'è altro.

Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi

figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre».

Parola di Dio.

Seconda Lettura.

Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (8,14-17)

Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio.

E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete

ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».

Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio.

E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero

prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

Parola di Dio.

Vangelo.

Battezzate tutti i popoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Dal Vangelo secondo Matteo (28,16-20) anno B.

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù

aveva loro indicato.

Quando lo videro, si prostrarono.

Essi però dubitarono.

Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.

Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del

Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato.

Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

La trinità, che complicazione!

Questa festa è un tuffo nell’immenso mistero di Dio.

Ho sempre immaginato questa festa come un tuffo nell’acqua, come uno spettacolare

tuffo carpiato in un mare profondo e calmo.

Solo ora, dopo aver ricevuto lo Spirito, possiamo parlare di Dio.

Attenti; non il dio che c’è nella nostra testa, ma il Dio che ci è venuto a raccontare Gesù;

non il dio ragionevole e innocuo delle nostre riflessioni moderne, ma il Dio scandaloso

e inimmaginabile di Gesù.

Ci siamo fidati di Gesù, lo abbiamo seguito in questi mesi, ne abbiamo ascoltato il

messaggio affascinante e nuovo, abbiamo con stupore visto i gesti prodigiosi della

presenza di Dio, abbiamo celebrato la sua passione e morte tragica, abbiamo stupiti,

accolto l’annuncio della sua risurrezione e della sua presenza.

Infine, domenica scorsa, abbiamo ricordato la forza dello Spirito

che ci permette di scoprire che Gesù è vivo in mezzo a noi.

Ci fidiamo di Gesù?

Ora possiamo dargli retta?

Crediamo che la sua vicinanza al Padre è qualcosa di misterioso e radicale

perché, come spesso ci ha ricordato, Lui e il Padre sono una cosa sola?

Se sì, ascoltiamo ora la sua esperienza di Dio.

Lui che professiamo “Signore”, cioè Dio, può parlarci di Dio in maniera

definitiva, ci rivela nel profondo chi è Dio.

E la sorpresa è incredibile.

Gesù ci svela che Dio è Trinità, cioè comunione.

Ci dice che se noi vediamo “da fuori” che Dio è unico, in realtà questa

unità è frutto della comunione del Padre col Figlio nello Spirito Santo.

Talmente uniti da essere uno, talmente orientati l’uno verso

l’altro da essere totalmente uniti.

Che grande notizia!

Dio non è solitudine, ma è comunione, festa, famiglia, amore,

tensione dell’uno verso l’altro; (se le nostre famiglie e le nostre comunità

fossero così, ci sarebbe veramente da gioire..

Solo Gesù poteva farci accedere alla stanza interiore di Dio, solo Gesù

poteva svelarci l’intima gioia, l’intimo tormento di Dio; la comunione.

E la Scrittura oggi ci ricorda come, a partire da Israele, quest’amicizia tra

l’uomo e Dio sia cresciuta fino al dono dello Spirito stesso di Dio in noi.

Che cosa significa questa scoperta.

Che cosa cambia nella nostra quotidianità?

Se Dio è comunione, in Lui siamo battezzati e a sua immagine siamo stati creati;

questa comunione ci abita e a immagine di quest’immagine siamo stati creati.

La bella parabola della Genesi ci ricorda come Dio si sia guardato allo specchio,

sorridendo, per progettare l’uomo.

Ma se questo è vero, le conseguenze sono enormi.

La solitudine ci è insopportabile perché inconcepibile in una logica di comunione.

Se giochiamo la nostra vita da solitari, non riusciremo mai a trovare la luce interiore

perché ci allontaniamo dal progetto.

Gesù ci dice: “Siate perfetti nell’unità”.

E se anche fare comunione è difficile, ci è indispensabile, vitale, e più puntiamo alla

comunione e più realizziamo la nostra storia, più ci mettiamo alla scuola di

comunione di Dio, più ci realizzeremo.

Ricordiamoci che il grande sogno di Dio, la Chiesa, va costruito a immagine della Trinità.

La nostra comunità prende ispirazione da Dio-Trinità, guarda a Lui per intessere rapporti,

per rispettare le diversità, per superare le difficoltà.

Guardando al nostro modo di essere, di relazionarci, di rispettarci, di essere autentici,

chi ci sta intorno capirà chi è Dio e per noi l’idea di un Dio che è Trinità diventerà luce.

Uno x uno x uno fa sempre uno; non è sbagliata la moltiplicazione, nella logica di Dio.

Il Padre è per il Figlio che è per lo Spirito Santo e insieme sono un unico Dio.

Questo è il Dio che Gesù è venuto a raccontare.

Vogliamo ancora tenerci il nostro vecchio dio?

Spero proprio di no, amici, riprendiamoci il vero Dio di Gesù, benvenuta Trinità.

Santa Domenica di Trinità d’Amore, Fausto. 

venerdì 28 maggio 2021

Il Vangelo del Sabato 29 Maggio 2021

 

Della 8° settimana del Tempo Ordinario.

