venerdì 31 maggio 2019

Il Vangelo del Sabato 1 Giugno 2019


Della 6° settimana di Pasqua.
S. Giustino martire.
1° Lettura dagli Atti degli Apostoli (18,23-28)
Dal Vangelo secondo Giovanni (16,23b-28) anno dispari.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico:
se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà.
Finora non avete chiesto nulla nel mio nome.
Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l'ora in cui non vi parlerò
più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre.
In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre
per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete
creduto che io sono uscito da Dio.
Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il
mondo e vado al Padre».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Gesù dà per certo l’esaudimento di ogni preghiera, ma poi, perché all’atto
pratico ciò non sembra avvenire?
Quante volte abbiamo chiesto cose-anche bene-ma non siamo stati esauditi?
Forse, per capire bene questa parola di Gesù dobbiamo imparare a
cambiare prospettiva.
Se valutiamo le cose dal nostro punto di vista, forse spesso rimaniamo delusi;
ma se invece guardiamo alla nostra vita con lo sguardo di Dio, ci rendiamo
conto che tutta la nostra esistenza è un meraviglioso piano d’amore.
In esso, il Signore ci guida attraverso strade e incontri a volte incomprensibili
e che sembrano andare contro i nostri desideri; in realtà, poi ci rendiamo conto
che è la strada della nostra autentica felicità.
Che è la gioia di cui parla Gesù oggi, ma che noi fatichiamo a riconoscere, per
questo dobbiamo sempre, in ogni momento di difficoltà a farci aiutare dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

Maria ti prego, non lasciarci andare alla deriva.


Quando manca l’attesa.
Quando nella nostra famiglia, nella nostra vita e nel nostro quotidiano,
cala un velo di tristezza e, non c’è più niente che ci entusiasmi e tutto
ci sembra banale e scontato, è in quel momento che ci accorgiamo che
manca qualcosa, qualcosa che ci dia una scossa, la carica necessaria
per riprendere entusiasmo e nuovo vigore.
Ma la vera tristezza non è quando, la sera, non sei atteso da nessuno
al tuo rientro a casa, ma quando tu non attendi più nulla dalla vita.
E la solitudine più nera, la soffri non quando trovi il focolare spento,
ma quando non lo vuoi più accendere; neppure per un eventuale
ospite di passaggio.
Quando pensi, che per te la musica è finita.
E ormai i giochi sono fatti.
E nessun’anima viva verrà a bussare alla tua porta.
E non ci saranno più né soprassalti di gioia per una buona notizia, né
attimi di stupore per una improvvisata.
E neppure fremiti di dolore per una tragedia umana; tanto, non ti
resta più nessuno per il quale tu debba temere.
La vita allora scorre piatta verso un epilogo che non arriva mai.
Allora bisogna attendere.
Cioè sperimentare il gusto di vivere, nei nostri ricordi dei momenti
belli, quella gioia che si sprigionava attraverso la famiglia, gli amici,
la Chiesa e l’amore per le cose semplici.
Per questo dobbiamo prendere esempio da Maria, la donna che per
eccellenza si è messa in attesa.
Si è messa in attesa.
In attesa di Giuseppe, quando alla sera ritornava stanco dal lavoro e,
gli parlava dei suoi sogni, (allora però non c’era la TV).
In attesa del giorno che tutti aspettavamo, la nascita di Cristo, che è
sempre anche la nostra attesa, ma tante volte non sappiamo riconoscerla.
L’attesa del giorno, l’unico che Lei avrebbe voluto rimandare, in cui suo
Figlio sarebbe uscito di casa, senza farvi mai più ritorno.
L’attesa dell’ultimo rantolo del Figlio inchiodato sul legno.
L’attesa del terzo giorno, vissuta in veglia solitaria, davanti alla roccia.
L’attesa, lì nel Cenacolo, al piano superiore, in compagnia dei discepoli,
in attesa dello Spirito Santo.
Vergine in attesa, all’inizio.
Madre in attesa, alla fine.
Santa Maria, Vergine dell’attesa, donaci del tuo olio, perché le
nostre lampade si spengono.
Vedi, le riserve si sono consumate.
Se oggi non sappiamo più attendere, è perché siamo a corto di speranza.
Santa Maria, donna dell’attesa, riempi i nostri cuori di nuova
speranza, per saper ancora attendere.
Santa Maria, donna dell’attesa, conforta il dolore delle madri e delle
famiglie, che hanno visto uscire i loro figli di casa e, non ci sono più
tornati, perché uccisi da un incidente stradale, perché sedotti dai richiami
del mondo, perché risucchiati dal turbine delle passioni o perché travolti
dalle tempeste della vita.
Riempi i silenzi di quelle donne o uomini, che non sanno più che
farsene dei loro giovani anni.
Perché il lui o la lei, se ne sono andati con un’altro o un’altra, senza
pensare all’amarezza che hanno lasciato e, senza contare all’amarezza che
avranno, quando troppo tardi si accorgeranno,  di quello che hanno
perso, (la loro famiglia).
Colma di pace il vuoto interiore di tutti quei giovani che nella vita le hanno
sbagliate tutte e, l’unica attesa che ora hanno è quella della morte.
Asciuga le lacrime, di tutte quelle persone che hanno coltivato tanti sogni,
ma che adesso a causa della malattia, se li sono visti svanire, uno ad uno e,
per questo non hanno più olio per la loro lampada della speranza.
Maria Vergine dell’attesa, donaci la volontà della tua attesa, fa che non
manchi mai in noi l’olio della speranza e, che la vita ci trovi sempre con
la lampada in mano.
Pronti ad accogliere il Signore che viene a riempirci della sua
Misericordia, Fausto.


