venerdì 10 aprile 2020

Siamo arrivati amici al giorno cruciale della vita di Gesù su questa terra, il giorno in cui per il troppo amore ha dato la sua vita per tutti noi.


Col Cuore al Golgota.
Il nostro cammino con il proposito di seguire Gesù, ci porta ad appuntamenti
sempre più intensi, sempre più sconvolgenti.
Siamo nel sinedrio, il luogo della condanna di Pilato.
In questo luogo il Salvatore, piegato dalla flagellazione, fu caricato del patibolo e
prese a salire verso il Golgota, il monte dei condannati, all’infamia della crocifissione.
Da qui inizia la via dolorosa di Cristo, la via Madre di tutte le vie dolorose del
mondo; questa via è impregnata del sangue che scorreva dal volto di Gesù, dai
tagli della corona di spine, dalle lacerazioni di tutto quel corpo divino.
C’è un mistero profondo di amore, che il Signore ha lasciato come traccia
incancellabile sulla via dolorosa.
Allora seguiamo anche a ritroso, le tracce di quest’Amore.
Riscopriamo dalla radice quest’amore, arretriamo il pensiero a quando Adamo,
consapevole della colpa commessa nel Paradiso terrestre, consapevole della
propria indegnità, si nascose alla vista del Signore.
E il Signore lo cercò e lo chiamò: “Adamo, Adamo, dove sei?”.
Gesù il Messia è venuto sulla terra per continuare la ricerca iniziata dal Padre.
Gesù si è fatto carne, si è fatto uomo, per cercare ancora l’uomo.
Il Padre non vuole che l’uomo se ne vada solo, lontano da Lui.
Se l’uomo deve scontare sulla terra i suoi peccati, nel dolore, nella fatica,
nella compagnia della serpe che lo tenterà sempre, allora Dio, lo seguirà
con il suo Amore immenso; il Figlio lo cercherà per Lui.
Lo cercherà nelle tribolazioni, nelle disperazioni e nelle croci.
Il Figlio continuerà a chiamare, a implorare; “Adamo dove sei?”.
E allora noi faremo una sosta intensa, che riassume idealmente l’intera strada
della Croce, seguendo la sanguinante traccia dell’amore di Dio.
Mediteremo sul Salvatore che cade e che muore, ripetendoci ancora una
volta: “Adamo, dove sei?”.
LA VIA CRUCIS.
Facciamo silenzio dentro di noi, raccogliamoci intensamente in preparazione
alla via Crucis, che vogliamo percorrere in memoria della Passione e Morte
di Nostro Signore Gesù Cristo.
Contempleremo le stazioni dove l’uomo cade più in basso, quelle dove il
Figlio di Dio si abbassa di più, per trovare e redimere l’uomo.
Chiediamo a Maria, che si unisca a noi in questo cammino, che prenda il primo
posto davanti a noi, che ci accompagni passo, passo, come accompagnò Gesù nella
sua via dolorosa, lacerata come Lui, mite come Lui, vittima d’amore come Lui.
Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare
i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo.
Mentre uscivano, incontravano un uomo di Cirene, chiamato Simone e, lo
costrinsero a prendere la croce di Lui.
Giunti a un luogo detto Golgota, che significa luogo del Cranio, gli diedero da
bere vino mescolato con fiele; ma Egli, assaggiatolo, non ne volle bere.
Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte.
E sedutisi, gli facevano la guardia.
Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna:
“Questi è Gesù, il Re dei Giudei”.
Insieme con Lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. (Matteo 27, 31-38)
Gesù cade la prima volta sotto la croce.
Il mistero dell’amore di Dio per l’uomo, il mistero di questo Dio che viene
sulla terra per abbracciare la croce, è insondabile.
Come luce di spiegazione, c’è soltanto l’altra faccia del mistero, quella della
nostra realtà di peccatori; noi avevamo bisogno che il Signore ci amasse fino
al punto di dare tutto se stesso per noi.
O Salvatore del mondo!
Questa Croce Te l’abbiamo imposta anche noi.
In mezzo a tutte le voci che gridavano contro di Te, che volevano la tua
crocifissione, c’era anche la nostra voce; c’era la presenza del nostro peccato,
tutte le volte che è stato un peccato volontario e cosciente.
