martedì 31 dicembre 2019

Il Vangelo del Mercoledì 1 Gennaio 2020


Del 8° giorno fra l’ottava di Natale.
Maria Santissima Madre di Dio.
1° Lettura dal libro dei Numeri (6, 22-27)
Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: Così
benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace.
Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».
Parola di Dio.
2° Lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati (4,4-7)
Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da
donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché
ricevessimo l'adozione a figli.
E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito
del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre!
Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (2,16-21) anno A.
In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria
e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia.
E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori.
Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che
avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu
messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse
concepito nel grembo.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
San Capodanno martire.
Un neonato con gli occhi chiusi e i piccoli pugni serrati cerca il seno acerbo
della madre adolescente; un bambino che riceve la visita notturna dei pastori,
loschi personaggi dediti al furto e alla menzogna, una grotta nella pianura della
splendida Betlemme, adibita a rifugio contro il freddo; un giovane e promettente
falegname, finalmente rasserenato dopo una notte travagliata, che cerca cibo
e legna per la propria giovane sposa.
Immagini di Natale, l’inaudito di Dio, il vero volto dell’Altissimo che, per amore,
mette da parte la sua divinità, la sua onnipotenza e diventa accessibile, incontrabile.
Natale è Dio che si racconta, Dio evidente.
In questo clima ci prepariamo ad affrontare la Solennità di Santa Maria madre di Dio.
Un cambio d’anno, un evento banale, in fondo, e che pure la disperata speranza
degli uomini ha riempito di una ritualità laica, fatta di fuochi d’artificio e di brindisi,
con l’augurio che i giorni futuri ci preparino gioia e serenità.
Cristianamente, senza mandarvi di traverso il panettone, vi annuncio che, con molta
probabilità, il 2020 sarà molto simile al 2019, nel bene e nel male.
Nulla di veramente diverso; ci saranno guerre, crisi economiche, piccole o grandi
riprese, eventi gioiosi a livello personale per alcuni sarà un anno di grazia, per altri
di disgrazia, di lutti e di malattia.
È statistico, non possiamo certo immaginare qualcosa di radicalmente diverso.
Eppure l’uomo avverte in sé il bisogno di sperare in un futuro migliore,
diverso, alternativo.
Un futuro cristiano, in fondo.
Per i cristiani il tempo è sacro, da quando Dio lo abita.
Il tempo, la storia, la mia e la vostra storia, non consiste in una serie di avvenimenti
che si susseguono senza senso ma, al contrario, il tempo diventa lo spazio che ci
è dato per realizzare il progetto che Dio ha su di noi, un ritaglio di infinito in cui
diventare uomo e donna.
Certo, ci sono anni più belli, fatti di soddisfazioni lavorative, di gioie immense
come la nascita di un figlio, ed altri più difficili in cui sperimentiamo il fallimento
affettivo o il lutto di una persona cara.
Entrambi sono abitati dalla tenerezza di Dio, questo è il messaggio della festa
di oggi per noi credenti.
L’augurio migliore che vi posso fare per il nuovo anno è quello formulato
dalla benedizione del libro dei Numeri che abbiamo letto; vi auguro che, nel
corso dei prossimi mesi, Dio faccia splendere il suo volto su di voi.
Un Dio sorridente e amorevole.
Far splendere il volto, splendido semitismo che indica il sorriso di una persona;
quando sorridiamo il nostro volto si illumina.
Questo vi auguro, cordialmente, amici, qualunque cosa accada in questi
mesi, che possiate cogliere il volto sorridente di Dio nella vostra vita.
Dio sorride, ovvio.
Chi ama, anche nelle avversità, sorride.
Il volto di Dio sorridente ci viene svelato dal neonato Gesù.
Dio sorride, non è imbronciato, né impenetrabile, né scostante, né innervosito.
Dio sorride, sempre.
Il problema, semmai, siamo noi.
Nei momenti di fatica e di dolore non guardiamo verso Dio, siamo travolti
dall’emozione, non riconosciamo in Dio nessun sorriso.
Non aspettiamoci che Dio ci risolva i problemi, né che ci appiani la
vita o ce la semplifichi.
La vita è mistero e come tale va accolta e rispettata e al discepolo la
sofferenza non è evitata.
Ma se Dio ci sorride, sempre, significa che esiste un trucco che non vediamo,
una ragione che ignoriamo, un orizzonte oltre, altro, e allora meglio fidarci.
Qualunque cosa succeda nella nostra vita, quest’anno, che Dio ci sorrida, amici.
Per accorgersi del sorriso di Dio occorre imitare l’adolescente Maria.
Maria, che festeggiamo con il titolo di “Madre di Dio”, è turbata dai troppi
eventi che hanno caratterizzato l’ultima settimana; il parto in solitudine,
l’essere lontana dalla sua casa, la sistemazione più che provvisoria, la visita
dei loschi pastori. Cosa fa?
Serba tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
Meglio, Luca scrive che “prendeva i vari pezzi e cercava di ricomporli”.
Manca un centro nella nostra vita, siamo travolti dalla vita vissuta.
Come il bucato ammucchiato nella bacinella, ci serve un filo a cui appendere
tutte le cose ad asciugare.
Questo centro unificatore che è la fede ci è prezioso.
Perché non assumerci l’impegno in questo 2020 che inizia, di ripartire da Dio,
di mettere l’ascolto della Parola e la meditazione al centro della nostra giornata?
Solo così ci accorgeremo che Dio ci sorride.
Il primo gennaio, infine, da molti anni è dedicato alla preghiera per la pace.
Noi pacifisti siamo quasi disillusi da tutto ciò che accade; violenza, guerre,
arroganza, un’economia che alimenta ingiustizia, l’uomo sembra non imparare
dalla propria storia, dai propri errori, forse non cambierà mai.
La lezione che ci viene dalla fede è semplice; solo un cuore pacificato può
diventare pacifista.
Il pacifismo cristiano non è una moda da cavalcare, un atteggiamento istintivo,
ma la scelta consapevole di chi ha incontrato la pace profonda che solo l’amore
di Dio può dare.
Sono pacifista perché Dio ha convertito la mia violenza e la mia rabbia e se,
talora, l’uomo vecchio emerge nelle mie azioni e in me, so che Dio solo è
all’origine dell’accoglienza e della tolleranza.
Per accorgermi di questo devo continuamente convertire il mio cuore; troppa
gente usa Dio per giustificare le proprie scelte di violenza.
Buon anno, allora.
Buon anno, amici.
Dio fa nuove tutte le cose, ci vuole tra i suoi discepoli, vuole amarci.
Lasciatevi raggiungere, ve ne prego.
Buon San Capodanno martire, amici, Fausto.

