Il Vangelo di Domenica 7 Maggio 2017.
1° Lettura dagli Atti degli Apostoli (2,14a.36-41)
2° Lettura dalla prima lettera di san Paolo apostolo (2,20b-25)
Dal Vangelo secondo Giovanni (10,1-10) anno A
In quel tempo, Gesù disse: "In verità, in verità io vi dico; chi non
entra nel recinto delle pecore dalla, ma vi sale da un'altra parte,
è un ladro e un brigante.
Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce; egli chiama
le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori.
E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse,
e le pecore lo seguono perchè conoscono la sua voce.
Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perchè
non conoscono la voce degli estranei". e uscirò e troverà pascolo.
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi no capirono di che
cosa parlava loro,
Allora Gesù disse loro di nuovo: "In verità, in verità io vi dico; io sono
la porta delle pecore.
Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le
pecore non li hanno ascoltati.
Io sono la porta; se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà
e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono
venuto perchè abbiate la vita e l'abbiano in abbondanza".
Parola del Signore.
riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Pasqua: cinquanta giorni per accorgerci della resurrezione del Maestro.
Tranquilli: anche per gli apostoli è stata dura; siamo così abituati
a fermarci al venerdì santo (ricordate i discepoli di Emmaus?) da
avere bisogno di tempo per accorgerci che il Signore è vivo.
Anche noi rischiamo di andare al sepolcro per imbalsamare Dio, e
abbiamo bisogno di molta fede per riconoscerlo nello spezzare il pane.
Alla luce della Pasqua gli apostoli rileggono le parole del Maestro,
che ora hanno un significato inatteso e luminoso: il Signore si presenta
come un buon Pastore, che conosce e ama le sue pecore, le chiama
ad una ad una e le pecore lo riconoscono e lo seguono. Non un pastore qualunque, né un imprenditore agricolo che tiene gli
animali chiusi in stalla in allevamento intensivo o cose del genere,
no: un pastore buono, cioè efficace.
Gesù insiste: egli vuole dare la vita in abbondanza.
Gli altri pastori, in realtà, non vengono riconosciuti, le pecore diffidano
della loro voce.
I discepoli, sul momento, non capiscono: Gesù dice di essere una
porta d'ingresso, attraverso di lui si arriva alla felicità.
Che bello, amici!
Prendiamo sul serio questa Parola.
Cominciamo dalle note dolenti: chi o che cosa è pastore della mia vita?
Chi la conduce e dove mi conduce?
Non scherziamo su questo, si tratta della nostra felicità!
Subito, credo, viene da rispondere: "io non ho pastori, me la cavo
da solo, sono libero e adulto. " Andiamo!
Pastore può essere la mia carriera professionale, il giudizio degli altri,
i miei appetiti, i miei sentimenti, se guardiamo bene scopriamo che
dietro ogni nostra azione esiste qualcosa o qualcuno che ci ispira.
Spesso, troppo spesso, siamo condotti dai bisogni suscitati dal
mercato: cerco di apparire più piacevole, di essere più alla moda,
di farmi accettare.
E' normale, in parte giusto.
Ma ai discepoli, a coloro che sulla loro strada hanno incontrato il
Risorto, a coloro che hanno superato la tristezza (ricordate? La gioia
cristiana è una tristezza superata!), il Signore chiede di non seguire
i falsi profeti, di saper distinguere le voci suadenti di chi la felicità
la vende, di chi ti chiede adesione ad un sogno improbabile da chi
la vita vera- in abbondanza- te la dona.
Scherzo a volte, ma viviamo in un mondo in cui per essere felici basta poco,
e sembra che tutti ne conoscano la via: bellezza, fisicità, intelligenza,
salute, lavoro, soldi tanti soldi.
Pensate che c'è gente che addirittura ci crede!
Gente che passa la vita a dire che la ragione della propria infelicità è di
non essere sufficientemente magro o alto o modesto nei guadagni. Sicuri? Gesù pretende di proporre una vita vera, di essere la porta attraverso
cui passare per raggiungere la felicità vera.
Vi annuncio solennemente: io ho scelto.
Voglio che sia solo il Maestro, che mi conosce per nome e di cui ormai
riconosco la voce, a guidarmi nelle strade della vita.
Voglio rispondere ad una chiamata, capire quale progetto di vita il Signore
ha su di me, quale tassello nel mosaico della creazione io rappresento.
Una delle cose più belle del diventare cristiani è proprio la percezione
di essere parte essenziale di un grande sogno d'amore, e di poter
contribuire a realizzarlo!
Avete mai pensato la ragione per cui esistete?
Quale missione dovete compiere negli anni della vostra vita?
Perchè, altro è volersi bene e costruire una famiglia, altro percepire
questo gesto come chiamata e vocazione, abbiamo urgente bisogno
di fratelli e sorelle che nella semplicità, sostenuti dal Maestro e dalla
comunità, si amino come Cristo ama la Chiesa.
Buona cosa è aiutare gli altri, diverso è lasciare tutto e partire a
condividere con i più poveri, in nome di Cristo, speranze e sogni.
Infine abbiamo bisogno di pastori secondo il cuore di Dio: uomini che
dedichino la loro vita a servizio dell'annuncio e della costruzione di
comunità, come gli apostoli.
Mancano preti?
No: manca la fede, manca il coraggio di capire a cosa "serve" un prete
oggi, mancano comunità vive e dinamiche che spingano un giovane a
dedicare le proprie forze e le proprie povertà a quel pezzo di regno in
mezzo alla gente che è la parrocchia.
Buona Domenica amici, dal Santuario dell'Amore Misericordioso Fausto.
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