Signore, quelle volte, in mezzo a tutte quelle voci urlanti, tu hai sentito
anche la mia voce.
C’era anche la mia voce.
Ma in questo momento, Signore, la mia voce è una voce che Ti supplica,
che Ti domanda la grazia del perdono e, te la domanda nel momento in cui
mi sei più accanto; sei caduto a terra per cercarmi a terra, fragile e indifeso.
Signore, ecco la tua prima caduta!
Questa prostrazione che Ti mostra sfinito, sotto il tuo pesante fardello, era
necessario a tutti noi, perché ci costringe a ricordare quei momenti, quelle
volte in cui ci hai attirato più a terra che in cielo; quei momenti e quelle volte
in cui, tanto più la croce ci pesava sulle spalle, tanto più si sentiva questa
forza di attrazione verso il basso.
Signore, Tu che ci hai creato col fango, non meravigliarti se qualche volta
ci trovi infangati.
Signore, la croce per noi non è uno strumento di amore come lo è stato per Te.
Per noi è tanto difficile amare la croce e dirti: “Sia fatta la tua volontà!”.
Quando questa croce ci inchioda, ce la vorremmo schiodare di dosso.
La croce che ci accompagna ogni giorno è la croce del nostro dovere, la croce
che si chiama impegno, che si chiama lavoro, che si chiama responsabilità.
Dalla nostra croce, noi vorremmo schiodarci, evadere, magari anche peccando.
Signore, qui fra di noi raccolti a meditare la tua Passione, non credo ci sia
un Barabba, non credo ci sia un cattivo ladrone; tutti noi vorremmo essere
uomini e donne fedeli; ma ciò nonostante non siamo immuni, Tu lo sai, non
siamo immuni da tentazioni, da vigliaccherie, da fragilità impensabili.
Signore, quando Tu ci vedi cadere, restaci vicino, insegnaci la fedeltà,
insegnaci ad amare quella santità che si intesse, momento per momento,
sul povero telaio della nostra esistenza.
Signore, insegnaci ad essere crocifissi insieme a Te!
Gesù, cade la seconda volta!
Vorrei Signore, alzare a Te la mia povera preghiera personale.
Vorrei dirti Signore, che nella tua via Crucis era necessario che Tu ci
presentassi questa tua seconda caduta.
Nessuno di noi, Tu lo sai bene, nessuno di quelli che ti presentano i loro
propositi sono sempre capaci di mantenerli sino alla fine.
Tu conosci signore, le nostre seconde cadute.
Tu sai Signore, com’è facile per i nostri propositi, diventare
tradimenti: “Anche per Pietro è stato così”.
Tu lo sai Signore, che sul nostro cammino è più presente la debolezza
che la costanza, più presente il peccato che la grazia.
Quando ci fermiamo davanti a Te che cadi la seconda volta per redimerci,
il nostro orgoglio è più forte del pentimento; perché non siamo tanto
dispiaciuti di averti offeso; quanto siamo dispiaciuti di essere umiliati.
Tu sai Signore, che abbiamo bisogno di vederti così, caduto, per contemplarti
più vicino a noi, a noi che siamo in terra, caduti, ricaduti, tante e tante volte.
Per queste nostre ricadute, o Signore, Tu sei caduto ancora una volta.
Con il prezzo di questa tua ricaduta hai voluto riscattare le nostre ricadute.
Signore, noi vorremmo essere dei santi, ma riusciamo soltanto ad essere mediocri.
Abbiamo desiderato tante volte di essere delle fiamme; ma, siamo soltanto
del fumo che il vento disperde.
Abbiamo desiderato di essere luce e, invece, siamo soltanto una piccola
fiammella, preda del soffio delle circostanze.
Signore, anche noi, come la Veronica, abbiamo un lino bianco da porgerti;
è il nostro desiderio di bontà.
Questo desiderio è in tutti noi; è desiderio di impegno e di trasformazione.
Stampa o Signore, stampa in noi qualche cosa di Te.
Trasferisci su di noi qualche cosa di Te, come facesti sul lino della Veronica.
Guarda Signore, questo lino bianco che noi mettiamo sul tuo volto, nella
strada dolorosa della nostra vita; è il lino delle nostre speranze, è il lino
delle nostre aspirazioni.
