giovedì 31 dicembre 2020

Il Vangelo del Venerdì 1 Gennaio 2021

 

Maria SS. Madre di Dio.

San Giustino, Vescovo di Chieti.

Prima lettura dal libro dei Numeri (6, 22-27)

Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: "Così

benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca.

Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia.

Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace".

Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

Parola di Dio.

Seconda lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati (4,4-7)

Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da

donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché

ricevessimo l'adozione a figli.

E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito

del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre!

Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.

Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo Luca (2,16-21) anno dispari.

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe

e il bambino, adagiato nella mangiatoia.

E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.

Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria,

da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.

I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che

avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu

messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse

concepito nel grembo.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

È appena nato.

Passa gran parte della sua giornata dormendo.

Quando la fame lo scuote inizia a piangere, richiamando l’attenzione

dell’inesperta madre.

Una donna del clan del marito l’aiuta, le spiega come fare a cambiare il neonato.

Lei cerca di riposare fra una poppata e l’altra, ma appena prende sonno si sveglia

di soprassalto e guarda il piccolo accanto a sé.

Ancora non si capacita del miracolo della vita.

Il padre entra ed esce dalla piccola stanza, cerca di colmare di attenzioni la sua sposa,

è impacciato col bambino e cerca di non far trasparire la preoccupazione per le fosche

nubi che si stanno accumulando sopra il loro futuro.

Sono solo alcune scene del terremoto prodotto dalla nascita di un primogenito.

Scene fatte di tenerezza e di gesti antichi come il mondo.

In questa quotidianità entra Dio.

È appena nato, Dio.

È appena nato anche un nuovo anno, piccolo dono in questi tempi difficili.

Ad una settimana dalla nascita di Gesù inizia l’anno civile celebrato, come sempre,

con una quasi-liturgia pagana fatta di brindisi e di veglie notturne.

Poco entusiasmo, a dire il vero.

Meno del solito, certamente, sfogliando i quotidiani e facendo i conti di quanto

ci costa la crisi, provocata da questa pandemia che ci costringere chiusi in casa.

Meno sfarzo, anche, e luminarie ridotte nelle città, segno di austerità e di

incertezza per il futuro.

E in questo clima la Parola ci raggiunge con un’apertura alla speranza; la benedizione

che Aronne deve pronunciare sul popolo e che chiudeva ogni liturgia del tempio.

Ti benedica il Signore. Ti sorrida.

Sì, amici, cercatori di Dio, Dio ci benedice.

Dice del bene di noi, vede il lato positivo della situazione, sempre.

Ci benedice, non pensa il male, non fa il male, nemmeno lo conosce.

Ci benedice; pensando il bene, lo stimola, lo suscita, lo provoca, lo crea.

Imparassimo da Lui a dire del bene.

A guardare al lato luminoso della realtà!

E ci sorride.

La splendida espressione “far brillare il volto” equivale ad un largo sorriso

sul volto di chi amiamo.

Dio ci sorride, soprattutto in questo momento di fatica e di paura.

Ecco la certezza che portiamo nel cuore; qualunque cosa succeda in

quest’anno di crisi, Dio ci sorriderà.

E se Dio sorride il peso della vita si alleggerisce, cambia, levita.

Il tempo non è un infernale meccanismo che ci travolge inesorabilmente, ma il

luogo in cui possiamo scoprire il sorriso di Dio.

Ma per accorgercene dobbiamo imitare Maria, che oggi veneriamo nella

sua maternità divina.

Maria, che festeggiamo con il titolo di “Madre di Dio”, è turbata dai troppi eventi

che hanno caratterizzato l’ultima settimana; il parto da sola, l’essere lontana dalla

sua casa, la sistemazione più che provvisorio, la visita dei loschi pastori.

Cosa fa?

Serba tutte queste cose meditandole nel suo cuore.

Meglio, Luca scrive che “prendeva i vari pezzi e cercava di ricomporli”.

Manca un centro nella nostra vita, siamo travolti dalla vita vissuta.

Come il bucato ammucchiato nella bacinella, ci serve un filo a cui appendere

tutte le cose ad asciugare.

Questo centro unificatore che è la fede ci è prezioso.

Perché non assumerci l’impegno in questo anno che inizia, di ripartire da Dio,

di mettere l’ascolto della Parola e la meditazione al centro della nostra giornata?