lunedì 30 dicembre 2019

Il Vangelo del Martedì 31 Dicembre 2019


7° giorno fra l’ottava di Natale.
S. Silvestro 1° papa.
1° Lettura dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (2,18-21)
Figlioli, è giunta l'ultima ora.
Come avete sentito dire che l'anticristo deve venire, di fatto molti
anticristi sono già venuti.
Da questo conosciamo che è l'ultima ora.
Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero
rimasti con noi; sono usciti perché fosse manifesto che non tutti sono dei nostri.
Ora voi avete ricevuto l'unzione dal Santo, e tutti avete la conoscenza.
Non vi ho scritto perché non conoscete la verità, ma perché la conoscete e perché
nessuna menzogna viene dalla verità.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-18) anno pari.
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle
tenebre e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti
credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo
non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli
che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né
da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo
contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal
Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui
che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero
per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno
del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Ultimo giorno dell’anno; è tempo di fare dei bilanci.
Possiamo giudicare la nostra vita da molti punti di vista; dai successi lavorativi,
dalle relazioni che abbiamo intessuto, dalle esperienze positive che abbiamo fatto.
La Chiesa, birichina, ci propone di giudicarla dal di dentro, dal punto di vista di Dio.
Gli aventi, lo sappiamo, si susseguono più o meno uguali; ci sono degli anni più
fortunati ed altri meno; alcuni passati in gioia e letizia ed altri segnati dalla
malattia e dal lutto; è inevitabile che sia così.
Una vita non si giudica dai risultati concreti ma dal desiderio di amare.
Saremo giudicati sull’amore, sulla capacità concreta di porre dei gesti di
comunione, di benevolenza, di perdono, l’amore concreto, quello che riusciamo
a dare attraverso e nonostante i nostri limiti.
Portiamo in noi un infinito desiderio di bene che difficilmente realizziamo,
ma se non ci scoraggiamo, se riusciamo a farlo crescere giorno per giorno,
riusciremo a vivere una vita davvero significativa.
Magari non sarà facile, ma la preghiera ci può dare una mano.
Ed allora amici, cerchiamo di finire questo anno in serenità pieni di amore,
ed aspettiamo il nuovo anno che verrà nella pace di Cristo Signore.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