giovedì 30 maggio 2019

Il Vangelo del Venerdì 31 Maggio 2019


Della 6° settimana di Pasqua.
Visitazione della Beata Vergine Maria.
1° Lettura dal libro del profeta Sofonìa (3,14-18)
Dal Vangelo secondo Luca (1,39-56) anno dispari.
In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa,
in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta.
Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò
nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta
tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?
Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato
di gioia nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome; di
generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Il Verbo cresce dentro la piccola Maria e con la Parola fatta carne crescono
anche i tentennamenti.
Maria sale da Elisabetta; forse lei saprà darle una risposta definitiva, forse
lei saprà dirle che sì, è tutto vero.
E accade.
Elisabetta si asciuga le mani nel grembiule e riconosce la piccola Maria
(ormai però, si è fatta donna) e capisce.
La pagina di Luca è un capolavoro; l’incontro fra le due donne nel Vangelo
è tutto un sussulto, un complimento, Giovanni Battista che riconosce il Messia
dal grembo e scalcia; Elisabetta, anziana donna che vede imprevedibilmente
realizzato il suo agognato sogno di maternità fa i complimenti alla piccola Maria.
Maria, ancora scossa da quanto le è successo, comincia a ballare e a fare
i complimenti a Dio che salva Lei e noi.
Nelle loro parole avvertiamo la tensione, lo stupore, l’inaudito che si realizza.
È vero, allora; Dio ha scelto di venire, Dio si rende presente, Dio-il Dio di
Israele-è qui anche per noi.
Tutti noi, ma in particolare tutte le donne, dobbiamo imparare dalla piccola
Maria a fidarci di Dio, facendoci aiutare dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

mercoledì 29 maggio 2019

Il Vangelo del Giovedì 30 Maggio 2019


Della 6° settimana di Pasqua.
1° Lettura dagli Atti degli Apostoli (18,1-8)
Dal Vangelo secondo Giovanni (16,16-20) anno dispari.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete
più; un poco ancora e mi vedrete».
Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci
dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me
ne vado al Padre”?».
Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla?
Non comprendiamo quello che vuol dire».
Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi
perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”?
In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà.
Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Non siamo in grado di portare il peso di tutta la verità, perciò il Signore
ci porta alla verità gradualmente.
Dio ha detto e dato tutto, certo, ma siamo noi ad aprirci all’azione dello
Spirito per capire come interpretare e vivere quanto il Signore ha detto.
Noi cattolici crediamo che la Rivelazione si sia chiusa con la morte dell’ultimo
Apostolo (perciò le rivelazioni private, anche le poche riconosciute non
sono in alcun modo vincolanti!) e il deposito della fede è completo.
Ma la Chiesa, grazie all’aiuto dello Spirito, continua a scrutare le Scritture
per cogliere le mille sfumature che contiene e poter capire quanto
il Signore vuole svelare.
Anche per noi, personalmente, è così; credere è un percorso che dura tutta la
vita e la conversione un atteggiamento interiore che ci coinvolge ogni santo giorno.
Volete un esempio?
Leggo, oggi nel silenzio, il brano del Vangelo per fare il commento, poi mi
fermo per qualche motivo e magari lo riprendo dopo qualche ora; e sorpresa
lo stesso brano evangelico mi da altre sfumature che prima non avevo colto.
Per questo, il Vangelo sarà sempre una sorpresa nuova se lo leggiamo con
l’aiuto dello Spirito e della preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