Solo così ci accorgeremo che Dio ci sorride.

Il primo Gennaio, infine, da molti anni è dedicato alla preghiera per la pace.

Noi pacifisti siamo quasi disillusi da tutto ciò che accade; violenza, guerre,

arroganza, un’economia che alimenta ingiustizia, l’uomo sembra non imparare

dalla propria storia, dai propri errori, forse non cambierà mai.

La lezione che ci viene dalla fede è semplice; solo un cuore pacificato può

diventare pacifista.

Il pacifismo cristiano non è una moda da cavalcare, un atteggiamento istintivo,

ma la scelta consapevole di chi ha incontrato la pace profonda che solo l’amore

di Dio può dare.

Sono pacifista perché Dio ha convertito la mia violenza e la mia rabbia e se, talora,

l’uomo vecchio emerge nelle mie azioni e in me, so che Dio solo è all’origine

dell’accoglienza e della tolleranza.

Per accorgermi di questo devo continuamente convertire il mio cuore; troppa

gente usa Dio per giustificare le proprie scelte di violenza.

Buon anno.

Dio fa nuove tutte le cose, ci vuole tra i suoi discepoli, vuole amarci.

Lasciamoci raggiungere.

Buon anno, amici, che anche oggi, siete qui a leggere queste mie strampalate

riflessioni, il mio Augurio per voi, è, un anno di Pace, di Amore, di serenità

e di salute, ma soprattutto, preghiamo per i fratelli e le sorelle Croati che sono

stati colpiti dalla tragedia del terremoto, Fausto.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buon Anno.

 

mercoledì 30 dicembre 2020

Il Vangelo del Giovedì 31 Dicembre 2020

 

Della 1° settimana di Natale.

San Silvestro I, Papa.

Prima lettura dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (2,18-21)

Figlioli, è giunta l'ultima ora.

Come avete sentito dire che l'anticristo deve venire, di fatto molti anticristi

sono già venuti.

Da questo conosciamo che è l'ultima ora.

Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero

rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri.

Ora voi avete ricevuto l'unzione dal Santo, e tutti avete la conoscenza.

Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché

nessuna menzogna viene dalla verità.

Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-18) anno dispari.

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza

di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle

tenebre e le tenebre non l'hanno vinta.

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.

Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti

credessero per mezzo di lui.

Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.

Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.

Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non

lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.

A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli

che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da

volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo

contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che

viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».

Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.

Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per

mezzo di Gesù Cristo.

Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno

del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Strano giorno, l’ultimo dell’anno.

Un giorno dimenticato, l’ultimo, appunto, che ci vede preoccupati per la

veglia e il passaggio scaramantico al 2021, a causa di questo virus, di questo

vaccino che vogliono iniettarci per debellarlo, di questo governo traballante

e il futuro incerto.

Un giorno di lavoro, per alcuni, tutti comunque proiettati ad organizzare

un momento di gioia in famiglia, se possibile.

E la liturgia ci stupisce, ancora, riportando il complesso e teologico

ragionamento di san Giovanni.

Quel bambino che abbiamo celebrato, quello che è segno di contraddizione, che

occorre contemplare alla luce della resurrezione, quel bambino è il Verbo di Dio.

Non un uomo particolare, un grande profeta, uno incaricato di rendere presente

Dio, ma proprio la presenza stessa di Dio.

Vola in alto, Giovanni, e vede il progetto di un Dio che sceglie di piantare la

sua tenda in mezzo a noi per poterci fare diventare come Lui.

Noi, che abbiamo accolto la Luce, pur nel nostro limite, diventiamo figli,

entriamo nel misterioso mondo dell’intimità divina.

E la nostra vita diventa una progressiva scoperta di ciò che siamo e che ancora

possiamo diventare.

Proviamo, in questo ultimo giorno, a ritagliarci dieci minuti, con l’agenda dell’anno

appena trascorso in mano, e ripercorrere ciò che abbiamo vissuto, trovando le

tracce di luce che ci hanno condotto a Dio, facendoci aiutare dalla preghiera e,

nella speranza che il 2021 sia un anno migliore per tutti voi amici.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

martedì 29 dicembre 2020

Il Vangelo del Mercoledì 30 Dicembre 2020

 

Della 1° settimana del Tempo di Natale.