domenica 29 dicembre 2019

Il Vangelo del Lunedì 30 Dicembre 2019


6° giorno fra l’ottava di Natale.
1° Lettura dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (2,12-17)
Scrivo a voi, figlioli, perché vi sono stati perdonati i peccati in virtù del suo nome.
Scrivo a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è da principio.
Scrivo a voi, giovani, perché avete vinto il Maligno.
Ho scritto a voi, figlioli, perché avete conosciuto il Padre.
Ho scritto a voi, padri, perché avete conosciuto colui che è da principio.
Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti e la parola di Dio rimane in voi
e avete vinto il Maligno. Non amate il mondo, né le cose del mondo!
Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello
che è nel mondo-la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi
e la superbia della vita-non viene dal Padre, ma viene dal mondo.
E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio
rimane in eterno!
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca (2,36-40) anno pari.
[Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.]
C'era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser.
Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo
matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni.
Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 
Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino
a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno
in Galilea, alla loro città di Nàzaret.
Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Una donna rimasta vedova in giovane età che passa il suo tempo dando una
mano alle faccende domestiche (le uniche concesse ad una donna!) nel
ricostituito tempio di Gerusalemme.
È bellissimo il fatto che fra i pochi che accolgono Dio ci siano proprio loro!
Le tante “Anna” che ancora tengono duro e che garantiscono un minimo di
continuità con il passato.
Il Signore non ha la puzza sotto il naso, non vuole la novità a tutti i costi,
non vuole accanto a sé solo persone dinamiche e giovani; anche le persone
anziane sanno vivere con verità la grande novità della nascita di Dio.
Così il Signore ci è accanto in ogni momento della nostra vita.
Allora, sorelle e fratelli anziani che, come Simeone e Anna frequentate
assiduamente il tempio, sappiate che la vostra e la nostra presenza e il nostro
servizio sono preziosi agli occhi di Dio.
Dimoriamo nella fede e nella gioia Natalizia, facendoci aiutare dalla preghiera.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.

