Della 3° Domenica del Tempo Ordinario.
San Francesco di
Sales, Vescovo e Dottore della Chiesa.
Prima lettura dal libro
del profeta Giona (3,1-5.10)
Fu rivolta a Giona
questa parola del Signore: «Àlzati, va' a Nìnive, la grande città,
e annuncia loro quanto
ti dico».
Giona si alzò e andò a
Nìnive secondo la parola del Signore.
Nìnive era una città
molto grande, larga tre giornate di cammino.
Giona cominciò a
percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: «Ancora
quaranta giorni e
Nìnive sarà distrutta».
I cittadini di Nìnive
credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco,
grandi e piccoli.
Dio vide le loro
opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia,
e Dio si ravvide riguardo
al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece.
Parola di Dio.
Seconda lettura dalla
prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (7,29-31)
Questo vi dico,
fratelli: il tempo si è fatto breve; d'ora innanzi, quelli che hanno
moglie, vivano come se
non l'avessero; quelli che piangono, come se non piangessero;
quelli che gioiscono,
come se non gioissero; quelli che comprano, come se non
possedessero; quelli
che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente:
passa infatti la
figura di questo mondo!
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Marco
(1,14-20) anno B.
Dopo che Giovanni fu
arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo
di Dio, e diceva: «Il
tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi
e credete nel
Vangelo».
Passando lungo il mare
di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone,
mentre gettavano le
reti in mare; erano infatti pescatori.
Gesù disse loro:
«Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini».
E subito lasciarono le
reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre,
vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello,
mentre anch'essi nella
barca riparavano le reti. E subito li chiamò.
Ed essi lasciarono il
loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Parola del Signore.
Meditazione personale
sul Vangelo di oggi.
Gesù inizia la sua predicazione
quando Giovanni viene arrestato.
Dovrebbe fuggire, dovrebbe
nascondersi, lasciar perdere, tira una brutta aria
per i profeti e simili.
Dovrebbe, ma non lo fa.
Anzi, sale in Galilea, la terra
guardata con sospetto dalla brava gente di
Gerusalemme; da lì provengono le
teste calde, da lì, in effetti, si scatenerà la
rivolta che porterà alla
definitiva distruzione del tempio nel primo secolo.
Gesù, insomma, fa l’esatto
contrario di ciò che consiglierebbe il buon senso.
Ma da quando in qua Dio ha a che
fare col buon senso?
Dovremmo tacere, starcene in un
angolino come cani bastonati.
Da una parte qualche pazzo
esaltato fa strage di innocenti, qui da noi e, molto
di più, in Africa in nome di
Allah che manipola e tradisce.
Dall’altra, qui in Europa, si fa
della libertà un idolo che irride ad ogni fede e che
guarda i cristiani come una setta
di perdenti destinati a scomparire.
Agli uni e agli altri voglio
ripetere; convertitevi e credete al Vangelo.
Agli uni proclamare che Isa
Akbar, Gesù è grande e rivela il volto definitivo di Allah.
Agli altri ricordare che la
libertà è il grande dono che Dio ci ha fatti per svelare
la nostra dignità e che Dio ci fa
più uomini, non burattini sanguinari e ottusi.
Ai suoi contemporanei confusi e
spaventati Gesù proclama; Dio ti si è fatto
vicino, è accessibile,
raggiungibile.
Non solo; è possibile costruire
il suo Regno, vivere nella logica del Vangelo,
creare degli spazi, dei luoghi,
che diventino succursali del Regno.
Non ci dobbiamo sforzare, né lo dobbiamo
meritare (è gratis!), dobbiamo solo
accorgercene e collaborare.
Se è davvero così, se basta
voltare la testa per incrociare lo sguardo di Dio,
che aspettiamo?
Cambiamo il nostro approccio al
Signore!
Forse non ce ne accorgeremo
subito, dice Marco, forse le vicende della vita hanno
ispessito la nostra anima, ma,
fidiamoci, se volgiamo il nostro sguardo finiremo
inesorabilmente per incrociare quello
del Rabbì.
Crediamoci, è la più bella
notizia che possiamo ricevere oggi; Dio ci si è
avvicinato (perché ci ama).
Tutta la nostra fede è racchiusa
in questo annuncio; il progetto di bene di un Dio
che si fa vicino e il nostro
impegno ad accoglierlo, la nostra fatica a non lasciarci
travolgere dalle cattive notizie
e a lasciar germogliare il bene e il bello che c’è in noi.
Ed è una notizia così nuova, così
vera, così profonda, che tutto diventa relativo,
e gli eventi della vita, anche
quelli belli come gli affetti, sono il proscenio che vede
Dio come attore protagonista,
dice Paolo.
Svegliamoci!
Gesù passa e ci chiama, tutti,
ovunque.
Non ci sono condizioni per
diventare suoi discepoli; l’unica cosa che ci è chiesta
è la conversione, l’atteggiamento
di chi si rende conto che la risposta vera è nel
cuore di Dio, di chi decide di
mettersi davvero e sul serio in ascolto, come gli
abitanti di Ninive nella prima
lettura, come chi segue il suggerimento di Paolo;
passa la scena di questo mondo.
Gesù passa lungo il mare di
Galilea, il lago di Tiberiade, per chiamare i primi discepoli.
Il mare, in Israele, è un confine
invalicabile.
Confine geografico che lo limita
ad occidente.
Confine mentale per un popolo
poco avvezzo alla marineria e alle cose d’acqua.
Il mare è il luogo oscuro che
tutto inghiotte, dove, al massimo, Dio lascia libero
il mostro degli abissi, il
Leviathan, per divertirsi.
La Galilea segna il confine fra
mondo puro e impuro.
Cafarnao segna il confine fra i
due nuovi regni dei figli di Erode.
Ai confini siamo chiamati.
Sulla spiaggia Dio ci raggiunge,
là dove non esistono nette separazioni, là dove
apparteniamo alla logica di
questo mondo, noi per primi, che vogliamo e
dobbiamo far crescere.
Gesù non inizia la sua
predicazione dal cuore della fede, in mezzo ai devoti
di ogni tempo.
È Lui per primo ad avere iniziato
dalle periferie della storia, da quelle umane,
da quelle esistenziali.
Cosa che papa Francesco fa
benissimo a ricordarci.
Noi che vorremmo chiudere i
confini, erigere muri, siamo chiamati ad abitarli, quei confini.
Senza ingenuità, senza
superficialità, ma con verità e forza.
E dire, anche ai terroristi; il
Regno si è fatto vicino, convertiti!
Lasciamo le reti, tutte le reti
che ci legano, i pensieri, i giri di testa, i troppi impegni
che ci impediscono di lasciarci
amare da Cristo.
Il suo messaggio continua
attraverso la nostra piccola vita, dentro il nostro
percorso quotidiano.
Siamo chiamati a diventare
pescatori di umanità, a tirar fuori tutta l’umanità
nascosta nelle pieghe della vita,
in questo mondo disumanizzato e disumanizzante.
Siamo chiamati, in questo tempo
disperato e disperante, a causa della pandemia,
a dare la buona notizia di un Dio
che abita le nostre solitudini.
Il Regno avanza, è presente, ci
ammonisce Gesù, accorgiamocene, lasciamoci
raggiungere, Dio ci ama.
E questo ci cambia la vita.
Queste sono davvero
buone notizie; finalmente, buona Domenica della Parola Fausto.
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