S. Vincenza Maria López Y Vicuña, suora.

Prima lettura dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (2,12-17)

Scrivo a voi, figlioli, perché vi sono stati perdonati i peccati in virtù del suo nome.

Scrivo a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è da principio.

Scrivo a voi, giovani, perché avete vinto il Maligno.

Ho scritto a voi, figlioli, perché avete conosciuto il Padre.

Ho scritto a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è da principio.

Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti e la parola di Dio rimane in voi

e avete vinto il Maligno.

Non amate il mondo, né le cose del mondo!

Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che

è nel mondo-la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la

superbia della vita-non viene dal Padre, ma viene dal mondo.

E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio

rimane in eterno!

Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo Luca (2,36-40) anno dispari.

[Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.]

C'era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser.

Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo

matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni.

Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del

bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno

in Galilea, alla loro città di Nàzaret.

Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Come Simeone, anche Anna, un’anziana vedova a servizio del tempio,

vede il bambino, e il suo cuore si riempie di Gioia.

Simeone e Anna rappresentano tutte le persone che, con semplicità e fedeltà,

seguono il Signore, nelle nostre parrocchie, prestando qualche servizio,

partecipando ogni giorno alle celebrazioni.

Il Signore accetta anche questo tipo di presenza, gradisce queste persone che

rappresentano lo zoccolo duro delle nostre povere comunità.

E dice; anche vivendo la fedeltà con abitudine, senza grandi eventi, possiamo

accogliere il Signore nel suo Natale.

Dio chiede di essere accolto, di nascere nel cuore di ogni discepolo, di ogni

Uomo; i giorni che stiamo vivendo ci aiutano a spalancare il nostro cuore e

la nostra vita alla fede del Dio che viene.

Paradossalmente, dopo più di duemila anni di cristianesimo, il rischio è quello di

anestetizzare il Natale di stravolgerne il significato, di renderlo insopportabile, inutile.

Le persone che soffrono, che vivono sole, vivono il Natale come una festa

infinitamente dolorosa.

A loro, invece, Dio dice che sono i privilegiati, i prescelti, coloro che possono

riconoscere il Dio fattosi povero, attraverso la preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

lunedì 28 dicembre 2020

Il Vangelo del Martedì 29 Dicembre 2020

 

Della 1° settimana del Tempo di Natale.

San Tommaso Becket, vescovo e martire.

Prima lettura dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (2,3-11)

Figlioli miei, da questo sappiamo di avere conosciuto Gesù: se osserviamo

i suoi comandamenti.

Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in

lui non c'è la verità.

Chi invece osserva la sua parola, in lui l'amore di Dio è veramente perfetto.

Da questo conosciamo di essere in lui.

Chi dice di rimanere in lui, deve anch'egli comportarsi come lui si è comportato.

Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico,

che avete ricevuto da principio.

Il comandamento antico è la Parola che avete udito.

Eppure vi scrivo un comandamento nuovo, e ciò è vero in lui e in voi, perché

le tenebre stanno diradandosi e già appare la luce vera.

Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre.

Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo.

Ma chi odia suo fratello, è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove

va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.

Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo Luca (2,22-35) anno dispari.

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge

di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per

presentarlo al Signore come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio

primogenito sarà sacro al Signore» e per offrire in sacrificio una coppia di tortore

o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio,

che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui.

Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza

prima aver veduto il Cristo del Signore.

Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino

Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse

tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo

servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la

tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti

e gloria del tuo popolo, Israele».

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.

Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta

e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione-e anche a te

una spada trafiggerà l'anima-, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

È stanco, Simeone.

Stanco di aspettare il Messia, stanco di vedere che, come sempre, l’attesa del

redentore si è spenta, sostituita dalla superba soddisfazione del popolo

che vede crescere sotto gli occhi stupiti il nuovo tempio di Gerusalemme.

Stanco nel vedere la classe sacerdotale appena ricostituita mettere i paletti,

differenziarsi, ergersi a giudice, pensare di avere il monopolio della fede, tale

e quale ai giorni nostri, niente cambia in meglio.

Stanco di vedere come gli uomini manipolano Dio, passano presto dall’entusiasmo

dell’incontro all’euforia del dominio.

