sabato 30 novembre 2019

Il Vangelo di Domenica 1 Dicembre 2019


Della 1° Domenica di Avvento.
1° Lettura dal libro del profeta Isaìa (2,1-5)
Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme.
Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti
e s’innalzerà sopra i colli, e ad esso affluiranno tutte le genti.
Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del
Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore.
Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli.
Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione
non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra.
Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore.
Parola di Dio.
2° Lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (13,11-14a)
Fratelli, questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal
sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti.
La notte è avanzata, il giorno è vicino.
Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge
e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie.
Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (24,37-44) anno A.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè,
così sarà la venuta del Figlio dell’uomo.
Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano,
prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca,
e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche
la venuta del Figlio dell’uomo.
Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato.
Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà.
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte
viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa.
Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate,
viene il Figlio dell’uomo».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
È che Dio arriva quando meno te lo aspetti.
Magari lo cerchiamo tutta la vita, o crediamo di cercarlo, o siamo convinti di
averlo trovato e quindi dormiamo sugli allori e, intanto, la vita ci passa addosso.
Oppure proprio non ci pensiamo, travolti come siamo dalle cose da fare,
dal mutuo da pagare, disperatamente galleggiando in questo sfilacciato
tramonto di civiltà che stiamo vivendo.
È che Dio è evidente e misterioso, accessibile e nascosto, già e non ancora.
E la nostra vita passa, con i suoi desideri e le sue delusioni, le sue scoperte
e le sue pause, le sue paure e le sue ironie, i suoi entusiasmi e i suoi fallimenti.
Passa e fatichiamo a tenerla ferma in un punto, un punto qualsiasi, attorno a
cui far girare tutto il resto.
È che intorno tutti gufano, ma tanto.
E anche ad essere ottimisti e a voler sempre vedere il mezzo bicchiere pieno
c’è da vivere in ansia perenne; l’instabilità politica è alle stelle, forse l’Europa
fallisce dopo tutti i bei sogni di unità, alcuni di voi si ritrovano senza un lavoro,
tutti, intorno, sembrano cani rabbiosi che scattano appena li sfiori.
Insomma; per tutte queste ragioni abbiamo assoluto bisogno di fermarci, almeno
qualche minuto, di guardare dove stiamo andando, di trovare un filo a cui
appendere, come dei panni, tutte le nostre vicende.
Oggi inizia l’Avvento, finalmente.
Sono quattro settimane che ci preparano al Natale, un’arca si salvezza che ci
viene data per ritagliarci uno spazio di consapevolezza.
Un mese per preparare una culla per Dio, fosse anche in una stalla.
Non siamo qui a far finta che poi Gesù nasce; è già nato nella storia,
tornerà nella gloria.
Ma ora chiede di nascere in me, in te, in tutti noi.
Io voglio prepararmi, ho bisogno di capire come posso trovare il Dio diventato
accessibile, fatto volto, divenuto incontrabile.
Voglio poterlo vedere questo Dio consegnato, arreso, palese, nascosto in mezzo
agli sguardi e ai volti di tanti neonati.
Sono poche quattro settimane, lo so.
Ma voglio provarci ancora.
Perché possiamo celebrare cento natali senza che mai una volta Dio nasca