San Paolo VI, Papa.

Prima Lettura

Onorerò chi mi ha concesso la sapienza.

Dal libro del Siràcide (51,17-27)

Ti loderò e ti canterò, e benedirò il nome del Signore.

Quand'ero ancora giovane, prima di andare errando, ricercai assiduamente la sapienza

nella mia preghiera.

Davanti al tempio ho pregato per essa, e sino alla fine la ricercherò.

Del suo fiorire, come uva vicina a maturare, il mio cuore si rallegrò.

Il mio piede s'incamminò per la via retta, fin da giovane ho seguìto la sua traccia.

Chinai un poco l'orecchio, l'accolsi e vi trovai per me un insegnamento abbondante.

Con essa feci progresso; onorerò chi mi ha concesso la sapienza.

Ho deciso infatti di metterla in pratica, sono stato zelante nel bene e non me ne vergogno.

La mia anima si è allenata in essa, sono stato diligente nel praticare la legge.

Ho steso le mie mani verso l'alto e ho deplorato che venga ignorata.

A essa ho rivolto la mia anima e l'ho trovata nella purezza.

Parola di Dio.

Vangelo.

Con quale autorità fai queste cose?

Dal Vangelo secondo Marco (11,27-33) anno dispari.

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme.

E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi

e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose?

O chi ti ha dato l'autorità di farle?».

Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda.

Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo.

Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi».

Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: "Dal cielo", risponderà: "Perché

allora non gli avete creduto?". Diciamo dunque: "Dagli uomini"?».

Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta.

Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo».

E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

C’è sempre qualcuno che ha bisogno di rilasciare patentini per ogni cosa.

Anche per parlare di Dio!

Gesù non ha studiato, non è uno scriba, non è neppure un sacerdote della tribù

di Levi, non fa parte di nessuna scuola rabbinica.

Peggio; proviene dalla Galilea, regione notoriamente abitata da teste calde.

E con tutto ciò, continua ad insegnare e le folle sono affascinate dal suo modo

semplice e diretto di parlare di Dio.

Ecco allora che una delegazione composta dai responsabili religiosi dell’epoca

chiede ragione a Gesù della sua predicazione!

Con quale autorità parla di Dio?

Nessuna, ovvio.

Eccetto quella di essere egli stesso il figlio di Dio. Sottigliezze.

Gesù non cerca la rissa, ma non vuole che qualcuno si arroghi il diritto di zittirlo.

E agisce con astuzia, mettendo in difficoltà i suoi accusatori, tirando in ballo il famoso Battista.

Famoso e odiato dai sacerdoti, perché critico e aspro più del Nazareno.

Ma amato dalle folle per la sua santità e la sua coerenza.

Nemmeno Giovanni aveva il patentino, eppure ha avvicinato migliaia di persone

alla conversione.

Ecco, la trappola è tesa, i giudici sono in imbarazzo, non sanno che dire.

Sarà per un’altra volta.

E noi, nella Chiesa, non facciamo gli stessi errori.

Perché, anch’io non ho il patentino per parlare del Signore, non sono nessuno,

mi sono solo innamorato della Parola del Signore e ne scrivo per voi che perdete

il vostro tempo per venire a leggere tutti i giorni, ma ci riesco solo perché prego.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

giovedì 27 maggio 2021

Il Vangelo del Venerdì 28 Maggio 2021

 

Della 8° settimana del Tempo Orinario.

San Germano di Parigi, Vescovo.

Prima Lettura.

I nostri padri furono uomini di fede, e le loro opere giuste non sono dimenticate.

Dal libro del Siràcide (44,1.9-13)

Facciamo ora l'elogio di uomini illustri, dei padri nostri nelle loro generazioni.

Di altri non sussiste memoria, svanirono come se non fossero esistiti, furono

come se non fossero mai stati, e così pure i loro figli dopo di loro.

Questi invece furono uomini di fede, e le loro opere giuste non sono dimenticate.

Nella loro discendenza dimora una preziosa eredità: i loro posteri.

La loro discendenza resta fedele alle alleanze e grazie a loro anche i loro figli.

Per sempre rimarrà la loro discendenza e la loro gloria non sarà offuscata.

Parola di Dio.

Vangelo.

La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni. Abbiate fede in Dio!

Dal Vangelo secondo Marco (11,11-25) anno dispari.

[Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù] entrò a Gerusalemme, nel tempio.

E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l'ora tarda, uscì con

i Dodici verso Betània.

La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame.

Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere

se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie.

Non era infatti la stagione dei fichi.

Rivolto all'albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!».

E i suoi discepoli l'udirono.

Giunsero a Gerusalemme.

Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano

nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e

non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio.

E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: "La mia casa sarà chiamata

casa di preghiera per tutte le nazioni"?

Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».

Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire.

Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento.

Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.

La mattina seguente, passando, videro l'albero di fichi seccato fin dalle radici.

Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l'albero di fichi che hai maledetto è seccato».

Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio!

In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: "Lèvati e gèttati nel mare", senza

dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà.

Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo

ottenuto e vi accadrà.

Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché

anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Una fede che non diventa conversione di vita non porta nessun frutto, e secca come

l’albero maledetto da Gesù.

L’evangelista Marco, e dietro di lui, Pietro, è l’unico che associa la parabola del

fico con la cacciata dei venditori dal tempio.

Come a dire che una fede che diventa mercanteggiare con Dio inaridisce il cuore

e gli impedisce di cogliere la pienezza del mistero di Dio.

E non è casuale che sia proprio un fico a seccare; l’albero sotto cui, secondo la

tradizione rabbinica, il devoto si ferma a meditare la Torah, dolce come i fichi, appunto.

Gesù maledice, nel senso che coglie del male in quell’atteggiamento; l’albero non secca

come conseguenza all’azione di Gesù ma proprio perché non accoglie il suggerimento

del Maestro non porta alcun frutto.

Stiamo attenti a noi stessi, cattolici paludati ed esperti, avvezzi alla cose di Dio, perché

corriamo il rischio di fare come i devoti contemporanei al Signore Gesù.

Ridurre il tempio, il luogo sacro della presenza di Dio, il luogo in cui terra e cielo si

incontrano a luogo del mercanteggiamento, della corruzione della volontà di Dio,

ci fa seccare fino alle radici.

Speriamo non sia così per noi amici, ma se abbiamo qualche dubbio, chiediamo

aiuto alla preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

mercoledì 26 maggio 2021

Il Vangelo del Giovedì 27 Maggio 2021

 

Della 8° settimana del Tempo Ordinario.

Sant’Agostino, vescovo di Canterbury.

Prima Lettura.

Della gloria del Signore sono piene le sue opere.

Dal libro del Siràcide (42,15-26)

Ricorderò ora le opere del Signore e descriverò quello che ho visto.

Per le parole del Signore sussistono le sue opere, e il suo giudizio si compie

secondo il suo volere.

Il sole che risplende vede tutto, della gloria del Signore sono piene le sue opere.

Neppure ai santi del Signore è dato di narrare tutte le sue meraviglie, che il Signore,

l'Onnipotente, ha stabilito perché l'universo stesse saldo nella sua gloria.

Egli scruta l'abisso e il cuore, e penetra tutti i loro segreti.

L'Altissimo conosce tutta la scienza e osserva i segni dei tempi, annunciando

le cose passate e future e svelando le tracce di quelle nascoste.

Nessun pensiero gli sfugge, neppure una parola gli è nascosta.

Ha disposto con ordine le meraviglie della sua sapienza, egli solo è da sempre e per

sempre: nulla gli è aggiunto e nulla gli è tolto, non ha bisogno di alcun consigliere.

Quanto sono amabili tutte le sue opere!

E appena una scintilla se ne può osservare.

Tutte queste cose hanno vita e resteranno per sempre per tutte le necessità,

e tutte gli obbediscono.

Tutte le cose sono a due a due, una di fronte all'altra, egli non ha fatto nulla d'incompleto.

L'una conferma i pregi dell'altra: chi si sazierà di contemplare la sua gloria?

Parola di Dio.

Vangelo.

Rabbunì, che io veda di nuovo!

Dal Vangelo secondo Marco (10,46-52) anno dispari.

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla,

il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.

Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide,

Gesù, abbi pietà di me!».

Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di

Davide, abbi pietà di me!».

Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!».

Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!».

Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.

Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?».

E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!».

E Gesù gli disse: «Va', la tua fede ti ha salvato».

E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Diversamente dal giovane ricco che ha paura di perdere le certezze che ha,

diversamente dai discepoli atterriti dall’idea di dover subire persecuzione

e dagli apostoli che litigano per i primi posti, il modello del credente diventa

Bartimeo, cieco che mendica all’uscita di Gerico, sperando di avere una moneta

dai pellegrini che stanno affrontando l’ultima tappa per salire a Gerusalemme.

Meno di trenta chilometri separano ormai Gesù dalla sua morte.

E sul ciglio della strada il cieco, immagine simbolo di ognuno di noi, compie ciò

che noi fatichiamo a fare; grida il suo dolore, elemosina consapevole di non avere

in sé la luce, chiede anche quando tutti gli dicono (anche gli uomini di Chiesa!) che

è meglio tacere.

E il Signore lo ascolta, lo accoglie, lo chiama.

Anche noi, come gli apostoli, siamo chiamati a dire ad ogni uomo di avere coraggio

perché il Signore ci chiama a salvezza.

E così avviene; Bartimeo getta via il mantello che tiene sul grembo per raccogliere le

monete, l’unica cosa che ha, per diventare discepolo.

Il punito da Dio diventa il modello per ogni discepolato.

Colui che deve dipendere dagli altri diventa l’unico che ha capito cosa fare.

Riusciamo ad assomigliarli almeno un po; se fatichiamo, chiediamo aiuto alla preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.