giovedì 31 ottobre 2019

Il Vangelo del Venerdì 1 Novembre 2019


Della 30° settimana del Tempo Ordinario.
Tutti i Santi.
1° Lettura dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo (7,2-4.9-14)
Io, Giovanni , vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente.
E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la
terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo
impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».
E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila
segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele.
Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva
contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua.
Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti
candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.
E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul
trono, e all’Agnello».
E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri
viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono
Dio dicendo: «Amen!
Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro
Dio nei secoli dei secoli. Amen».
Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti
di bianco, chi sono e da dove vengono?».
Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai».
E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno
lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».
Parola di Dio.
2° lettura dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (3,1-3)
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati
figli di Dio, e lo siamo realmente!
Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato
ancora rivelato.
Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui,
perché lo vedremo così come egli è.
Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (5,1-12a) anno dispari.
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si
avvicinarono a lui i suoi discepoli.
Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno
ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti perché saranno consolati.
Beati i miti, perché possederanno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Il nostro tempo è chiamato a compiere un’opera ciclopica; riappropriarsi
dei Santi tirandoli giù dalle nicchie e facendoli entrare nella nostra vita.
Mi spiego; un grosso rischio che corriamo oggi è di vedere il santo come
qualcuno di completamente estraneo alla nostra vita; con il proposito
corretto di esaltarne le qualità, si è corso il rischio di allontanare questi
nostri fratelli dalla concretezza relegandoli nella sfera del miracolistico
e, perciò, dell'impossibile.
Cosa c’entrano i Santi con me?
Con il mio lavoro, le mie preoccupazioni, con i miei limiti?
È importante, credo, ridire che il santo è un cristiano riuscito bene, un
cristiano che ha lasciato germogliare il germe della fede piantato nel suo
cuore il giorno del battesimo fino a farlo diventare l’albero frondoso alla
cui ombra gli uomini risposano.
Ciascuno di noi è chiamato a diventare santo, cioé a realizzare in pieno il
motivo per cui esiste, a centrare il bersaglio, lasciandosi costruire da Dio.
Il santo, uomo completo, non è colui che fa delle cose straordinarie, ma che
fa le cose di tutti i giorni straordinariamente bene.
La Chiesa, madre di Santi, ci propone oggi come modelli Santi più vicini
alla nostra sensibilità e che possono perciò davvero essere presi ad esempio
per la nostra quotidianità; studenti universitari simpatici e concreti, come
Piergiorgio Frassati; madri di famiglia che accettano il sacrificio nella
quotidianità, come Gianna Beretta Molla; professionisti che vivono con
passione il proprio lavoro, come Giuseppe Moscati.
Se riusciamo a rimettere i Santi accanto a noi, ci accorgeremo che la loro
Santità non consiste nel fare cose fuori dal comune, o da atteggiamenti
devozionistici o pietistici, rassegnati o zuccherosi.
Conoscere i Santi significa veramente percepire in essi una profonda
umanità innalzata dall’amore di Dio.
Uomini e donne di tutti i tempi che hanno cercato di lasciarsi fare dalla grazia
del Signore, senza intralciarlo, ma mettendo la propria sensibilità e
intelligenza a servizio del Vangelo.
Il più grosso miracolo che i Santi compiono è quello di lasciare che Dio
lavori nella loro vita. E noi?
Se la Santità è il modello della piena umanità, perché non porci questo obbiettivo?
Santo è chi lascia che il Signore riempia la propria vita fino a farla diventare
dono per gli altri.
Non c’è che una tristezza nella vita; quella di non essere Santi.
Festeggiare i Santi significa celebrare una Storia alternativa.
La storia che studiamo sui testi scolastici, la storia che dolorosamente giunge
nelle nostre case fatta di violenza e prepotenza non è la vera Storia.
Intessuta e mischiata alla storia dei potenti, esiste una Storia diversa che Dio
ha inaugurato; il suo regno.
Le Beatitudini ci ricordano con forza qual’è la logica di Dio.
Logica in cui si percepisce chiaramente la diversa mentalità tra Dio e gli uomini;
i beati, quelli che vivono fin d’ora la felicità, sono i miti, i pacifici, i puri,
quelli che vivono con intensità e dono la propria vita, come i Santi.
Questo regno che il Signore ha inaugurato e che ci ha lasciato in eredità,
sta a noi, nella quotidianità, renderlo presente e operante nel nostro tempo.
Imitiamo i Santi amici, oggi è il giorno per cominciare ad essere Santi per
d’avvero, buona giornata di tutti i santi a tutti voi, Fausto.


