sabato 31 agosto 2024

Il Vangelo di Domenica 1 Settembre 2024

 

Della 22° Domenica del Tempo Ordinario.

Sant' Egidio, Abate.

Prima Lettura

Non aggiungerete nulla a ciò che io vi

comando; osserverete i comandi del Signore.

Dal libro del Deuteronòmio (4,1-2.6-8)

Mosè parlò al popolo dicendo: «Ora,

Israele, ascolta le leggi e le norme che

io vi insegno, affinché le mettiate in

pratica, perché viviate ed entriate in

possesso della terra che il Signore,

Dio dei vostri padri, sta per darvi.

Non aggiungerete nulla a ciò che io vi

comando e non ne toglierete nulla; ma

osserverete i comandi del Signore,

vostro Dio, che io vi prescrivo.

Le osserverete dunque, e le metterete in

pratica, perché quella sarà la vostra

saggezza e la vostra intelligenza agli

occhi dei popoli, i quali, udendo parlare

di tutte queste leggi, diranno: “Questa

grande nazione è il solo popolo saggio

e intelligente”.

Infatti quale grande nazione ha gli dèi

così vicini a sé, come il Signore, nostro

Dio, è vicino a noi ogni volta che

lo invochiamo?

E quale grande nazione ha leggi e norme

giuste come è tutta questa legislazione

che io oggi vi do?».

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale dal Sal 14 (15)

Ripetiamo. Chi teme il Signore

abiterà nella sua tenda.

 

Colui che cammina senza colpa,

pratica la giustizia e dice la verità

che ha nel cuore, non sparge

calunnie con la sua lingua. R.

 

Non fa danno al suo prossimo

e non lancia insulti al suo vicino.

Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,

ma onora chi teme il Signore. R.

 

Non presta il suo denaro a usura

e non accetta doni contro l’innocente.

Colui che agisce in questo modo

resterà saldo per sempre. R.

 

Seconda Lettura

Siate di quelli che mettono in pratica la Parola.

Dalla lettera di san Giacomo

apostolo (1,17-18.21b-22.27)

Fratelli miei carissimi, ogni buon regalo

e ogni dono perfetto vengono dall’alto

e discendono dal Padre, creatore della

luce: presso di lui non c’è variazione

né ombra di cambiamento.

Per sua volontà egli ci ha generati per

mezzo della parola di verità, per essere

una primizia delle sue creature.

Accogliete con docilità la Parola che

è stata piantata in voi e può portarvi

alla salvezza.

Siate di quelli che mettono in pratica

la Parola, e non ascoltatori soltanto,

illudendo voi stessi.

Religione pura e senza macchia davanti

a Dio Padre è questa: visitare gli orfani

e le vedove nelle sofferenze e non

lasciarsi contaminare da questo mondo.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

 

Per sua volontà il Padre ci ha generati

per mezzo della parola di verità,

affinché noi siamo come una primizia

delle sue creature. (Gc 1,18)

 

Alleluia, alleluia.

 

Vangelo

Trascurando il comandamento di Dio,

voi osservate la tradizione degli uomini.

Dal Vangelo secondo Marco

(7,1-8.14-15.21-23) anno B.

In quel tempo, si riunirono attorno a

Gesù i farisei e alcuni degli scribi,

venuti da Gerusalemme.

Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli

prendevano cibo con mani impure, cioè

non lavate-i farisei infatti e tutti i Giudei

non mangiano se non si sono lavati

accuratamente le mani, attenendosi alla

tradizione degli antichi e, tornando dal

mercato, non mangiano senza aver fatto

le abluzioni, e osservano molte altre cose

per tradizione, come lavature di bicchieri,

di stoviglie, di oggetti di rame e di letti-,

quei farisei e scribi lo interrogarono:

«Perché i tuoi discepoli non si comportano

secondo la tradizione degli antichi, ma

prendono cibo con mani impure?».

Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato

Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:

“Questo popolo mi onora con le labbra,

ma il suo cuore è lontano da me.

Invano mi rendono culto, insegnando

dottrine che sono precetti di uomini”.

Trascurando il comandamento di Dio,

voi osservate la tradizione degli uomini».

Chiamata di nuovo la folla, diceva loro:

«Ascoltatemi tutti e comprendete bene!

Non c’è nulla fuori dell’uomo che,

entrando in lui, possa renderlo impuro.

Ma sono le cose che escono dall’uomo

a renderlo impuro».

E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di

dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini,

escono i propositi di male: impurità, furti,

omicidi, adultèri, avidità, malvagità,

inganno, dissolutezza, invidia, calunnia,

superbia, stoltezza.

Tutte queste cose cattive vengono fuori

dall’interno e rendono impuro l’uomo».

Parola del Signore.

Meditazione personale sul Vangelo di oggi.

Da chi andremo, Signore?

Dopo l’estenuante riflessione scaturita

dalla moltiplicazione dei pani e dei pesci

nel Vangelo di Giovanni siamo arrivati

ad un bivio; lo vogliamo davvero

un Dio così?

Come Pietro siamo stati invitati ad andare

all’essenziale della nostra fede, a chiederci

se esiste, nella nostra vita, una concreta

possibilità di vivere senza Cristo.

Siamo finalmente usciti dal pantano

teologico di Giovanni per entrare nel

vespaio di concretezza di Marco;

forse era meglio prima!