martedì 28 maggio 2019

Il Vangelo del Mercoledì 29 Maggio 2019


Della 9° settimana di Pasqua.
1° Lettura dagli Atti degli Apostoli (17,15.22-18,1)
Dal Vangelo secondo Giovanni (16,12-15) anno dispari.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi,
ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non
parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da
quel che è mio e ve lo annuncerà».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
È un percorso il nostro vivere; dalla nascita alla morte impariamo cos’è la
vita, cos’è l’amore e cosa ci facciamo su questa terra.
E in questo percorso, anche la nostra fede cresce, evolve, matura con noi
se noi decidiamo di investire nella nostra crescita umana e spirituale,
attraverso l’approfondimento della nostra speranza, nel discernimento
progressivo, vivendo nella preghiera e nel confronto con la Parola, oppure
perderci inesorabilmente al primo dolore.
Molti pensano, erroneamente, che aver fede, sia una specie di pacco
consegnato una volta per sempre.
Non è così; la fede, come l’amore di coppia, come l’amicizia, se non viene
coltivata, innaffiata ogni giorno, muore.
E Gesù, oggi, ci ricorda anche che la fede si nutre di scoperte; su Dio e su
noi stessi e che non sempre, sia nella vita come nella fede, siamo pronti,
capaci, disposti ad accogliere.
Gesù ha detto e dato tutto ma non tutto abbiamo capito, compreso e forse
più di tutti, il sottoscritto, perciò ci sono necessari lo Spirito Santo e la
preghiera, che ci conducono alla pienezza della verità.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

lunedì 27 maggio 2019

Il Vangelo del Martedì 28 Maggio 2019


Della 6° settimana di Pasqua.
1° Lettura dagli Atti degli Apostoli (16,22-34)
Dal Vangelo secondo Giovanni (16,5-11) anno dispari.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha
mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”.
Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore.
Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me
ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi.
E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato,
alla giustizia e al giudizio.
Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché
vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di
questo mondo è già condannato».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
È lo Spirito il grande protagonista di queste settimane, in attesa della
Pentecoste che celebreremo fra due domeniche.
A volte anche noi, come gli apostoli, ci lamentiamo della presunta
assenza del Signore.
Non è assente, tutt’altro, è il per sempre presente grazie all’opera dello Spirito.
Se avvertiamo la sua assenza, forse, dobbiamo riprendere in mano la nostra
preghiera e intensificare l’invocazione dello Spirito!
Se la fede diventa nostro sforzo, congettura intellettuale, (buona) abitudine
culturale, allora avvertiremo sempre la presenza del Signore come un vago
ricordo del passato.
Lo Spirito, invece, rende Gesù nostro contemporaneo e ci aiuta a capire che
il peccato consiste nel non riconoscerlo come manifestazione del Padre,
che la giustizia di Dio consiste nella salvezza di ogni uomo e che il
maligno è ormai sconfitto.
Lo Spirito soffi abbondantemente su di noi e sulla nostra preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