Stanco di vedere riempirsi il santuario, giorno dopo giorno, di persone sempre

meno silenziose, sempre più affaccendate, lasciandogli nel cuore la triste

sensazione di essere in un mercato, non in un luogo di preghiera.

Ed è proprio in quella stanchezza e in quello scoraggiamento che Dio lo raggiunge,

lo stana, lo converte.

Simeone vede una giovane coppia di paesani, intimiditi dalla grandezza del tempio.

Li vede col cuore, e capisce.

Quel neonato che la giovane madre stringe al seno lo fa rabbrividire. Capisce.

Quante persone, distratte, hanno guardato a quella coppia? A quel neonato?

Uno solo lo ha riconosciuto.

Così sia per noi, in questo Natale ingombro di ipocrisia, di paure e di rabbia.

Riconosciamo Dio, amici, e avremo tutto, facendoci aiutare dalla preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

domenica 27 dicembre 2020

Il Vangelo del Lunedì 28 Dicembre 2020

 

Della 1° settimana del Tempo di Natale.

Strage degli Innocenti, Santi, I primi martiri di Cristo.

Prima lettura dalla prima lettera di san Giovanni Apostolo (1,5-2,2)

Figlioli miei, questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi

annunciamo: Dio è luce e in lui non c'è tenebra alcuna.

Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo

bugiardi e non mettiamo in pratica la verità.

Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli

uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato.

Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi.

Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati

e purificarci da ogni iniquità.

Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.

Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato,

abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto.

È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma

anche per quelli di tutto il mondo.

Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo Matteo (2,13-18) anno dispari.

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno

a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi

in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il

bambino per ucciderlo».

Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto,

dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato

detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall'Egitto ho chiamato mio figlio».

Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a

uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano

da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.

Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa: «Un grido

è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele piange i suoi figli

e non vuole essere consolata, perché non sono più».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Erode non ammette concorrenti, teme Dio, pensa che gli possa rubare il trono.

E allora scatena la sua furia omicida, compie una strage uccidendo i bambini

di Betlemme per eliminare il Messia.

La storia si ripete; sono migliaia i bambini violati, offesi, uccisi per fame o per interesse.

L’uomo ancora non impara che solo salvando un bambino può salvare il mondo.

Oggi compiamo il terzo e ultimo passo di concretizzazione del Natale; con Stefano

e Giovanni abbiamo imparato a vedere l’aspetto oscuro e teologico del Natale.

Oggi abbandoniamo le emozioni natalizie per fissare lo sguardo sulla tragedia

dei troppi Gesù bambino che muoiono accanto a noi.

E per imparare da loro.

Come scrive splendidamente il pedagogo polacco Janusz Korczak; dite: “È faticoso

frequentare i bambini. Avete ragione.

Poi aggiungete; perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi,

curvarsi, farsi piccoli.

Ora avete torto. Non è questo che più stanca.

È piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti.

Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.

Per non ferirli.

Impegniamoci a difendere la bellezza dell’infanzia, facendoci aiutare dalla preghiera.

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il

tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua

volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a

noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai

nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto

del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, ora, e sempre,

nei secoli dei secoli. Amen.

Buona giornata, Fausto.

sabato 26 dicembre 2020

Il Vangelo di Domenica 27 Dicembre 2020

 

Ottava di Natale.

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe.

San Giovanni, Apostolo ed Evangelista.

Prima lettura dal libro della Gènesi (15,1-6;21,1-3)

In quei giorni, fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: «Non

temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande».

Rispose Abram: «Signore Dio, che cosa mi darai?

Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Elièzer di Damasco».

Soggiunse Abram: «Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico

sarà mio erede».

Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: «Non sarà costui il tuo erede,

ma uno nato da te sarà il tuo erede».

Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci

a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza».

Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.

Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso.

Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio

aveva fissato.

Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito.

Parola di Dio.

Seconda lettura dalla lettera agli Ebrei (11,8.11-12.17-19)

Fratelli, per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che

doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.

Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell'età, ricevette la possibilità di diventare

madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso.

Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una

discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova

lungo la spiaggia del mare e non si può contare.

Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto

le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco

avrai una tua discendenza».

Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per

questo lo riebbe anche come simbolo.

Parola di Dio.

Dal Vangelo secondo Luca (2,22-40) anno B.

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge

di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per

presentarlo al Signore-come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio

primogenito sarà sacro al Signore»-e per offrire in sacrificio una coppia di tortore

o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.

Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che

aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui.

Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza

prima aver veduto il Cristo del Signore.

Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino

Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse

tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola,

perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i

popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».

Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.

Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta

e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione-e anche a te

una spada trafiggerà l’anima-, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser.

Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo

matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni.

Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 

Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del

bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.

Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno

in Galilea, alla loro città di Nàzaret.

Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Festa della famiglia, recita la liturgia.

Festa della famiglia concreta, reale, da cui provengo e che ho formato.

E di questi tempi, stride e fa riflettere questa festa, una quasi provocazione che

vola alto sopra le nostre beghe politiche e sociali, ma soprattutto, sopra questa

crisi sanitaria provocata dalla pandemia, che ridà spessore al nostro Natale.

Che ci piaccia o no, la famiglia è e resta il cuore del nostro percorso di vita, della

nostra educazione, spesso è all’origine di molta sofferenza, di qualche delusione e,

grazie al cielo, d’immensa gioia.

Fa sorridere che Dio abbia sperimentare l’esperienza famigliare.

Fa riflettere che, per farlo, abbia scelto una famiglia così sfortunata e complicata.

Stupisce che la Chiesa si ostini a proporre questa famiglia come modello, dove la

coppia vive nell’astinenza, il figlio è la presenza del Verbo di Dio, e i coniugi si

ritrovano a scappare a causa dell’imprevista notorietà del neonato.

Non è nella diversità che vogliamo seguire Maria e Giuseppe, ma nella loro

concretezza di coppia che vede la propria vita ribaltata dall’azione di Dio e dal

delirio degli uomini, nella loro capacità di mettersi da parte, sul serio, senza ricatti,

senza patemi, per inserirsi in un progetto più grande, quello che Dio ha sul mondo.

Tutti abbiamo dei sogni, dei desideri, alcuni istintivi, infantili, altri profondi e adulti.

Maria e Giuseppe, per conto loro, avevano il progetto di stare insieme, di mettere

su famiglia; un buon lavoro onesto da artigiano per il falegname, una vita dedita

all’organizzazione quotidiana per la bella Maria.

Poi Dio ha avuto bisogno di loro, e la loro vita, si è capovolta.

Durante la notte di Natale (perché Gesù è nato di notte, ed è stato comprovato,

anche se alcuni preti dicono che nessuno sa l’orario della sua nascita) siamo stati

travolti dal clima di tenerezza e di consolazione che si respirava.

È bello e giusto che sia così, bello immaginare gli angeli con l’arpa e i pastori in

ginocchio davanti alla mangiatoia.

Ma l’indomani mattina di angeli non c’era più nessuna traccia.

Mentre sono intento a schiacciare i tasti per quello che sto scrivendo, rifletto su

come si era svegliato quella mattina Giuseppe, ed ho capito che, ha fatto quello

che qualsiasi padre avrebbe fatto alla nascita del proprio figlio, ne più ne meno;

questa è la certezza che il Signore ha voluto venire a condividere le nostre vite.

Me lo vedevo, stropicciato dalla notte, cercare di accendere il fuoco e poi chiedere

del latte di capra al vicino, e mentalmente organizzare il rientro a casa senza danni

per il bambino.

Me lo vedevo, quel ragazzo concreto diventato grande di colpo, cercare di far

fronte alle tante piccole necessità di un neonato e di una puerpera.

Sorridevo, pensando, ripercorrendo il difficile percorso della famiglia di Nazareth

costretta a scappare in Egitto.

Chissà quante volte Giuseppe si sarà chiesto cosa stava succedendo!

Non era forse quello il Figlio di Dio?

Ma dov’era Dio in tutto quello che stava succedendo?

La prima riflessione in questa festa deriva proprio dal tran tran quotidiano

Maria e Giuseppe vivono.

Siamo abituati a considerare il tempo diviso in feriale e festivo.

Altro è lo scorrere ripetitivo e noioso dei giorni, altro è l’evento cui ci prepariamo

con gioia intensa; altra la fatica del lavoro, altra l’ebbrezza delle ferie estive.

Così nella fede, la Domenica, se riusciamo, ritagliamo cinquanta minuti di messa

e poi, in settimana, siamo travolti dagli impegni.