mercoledì 30 ottobre 2019

Il Vangelo del Giovedì 31 Ottobre 2019


Della 30° settimana del Tempo Ordinario.
1° Lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (8,31b-39)
Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?
Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti
noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?
Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto?
Dio è colui che giustifica!
Chi condannerà?
Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!
Chi ci separerà dall’amore di Cristo?
Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
Come sta scritto: «Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo
considerati come pecore da macello».
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati.
Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente
né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà
mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (13,31-35) anno dispari.
In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti
e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».
Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni
e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta.
Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel
cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono
stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una
chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!
Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi!
Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte:
“Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Erode vuole far uccidere Gesù.
Sempre i potenti risolvono i problemi in questo modo; togliendo di mezzo
chi li provoca, allora come oggi, nulla cambia.
La risposta di Gesù è sibillina; non sarà Erode a decidere l’ora della sua morte.
Erode, una volpe (animale negativo in Israele che non indicava la furbizia come
per noi oggi), non è che una piccola pedina nel grande progetto di Dio.
Così accade nella logica divina; coloro che si credono potenti e che pensano di
avere il controllo della situazione sono, in realtà, dei piccoli uomini che oggi
ricordiamo solo perché hanno avuto a che fare con un oscuro asceta e un
falegname che si fece profeta.
Davanti a tanta ostilità il cuore di Gesù sanguina; addolorato Gesù riconosce che
il suo messaggio subisce violenza e l’odio nei suoi confronti si sta facendo insostenibile.
Gesù avrebbe preferito un altro epilogo, non certo ciò che sta per accadergli.
Ma in certe occasioni l’unico modo per manifestare la verità delle cose in cui si crede
è quello di andare fino in fondo alle proprie decisioni, facendoci aiutare dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

martedì 29 ottobre 2019

Il Vangelo del Mercoledì 30 Ottobre 2019


Della 30° settimana del Tempo Ordinario.
1° Lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (8,26-30)
Fratelli, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti
come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti
inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché
egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio.
Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio,
per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno.
Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere
conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti
fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato,
li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (13,22-30) anno dispari.
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era
in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?».
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi
dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori,
comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”.
Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”.
Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza
e tu hai insegnato nelle nostre piazze”.
Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete.
Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco
e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno
e siederanno a mensa nel regno di Dio.
Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Il tale che chiede a Gesù quanti si salvano pensa, evidentemente, di essere nel
numero degli eletti e vuole capire quanti sono alla sua altezza spirituale.
Gesù lo gela alzando l’asticella, insinuando un dubbio atroce; è sicuro di
potersi dire salvo?
La salvezza non è un premio che si conquista per meriti di buona condotta ma
la dimensione che scopriamo quando accogliamo in noi la presenza di Dio.
È gratis la salvezza, è l’espressione della volontà divina di farci conoscere la
sua grandezza e di rivestirci del suo amore.
Ciò che possiamo-dobbiamo fare è accogliere tale salvezza, convertire il
nostro cuore e portare frutti degni di tale conversione.
Gesù propone un percorso impegnativo, una porta stretta che non significa
sempre dolorosa, ma certo impegnativa.
Come tutte le cose grandi che sperimentiamo nella nostra vita, anche la
salvezza ha bisogno di motivazione e di allenamento; proprio perché donata
va accolta con consapevolezza interiore e gratitudine.
Certo amici, il Signore vuole salvarci tutti, sta a noi accogliere la salvezza,
rendendoci disponibili facendoci aiutare dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