sabato 28 dicembre 2019

Il Vangelo di Domenica 29 Dicembre 2019


Ottava di Natale.
Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe.
1° Lettura dal libro del Siràcide (3,3-7.14-17a)
Il Signore ha glorificato il padre al di sopra dei figli e ha stabilito il diritto
della madre sulla prole.
Chi onora il padre espìa i peccati e li eviterà e la sua preghiera quotidiana
sarà esaudita.
Chi onora sua madre è come chi accumula tesori.
Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli e sarà esaudito nel giorno della
sua preghiera.
Chi glorifica il padre vivrà a lungo, chi obbedisce al Signore darà consolazione
alla madre.
Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia, non contristarlo durante la sua vita.
Sii indulgente, anche se perde il senno, e non disprezzarlo, mentre tu sei nel
pieno vigore.
L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata, otterrà il perdono dei peccati,
rinnoverà la tua casa.
Parola di Dio.
2° Lettura dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossèsi (3,12-21)
Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi di sentimenti di tenerezza, di
bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda
e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei
riguardi di un altro.
Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi.
Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto.
E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati
in un solo corpo.
E rendete grazie!
La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza.
Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti
ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori.
E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del
Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.
Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore.
Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza.
Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore.
Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (2,13-15.19-23) anno A.
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno
a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi
in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il
bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto,
dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato
detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto
e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele;
sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino».
Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele.
Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo
padre Erode, ebbe paura di andarvi.
Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare
in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per
mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Festa della famiglia, recita la liturgia.
Festa della mia famiglia, aggiungo io.
Della famiglia concreta, oggettiva, reale da cui provengo o che ho formato
o che desidero formare.
E, di questi tempi, stride e fa riflettere questa festa, una quasi provocazione
che vola alto sopra le nostre beghe politiche e sociali, che infonde vigore ed
energia alla nostra quotidianità, che ridà spessore al nostro Natale.
Che ci piaccia o no la famiglia è e resta il cuore del nostro percorso di vita,
della nostra educazione, spesso è all’origine di molta sofferenza, di qualche
delusione e, grazie al cielo, di immensa gioia.
Fa sorridere che Dio abbia voluto sperimentare l’esperienza famigliare.
Fa riflettere che, per farlo, abbia scelto una famiglia così sfortunata e complicata.
Stupisce che la Chiesa si ostini a proporre questa famiglia come modello, dove
la coppia vive nell’astinenza, il figlio è la presenza del Verbo di Dio, e i coniugi
si ritrovano a scappare a causa della improvvida notorietà del neonato.
Ma non è nella diversità che vogliamo seguire Maria e Giuseppe, ma nella loro
concretezza di coppia, che vede la propria vita ribaltata dall’azione di Dio e dal
delirio degli uomini, nella loro capacità di mettersi da parte, sul serio, senza ricatti,
senza patemi, per inserirsi in un progetto più grande, quello che Dio ha sul mondo.
Tutti abbiamo dei sogni, dei desideri, alcuni istintivi, infantili, altri profondi e adulti.
Maria e Giuseppe, per conto loro, avevano il progetto di stare insieme, di mettere
su famiglia; un buon lavoro onesto da artigiano per il falegname, una vita dedita
all’organizzazione quotidiana per la bella Maria.
Poi Dio ha avuto bisogno di loro, e la loro vita si è capovolta.
Durante la notte di Natale siamo stati travolti dal clima di tenerezza e di
consolazione che si respirava.
È bello e giusto che sia così, bello immaginare gli angeli con l’arpa e i pastori in
ginocchio davanti alla mangiatoia.
Ma l’indomani mattina degli angeli non c’era più nessuna traccia.
Quest’anno, il giorno di Natale, rientrando dalla messa della notte, un pò intontito
dal sonno, riflettevo su come si era svegliato quella mattina Giuseppe.
Me lo vedevo, stropicciato dalla notte, cercare di accendere il fuoco e poi chiedere
del latte di capra al vicino, e mentalmente organizzare il rientro a casa senza
danni per il bambino.
Me lo vedevo, quel ragazzo concreto, diventato grande di colpo, cercare di far
fronte alle tante piccole necessità di un neonato e di una puerpera.
Sorridevo, ripercorrendo il difficile percorso della famiglia di Nazareth costretta
a scappare in Egitto.
Chissà quante volte Giuseppe si sarà chiesto cosa stava succedendo!
Non era forse quello il figlio di Dio?
Ma dov’era Dio in tutto quello che stava succedendo?
La prima riflessione in questa festa deriva proprio dal tran-tran quotidiano
che Maria e Giuseppe vivono.
Siamo-ahimè-abituati a considerare il tempo diviso in feriale e festivo.
Altro è lo scorrere ripetitivo e noioso dei giorni, altro è l’evento cui ci prepariamo
con gioia intensa; altra la fatica del lavoro altra l’ebbrezza delle ferie estive.
Così nella fede; la Domenica, se riusciamo, ritagliamo cinquanta minuti di
Messa e poi, in settimana, siamo travolti dagli impegni.
Nazareth ci insegna che Dio viene ad abitare in casa, che nella quotidianità e
nella ripetitività dei gesti possiamo realizzare il Regno, fare un’esperienza
mistica, crescere nella conoscenza di Dio.
Possiamo (sul serio!) elaborare una teologia del pannolino, un trattato mistico
dei compiti dei figli, un percorso spirituale della rateizzazione del mutuo.
La straordinaria novità del cristianesimo è-appunto-la sua assoluta ordinarietà.
Coppie che avete un figlio primogenito; la vostra fatica e le notti insonni,
il rapporto faticoso tra voi a causa della stanchezza e le preoccupazioni,
sono le stesse di Maria e Giuseppe.
Amici che vivete problemi al lavoro; anche Giuseppe ha passato notti agitate
prima di chiedere un mutuo, per poter allargare la bottega da falegname.
Donne che avete consacrato la vostra vita ai figli; anche Maria ha avuto un
velo di tristezza negli occhi quando ha visto il suo primo capello bianco.
Dio ha deciso di abitare la banalità, di colmare lo scorrere dei giorni.
Maria e Giuseppe vedono il Mistero di Dio che gattona e cerca di fare i primi
passi barcollando, che passa le notti piangendo per la nascita di un dentino.
Mi sono chiesto cento volte quanta fede hanno dovuto avere questi genitori
per dirsi che quel bambino, identico a tutti i bambini, era davvero il Figlio di Dio.
Giuseppe spesso guardava, alla fine della giornata, la sua verginale sposa,
imbarazzato per l’immensità della sua fede, sentendosi un poco inadatto a tanta
meravigliosa tenacia.
Maria, quando portava il caffè a metà mattinata a Giuseppe con i capelli ricci
pieni di trucioli, benediceva in cuor suo il Signore per avergli dato un
compagno così semplice e vero.
La Santa Famiglia ci invita a guardare gli altri membri della famiglia con
uno sguardo di fede e di luce, scovando il Mistero nascosto nelle persone che
pensiamo statiche e immutabili.
Non so dire molto altro della famiglia.
Ma so dire qualcosa di più sull’amore.
In questi lunghi anni ho incontrato tante persone che mi hanno confidato
le loro pene, le loro sofferenze, le loro pene e le loro paure.
E quest’anno ho voluto inserire tutte le loro confidenze, commentandole in
una Via Crucis, è stato fantastico.
Sono assolutamente certo della verità del Vangelo riguardo al profondo
desiderio, che ogni essere umano porta con sé, di essere amato e di amare.
Ma quanto è difficile realizzare questo amore!
Tutti vorremmo l’amore per la vita e poter amare con intensità e forza.
Ma ci scontriamo con i nostri e gli altrui limiti, con le vicissitudini della vita,
come Maria e Giuseppe.
Ho incontrato coppie che vivono con intensità “dando un 10 alla loro storia”.
Ma mi sono accorto che sono molte di più le coppie che non realizzano il
massimo, dando al loro rapporto molto meno di “dieci”.
E ho incontrato persone che vivono il loro amore ampiamente al di sotto della
sufficienza, persone sole che si dichiarano “non classificate”.
Desideriamo talmente amare da accettare situazioni strane, incomplete, che
portano in sé una forte componente di dolore.
La buona notizia, amici, è che Dio lo sa, e ci ama.
A molti solo l’amore di Dio non basta o desiderano vederlo espresso nel volto
di un compagno o di un figlio.
La buona notizia è che, con il Natale, con l’incarnazione, anche Dio ora
conosce il desiderio umanissimo di amare e di essere amato.
Se anche il Signore ha voluto far parte di una famiglia, deve essere veramente
bello avere una famiglia, Santa Domenica della Famiglia amici, Fausto.