Fai anche a noi Signore, quel dono misericordioso che Tu facesti alla Veronica,
sulla strada del Golgota; concedici una immagine di Te, un riverbero di Te.
Solo così, quando saremo caduti e ricaduti, noi potremo ancora rialzarci
per riprendere il cammino dietro a Te sulle tue orme.
Gesù, cade la terza volta.
C’era bisogno di una nuova, straziante caduta prima della fine; è la tua terza
e ultima caduta.
Signore, perdonaci se mentre Tu sei di nuovo a terra pensando a noi,
al contrario noi pensiamo a noi stessi.
Perdonaci Signore, se guardandoti non sappiamo pensare a Te, che sei
schiacciato a terra con le vesti incollate, quelle vesti che fra poco ti saranno
strappate di dosso; lacerandoti.
Perdonaci Signore, se soffriamo non per le tue, ma per le nostre lacerazioni;
noi portiamo sempre addosso qualche cosa che sostituisce la pelle, la veste
della nostra vita; diamo peso al denaro, all’ambizione, alla professione,
all’apparenza, alla bellezza, al divertimento; diamo peso al personaggio
che ci siamo fabbricato su di noi.
E la vita però ci strappa, momento per momento, giorno per giorno,
anno per anno, questi vestiti che portiamo addosso e di cui non vogliamo
spogliarci; la vita ci strappa il benessere, ci strappa la salute, ci strappa
la serenità, i sogni e le speranze.
Signore lo sappiamo, noi dovremmo imparare che ciò che vale non è quello
che abbiamo sulla pelle, ma quello che è dentro la nostra pelle; anche le
piante hanno dentro la scorza tanto aroma, tanta resina; ma finchè rimangono
intatte non riescono a dare profumo.
Bisogna che siano incise, bisogna che siano spezzate, e allora daranno la
loro resina, il loro aroma.
Anche la nostra sorte è quella di essere incisi, di essere spezzati;
ma come è duro, Signore!
Lo sai Signore, lo strappo delle vesti è duro, perché anche le tue vesti si
erano attaccate alla carne.
Anche le nostre vesti sono attaccate alla nostra carne.
Signore, strappaci queste vesti, ma non farci tanto male!
Abbi pietà della nostra debolezza!
Fai o Signore, che abbiamo la forza di rialzare le membra dopo ogni strappo,
dopo ogni ferita, dopo ogni caduta!
Dacci soprattutto la forza dell’ultima caduta, la forza di fare ancora un passo,
ancora un passo, quello che ci resta da fare alla fine della nostra vita, per aprire
le braccia sul legno della croce; quando potremo dire con Te: “Tutto è compiuto!”.
Sul Golgota.
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei Tu il Cristo?
Salva Te stesso e anche noi!”.
Ma l’altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato
alla stessa pena?
Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, Egli invece
non ha fatto nulla di male”.
E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno”.
Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con Me nel Paradiso”. (Luca 23,39-43)
Stavano presso la Croce di Gesù sua Madre, la sorella di sua Madre,
Maria di Clèofa e Maria di Magdala.
Gesù allora, vedendo la Madre e lì accanto a Lei il discepolo che Egli amava,
disse alla Madre: “Donna ecco il tuo figlio!”.
Poi disse al discepolo: “Ecco la tua Madre!”. (Giovanni 19,25-27)
Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra.
Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni”? che
significa: “Dio mio, Dio mio, perché Mi hai abbandonato?”.
Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Costui chiama Elia”. (Matteo 27,45-47)
E Gesù disse: “Tutto è compiuto!”.
E, chinato il capo, spirò. (Giovanni 19,30).
Gesù muore sulla Croce!
Quasi nell’indifferenza totale della folla, Gesù dona la sua vita per noi.
Gerusalemme si prepara per la festa di Pasqua.
Sulla Croce agonizza l’Agnello di Dio.
Per Lui è il supremo passaggio dalla morte alla Gloria.
Con Lui ed in Lui è tutta l’umanità che Lui è venuto a salvare.
In quel luogo detto; “Cranio”, segnato da tre croci, il mondo si apre alla
sua reale liberazione.
È, quasi sfida suprema ai sapienti e ai potenti, il primo che vince la morte
al seguito di Dio Crocifisso è un povero bandito crocifisso al suo fianco:
“Oggi sarai con Me in Paradiso”.
