sabato 6 maggio 2017


Il Vangelo di Domenica 7 Maggio 2017.
1° Lettura dagli Atti degli Apostoli (2,14a.36-41)
2° Lettura dalla prima lettera di san Paolo apostolo (2,20b-25)
Dal Vangelo secondo Giovanni (10,1-10) anno A
In quel tempo, Gesù disse: "In verità, in verità io vi dico; chi non 
entra nel recinto delle pecore dalla, ma vi sale da un'altra parte, 
è un ladro e un brigante.
Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce; egli chiama 
le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori.
E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, 
e le pecore lo seguono perchè conoscono la sua voce.
Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perchè 
non conoscono la voce degli estranei". e uscirò e troverà pascolo.
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi no capirono di che 
cosa parlava loro,
Allora Gesù disse loro di nuovo: "In verità, in verità io vi dico; io sono 
la porta delle pecore.
Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le 
pecore non li hanno ascoltati.
Io sono la porta; se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà 
e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono 
venuto perchè abbiate la vita e l'abbiano in abbondanza".
Parola del Signore.
riflessione personale sul Vangelo di oggi.
Pasqua: cinquanta giorni per accorgerci della resurrezione del Maestro. 
Tranquilli: anche per gli apostoli è stata dura; siamo così abituati 
a fermarci al venerdì santo (ricordate i discepoli di Emmaus?) da 
avere bisogno di tempo per accorgerci che il Signore è vivo. 
Anche noi rischiamo di andare al sepolcro per imbalsamare Dio, 
abbiamo bisogno di molta fede per riconoscerlo nello spezzare il pane. 
Alla luce della Pasqua gli apostoli rileggono le parole del Maestro, 
che ora hanno un significato inatteso e luminoso: il Signore si presenta 
come un buon Pastore, che conosce e ama le sue pecore, le chiama 
ad una ad una e le pecore lo riconoscono e lo seguono.                                                           Non un pastore qualunque, né un imprenditore agricolo che tiene gli 
animali chiusi in stalla in allevamento intensivo o cose del genere, 
no: un pastore buono, cioè efficace. 
Gesù insiste: egli vuole dare la vita in abbondanza. 
Gli altri pastori, in realtà, non vengono riconosciuti, le pecore diffidano 
della loro voce. 
I discepoli, sul momento, non capiscono: Gesù dice di essere una 
porta d'ingresso, attraverso di lui si arriva alla felicità.                 
Che bello, amici! 
Prendiamo sul serio questa Parola. 
Cominciamo dalle note dolenti: chi o che cosa è pastore della mia vita? 
Chi la conduce e dove mi conduce? 
Non scherziamo su questo, si tratta della nostra felicità! 
Subito, credo, viene da rispondere: "io non ho pastori, me la cavo 
da solo, sono libero e adulto. " Andiamo! 
Pastore può essere la mia carriera professionale, il giudizio degli altri, 
i miei appetiti, i miei sentimenti, se guardiamo bene scopriamo che 
dietro ogni nostra azione esiste qualcosa o qualcuno che ci ispira. 
Spesso, troppo spesso, siamo condotti dai bisogni suscitati dal 
mercato: cerco di apparire più piacevole, di essere più alla moda, 
di farmi accettare. 
E' normale, in parte giusto.         
Ma ai discepoli, a coloro che sulla loro strada hanno incontrato il 
Risorto, a coloro che hanno superato la tristezza (ricordate? La gioia 
cristiana è una tristezza superata!), il Signore chiede di non seguire 
i falsi profeti, di saper distinguere le voci suadenti di chi la felicità 
la vende, di chi ti chiede adesione ad un sogno improbabile da chi 
la vita vera- in abbondanza- te la dona. 
Scherzo a volte, ma viviamo in un mondo in cui per essere felici basta poco, 
e sembra che tutti ne conoscano la via: bellezza, fisicità, intelligenza, 
salute, lavoro, soldi tanti soldi. 
Pensate che c'è gente che addirittura ci crede! 
Gente che passa la vita a dire che la ragione della propria infelicità è di 
non essere sufficientemente magro o alto o modesto nei guadagni. Sicuri?                             Gesù pretende di proporre una vita vera, di essere la porta attraverso 
cui passare per raggiungere la felicità vera. 
Vi annuncio solennemente: io ho scelto. 
Voglio che sia solo il Maestro, che mi conosce per nome e di cui ormai 
riconosco la voce, a guidarmi nelle strade della vita. 
Voglio rispondere ad una chiamata, capire quale progetto di vita il Signore 
ha su di me, quale tassello nel mosaico della creazione io rappresento. 
Una delle cose più belle del diventare cristiani è proprio la percezione 
di essere parte essenziale di un grande sogno d'amore, e di poter 
contribuire a realizzarlo! 
Avete mai pensato la ragione per cui esistete? 
Quale missione dovete compiere negli anni della vostra vita? 
Perchè, altro è volersi bene e costruire una famiglia, altro percepire 
questo gesto come chiamata e vocazione, abbiamo urgente bisogno 
di fratelli e sorelle che nella semplicità, sostenuti dal Maestro e dalla 
comunità, si amino come Cristo ama la Chiesa. 
Buona cosa è aiutare gli altri, diverso è lasciare tutto e partire a 
condividere con i più poveri, in nome di Cristo, speranze e sogni. 
Infine abbiamo bisogno di pastori secondo il cuore di Dio: uomini che 
dedichino la loro vita a servizio dell'annuncio e della costruzione di 
comunità, come gli apostoli. 
Mancano preti? 
No: manca la fede, manca il coraggio di capire a cosa "serve" un prete 
oggi, mancano comunità vive e dinamiche che spingano un giovane a 
dedicare le proprie forze e le proprie povertà a quel pezzo di regno in 
mezzo alla gente che è la parrocchia. 
Buona Domenica amici, dal Santuario dell'Amore Misericordioso Fausto.

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