lunedì 28 ottobre 2019

Il Vangelo del Martedì 29 Ottobre 2019


Della 30° settimana del Tempo Ordinario.
1° Lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (8,18-25)
Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili
alla gloria futura che sarà rivelata in noi.
L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione
dei figli di Dio.
La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità–non per sua volontà, ma
per volontà di colui che l’ha sottoposta–nella speranza che anche la stessa
creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella
libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del
parto fino ad oggi.
Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo
interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.
Nella speranza infatti siamo stati salvati.
Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò
che uno già vede, come potrebbe sperarlo?
Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (13,18-21) anno dispari.
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che
cosa lo posso paragonare?
È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino;
crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio?
È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina,
finché non fu tutta lievitata».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Perché tanti cristiani sono ancora alla ricerca di segni grandi dal cielo, che
confermino la loro debole fede in Dio?
Perché evidentemente non hanno ancora capito la Parola odierna di Gesù, il
quale spiega che il regno di Dio è qualcosa che nasce nell’ordinarietà.
Soltanto chi ha occhi per guardare con attenzione alla quotidianità riesce a
cogliere il senso di queste parole del Maestro; proprio come dei semi o un
pugnetto di lievito, il Regno è destinato a perdersi nelle pieghe della nostra
vita, per fecondarla dal di dentro e trasformarla, con la forza del suo amore.
Rendersi conto di questa verità significa permettere a Dio di cambiare la nostra
vita; infatti è dalla consapevolezza che l’azione di Dio nella nostra esistenza è
continua, che deriva dal nostro desiderio di collaborare con tale azione, facendo
sì che essa possa portare frutti di novità in essa.
Volete un esempio?
Quello che ogni giorno metto sul mio profilo, non è altro che un piccolissimo
semino, magari insignificante, ma ho scoperto che aiuta tante persone a riscoprire
la fede, vi sembra poco?
Lasciamo fare al Signore, lasciamoci trasformare dalla sua Parola, facendoci
aiutare dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

domenica 27 ottobre 2019

Il Vangelo del Lunedì 28 Ottobre 2019


Della 30° settimana del Tempo Ordinario.
Santi Simone e Giuda, apostoli.
1° Lettura dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni (2,19-22)
Fratelli, voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi
e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti,
avendo come pietra d'angolo lo stesso Cristo Gesù.
In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel
Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione
di Dio per mezzo dello Spirito.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (6,12-19) anno dispari.
In quei giorni, Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio.
Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede
anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea,
suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo,
figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota,
che divenne il traditore.
Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante.
C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea,
da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne, che erano venuti per ascoltarlo
ed essere guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti
impuri venivano guariti.
Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che guariva tutti.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Di loro sappiamo ben poco; Giuda è chiamato anche Taddeo, figlio di Giacomo.
Di Simone sappiamo che era nato a Cana ed era soprannominato lo zelota, cioè lo zelante.
L’evangelista Luca presenta Giuda come Giuda di Giacomo quindi forse come
fratello o figlio di Giacomo, l’altro apostolo.
Matteo e Marco lo chiamano invece Taddeo, un soprannome che in aramaico
significa magnanimo.
Un zelante e un generoso fanno parte del gruppo dei Dodici perché per seguire
il Signore ci vuole molta passione e un cuore generoso.
E il fatto di non sapere nulla di loro ci dice una cosa splendida della Chiesa, (di
questa Chiesa in conversione!); poco importano i ruoli, le cariche, le imprese eroiche.
Al centro della nostra attenzione c’è sempre e solo il Signore Gesù, Lui solo i
discepoli hanno testimoniato mettendo le proprie vicende personali fra parentesi,
al contrario di noi.
Ma, anche se siamo apostoli in fondo alla lista e di noi non si sa molto, (e forse è
meglio), siamo preziosi collaboratori della diffusione del Vangelo, questo solo conta!
Purtroppo però, noi, cerchiamo sempre di apparire, facendo così non facciamo
conoscere la Parola del Signore amici.
Rimaniamo nell’ombra, solo così saremo capaci di diffondere il Vangelo con
l’aiuto della preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