nei nostri cuori.
Nessuno possiede Dio in modo tale da non doverlo più attendere.
Eppure non può attendere Dio chi non sapesse che Dio ha già atteso lungamente lui.
Iniziamo a leggere Matteo, da oggi.
Il pubblicano divenuto discepolo, colui che si è fatto bene i conti in tasca,
ci accompagna e ci incoraggia sull’impervia strada della conversione.
Il brano del Vangelo è faticoso e ostico e rischia di essere letto in chiave grottesca.
Gesù, al solito, è straordinario; cita gli eventi simbolici di Noè, dice che
intorno a lui c’era un sacco di brava gente che venne travolta dal diluvio senza
neppure accorgersene.
Perciò ci invita a vegliare, a stare desti, proprio come fa Paolo scrivendo ai Romani.
E Gesù avverte; uno è preso, l’altro lasciato.
Uno incontra Dio, l’altro no.
Uno è riempito, l’altro non si fa trovare.
Dio è discreto, modesto, quasi timido, non impone la sua presenza, come la
brezza della sera è la sua venuta.
A noi è chiesto di spalancare il cuore, di aprire gli occhi, di lasciar emergere il desiderio.
Come? Non lo so, amici.
Io cerco di farlo ritagliandomi uno spazio quotidiano alla preghiera, per meditare la Parola.
Alcuni tra voi riescono a prendersi una domenica pomeriggio per fare un paio d’ore
di silenzio e di preghiera, altri fanno una piccola deviazione andando al lavoro per
entrare in una Chiesa.
Se vissuti bene, aiutano anche i simboli del Natale cristiano; preparare un presepe,
addobbare un albero, partecipare alla novena.
Facciamo qualcosa, una piccola cosa, per chiederci se Cristo è nato in noi,
per non lasciarci travolgere dal diluvio di parole e cose che ognuno vive.
Ma, ad aggravare la nostra situazione, non dobbiamo solo combattere contro
la dimenticanza.
Ci tocca pure combattere contro il finto natale.
Non capisco perché una festa splendida, la festa che celebra la notizia
dell’inaudito di Dio che irrompe nel mondo, sia stata travolta dalla melassa
del buonismo natalizio.
È un dramma, il Natale, è la storia di un Dio presente e di un uomo assente.
Non c’è proprio nulla da festeggiare, non abbiamo fatto una gran bella figura,
la prima volta.
Natale è un pugno nello stomaco, una provocazione, un evento che obbliga a schierarsi.
Natale è l’arrendevolezza di Dio che ci obbliga a conversione.
Quindi; viva i regali, viva la festa.
Ma che sia autentico ciò che facciamo, che sia presente il festeggiato, Dio, alle
nostre ipercaloriche cene, che i bimbi capiscano che è il suo compleanno,
e a noi fanno i regali.
In questi anni ho visto con sgomento che il Natale, per i poveri veri, per chi ha subito
un abbandono, un trauma, un lutto, è diventato una festa odiosa e insostenibile.
Di fronte alle immagini stereotipate della famiglia felice intorno all’albero e armonia
e canti di angeli che ci propinano i media, chi, invece, vive affettività fragili
e solitudini, è travolto da un insostenibile dolore.
E questo mi fa impazzire di rabbia.
Il Dio dei poveri, il Dio che viene per i pastori, emarginati del tempo, il Dio che
non nasce nel Tempio di Gerusalemme, ma nella grotta di Betlemme, viene
sostituto dal dio piccino del nostro ipocrita buonismo.
Se i nonni soli, se le persone abbandonate, se i feriti dalla vita non hanno un
sussulto di speranza nella notte di Natale, significa che il nostro annuncio è
ambiguo, travolto e sostituito da un inutile messaggio di generica pace.
Esagero? Voglia Dio che sia così.
Tra quattro settimane celebreremo il Natale.
Non giochiamo a far finta che poi Gesù nasce, Gesù è già nato, morto e risorto,
vive accanto a me, a voi, a tutti noi.
Il problema è, semmai, se io sono nato.
Perciò, amici, chiediamoci se veramente il Signore è nato nei nostri cuori,
o se sta ancora cercando invano dove nascere.
Buona 1° Domenica di Avvento a voi tutti amici, in questo periodo di attesa,
prepariamoci veramente bene alla venuta del Signore Gesù, Fausto.