venerdì 27 dicembre 2019

Il Vangelo del Sabato 28 Dicembre 2019


Ottava di Natale.
Santi Innocenti martiri.
1° Lettura dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1,5-2,2)
Figlioli miei, questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che noi vi
annunciamo: Dio è luce e in lui non c'è tenebra alcuna.
Se diciamo di essere in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, siamo
bugiardi e non mettiamo in pratica la verità.
Ma se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli
uni con gli altri, e il sangue di Gesù, il Figlio suo, ci purifica da ogni peccato.
Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi.
Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci e
purificarci da ogni iniquità.
Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola
non è in noi.
Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha
peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto.
È lui la vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri,
ma anche per quelli di tutto il mondo.
Parola di Dio.
Dal Vangelo secondo Matteo (2,13-18) anno pari.
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno
a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi
in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il
bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto,
dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato
detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall'Egitto ho chiamato il mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò
e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo
territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva
appreso con esatezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande: Rachele
piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più».
Parola del Signore.
Riflessione personale sul Vangelo di oggi.
La vita di Gesù, sin dai primi mesi, è tutt’altro che facile.
Egli è costretto a fuggire come un profugo, lontano dalla sua patria, perché la
furia omicida del monarca si sta per abbattere sulla sua terra.
Così è da sempre; sono sempre gli innocenti che pagano la follia dei potenti,
(anche ai giorni nostri, Bibbiano e non solo ce l’abbiamo sotto gli occhi).
Eppure, Dio sa e conosce quando è il momento di manifestare la sua giustizia.
Ci vuole fede, è vero, per non perdersi di fronte a tanto dolore innocente; allora,
è necessario tenere sempre gli occhi puntati su Gesù e sulla sua vicenda, per essere
capaci di interpretare la storia e le ingiustizie che spesso ci sembra di vedere
attorno a noi.
Se anche noi abbiamo dovuto subire tali ingiurie, non dobbiamo temere; Gesù
sarà il nostro giusto giudice, per questo dobbiamo pregare.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il
tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua
volontà come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri
debitori, e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male. Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto
del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori,
adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora, e sempre,
nei secoli dei secoli. Amen.
Buona giornata, Fausto.