sabato 26 ottobre 2019

Il Vangelo di Domenica 27 Ottobre 2019


Della 30° Domenica del Tempo Ordinario.
1° Lettura dal libro del Siràcide (35,15b-17.20-22a)
Il Signore è giudice e per lui non c’è preferenza di persone.
Non è parziale a danno del povero e ascolta la preghiera dell’oppresso.
Non trascura la supplica dell’orfano, né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Chi la soccorre è accolto con benevolenza, la sua preghiera arriva fino alle nubi.
La preghiera del povero attraversa le nubi né si quieta finché non sia arrivata;
non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto e abbia reso soddisfazione
ai giusti e ristabilito l’equità.
Parola di Dio.
2° Lettura dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo (4,6-8.16-18)
Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che
io lasci questa vita.
Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.
Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi
consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno
atteso con amore la sua manifestazione.
Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato.
Nei loro confronti, non se ne tenga conto.
Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare
a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui
liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno;
a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (18,9-14) anno C.
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano
l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini
salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono
come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano.
Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi
al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché
chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Sopravvivere nella fede, in questi fragili tempi, richiede una costanza e una
determinazione degna di un martire.
I ritmi della vita, le continue spinte che ci allontanano dalla visione evangelica,
un certo sottile scoraggiamento, ci impediscono, realisticamente, di vivere con
serenità il nostro discepolato.
Un cristiano adulto con moglie e figli, se riesce a sfangarsi dall’organizzazione
della vita quotidiana (lavoro, scuola, spesa, ecc) difficilmente riesce ad
organizzarsi una vita interiore che vada al di là della Messa domenicale
(quando va bene!).
Ma se non riusciamo, quotidianamente, a trovare uno spazio, seppur piccolo,
di preghiera ed interiorità, non riusciremo a conservare la fede.
La preghiera è una questione di fede; credere che il Dio che invochiamo non
è una specie di sommo organizzatore dell’universo che, se corrotto, potrebbe
anche concederci ciò che chiediamo.
Dio non è un potente da blandire, un giudice corrotto da convincere, non è un
sottosegretario da cui farsi raccomandare, ma un padre che sa ciò di cui
abbiamo bisogno.
Se la nostra preghiera fa cilecca, sembra suggerirci Gesù, è perché manca l’insistenza.
O manca la fede.
Oggi, con l’acida parabola del pubblicano e del fariseo, ci viene suggerita un’altra
pista di riflessione.
I farisei erano devoti alla legge, cercavano di contrastare il generale rilassamento
del popolo di Israele, osservando con scrupolo ogni piccolissima direttiva della
legge di Dio.
L’elenco che il fariseo fa, di fronte a Dio, è corretto; per zelo il fariseo paga la
decima parte dei suoi introiti, non soltanto, come tutti, dello stipendio,
ma finanche delle erbe da tisana e delle spezie da cucina!
Ogni buon parroco vorrebbe avere, tra i suoi parrocchiani, almeno un fariseo;
il decimo dello stipendio riempirebbe in fretta le casse della Parrocchia!
Qual è, allora il problema del fariseo?
Semplice, dice Gesù, è talmente pieno della sua nuova e scintillante identità