domenica 26 maggio 2019

Il Vangelo del Lunedì 27 Maggio 2019


Della 6° settimana di Pasqua.
1° Lettura dagli Atti degli Apostoli (16,11-15)
Dal Vangelo secondo Giovanni (15,26-16,4) anno dispari.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito,
che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre,
egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete
con me fin dal principio.
Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi.
Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l'ora in cui chiunque vi ucciderà
crederà di rendere culto a Dio.
E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me.
Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate,
perché io ve l'ho detto».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Viviamo tempi cupi, inutile negarlo, in cui la fede è ridotta a vaga
appartenenza culturale, a dignitosissimo (e ignorato) modello di
comportamento, e la Chiesa viene accettata solo se fa l’agenzia di mutuo
soccorso per le situazioni che la società non vuole o non riesce a gestire.
Siamo imprigionati da due pericoli, cupi e incombenti; da una parte il mondo
ostile al cristianesimo in nome di una malintesa interpretazione della libertà.
Dall’altra una crescente intolleranza da parte del settarismo religioso di
matrice islamica che, rinnegando il Corano, induce i cristiani ad andarsene
dai paesi di tradizione musulmana.
Da noi, per il momento (ma fino a quando?) grazie al cielo, la persecuzione
si riduce a qualche presa in giro, magari sul lavoro, ma serpeggia sottile,
un feroce anticlericalismo.
Lo Spirito ci sostenga, ci dia il coraggio di rendere testimonianza fino alla fine,
se necessario, magari ricorrendo all’aiuto della preghiera. 
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