Nazareth c’insegna che Dio viene ad abitare in casa, che nella quotidianità e nella

ripetitività dei gesti possiamo realizzare il Regno, fare un’esperienza mistica,

crescere nella conoscenza di Dio.

Possiamo (sul serio!) elaborare una teologia del pannolino, un trattato mistico dei

compiti dei figli, un percorso spirituale della rateizzazione del mutuo.

La straordinaria novità del cristianesimo è (appunto) la sua assoluta ordinarietà.

Coppie che avete un figlio primogenito; la vostra fatica e le notti insonni,

il rapporto faticoso tra voi a causa della stanchezza e le preoccupazioni, sono

le stesse di Maria e Giuseppe.

Amici che vivete problemi al lavoro; anche Giuseppe ha passato notti agitate

prima di chiedere un mutuo, per allargare la bottega da falegname, Dio gli ha

donato solo il Figlio da mantenere.

Donne che avete consacrato la vostra vita ai figli; anche Maria ha avuto un velo

di tristezza negli occhi quando ha visto il suo primo capello bianco.

Dio ha deciso di abitare la banalità, di colmare lo scorrere dei giorni.

Maria e Giuseppe vedono il Mistero di Dio che gattona e bordeggia, che passa

le notti piangiucchiando per la nascita di un dentino.

Mi sono chiesto cento volte quanta fede hanno dovuto avere questi genitori per

dirsi che quel bambino, identico a tutti i bambini, era davvero il Figlio di Dio.

Giuseppe spesso guardava, alla fine della giornata, la sua verginale sposa, imbarazzato

per l’immensità della sua fede, sentendosi un poco inadatto a tanta meravigliosa tenacia.

Maria, quando portava il caffè a metà mattinata a Giuseppe con i capelli ricci pieni di

trucioli, benediceva in cuor suo il Signore per averle dato un compagno così

semplice e vero.

La Santa famiglia c’invita a guardare gli altri membri della famiglia con uno sguardo

di fede e di luce, scovando il Mistero nascosto nelle persone che pensiamo statiche

e immutabili.

Non so dire molto altro della famiglia.

Ma so dire qualcosa di più sull’amore.

In questi anni ho incontrato tante persone che mi hanno confidato le loro pene.

Sono assolutamente certo della verità del Vangelo riguardo al profondo desiderio

che ogni essere umano porta con sé di essere amato e di amare.

Ma quanto è difficile realizzare questo amore!

Tutti vorremmo l’amore per la vita e poter amare con intensità e forza.

Ma ci scontriamo con i nostri e gli altrui limiti, con le vicissitudini della vita,

come Maria e Giuseppe.

Ho incontrato coppie che vivono con intensità “dieci” la loro storia.

Ma mi sono accorto che sono molto di più le coppie che non realizzano il massimo,

dando al loro rapporto molto meno di “dieci”.

E ho incontrato persone che vivono il loro amore ampiamente al di sotto della

sufficienza, persone sole che si dichiarano “non classificate”.

Ma ho conosciuto, anche solo virtualmente, coppie che si sono amate veramente,

ma che il destino crudele a causa della malattia, ha diviso almeno qui sulla terra,

ma quella che è rimasta sola o solo, magari con il suo bambino, sta ancora amando

con intensità il suo lui o la sua lei, sappiate che anche Maria e Giuseppe, hanno

vissuto il vostro stesso dolore, (Giuseppe infatti è morto ancora giovane).

Desideriamo talmente amare da accettare situazioni strane, incomplete, che portano

in sé una forte componente di dolore.

La buona notizia, amici, è che Dio lo sa, e ci ama.

A molti solo l’amore di Dio non basta o desiderano vederlo espresso nel volto di un

compagno o di un figlio.

La buona notizia è che, con il Natale, con l’incarnazione, anche Dio ora conosce il

desiderio umanissimo di amare e di essere amato.

Certo amici, lasciamo che dicano quello che vogliono i nostri benpensanti politici,

che vogliono levare la paternità e la maternità, molto probabilmente loro, non sono

nati in una vera famiglia e non hanno mai saputo cosa vuol dire amare ed essere amati

da dei veri genitori.

Noi cristiani invece, lo sappiamo eccome, perché ce lo ha insegnato la Santa Famiglia

di Nazareth, Gesù Giuseppe e Maria, buona festa della Santa Famiglia, Fausto.