spirituale, talmente consapevole della sua bravura, talmente riempito del suo ego
(quello spirituale, il più difficile da superare), che Dio non sa proprio dove mettersi.
Peggio; invece di confrontarsi con il progetto (splendido), che Dio ha su ciascuno
di noi (e su di lui), si confronta con chi fa peggio, con quel pubblicano,
lì in fondo, che non dovrebbe neanche permettersi di entrare in chiesa!
Questo è il nocciolo della questione; avviene che ci mettiamo-sul serio!-alla
ricerca di Dio.
Desideriamo profondamente conoscerlo, diventare discepoli, ma non riusciamo
a creare uno spazio interiore sufficiente perché Egli possa manifestarsi.
Con la testa e il cuore ingombri di preoccupazioni, di desideri, di pensieri,
concretamente non riusciamo a fargli spazio.
Oppure accade che, dopo un’esperienza fulminante, che so, un ritiro, un
pellegrinaggio, sentiamo forte la sua presenza, una volta tornati a casa,
la nostra testa viene riempita dalle preoccupazioni di questo mondo.
Non è solo il problema dell’orgoglio.
È proprio una complicazione dell’esistere, una vita che non riesce ad uscir fuori
dal buco nero in cui si è infilata.
Diventerò (ancora più) antipatico a qualcuno, pazienza, ormai ci sono abituato.
Ma devo necessariamente darvi, alcuni suggerimenti da pubblicano.
Se non riesco a ritagliare nella mia giornata un quarto d’ora di assoluto relax,
di vuoto mentale, magari dopo una bella corsetta, o una passeggiata nel parco,
se non faccio silenzio intorno (spengo la tivù, stacco il cellulare), se non prevedo,
almeno ogni tanto, una pausa di una giornata non passata, al solito, in coda in
autostrada per andare a riposare, farò fatica a trovare un luogo in cui Dio sta.
Lo so, oggi resistere costa fatica; la giornata è stracolma di impegni indispensabili
per sopravvivere e i figli piccoli complicano ulteriormente le cose.
Ma credo sia possibile creare una desert zone nella nostra vita, ogni giorno.
Se siete delle coppie, magari, datevi i turni, dei micro-spazi di relax.
Non abbiamo spazio per l’interiorità, questo è il problema.
Il pubblicano, invece, di spazio ne ha tanto.
Il denaro che ha guadagnato con disonestà, l’odio dei suoi concittadini (è un
collaborazionista!), l’impressione di avere fallito le sue scelte, creano un vuoto
dentro di lui, un vuoto che Dio saprà riempire.
Consapevole dei suoi limiti, li affida al Signore, chiede con verità e dolore,
che Dio lo perdoni.
E così accade.
Esiste un modo di vivere e di essere discepoli pieni di arroganza e di ego
smisurato, pieno di certezze da sbattere in faccia agli altri (basta vedere il
livello dello scontro politico ed ideologico che viviamo!).
Esiste un modo di vivere e di essere discepoli colmi di ricerca e di umiltà,
di voglia di ascoltare e di capire, di continuare a cercare, pur avendo già
trovato il Signore.
Il Vangelo di oggi ci ammonisce a lasciare un po di spazio al Signore, a non
presumere, a non pretendere, a non passare il tempo a elencare le nostre virtù.
Siamo tutti nudi di fronte a Dio, tutti mendicanti, tutti peccatori.
Ci è impossibile giudicare, se non a partire dal limite, se non dall’ultimo posto
che il Figlio di Dio ha voluto abitare.
Ancora una volta, il Signore chiede a ciascuno di noi l’autenticità, la capacità
di presentarci di fronte a Lui senza ruoli, senza maschere, senza paranoie.
Dio non ha bisogno di bravi ragazzi che si presentano da Lui per avere una
pacca consolatoria sulle spalle, ma di figli che amano stare col padre,
nell’assoluta e (a volte) drammatica autenticità.
Questa è la condizione per ottenere, come il pubblicano, la conversione del cuore.
Via le maschere amici, al Signore non piacciono, dobbiamo essere autentici,
Santa Domenica Fausto.