In questo inizio del Tempo di Avvento, c'è una sorpresa per tutti noi.


Dio non ci abbandona mai amici, credetemi!
Quest’affermazione, che esprime una delle più importanti certezze della fede
cristiana, non rappresenta un dato scontato per la vita dell’uomo di oggi.
Nel disorientamento generale, nel prevalere di una solitudine esistenziale in un
mondo sempre più condizionato dagli universi della comunicazione mediatica,
e tuttavia altrettanto segnato da relazioni instabili, sempre più epidermiche e poco
significative per la vita delle persone, spesso passa l’idea di un Dio lontano, di un
Dio a cui non interessa la vita degli uomini, di un Dio che ha abbandonato l’umanità.
Eppure, il mistero del Natale ci dice il contrario.
Il mistero del Natale ci racconta questa novità assoluta, paradossale, di un Dio
che si fa uomo, storia e tempo.
Dunque, quanto di più prossimo, quanto di più vicino possibile.
Il mistero del Natale ci dice di un Dio che non ci abbandona mai.
Ecco allora l’importanza dell’Avvento, come tempo forte in cui prepararsi ad
accogliere la venuta del Signore tra noi, come momento prezioso in cui
riconoscere l’assoluta prossimità di Dio alla vita di ogni uomo.
Ma anche come tempo in cui, come cristiani, saper portare a tutti, l’annuncio
di un Dio che non abbandona mai, che non lascia mai soli e che è dalla parte dei
deboli, dei poveri, degli oppressi e degli emarginati, dalla parte di chi è solo e ha
perso la fiducia nel futuro e il desiderio del bene.
Perciò, non dobbiamo avere paura, non siamo soli, Dio è con noi, a noi ora di
guardarci dentro, nel nostro intimo e decidere di accoglierlo; questo è il tempo
giusto, quello dell’attesa.
Buon cammino dell’Avvento, amici Fausto.

venerdì 29 novembre 2019

Il Vangelo del Sabato 30 Novembre 2019


Della 34° settimana del Tempo Ordinario.
Sant’Andrea apostolo.
1° Lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (10,9-18)
Fratello, se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo
cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo.
Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la
professione di fede per avere la salvezza.
Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso».
Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore
di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano.
Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».
Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto?
Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare?
Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci?
E come lo annunceranno, se non sono stati inviati?
Come sta scritto: «Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto
annuncio di bene!».
Ma non tutti hanno obbedito al Vangelo.
Lo dice Isaìa: «Signore, chi ha creduto dopo averci ascoltato?».
Dunque, la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo.
Ora io dico: forse non hanno udito?
Tutt’altro: «Per tutta la terra è corsa la loro voce, e fino agli estremi confini
del mondo le loro parole».
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (4,18-22) anno dispari.
In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli,
Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare;
erano infatti pescatori.
E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini».
Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni
suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro
reti, e li chiamò.
Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Il racconto di Matteo, che la liturgia odierna ci presenta, è solenne e le parole
sono ben scelte dall’evangelista.
Esse descrivono il mistero di Dio che, in Gesù Cristo, sceglie e chiama chi
vuole e quando vuole, per i suoi progetti d’amore.
Andrea e i suoi amici, abituati com’erano a fare i conti con la dura realtà di tutti
i giorni, si fidano di questo Maestro sconosciuto che promette loro che
continueranno a fare il loro mestiere, anche se con modalità diverse.
Resteranno pescatori, anche se quello che dovranno pescare non è più pesce,
ma uomini.
Lì per lì gli apostoli non capiranno a cosa Dio li stava chiamando.
Intanto, però, dissero di sì e lo fecero “subito” senza esitazione, senza pensarci
due volte; su questo loro sì, Dio ha costruito la comunità dei credenti.
Proprio grazie a loro anche noi possiamo ascoltare e godere delle Parole di Gesù,
per questo dobbiamo ringraziare il Signore ogni giorno, attraverso la nostra preghiera.  
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

