lunedì 8 marzo 2021

Il Vangelo del Martedì 9 Marzo 2021

 

Della 3° settimana di Quaresima.

Santa Francesca Romana, religiosa.

Prima lettura dal libro del profeta Daniele (3, 25. 34-43)

In quei giorni, Azarìa si alzò e fece questa preghiera in mezzo al fuoco e aprendo

la bocca disse: «Non ci abbandonare fino in fondo, per amore del tuo nome, non

infrangere la tua alleanza; non ritirare da noi la tua misericordia, per amore di

Abramo, tuo amico, di Isacco, tuo servo, di Israele, tuo santo, ai quali hai parlato,

promettendo di moltiplicare la loro stirpe come le stelle del cielo, come la sabbia

sulla spiaggia del mare.

Ora invece, Signore, noi siamo diventati più piccoli di qualunque altra nazione,

oggi siamo umiliati per tutta la terra a causa dei nostri peccati.

Ora non abbiamo più né principe né profeta né capo né olocàusto né sacrificio né

oblazione né incenso né luogo per presentarti le primizie e trovare misericordia.

Potessimo essere accolti con il cuore contrito e con lo spirito umiliato, come

olocàusti di montoni e di tori, come migliaia di grassi agnelli.

Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te e ti sia gradito, perché non c'è

delusione per coloro che confidano in te.

Ora ti seguiamo con tutto il cuore, ti temiamo e cerchiamo il tuo volto, non

coprirci di vergogna.

Fa' con noi secondo la tua clemenza, secondo la tua grande misericordia.

Salvaci con i tuoi prodigi, da' gloria al tuo nome, Signore».

Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo Matteo (18,21-35) anno dispari.

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello

commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli?

Fino a sette volte?».

E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi.

Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli

doveva diecimila talenti.

Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto

lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito.

Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me

e ti restituirò ogni cosa".

Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.

Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari.

Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: "Restituisci quello che devi!".

Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: "Abbi pazienza con

me e ti restituirò".

Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse

pagato il debito.

Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono

a riferire al loro padrone tutto l'accaduto.

Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: "Servo malvagio, io ti

ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato.

Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?".

Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito

tutto il dovuto.

Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore,

ciascuno al proprio fratello».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

La proposta di Pietro è generosa ed eroica, quella di Gesù folle, che capiamo

solo nella logica divina.

Siamo chiamati a perdonare sempre perché siamo perdonati sempre.

Il piccolo credito che abbiamo verso i fratelli non è nulla rispetto al debito

mostruoso che abbiamo contratto verso Dio.

E che Egli ha cancellato.

Il debito del servo è volutamente assurdo; un talento equivale a 36 chili d’oro.

Diecimila talenti è una cifra inimmaginabile.

Quel debito viene condonato, non il debito dell’altro servo che, pur dovendo una

cifra consistente al collega, circa duecento giornate lavorative, non ha di che pagare.

La reazione del padrone è feroce; sei chiamato a perdonare perché ti è stato

condonato molto di più.

Ecco la ragione del perdono cristiano; perdono chi mi ha offeso perché io per

primo sono un perdonato.

Non perdono perché l’altro migliori, o si converta, o si intenerisca.

A volte l’altro non sa nemmeno di essere stato perdonato e può disprezzare il mio gesto.

Non perdono perché l’altro cambi, ma perché io ho urgente bisogno di cambiare!

Il perdono mi situa in una posizione nuova, diversa, mi rende simile a quel Dio

che fa piovere sopra i giusti e gli ingiusti.

Sono consapevole che non è facile, ci riusciamo se ci facciamo aiutare dalla preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

Nessun commento:

Posta un commento