Quando manca l’attesa.
Quando nella nostra
famiglia, nella nostra vita e nel nostro quotidiano,
cala un velo di tristezza
e, non c’è più niente che ci entusiasmi e tutto
ci sembra banale e
scontato, è in quel momento che ci accorgiamo che
manca qualcosa, qualcosa
che ci dia una scossa, la carica necessaria
per riprendere entusiasmo
e nuovo vigore.
Ma la vera tristezza non è quando, la sera, non
sei atteso da nessuno
al tuo rientro a casa, ma quando tu non attendi
più nulla dalla vita.
E la solitudine più nera, la soffri non quando
trovi il focolare spento,
ma quando non lo vuoi più accendere; neppure per
un eventuale
ospite di passaggio.
Quando pensi, che per te la musica è finita.
E ormai i giochi sono fatti.
E nessun’anima viva verrà a bussare alla tua
porta.
E non ci saranno più né soprassalti di gioia per
una buona notizia, né
attimi di stupore per una improvvisata.
E neppure fremiti di dolore per una tragedia
umana; tanto, non ti
resta più nessuno per il quale tu debba temere.
La vita allora scorre piatta verso un epilogo che
non arriva mai.
Allora bisogna attendere.
Cioè sperimentare il gusto di vivere, nei nostri
ricordi dei momenti
belli, quella gioia che si sprigionava attraverso
la famiglia, gli amici,
Per questo dobbiamo
prendere esempio da Maria, la donna che per
eccellenza si è messa in
attesa.
Si è messa in attesa.
In attesa di Giuseppe,
quando alla sera ritornava stanco dal lavoro e,
gli parlava dei suoi sogni, (allora però non c’era la TV ).
In attesa del giorno che
tutti aspettavamo, la nascita di Cristo, che è
sempre anche la nostra attesa, ma tante volte non
sappiamo riconoscerla.
L’attesa del giorno, l’unico
che Lei avrebbe voluto rimandare, in cui suo
Figlio sarebbe uscito di casa, senza farvi mai più
ritorno.
L’attesa dell’ultimo
rantolo del Figlio inchiodato sul legno.
L’attesa del terzo giorno,
vissuta in veglia solitaria, davanti alla roccia.
L’attesa, lì nel Cenacolo,
al piano superiore, in compagnia dei discepoli,
in attesa dello Spirito Santo.
Vergine in attesa,
all’inizio.
Madre in attesa, alla
fine.
Santa Maria, Vergine
dell’attesa, donaci del tuo olio, perché le
nostre lampade si spengono.
Vedi, le riserve si sono consumate.
Se oggi non sappiamo più attendere, è perché siamo
a corto di speranza.
Santa Maria, donna
dell’attesa, riempi i nostri cuori di nuova
speranza, per saper ancora attendere.
Santa Maria, donna
dell’attesa, conforta il dolore delle madri e delle
famiglie, che hanno visto uscire i loro figli di
casa e, non ci sono più
tornati, perché uccisi da un incidente stradale, perché
sedotti dai richiami
del mondo, perché risucchiati dal turbine delle passioni
o perché travolti
dalle tempeste della vita.
Riempi i silenzi di quelle donne o uomini, che non
sanno più che
farsene dei loro giovani anni.
Perché il lui o la lei, se ne sono andati con un’altro
o un’altra, senza
pensare all’amarezza che hanno lasciato e, senza
contare all’amarezza che
avranno, quando troppo tardi si accorgeranno, di quello che hanno
perso, (la loro famiglia).
Colma di pace il vuoto interiore di tutti quei
giovani che nella vita le hanno
sbagliate tutte e, l’unica attesa che ora hanno è
quella della morte.
Asciuga le lacrime, di
tutte quelle persone che hanno coltivato tanti sogni,
ma che adesso a causa della malattia, se li sono
visti svanire, uno ad uno e,
per questo non hanno più olio per la loro lampada
della speranza.
Maria Vergine dell’attesa,
donaci la volontà della tua attesa, fa che non
manchi mai in noi l’olio della speranza e, che la
vita ci trovi sempre con
la lampada in mano.
Pronti ad accogliere il
Signore che viene a riempirci della sua
Misericordia, Fausto.
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