Un aspetto lega, però, i due autori; la

descrizione di un Gesù esigente che

non fa sconti a nessuno.

Marco, oggi, punta diritto ad un

atteggiamento sempre diffuso nella

storia del cristianesimo (e di ogni

religione); il legalismo e il devozionismo.

Innamorarsi è splendido; passione,

entusiasmo, emozione, attrazione;

un accumularsi di sentimenti che ci

spingono a compiere vere e proprie follie.

Gli anni, però, appesantiscono questo

slancio, svuotano questo entusiasmo e

i gesti, gli stessi gesti dell’innamorato,

rischiano di risuonare fasulli.

Così la fede; l’incontro con Dio ti ribalta,

ti cambia la vita, ti rende nuovo.

Con entusiasmo scopri la preghiera,

celebri la fede, riscrivi la tua vita morale

intorno ai valori del Vangelo.

Ma gli anni mettono alla prova anche la

fede più pura e, inesorabilmente, si scivola

nel ritualismo, nel formalismo, nel moralismo.

Il ritualismo; la celebrazione diventa cerimonia.

Il formalismo; compiamo i gesti della

fede ma il cuore è stanco.

Il moralismo; ci sentiamo migliori degli

altri perché rispettiamo le norme che,

pensiamo, facciano piacere a Dio.

Gesù, oggi, smonta tutti questi

atteggiamenti, da buon profeta.

Gesù se la prende con i farisei, i buoni

ebrei devoti suoi contemporanei, gli

ultras della fede, i migliori, che lo

accusano di non osservare scrupolose

norme rituali prima del pranzo.

Gesù approfitta della provocazione per

inquadrare la situazione; andate

all’essenziale, ipocriti, è inutile

osservare piccole scrupolose norme

scordandosi la misericordia!

Per molti, ancora oggi, credere significa

fare o, meglio non fare, qualcosa.

Sbagliato; credere è, anzitutto, incontrare

una persona, Gesù, che sconvolge la vita

e fa cambiare atteggiamento.

Gesù lo sottolinea; i farisei si impegolano

in piccole cose rituali trascurando

l’essenziale, filtrano il moscerino

e ingoiano il cammello.

Perciò, nella hit parade dei peccati

confessati trovo l’assenza periodica

alla Messa seguita da qualche parolaccia

e dalla dimenticanza della preghiera

del mattino e della sera. Fine.

Sgomenta tutto questo.

Ma allora, scusate; l’indifferenza,

il giudizio, le piccole disonestà,

gli arrivismi, i dispetti, la disperazione

da dove vengono?

Le antipatie, le violenze verbali, le

insofferenze da dove nascono?

Dagli altri, mi direte!

Come vorrei poterlo credere!

Il mio triste sospetto è che ancora una

volta abbiamo ingabbiato Gesù e la nostra

fede in una serie di minime prescrizioni

rituali lasciando perdere l’essenziale.

Quante poche volte sento persone che si

dispiacciono di non amare a sufficienza,

che si accusano di ritenere la Messa un

dovere e non una festa, di rodersi perchè

poco disponibili al fratello, di sospirare

perchè svogliati nella corsa alla generosità!

Tutti pronti (prete in testa) a trovare le

attenuanti del processo piuttosto che a

piangere di gioia per la gratuità del perdono,

troppo preoccupati della nostra devota

immagine scalfita che rapiti dalla misura

dell’amore donato.

No, amici; se il nostro cuore è piccino

piccino, non vedo perchè dobbiamo

costringere Dio ad adeguarsi al nostro

bassissimo profilo.

Non fuori, ma dentro dobbiamo cambiare.

Non ponendo gesti che somigliano a

conversione, ma suscitando energia

perché il cuore spezzi le sue chiusure

e lasci fiorire la misericordia!

Solo un cuore che veramente incontra Dio

può, alla fine, porre gesti che desiderino

realmente incontrarsi con Lui.

Solo un cuore toccato diventa un

cuore convertito.

Allora, e solo allora, i gesti acquistano

significato.

Allora, e solo allora potremo vivere la

riconciliazione come festa, il perdono

come regalo.

Ho davvero paura di una fede che si

riduce a moralismo.

E credo che il grosso rischio della nostra

fede, oggi, sia proprio questo, diventando

perciò improponibile alle nuove generazioni.

Quando si dice a un giovane: “non

fare così”, e lui dice sempre: “Perché no?”.

Cosa rispondere?

Perchè è così e non si discute?

Perchè si è sempre fatto così?

No, non serve, non aiuta, butta ancora più

nello scoraggiamento, allontana dalla fede.

L’unica risposta è: “Perchè Gesù è venuto

a raccontarci il vero volto di Dio e il nostro

vero volto, ci insegna ad essere

autenticamente uomini e donne.

Facendo ciò che stai facendo stai dando

il peggio di te e, come se non bastasse,

non ottieni la pienezza della felicità.

Prova a scoprirlo da te, leggendo il Vangelo”.

Il Signore non ha bisogno di belle

mascherine, ma di figli, non di giusti

ma di peccatori riconciliati.

Certo amici, le maschere vanno bene

a carnevale, ora invece c’è bisogno di

figli peccatori riconciliati con Dio,

buona Domenica Fausto.

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