sabato 25 maggio 2019

Il Vangelo di Domenica 26 Maggio 2019


Della 6° Domenica di Pasqua.
1° Lettura dagli Atti degli Apostoli (15,1-2.22-29)
2° Lettura dal libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo (21,10-14.22-23)
Dal Vangelo secondo Giovanni (14,23-29) anno C.
In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]: «Se uno mi ama, osserverà
la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo
dimora presso di lui.
Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate
non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi.
Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi
insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace.
Non come la dà il mondo, io la do a voi.
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”.
Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre
è più grande di me.
Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Giuda e Pietro sono travolti dalle tenebre; Giuda dal male, Pietro dal “bene”.
Gesù li salverà entrambi; Egli è il Pastore che cerca proprio la pecora perduta,
che non è venuto per i sani ma per i malati, che manifesta la sua gloria proprio
perché tradito e continua ad amare.
Siamo ormai nel cuore del tempo Pasquale, all’orizzonte già vediamo la Pentecoste.
Oggi il Signore, durante il lungo discorso che fa dopo l’ultima Cena nel
Vangelo di Giovanni, ci chiede di dimorare in Lui, di custodire e vivere le
sue parole, di sperimentare la pace del cuore che proviene dallo Spirito.
La prima comunità deve affrontare problemi contingenti molto seri, restando
fedele al mandato del Signore, sarà proprio lo Spirito ad aiutarli a
decidere, discutendo.
Domenica scorsa Giovanni sostituiva il sacramento della Cena col sacramento
dell’amore nella comunità.
Siamo riconosciuti dall’amore che abbiamo gli uni per gli altri, amore che non
è il frutto delle nostre simpatie ma dell’accoglienza dell’amore di Cristo.
Possiamo amarci gli uni gli altri con l’amore che Cristo ci ha donato.
Siamo fatti capaci di amare, donando noi stessi nella concretezza.
Gesù è molto concreto, l’amore verso di Lui significa vivere le sue parole,
i suoi insegnamenti, la sua dottrina.
Quanta scollatura vedo in me tra la fede che proclamo e la fede che vivo!
Quanta abissale lontananza tra la nostra appartenenza al cattolicesimo
e la nostra vita poco evangelica.
Osserviamo la sua Parola, meditiamola, mettiamola al centro, nel cuore,
perché diventi essenziale nella nostra vita, che possa essere la bussola della
nostra navigazione.
Senza interpretare la Parola riducendola ad una cosa vaga, non piegandola
ad una asfittica visione socio-culturale ma accogliendola con la forza
sferzante, con l’energia potente che emana l’incontro con Cristo.
Lasciamo che il Vangelo contagi le nostre scelte, le nostre città, le nostre
economie, il nostro invivibile mondo del lavoro.
La prima comunità affronta un dilemma grave, occorre essere ebrei per
diventare cristiani?
Giacomo e la comunità di Gerusalemme spingono in questa direzione, Paolo
e Barnaba, al contrario affermano che Gesù è venuto per ogni uomo, e lo
dimostra il fatto di vedere la Parola convertire il cuore dei pagani.
Lo scontro è duro, ma leale, a Gerusalemme gli apostoli discutono rudemente
e, alla fine, danno ragione a Paolo.
Questo è lo stile dell’essere Chiesa, decidere insieme nel rispetto dei propri
ministeri e carismi, ascoltando il suggerimento dello Spirito.
Questo è lo stile delle nostre comunità che prendono a cuore i problemi e
cercano le soluzioni non a partire dall’emozione o dalle proprie opinioni,
ma alla continua ricerca della volontà del Maestro.
Ecco: “Vi do la mia pace, non come la dà il mondo”, il confine del male e del
bene è nel nostro cuore, il nemico è dentro di noi, non fuori, e la prima autentica
pacificazione deve avvenire nel nostro intimo con noi stessi, la nostra violenza
e la nostra rabbia, la parte oscura che i discepoli chiamano “peccato”.
I cristiani, spesso, quando parlano di pace, pensano al cimitero!
Una scorretta e parziale visione di fede, là dove il cristianesimo è fiacca e
svogliata appartenenza ad una serie di credenze e di gesti rituali, parla di pace
il primo novembre, pensando ai nostri defunti che riposano “in pace” (e che
devono fare, ballare la samba?).
La pace, secondo la Parola di Gesù, è il primo dono che egli fa, risorto,
apparendo agli impauriti discepoli.
Un cuore pacificato è un cuore saldo, irremovibile, che ha colto il suo posto
nel mondo, che non si spaventa nelle avversità, non si dispera nel dolore,
non si scoraggia nella fatica.
La scoperta di Dio, nella propria vita, l’incontro gioioso con Lui, la percezione
della sua bellezza, la conversione al Signore Gesù riconosciuto come Dio,
suscita nel cuore delle persone una gioia profonda, sconosciuta e diversa da
ogni altra gioia.
È la gioia del sapersi conosciuti, amati e preziosi.
E la scoperta dell’amore di Dio mi apre a scenari nuovi, inattesi, il mondo
ha un destino di bene, un amorevole disegno che, malgrado la fatica della
storia e dell’umanità, confluisce verso Dio.
E in questo progetto io, se voglio, ho un ruolo determinante.
Sono una tessera di un mosaico immenso, grandioso, luminoso, sono parte
di un tutto che realizzo amando e lasciandomi amare.
Scoprire il proprio destino, la propria chiamata intima, la propria vocazione,
mi mette le ali, mi cambia l’umore.
Malgrado i miei limiti, le mie fragilità, le mie paure, posso amare e, amando,
cambia il mondo intorno a me.
Ecco, questa è la pace, sapersi nel cuore di una volontà benefica e salvifica,
scoprirsi dentro il mistero nascosto del mondo.
Credere in questo, adesione alla fede quasi sempre tormentata e sofferta,
non immediata e leggera, dona la pace del cuore.
Io sono amato, voi amici, siamo amati.
Insieme a Dio, se vogliamo, possiamo cambiare il mondo.
Questa pace è pace profonda, pace salda, pace irremovibile, ben diversa dalla
pace del mondo, pace che viene venduta come assenza di guerra o, peggio,
guerra che viene ritenuta necessaria per imporre la pace.
Pace del sapersi amati che permette di affrontare con serenità anche le paure.
Paura del futuro, della malattia, del lavoro precario, del non sapersi amati, paura.
La pace del cuore, dono e conquista, fiamma da alimentare continuamente
alla fiamma del Risorto, aiuta ad affrontare la paura con fiducia, a non avere
il cuore turbato.
Alla fine di questi splendidi giorni di Pasqua, invochiamo il Consolatore,
donato dal Padre, per affrontare la nostra quotidianità con la certezza della
presenza del Signore, giorno dopo giorno, passo dopo passo.
Ma tutto questo è un già e un non ancora, il mondo che vediamo fiorire
porterà frutto solo nel dopo, nell’altrove.
Giovanni guarda alla Chiesa e vede una sposa radiosa e luminosa, adorna,
pronta per il suo sposo, Cristo.
Non perdiamo mai di vista il fatto che tutto ciò che viviamo, vive un senso
di incompletezza, una tensione verso una pienezza che ancora non vediamo,
ma che siamo in grado di incarnare, di sognare, di inseguire, di realizzare
come caparra del Regno.
Perciò, seguiamo la Chiesa, in essa troveremo Cristo e la sua vera pace.
Santa Domenica di pace, amici Fausto.