giovedì 28 novembre 2019

Il Vangelo del Venerdì 29 Novembre 2019


Della 34° settimana del Tempo Ordinario.
1° Lettura dal libro del profeta Daniele (7,2-14)
Io, Daniele, guardavo nella mia visione notturna ed ecco, i quattro venti del
cielo si abbattevano impetuosamente sul Mare Grande e quattro grandi bestie,
differenti l’una dall’altra, salivano dal mare.
La prima era simile a un leone e aveva ali di aquila.
Mentre io stavo guardando, le furono strappate le ali e fu sollevata da terra
e fatta stare su due piedi come un uomo e le fu dato un cuore d’uomo.
Poi ecco una seconda bestia, simile a un orso, la quale stava alzata da un lato
e aveva tre costole in bocca, fra i denti, e le fu detto: «Su, divora molta carne».
Dopo di questa, mentre stavo guardando, eccone un’altra simile a un leopardo,
la quale aveva quattro ali d’uccello sul dorso; quella bestia aveva quattro teste
e le fu dato il potere.
Dopo di questa, stavo ancora guardando nelle visioni notturne ed ecco una
quarta bestia, spaventosa, terribile, d’una forza straordinaria, con grandi denti
di ferro; divorava, stritolava e il rimanente se lo metteva sotto i piedi e lo
calpestava: era diversa da tutte le altre bestie precedenti e aveva dieci corna.
Stavo osservando queste corna, quand’ecco spuntare in mezzo a quelle un altro
corno più piccolo, davanti al quale tre delle prime corna furono divelte: vidi
che quel corno aveva occhi simili a quelli di un uomo e una bocca che
proferiva parole arroganti.
Io continuavo a guardare, quand’ecco furono collocati troni e un vegliardo si assise.
La sua veste era candida come la neve e i capelli del suo capo erano candidi come
la lana; il suo trono era come vampe di fuoco con le ruote come fuoco ardente.
Un fiume di fuoco scorreva e usciva dinanzi a lui, mille migliaia lo servivano
e diecimila miriadi lo assistevano.
La corte sedette e i libri furono aperti.
Continuai a guardare a causa delle parole arroganti che quel corno proferiva,
e vidi che la bestia fu uccisa e il suo corpo distrutto e gettato a bruciare nel fuoco.
Alle altre bestie fu tolto il potere e la durata della loro vita fu fissata fino a un
termine stabilito.
Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno
simile a un figlio d’uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (21,29-33) anno dispari.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Osservate la pianta
di fico e tutti gli alberi: quando già germogliano, capite voi stessi, guardandoli,
che ormai l’estate è vicina.
Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno
di Dio è vicino.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto avvenga.
Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Le parole del Signore non passano.
Il discepolo guarda al mondo con realismo ottimista; senza cedere alle lusinghe
dichi periodicamente trova delle soluzioni definitive, sa che nel cuore portiamo
un’ombra, il peccato originale e che tale ombra rode dall’interno ogni
immaginazione, ogni progetto, ogni rivoluzione.
Ma questo non significa che restiamo immobili senza far nulla, che ci rassegniamo
ma che aspettiamo cieli nuovi e terra nuova in cui avrà stabile dimora la giustizia.
Qui e ora costruiamo il Regno dove viviamo, con semplicità, con ostinazione
e con gioia.
Qui e ora realizziamo il sogno di Dio di un mondo in cui ci si accoglie nel rispetto
delle diversità cercando insieme il senso ultimo della vita che Cristo ci ha rivelato.
E l’attesa è colma della presenza e delle parole di Cristo che non passano e che
diventano pane quotidiano.
Ed è amici, quello, che fortunatamente riesco a fare tutti i giorni e, credetemi,
la Parola del Signore ogni giorno mi sorprende sempre, provate anche voi,
facendovi aiutare dalla preghiera. 
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