E perché questa immolazione divina, compiuta agli occhi di tutti, segnata
nei registri della storia, evidenziasse l’avverarsi della misteriosa attesa del
popolo ebraico, Gesù grida dalla Croce il Salmo 21, dove l’Uomo dei dolori,
esprime nel pianto la sua fede: “Elì, Elì, lemà sabcatàni?”:”Dio mio, Dio mio,
perché Mi hai abbandonato?”.
E la storia giunge al suo culmine: “Tutto è compiuto!”.
In ogni via Crucis, ai piedi di Cristo che muore, vediamo sempre Maria
e Giovanni, in piedi, in un atteggiamento di muta contemplazione.
La morte è veramente l’avvenimento più terribile e più misterioso che esista,
è veramente un momento di tenebra oscura, che pesa sulla storia dell’umanità.
Non esistono parole in chi piange una morte e, non esistono parole davanti
alla morte; esiste soltanto la muta contemplazione della Parola fatta carne.
Questa Parola è il Cristo che muore.
È soltanto guardando Cristo crocifisso, che noi abbiamo un’introduzione al
mistero della morte; la comprensione piena l’avremo soltanto di là, quando,
abbattuta ogni barriera, potremo contemplare il Volto di Cristo Risorto.
Ma ora, in questa vita, possiamo pensare soltanto a come vorremmo morire,
a come vorremmo affrontare la nostra morte, possiamo pensare soltanto,
Signore, a cosa chiederti per la nostra morte.
Signore Gesù, Tu hai guardato quel briciolo di fede che sgorgava dal cuore
del ladrone che Ti moriva accanto; hai accolto quel briciolo di fede, quel
barlume di desiderio, e Tu gli hai detto: “Oggi sarai con Me in Paradiso”.
Signore, anch’io ho un briciolo di desiderio, anch’io ho un briciolo di fede,
anch’io forse, alla fine della mia vita, potrei avere sull’anima mia molte colpe,
come il ladro che Ti stava accanto; ma Signore, anche per me dì quella parola;
quella parola che mi spalanca l’eterna felicità del Paradiso, quell’oggi eterno
nel quale contemplerò il tuo Volto senza misteri; Signore, dì anche a me,
nel momento della mia morte, la parola che Tu hai detto a quel peccatore
che Ti moriva accanto: “Oggi, sarai con Me in Paradiso”.
E soprattutto dimmi, Signore, la parola che Tu hai detto a Giovanni; lascia
anche a me il dono che Tu gli hai fatto morendo, quando tu hai abbassato il
tuo capo sulla scena del Golgota, sulla scena di questo mondo, e hai detto:
“Figlio, ecco tua Madre”.
E Maria è stata fissata per l’eternità in questo Amore di Madre, è stata
fissata per sempre, La Mamma del Crocifisso e Mamma nostra.
Fai o Signore, che anche in noi, sulla nostra strada dolorosa, sbocci il
pensiero di questa Mamma alla quale Tu ci hai affidato e, fiorisca come
motivo di conforto e di speranza incrollabile.
Noi potremo essere crocifissi come Tu fosti crocifisso; ma Lei ci sarà,
Lei sarà ai piedi della nostra croce, nel suo muto dolore.
O Cristo morente!
Quando saremo sulla vetta del nostro Calvario, sul nostro Golgota, ripeti
anche a noi morenti la grande promessa: “Figlio ecco tua Madre!”.
Affinché Lei ci prenda in braccio, per correre all’abbraccio definitivo
con Te, nel tuo Amore Misericordioso!
Anche noi Signore, siamo qui con Te e, con tua Madre, con tutte le nostre
croci, croci pesanti, che da soli non possiamo portare, ma sappiamo che
come hai portato la tua Croce, ci aiuterai a portare anche la nostra, perché,
possa diventare meno pesante.
Ora si fa sera e, con la tristezza nel cuore, ci fermiamo a pregare, aspettando
la resurrezione che Tu Signore ci hai promesso.
Ed allora amici, preghiamo in silenzio, nella consapevolezza che, questa
non è una fine, ma l’inizio di una nuova primavera: ”La Risurrezione”.
A domani sera quando vi manderò la gioia della primavera, Fausto.  

  


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