mercoledì 27 novembre 2019

Il Vangelo del Giovedì 28 Novembre 2019


Della 34° settimana del Tempo Ordinario.
1° Lettura dal libro del profeta Daniele (6,12-28)
In quei giorni, alcuni uomini accorsero e trovarono Daniele che stava pregando
e supplicando il suo Dio.
Subito si recarono dal re e gli dissero riguardo al suo decreto: «Non hai approvato
un decreto che chiunque, per la durata di trenta giorni, rivolga supplica a qualsiasi
dio o uomo all’infuori di te, o re, sia gettato nella fossa dei leoni?».
Il re rispose: «Sì. Il decreto è irrevocabile come lo sono le leggi dei Medi e dei
Persiani». «Ebbene–replicarono al re–, Daniele, quel deportato dalla Giudea, non ha
alcun rispetto né di te, o re, né del tuo decreto: tre volte al giorno fa le sue preghiere».
Il re, all’udire queste parole, ne fu molto addolorato e si mise in animo di salvare
Daniele e fino al tramonto del sole fece ogni sforzo per liberarlo.
Ma quegli uomini si riunirono di nuovo presso il re e gli dissero: «Sappi, o re,
che i Medi e i Persiani hanno per legge che qualunque decreto emanato dal re
non può essere mutato».
Allora il re ordinò che si prendesse Daniele e lo si gettasse nella fossa dei leoni.
Il re, rivolto a Daniele, gli disse: «Quel Dio, che tu servi con perseveranza,
ti possa salvare!».
Poi fu portata una pietra e fu posta sopra la bocca della fossa: il re la sigillò con
il suo anello e con l’anello dei suoi dignitari, perché niente fosse mutato
riguardo a Daniele.
Quindi il re ritornò al suo palazzo, passò la notte digiuno, non gli fu introdotta
nessuna concubina e anche il sonno lo abbandonò.
La mattina dopo il re si alzò di buon’ora e allo spuntare del giorno andò in fretta
alla fossa dei leoni.
Quando fu vicino, il re chiamò Daniele con voce mesta: «Daniele, servo del Dio
vivente, il tuo Dio che tu servi con perseveranza ti ha potuto salvare dai leoni?».
Daniele rispose: «O re, vivi in eterno!
Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso le fauci dei leoni ed essi non
mi hanno fatto alcun male, perché sono stato trovato innocente davanti a lui;
ma neppure contro di te, o re, ho commesso alcun male».
Il re fu pieno di gioia e comandò che Daniele fosse tirato fuori dalla fossa.
Appena uscito, non si riscontrò in lui lesione alcuna, poiché egli aveva confidato
nel suo Dio.
Quindi, per ordine del re, fatti venire quegli uomini che avevano accusato Daniele,
furono gettati nella fossa dei leoni insieme con i figli e le mogli.
Non erano ancora giunti al fondo della fossa, che i leoni si avventarono contro
di loro e ne stritolarono tutte le ossa.
Allora il re Dario scrisse a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano tutta la
terra: «Abbondi la vostra pace.
Per mio comando viene promulgato questo decreto: In tutto l’impero a me soggetto
si tremi e si tema davanti al Dio di Daniele, perché egli è il Dio vivente, che rimane
in eterno; il suo regno non sarà mai distrutto e il suo potere non avrà mai fine.
Egli salva e libera, fa prodigi e miracoli in cielo e in terra: egli ha liberato Daniele
dalle fauci dei leoni».
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (21,20-28) anno dispari.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vedrete Gerusalemme
circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina.
Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che
sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non
tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò
che è stato scritto si compia.
In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché
vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo.
Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni;
Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di
popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno
per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra.
Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo,
perché la vostra liberazione è vicina».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Il linguaggio apocalittico, che conosciamo perché ampiamente usato
dall’evangelista Giovanni, era molto in voga al tempo di Gesù; attraverso
una serie di immagini iperboliche e fantasiose gli autori volevano richiamare
l’attenzione del lettore per aprirla ad una particolare visione della realtà.
Così Luca si serve di questo linguaggio per parlare degli ultimi tempi, della
pienezza che sta per arrivare.
È straordinaria la sua visione; davanti al caos di eventi catastrofici, di guerre,
di carestie, di instabilità politica, Luca invita i suoi fratelli ad alzare lo sguardo.
Il mondo non sta precipitando nel caos ma nelle braccia di un Padre che tutti
vuole accogliere e salvare.
Con questa certezza viviamo operativamente e fattivamente in questo mondo
senza aspettare rassegnati ma senza farci prendere da inutili ansie.
Sappiamo bene come andranno a finire le cose, tutti noi, prima o poi dovremo
lasciare questo mondo, ed allora, perché non cominciamo a prepararci facendoci
aiutare dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.